Attualità
Bimota, parla Chiancianesi: "Tante offerte, pronto a vendere"
Intervista esclusiva al patron di Bimota: "Non ho seguito l'azienda come avrei voluto, ma il mio mestiere è un altro e devo concentrarmi di più su quello. Mi piacerebbe tenere Bimota. Le trattative per la cessione sono in fase avanzata, se c'è l'offerta giusta sono pronto a passare la mano"
Certe volte la risposta migliore è anche quella più semplice, come insegna il principio del rasoio di Occam. Quindi Bimota non fallisce, semplicemente si trasferisce di stabilimento. E il suo patron Marco Chiancianesi non risponde al telefono perché aveva cose ben più urgenti da fare. Noi di Dueruote lo abbiamo rintracciato. E la chiacchierata ha svelato molte cose interessanti sul futuro della Casa riminese.
Chiancianesi, come va?
“Bene, ma ho avuto giorni difficili (ride, ndr). Prima sono caduto al Mugello durante un turno di prove libere, lussandomi una spalla. Poi sono stato a Miami in vacanza e sono rimasto ostaggio dell’uragano Irma”.
In tutto questo Bimota non c’entra.
“No, anzi. Anche se nei giorni scorsi sono emerse tante notizie false”.
Come quella secondo cui l’azienda aveva chiuso.
“Esatto. Ci siamo solo trasferiti. Lo stabilimento di via Giaccaglia, dove eravamo in affitto, aveva un senso quando Bimota produceva 1500 moto all’anno. Oggi possiamo garantire la normale operatività da una sede più piccola”.
Oggi come sta Bimota?
“È una piccola realtà che sforna 70 moto all’anno, forte soprattutto in Giappone, Stati Uniti e Polonia, ma è un brand di grande appeal anche in Sudamerica. Sa che abbiamo venduto una moto in Cile?”.
Tra le varie falsità emerse, anche quella che non la vedeva come vero proprietario di Bimota.
“Ribadisco, Bimota è un’azienda di mia proprietà. Il controllo è in mano mia e del mio socio Daniele Longoni”.
Lei da quattro anni è al timone dell’azienda. Che bilancio fa di questa sua esperienza?
“Sin dall’inizio la mia scelta era quella di rilevare l’azienda per passione personale, non per fare i miliardi. Per me Bimota è un gioco da appassionato di moto. Purtroppo non sono stato in grado di seguire l’attività così da vicino e con la costanza che avrebbe meritato, ma la mia attività (Chiancianesi è un importante costruttore edile, ndr) mi ha spesso portato lontano”.
Parla dell’azienda quasi al passato.
“Il cuore dice che Bimota resterà nell’orbita delle mie attività. Però la testa dice altro. Bimota è un marchio che ha grande appeal all’esterno, e nelle ultime settimane abbiamo ricevuto molte offerte serie da parte di importanti gruppi stranieri, intenzionati a rilevare l’attività. Le stiamo valutando”.
Quindi se lei ricevesse un’offerta congrua, venderebbe Bimota?
“Io e Longoni non abbiamo ancora deciso niente, ma siamo in una fase delicata e avanzata delle trattative, in cui non posso sbilanciarmi troppo e rivelare il nome del possibile acquirente. Ma se ci saranno le condizioni passerò la mano”.
Quando sapremo qualcosa di più?
“A brevissimo, questione di settimane”.
Chiancianesi, come va?
“Bene, ma ho avuto giorni difficili (ride, ndr). Prima sono caduto al Mugello durante un turno di prove libere, lussandomi una spalla. Poi sono stato a Miami in vacanza e sono rimasto ostaggio dell’uragano Irma”.
In tutto questo Bimota non c’entra.
“No, anzi. Anche se nei giorni scorsi sono emerse tante notizie false”.
Come quella secondo cui l’azienda aveva chiuso.
“Esatto. Ci siamo solo trasferiti. Lo stabilimento di via Giaccaglia, dove eravamo in affitto, aveva un senso quando Bimota produceva 1500 moto all’anno. Oggi possiamo garantire la normale operatività da una sede più piccola”.
Oggi come sta Bimota?
“È una piccola realtà che sforna 70 moto all’anno, forte soprattutto in Giappone, Stati Uniti e Polonia, ma è un brand di grande appeal anche in Sudamerica. Sa che abbiamo venduto una moto in Cile?”.
Tra le varie falsità emerse, anche quella che non la vedeva come vero proprietario di Bimota.
“Ribadisco, Bimota è un’azienda di mia proprietà. Il controllo è in mano mia e del mio socio Daniele Longoni”.
Lei da quattro anni è al timone dell’azienda. Che bilancio fa di questa sua esperienza?
“Sin dall’inizio la mia scelta era quella di rilevare l’azienda per passione personale, non per fare i miliardi. Per me Bimota è un gioco da appassionato di moto. Purtroppo non sono stato in grado di seguire l’attività così da vicino e con la costanza che avrebbe meritato, ma la mia attività (Chiancianesi è un importante costruttore edile, ndr) mi ha spesso portato lontano”.
Parla dell’azienda quasi al passato.
“Il cuore dice che Bimota resterà nell’orbita delle mie attività. Però la testa dice altro. Bimota è un marchio che ha grande appeal all’esterno, e nelle ultime settimane abbiamo ricevuto molte offerte serie da parte di importanti gruppi stranieri, intenzionati a rilevare l’attività. Le stiamo valutando”.
Quindi se lei ricevesse un’offerta congrua, venderebbe Bimota?
“Io e Longoni non abbiamo ancora deciso niente, ma siamo in una fase delicata e avanzata delle trattative, in cui non posso sbilanciarmi troppo e rivelare il nome del possibile acquirente. Ma se ci saranno le condizioni passerò la mano”.
Quando sapremo qualcosa di più?
“A brevissimo, questione di settimane”.