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Attualità
Patente a punti: 6 anni e li dimostra
di Riccardo Matesic
il 29/06/2009 in Attualità
Il sistema dei punteggi inizia a mostrare tutti i suoi limiti e qualcuno chiede che venga rivisto
Il 2 luglio molti guidatori italiani vedranno la loro dotazione di punti patente raggiungere quota 26. In quella data ricorrerà infatti il sesto anniversario dell'introduzione del permesso di guida a punti. Il Codice della Strada stabilisce infatti un bonus di due scatti ogni due anni, ma solo per chi è entrato nel biennio a punteggio pieno e ne esce senza aver commesso infrazioni che diano luogo a detrazioni.
E visto che sei anni fa tutti noi siamo partiti da una dotazione di 20 punti, con l'inizio di luglio molti guidatori arriveranno a quota 26.
L'argomento viene sollevato polemicamente dall'ASAPS, l'Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, che cita come i guidatori a 26 punti potranno permettersi di passare una volta con il rosso (6 punti) per tornare alla dotazione originaria di 20. Oppure potranno superare due volte i limiti di velocità di oltre 60 Km/h, o anche farsi pizzicare brilli.
In realtà non è così, perché le sanzioni pecuniarie sono pesantissime, e in alcuni casi, come la guida in stato d'ebbrezza, è prevista anche la denuncia penale. Ciò non toglie che la patente a punti, dopo l'iniziale slancio, abbia perso efficacia. Colpa del fatto che gli italiani hanno capito come conservare i punti.
Chi ha disponibilità economica, ad esempio, evita di comunicare i dati del guidatore (se non viene fermato immediatamente dalle forze dell'ordine), possibilità che gli è concessa dal Codice in cambio di un esborso supplementare di 250 euro. In molti poi sanno che basta fare ricorso, per ottenere la sospensione della detrazione dei punti fino alla conclusione dell'iter. Se aggiungiamo che spesso i ricorsi decadono per decorrenza dei termini, il cerchio si chiude.
L'ASAPS critica pure il Codice, laddove stabilisce che anche se si arriva ad avere un solo punto di dotazione, basta rigare dritto per due anni e magicamente si torna vergini a quota 20 punti.
Ecco spiegato perché il sistema della patente a scalare non funziona più granché: in sei anni, su 35.587.248 patentati, sono solo 99.857, lo 0,28%, quelli che hanno perso tutti i punti e hanno dovuto rifare gli esami. Gli altri si sono accontentati di galleggiare, e spesso non si sono avvalsi neanche dei corsi di recupero punteggio, che pure sono facili e non richiedono un esame finale, visto che, anche in questo caso, la percentuale è bassa: un misero 1,7%, pari a 205.958 conducenti.
Per vostra curiosità aggiungiamo che al 31 marzo 2009, i punti detratti erano 50.174.111, per una media di 1,4 per ogni patentato, anche se poi i multati cui fa riferimento la statistica sono solo 12.635.550 (57% uomini).
Buon compleanno patente a punti. Forse c'è veramente qualcosa da rivedere, ma crediamo sia giusto parlarne nell'ambito di un discorso globale, che consideri l'opportunità di interrompere definitivamente la tendenza di certe amministrazioni a fare verbali a ripetizione, in ossequio più alle esigenze di cassa che non alla sicurezza stradale.
L'argomento viene sollevato polemicamente dall'ASAPS, l'Associazione Sostenitori e Amici della Polizia Stradale, che cita come i guidatori a 26 punti potranno permettersi di passare una volta con il rosso (6 punti) per tornare alla dotazione originaria di 20. Oppure potranno superare due volte i limiti di velocità di oltre 60 Km/h, o anche farsi pizzicare brilli.
In realtà non è così, perché le sanzioni pecuniarie sono pesantissime, e in alcuni casi, come la guida in stato d'ebbrezza, è prevista anche la denuncia penale. Ciò non toglie che la patente a punti, dopo l'iniziale slancio, abbia perso efficacia. Colpa del fatto che gli italiani hanno capito come conservare i punti.
Chi ha disponibilità economica, ad esempio, evita di comunicare i dati del guidatore (se non viene fermato immediatamente dalle forze dell'ordine), possibilità che gli è concessa dal Codice in cambio di un esborso supplementare di 250 euro. In molti poi sanno che basta fare ricorso, per ottenere la sospensione della detrazione dei punti fino alla conclusione dell'iter. Se aggiungiamo che spesso i ricorsi decadono per decorrenza dei termini, il cerchio si chiude.
L'ASAPS critica pure il Codice, laddove stabilisce che anche se si arriva ad avere un solo punto di dotazione, basta rigare dritto per due anni e magicamente si torna vergini a quota 20 punti.
Ecco spiegato perché il sistema della patente a scalare non funziona più granché: in sei anni, su 35.587.248 patentati, sono solo 99.857, lo 0,28%, quelli che hanno perso tutti i punti e hanno dovuto rifare gli esami. Gli altri si sono accontentati di galleggiare, e spesso non si sono avvalsi neanche dei corsi di recupero punteggio, che pure sono facili e non richiedono un esame finale, visto che, anche in questo caso, la percentuale è bassa: un misero 1,7%, pari a 205.958 conducenti.
Per vostra curiosità aggiungiamo che al 31 marzo 2009, i punti detratti erano 50.174.111, per una media di 1,4 per ogni patentato, anche se poi i multati cui fa riferimento la statistica sono solo 12.635.550 (57% uomini).
Buon compleanno patente a punti. Forse c'è veramente qualcosa da rivedere, ma crediamo sia giusto parlarne nell'ambito di un discorso globale, che consideri l'opportunità di interrompere definitivamente la tendenza di certe amministrazioni a fare verbali a ripetizione, in ossequio più alle esigenze di cassa che non alla sicurezza stradale.
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