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Attualità

La special, la voglio di serie

di Cristian Barelli
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La moto copia sempre dall'auto: più prestazioni, più elettronica e più dimensioni, ma quando arriverà la possibilità di configurare veramente la moto in concessionaria?

La special, la voglio di serie
In questi anni di crisi stiamo assistendo a diverse mutazioni nei metodi di progettazione e di costruzione dei nuovi veicoli. Azioni generate dalla necessità di risparmiare sui costi, soluzioni tanto ingegnose da permettere di realizzare prodotti all'apparenza completamente differenti, ma con molte componenti in comune.

Questa logica è ormai la disciplina base nel settore auto: piattaforme, telai, motori e componenti condivisi tra più modelli che uniti alle infinite possibilità di personalizzazione hanno permesso alle case di moltiplicare i propri listini e diversificare l'offerta senza eccedere con i costi.
Nel settore delle due ruote invece si comincia solo ora a parlare di piattaforme comuni spalmate su differenti modelli. È vero, nelle due ruote la componente telaio-motore è molto più discriminante che in un'auto. Difficilmente la ciclistica di una sportiva può soddisfare le esigenze turistiche ma, estremi a parte, per l'utilizzo "umano" è una cosa realizzabile. E infatti cominciano ad apparire nei listini di molte aziende moto e scooter che ad un occhio distratto possono apparire molto differenti, ma che in realtà condividono scheletro e cuore. Questo passo era doveroso. Pensare di perseguire la strada dello sviluppo partendo da un foglio bianco come nel recente passato era impensabile!

Però quello che ancora manca alle due ruote è l'impossibilità di configurarla prima dell'acquisto, come avviene da sempre per le auto. Quando acquisti una vettura nuova in concessionaria, dopo aver scelto modello e motorizzazione, parte l'infinita "via crucis" fatta di accessori e allestimenti. Interni, esterni, cerchi, pneumatici e gadget elettronici: un susseguirsi di opzioni e varianti che permettono di arricchire la tua auto - e il preventivo - per arrivare a costruire la perfetta combinazione che rispecchia gusti ed esigenze del singolo. Questo però non vale per le due ruote. Al giorno d'oggi le uniche varianti possibili sono la scelta del colore tra una ristretta palette e l'aggiunta di qualche accessorio facilmente reperibile anche successivamente all'acquisto nel vasto panorama aftermarket.
Se ci pensate è paradossale, in prima battuta per l'innegabile maggior semplicità di implementazione di un sistema simile sulle due ruote, ma soprattutto in relazione al momento storico che stiamo vivendo, dove la possibilità di personalizzazione e l'idea di poter creare il proprio oggetto del desiderio è il valore aggiunto che i produttori di tutti i settori merceologici, compreso il nostro, vanno cercando.

Solo recentemente, in alcuni casi come Moto Morini, BMW con la RnineT e Peugeot con la sua nuova proposta Django, si comincia a intravedere un orientamento più "tailor made" che permette al cliente di configurarsi la propria moto come meglio crede. Un inizio, ma nulla di sconvolgente: la vera rivoluzione sarà quando riusciremo ad andare ancora più nel profondo, magari potendo configurare la dimensioni di cerchi e pneumatici, nel caso si preferisca una scrambler piuttosto che una sportiva, o decidere il tipo di sospensioni e se montare un bel manubrio alto e dritto al posto dei semi manubri, se si predilige il confort ed i viaggi alla classica sparata domenicale.

Non sarebbe bello se queste fossero varianti decise in fase di acquisto e non modifiche a posteriori da far eseguire ad un preparatore, rimanendo sempre con la preoccupazione del circolare "fuorilegge?". Voi cosa ne pensate? Dite la vostra: mandateci un commento.

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