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Attualità

Ostacoli protetti e vie di fuga per i motociclisti

di Riccardo Matesic
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È una delle raccomandazioni finali del primo studio voluto dalla Commissione Europea sui feriti gravi da incidente stradale. Con l'obiettivo di creare un database comune e analizzare le situazioni ricorrenti per capire come contrastarle, sono stati analizzati 14 anni di incidenti stradali in 9 paesi europei

Ostacoli protetti e vie di fuga per i motociclisti
Ostacoli protetti e vie di fuga per i motociclisti
Leggete i dati che seguono, e giudicate voi se sono coerenti con la vostra conoscenza del mondo della moto. Si tratta delle percentuali di errori alla base di 9.186 incidenti commessi da altrettanti motociclisti rimasti gravemente feriti in diversi paesi europei.

- Nel 40% dei casi il motociclista “non ha visto bene”; o non c'erano buone condizioni per avere una visione chiara della situazione di circolazione stradale (32%)
- In una percentuale che varia dal 26 al 32%, la velocità della moto era inappropriata alla strada e alle condizioni meteo
- Nel 25% dei casi il motociclista ha perso il controllo della moto
- Il 23% delle volte il motociclista non ha interpretato correttamente la traiettoria o la velocità di altri utenti della strada
- In una percentuale dal 23 al 43% guidava senza prestare particolare attenzione alla strada o in maniera pericolosa

I dati sono contenuti in uno studio voluto dalla Commissione Europea, che ha messo insieme tali numeri sulla base di 9 paesi comunitari (Austria, Rep. Ceca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Svezia e Inghilterra). Laddove avete trovato una percentuale variabile, si tratta del valore massimo e minimo misurato nei vari paesi.

Tre le tipologie di banche dati utilizzate: i verbali di polizia, quelli di dimissione degli ospedali, gli studi approfonditi degli incidenti. Quando non disponibili, come nel caso dell'Italia, si sono usati i dati del Consorzio Iglad (iglad.net).

Si chiama “Studio sui feriti gravi da incidente stradale nell'Unione Europea”, ed è stato presentato a Bruxelles nell'ottobre scorso. Gli incidenti analizzati sono spalmati su un periodo che va dal 2000 al 2014. In particolare, 10.317 pedoni, 37.174 ciclisti, 9.186 motociclisti e 21.557 automobilisti.

L'obiettivo era trovare dati comuni agli incidenti, per individuare le linee guida utili per prevenirli. In funzione delle categorie di utenti della strada, si cercavano le circostanze più frequenti nell'ambito delle quali si sono sviluppati gli incidenti; gli altri veicoli coinvolti, le zone, le situazioni, le ferite riportate.

Si tratta del primo studio in questo senso. L'Unione Europea si occupa da 16 anni di mortalità stradale, ma finora ha dedicato ben poca attenzione ai feriti gravi. Che invece sono un esercito: 135mila nel 2014, secondo la Commissione UE, che per la prima volta ha reso noto tale dato il 26 marzo scorso.

Lo studio si conclude con una serie di raccomandazioni:
- Ridurre le occasioni di conflitto fra gli utenti deboli e il traffico motorizzato. Quindi più marciapiede, piste ciclabili e separazione delle categorie in strada con semafori
- Riduzione delle velocità laddove ci sono utenti vulnerabili, con incremento delle “Zone30”, ma anche di rotonde e plateau in rilievo
- Ostacoli protetti e vie di fuga libere per i motociclisti
- Evitare gli scalini sui tratti di strada utilizzati da mezzi a due ruote

Non mancano delle indicazioni politiche per l'Unione Europea:
- Aiutare a creare consapevolezza sulle cause d'incidente
- Sviluppare la conoscenza delle cause d'incidente
- Aiutare gli stati membri diffondendo le best practices
. Stimolare il confronto sulla valutazione dei risultati delle politiche di sicurezza stradale messe in atto dagli stati e organizzare dei forum di confronto
- Definire un target da raggiungere per la riduzione dei feriti gravi, anche da parte dei singoli stati e delle autorità locali
- Sviluppare studi diversi sull'incidentalità e disaggregare i dati

Infine delle linee guida per sviluppare futuri studi:
- Studiare le differenti modalità di mobilità e i rischi relativi
- Rivedere le caratteristiche dei singoli paesi che influenzano l'incidentalità
- Studiare meglio i fattori che determinano i feriti gravi
- Studiare migliori politiche per la riduzione dei feriti gravi
- valutare a mezzo benchmark le differenti politiche di riduzione dei feriti gravi


Se siete interessati a saperne di più, cliccando QUI potete reperire lo “Study on Serious Road Traffic Injuries in the EU”, al quale hanno collaborato il BASt tedesco (Federal Highway Research Institute), lo SWOV olandese (Institute for Road Safety Research), e la Loughborough University inglese.

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