Attualità
Il Codice della strada uccide l'off-road
Le modifiche apportate al codice della strada proibiscono ai mezzi a motore di attraversare sentieri e mulattiere. La FMI grida al colpo di mano: "Provvedimento incostituzionale, che blocca l'attività sportiva e impedisce ai motociclisti di partecipare alle attività di Protezione Civile"
Il nuovo codice della strada, così come è nato dalle modifiche votate dalla commissione trasporti della Camera (che ha rimaneggiato gli articoli 2,3 e 194) è la peggiore delle sorprese che i fuoristradisti potevano trovare al ritorno dalle vacanze estive. Adesso infatti tutte le strade costituite dai sentieri e dalle mulattiere, minori o uguali a 2,5 metri di larghezza, dovrebbero essere destinate esclusivamente al passaggio di pedoni, velocipedi (biciclette) e animali.
Un colpo di mano che ha creato come effetto primario un’autentica levata di scudi. In primo luogo, da parte della Federmoto. Per cui tutte le modifiche, così come sono state presentate, rappresentano “una significativa restrizione della libertà alla circolazione, sancita anche dalla nostra Costituzione, penalizzando le attività esercitate dalla FMI e dagli altri utenti che abitualmente usano le strade bianche per scopi amatoriali, turistici, sociali, sportivi e venatori su un bacino di mezzo milione di utenti”.
Una decisione che, secondo la FMI, incide su molti aspetti dell’attività dei moltissimi appassionati del tassello. Nel 2016, secondo i dati diffusi da Ancma, sono state vendute circa 10.000 moto per uso fuoristrada (+ 53% rispetto ai due anni precedenti), alle quali bisogna però aggiungere circa 5.000 veicoli non immatricolati perché destinati a essere utilizzati in modo esclusivo in aree non soggette a pubblico passaggio. Le conseguenze si riflettono sull’attività sportiva: in Italia sono 120mila i praticanti, rappresentati da oltre 2mila Moto Club sparsi su tutto il territorio nazionale. A questi vanno aggiunti i circa 15mila piloti agonisti e tutto il sommerso, ossia tutti quelli che praticano attività amatoriale non agonistica. Una massa critica che eleva il numero degli utenti di motocicli da fuoristrada a numeri pari ad almeno il triplo di quelli sopra indicati. “Con queste modifiche – dice il presidente FMI Giovanni Copioli - si eliminerebbe la possibilità di avviare molti giovani allo sport e non avremmo più la possibilità di organizzare gare, allenamenti o manifestazioni. In pratica sarebbe come togliere i campi di calcio, l'acqua dalle piscine o i campi da tennis ai praticanti”.
Ma al di là dell’attività sportiva, Copioli punta la sua attenzione sulle attività sociali e istituzionali promosse dalla Federazione. Con queste nuove regole, sarà impossibile inserire la FMI come organo della Protezione Civile per le operazioni di soccorso gestite con mezzi fuoristrada durante le ultime emergenze nazionali. E di fatto si rende nulla la sottoscrizione (avvenuta tre mesi fa) di un protocollo d'intesa con l'Arma dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente, la sicurezza stradale, la protezione civile, il primo soccorso alle popolazioni e la collaborazione per la realizzazione delle attività istituzionali. Andrebbe inoltre in soffitta il progetto di sviluppo di corsi formativi sull'uso di mezzi fuoristrada e sulla guida a favore del personale dell'Arma con istruttori federali.
Al coro di voci contrarie si aggiunge anche quella di Ancma, che sottolinea come “il mercato nazionale delle moto da fuoristrada vale circa 117 milioni di euro, valore che rischia di essere bruciato. Il valore economico del settore del fuoristrada – limitatamente alla componente industriale – è inoltre accresciuto dalla commercializzazione di caschi, abbigliamento protettivo e, in generale, accessori per l’off-road: soprattutto le protezioni individuali sono particolarmente diffuse tra gli appassionati, in considerazione della forte specializzazione che questo tipo di veicoli richiede. Si può stimare un valore di utilizzo legato alla pratica del fuoristrada quantificabile in circa 20 milioni di euro”. Ma la battaglia è appena cominciata: “Non è chiaro il motivo per cui la Commissione Trasporti della Camera abbia deciso di approvare una misura così drastica e restrittiva della libertà personale - dichiara Corrado Capelli, Presidente di Confindustria Ancma - della quale valuteremo anche eventuali profili di incostituzionalità”.
Un colpo di mano che ha creato come effetto primario un’autentica levata di scudi. In primo luogo, da parte della Federmoto. Per cui tutte le modifiche, così come sono state presentate, rappresentano “una significativa restrizione della libertà alla circolazione, sancita anche dalla nostra Costituzione, penalizzando le attività esercitate dalla FMI e dagli altri utenti che abitualmente usano le strade bianche per scopi amatoriali, turistici, sociali, sportivi e venatori su un bacino di mezzo milione di utenti”.
Una decisione che, secondo la FMI, incide su molti aspetti dell’attività dei moltissimi appassionati del tassello. Nel 2016, secondo i dati diffusi da Ancma, sono state vendute circa 10.000 moto per uso fuoristrada (+ 53% rispetto ai due anni precedenti), alle quali bisogna però aggiungere circa 5.000 veicoli non immatricolati perché destinati a essere utilizzati in modo esclusivo in aree non soggette a pubblico passaggio. Le conseguenze si riflettono sull’attività sportiva: in Italia sono 120mila i praticanti, rappresentati da oltre 2mila Moto Club sparsi su tutto il territorio nazionale. A questi vanno aggiunti i circa 15mila piloti agonisti e tutto il sommerso, ossia tutti quelli che praticano attività amatoriale non agonistica. Una massa critica che eleva il numero degli utenti di motocicli da fuoristrada a numeri pari ad almeno il triplo di quelli sopra indicati. “Con queste modifiche – dice il presidente FMI Giovanni Copioli - si eliminerebbe la possibilità di avviare molti giovani allo sport e non avremmo più la possibilità di organizzare gare, allenamenti o manifestazioni. In pratica sarebbe come togliere i campi di calcio, l'acqua dalle piscine o i campi da tennis ai praticanti”.
Ma al di là dell’attività sportiva, Copioli punta la sua attenzione sulle attività sociali e istituzionali promosse dalla Federazione. Con queste nuove regole, sarà impossibile inserire la FMI come organo della Protezione Civile per le operazioni di soccorso gestite con mezzi fuoristrada durante le ultime emergenze nazionali. E di fatto si rende nulla la sottoscrizione (avvenuta tre mesi fa) di un protocollo d'intesa con l'Arma dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente, la sicurezza stradale, la protezione civile, il primo soccorso alle popolazioni e la collaborazione per la realizzazione delle attività istituzionali. Andrebbe inoltre in soffitta il progetto di sviluppo di corsi formativi sull'uso di mezzi fuoristrada e sulla guida a favore del personale dell'Arma con istruttori federali.
Al coro di voci contrarie si aggiunge anche quella di Ancma, che sottolinea come “il mercato nazionale delle moto da fuoristrada vale circa 117 milioni di euro, valore che rischia di essere bruciato. Il valore economico del settore del fuoristrada – limitatamente alla componente industriale – è inoltre accresciuto dalla commercializzazione di caschi, abbigliamento protettivo e, in generale, accessori per l’off-road: soprattutto le protezioni individuali sono particolarmente diffuse tra gli appassionati, in considerazione della forte specializzazione che questo tipo di veicoli richiede. Si può stimare un valore di utilizzo legato alla pratica del fuoristrada quantificabile in circa 20 milioni di euro”. Ma la battaglia è appena cominciata: “Non è chiaro il motivo per cui la Commissione Trasporti della Camera abbia deciso di approvare una misura così drastica e restrittiva della libertà personale - dichiara Corrado Capelli, Presidente di Confindustria Ancma - della quale valuteremo anche eventuali profili di incostituzionalità”.