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Meoni: ‘Penso al tris alla Dakar’
Con la solita passione e determinazione il toscano è pronto all’ennesima sfida in Africa. Roma e Sainct gli avversari più insidiosi in un’edizione che si annuncia durissima
Con la solita passione e determinazione il toscano è pronto all’ennesima sfida in Africa. Roma e Sainct gli avversari più insidiosi in un’edizione che si annuncia durissima
di Marcello Pollini
Sentire enunciare le sue vittorie fa venire i brividi: due Dakar, cinque Rally d’Egitto, tre Rally di Tunisia, un Rally del Dubai, un Master Rally e una Coppa del Mondo Tout Terrain.
Ne basta ed avanza per cominciare a pensare di appendere il casco al chiodo, soprattutto quando si hanno già 45 anni sul groppone.
Ed invece Fabrizio Meoni a smettere non ci pensa proprio. Magari qualche volta avrà pensato “ma chi me lo fa fare”; ma alla fine ha sempre prevalso quella passione che lo ha spinto a correre in moto e che non si è smorzata di un decibel.
Le gare in Africa sono il suo mondo e quando gli si parla di Dakar gli brillano gli occhi. Ora che si avvicina a grandi passi la data di partenza la sua mente è tutta concentrata sulla nuova avventura.
- Finalmente la Dakar cambia: cosa ne pensi del nuovo tracciato?
“C’era la necessità di modificare il percorso. Anche se le tappe sono sempre state segrete, un po’ tutti volevamo confrontarci con qualcosa di nuovo. Sicuramente ci sarà più equilibrio perché bisognerà vedere chi saprà meglio adattarsi e quali moto saranno più competitive.Una cosa è certa ci sarà molto più sabbia e questo richiederà un impegno fisico maggiore. Se non si è preparati bene si rischia di andare in crisi”.
- Sei pronto al tris?
”Non si possono fare pronostici alla Dakar perchè ogni giorno tutto può venire stravolto. Lo scorso anno ho vinto facendo la differenza proprio nella tappa dove avrei dovuto patire di più. Sarà importante dosare le enrgie e ritrovarsi tra i due o tre che si giocheranno la vittoria dopo che il gruppo dei favoriti sarà scremato. Io conto di esserci, tra questi due o tre”.
- Quali sono gli avversari più pericolosi?
”Due su tutti: Richard Sainct e Joan Roma. Il francese sembrava in parabola discendente ma quest’anno ha già vinto diverse gare ed è in forma smagliante. Lo spagnolo ha ancora il dente avvelenato per la sconfitta nella scorsa edizione e vorrà “vendicarsi”, tanto più che avrà a disposizione una bicilindrica KTM come la mia. Un occhio attento bisognerà gettarlo anche a Cyril Despres e Carlo De Gavardo, due possibili sorprese”.
Meoni e d.j. Ringo allo stand KTM
- Hai fatto riferimento alla KTM bicilindrica: sono stati fatti aggiornamenti sostanziali sul modello di quest’anno?
”No. La moto si è rivelata subito vincente e questo ha in parte frenato lo sviluppo. Si è intervenuti solo sulla ciclistica per cercare di migliorare la guidabilità. Quindi a livello di sospensioni e leggermente di telaio. Inoltre sono stati snelliti i serbatoi, mantenendo la stessa capacità. Diciamo fondamentalmente un lavoro di affinamento”.
- Quanto hanno pesato le indicazioni e l’esperienza di Meoni nel creare questo “mostro” subito vincente?
”E’ stata una soddisfazione enorme vedere “nascere” questa moto a cui credo di avere contribuito in maniera determinante allo sviluppo. Adesso è cresciuta, passerà anche in altre mani, ma la sento sempre come la mia bambina”.
- Dove trovi tutta questa energia per rituffarti ogni anno in una corsa così massacrante?
”Merito della mia passione. Io mi diverto a correre in moto, allenarmi non mi costa fatica così come i sacrifici che ho fatto nella mia carriera perché ho praticamente sempre corso da privato. Questo mi ha temprato e sono carte da giocare quando ti trovi in difficoltà. Alcuni miei avversari più giovani hanno avuto la strada spianata ma alla resa dei conti spesso si è rivelato un handicap”.
Meoni pilota ma non solo. Dopo le tante volte passate in Africa è difficile rimanere insensibili di fronte alle tragedie umane che vive questo affamato Continente. Da toscano verace, Fabrizio ha sostituito le chiacchiere con i fatti dando vita ad un progetto molto importante.
”Questa estate a luglio abbia inaugurato una scuola a Dakar grazie ai fondi raccolti. Questo è solo il primo dei progetti che vogliamo realizzare con padre Arturo Buresti. I prossimi sono una clinica mobile in Tanzania e un refettorio per una scuola in Togo. All’inizio volevo rimanesse un’iniziativa personale, poi però mi sono accorto che servono sempre più fondi e così è un bene che se parli. Io credo che sia un nostro dovere dare ai giovani dell’Africa un’opportunità per cominciare a costruirsi un futuro diverso”.
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