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Amarcord: 40 anni fa l'ultimo titolo di Barry Sheene

Marco Gentili il 01/08/2017 in Attualità

Nel 1977 a Imatra Barry Sheene arrivò sesto e conquistò la matematica certezza del Mondiale 500. Per lui (e la Suzuki) fu il punto più alto di una risalita, passata dal terribile infortunio a Daytona del 1975 e dal titolo 1976. E il punto più alto di una carriera - e di una vita - esagerata, piena di talento ed eccessi

Amarcord: 40 anni fa l'ultimo titolo di Barry Sheene
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C’era un tempo lontano in cui Suzuki era la regina incontrastata del Motomondiale. Un’era lontana 40 anni in cui il motore due tempi della RG 500 dominava il mondo, grazie alle sue prestazioni e all’abilità dei suoi nocchieri. Già, perché nessun cavallo è imbattibile se il fantino è un brocco.

Proprio quattro decadi or sono, sull’oramai dismesso circuito cittadino di Imatra, in Finlandia, Barry Sheene arrivò sesto al traguardo. Ma tanto bastò per fargli raggiungere la matematica certezza del titolo iridato in 500. Il suo rivale Steve Baker fu solo 12°: per lui Sheene era virtualmente irraggiungibile.

Barry non lo poteva sapere, ma quel sesto posto dorato era il punto più alto della sua carriera. Niente poteva più ucciderlo: non c’era riuscito lo scoppio dello pneumatico posteriore della sua Suzuki TR750 sulla sopraelevata di Daytona, che due anni prima per poco non lo mandava al creatore. E dal quel punto per lui era stata una continua risalita, fatta di vittorie e copertine di tabloid, (memorabili i festeggiamenti del 1976, quando lui e il suo grande amico James Hunt, iridato di Formula 1 nello stesso anno in cui lui dominò la 500, organizzarono un baccanale dopo il GP del Giappone), di donne ed eccessi. E di donne eccessive, come la coniglietta di Playboy Stephanie MacLean, con cui fece copia fissa per un periodo.

Barry Sheene era un mito vivente, uno che aveva personalità da vendere. Dai tempi un po’ingessati in cui correvano Agostini e Duke, era il primo pilota decisamente e volutamente fuori dagli schemi: fu il primo pilota iridato a rinunciare al numero 1 sulla carena per non abbandonare il “suo” numero 7. Ed è stato, ben prima di Valentino Rossi, la grande star moderna del paddock motociclistico.

Tutto quello che è venuto dopo è storia: nel 1978 Sheene arrivò secondo, e l’anno successivo fu protagonista di quella che viene ricordata ancora oggi come uno dei duelli più feroci mai visti in pista, ossia il testa a testa con Kenny Roberts al GP d’Inghilterra, perso per soli 3 centesimi in volata. Ma in quell’occasione non contava chi vinceva o perdeva. Il bello fu vedere 13 giri folli in cui i due si superavano a vicenda. E ogni volta che Sheene passava avanti, sfoderava il suo celebre dito medio. Genio, talento e sfrontatezza.

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