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I viaggi dei lettori

Un Elefanten "differente"

di Damiano
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Se si ha l'abitudine di affrontare certe avventure con il Ciao, quando si torna alla normalità le cose a volte sembrano fin troppo facili. È forse questa la chiave di lettura di un racconto dove accanto alla gioia di essere riusciti nell'impresa traspare la nostalgia per la mancata epopea

Uno stracarico Ciao di fronte al Lago Maggiore: è lui il protagonista di questa "mancata" avventura
In sella a moto "normali"... L'avventura sembra meno avventurosa!
Anche questa volta i preparativi del mezzo scelto per il viaggio, cominciano tre mesi prima. Non febbrili e spasmodici come per le altre edizioni, però…
Io e Marco abbiamo deciso di affrontare il viaggio di nuovo con il Ciao, comincia così la revisione generale.
Cordine e guaine, lampadine, pneumatici, cinghia di trasmissione, frizione e variatore. Tutto ciò che sembra non essere in buone condizioni viene sostituito, con calma alla sera o appena si ha un attimo.
Rimessi quasi a nuovo i Ciao, ci rimane del tempo per studiare qualche furbata da aggiungere. Pensiamo così al problema neve, potrebbe presentarsi e magari rovinare tutto.
Marco ha due coppie di sci piuttosto vecchi e in disuso così me li porta in modo da studiarci sopra.
Interessante l'idea, ma mi sembra poco pratica, in caso di strada parzialmente innevata, a contatto con l'asfalto ovviamente si consumerebbero in poche centinaia di metri.
Ma l'idea buona ce l'ho io!
In ferramenta trovo un bel paio di ruote con camera d'aria che hanno un diametro di 20 centimetri e sono abbastanza strette da essere anche discrete.
E' il momento di far intervenire il "Lauro", non gli sono venuti i capelli bianchi per caso e di tempo ne ha da vendere visto che è in pensione.

"Ma ciao rompiscatole, sono a casa, cosa ti è venuto in mente stavolta?" "Voglio mettere le rotelle al ciao, fatte come si deve, non una cosa fatta cos…" (Mi interrompe e in dialetto…) "Ma non ne hai proprio più di stupidate da fare, hai quasi cinquant'anni! Le rotelle sono quelle che mancano a te!"
Dieci minuti e malgrado le riserve arriva a casa mia. Facciamo cosi… ma no è meglio cosà…
Ci abbiamo messo un po' ma alla fine ecco qui un bel paio di rotelle a scomparsa.
Il risultato? Sono durate il tempo di una curva a destra: gomme stallonate con botto. E adesso? Gli sci di Marco!
Neanche il tempo di finire la frase che Lauro aveva già segato il paio più vecchio.
Li presentiamo vicino al Ciao e cominciamo a studiarci sopra, non è stato facile ma grazie anche ai consigli di Daniele, ("Elefante" conosciuto l'anno scorso che ha all'attivo qualcosa come 16 edizioni) ci siamo riusciti.
Io la descrivo facile, ma ci sono volute diverse sere di lavoro. Il tutto ricostruito passo passo anche per il Ciao di Marco.
Tutto pronto, i ciao sono carichi come un camper, tra pochi giorni partiamo! Così almeno pensavo…
Il sistema "antineve" prevede l'adozione di due sci montati lateralmente...
Marco mi avvisa che non può partire con me per problemi che non sto a spiegare, ma "salirebbe" il venerdì con la moto. Un altro viaggio da solo quindi.
Pazienza: non è il massimo da soli, ma va bene comunque.
La sera prima della partenza faccio tardi per finire di preparare il borsone con i panni di ricambio e per sistemarlo ben bene sul Ciao che sembra sempre più ad un camper.
E' martedì 24 gennaio e sono le 6.30, sono già sveglio, vorrei dormire ancora un po' ma non c'è verso.
Sono preoccupato per il meteo che promette neve in Svizzera e guarda caso proprio nelle zone che devo attraversare.
Faccia un po' quello che vuole, farò del mio meglio in ogni caso.
Il momento è arrivato, una pedalata e il Ciao si mette in moto senza incertezza: casco, guanti e si parte! A Fondotoce la prima tappa: mi aspettano Lara, Antonio e Dario de La Vecchia Osteria Buscaglia.
Un buon caffè ovviamente corretto, uno scambio di battute piuttosto spiritose con saluti annessi e riparto verso Intra da dove prenderò il traghetto per Laveno.
Al momento di imbarcarmi non riesco a far partire il Ciao con i pedali così mi tocca spingere; il lago è piuttosto mosso e c'è vento abbastanza forte, così preferisco appoggiare il Ciao alla parete del traghetto che ondeggia un po' e mi ci appoggio anch'io tenendo tirata la leva del freno dietro.
Allo sbarco chiedo di poter scendere per ultimo per non intralciare nel caso non fossi riuscito a mettere in moto… Infatti mi hanno aiutato a spingerlo fuori.
Alla fine riaccendo a spinta e riparto direzione Varese.
Con l'orecchio ai giri del motore, mi rendo conto che sto affrontando le salite senza alcuna indecisione e il motore spinge che è una bellezza.
"Bravo Gianfranco, anche stavolta hai fatto un bel lavoro" ( Gianfranco è il meccanico che ha preparato il motore).
Appena prima di Varese mi fermo a chiedere come evitare il centro città e prendere per Como, così mi fanno attraversare una zona boschiva con molti sali e scendi ma soprattutto con tante buche.
Con molta attenzione anche per il vento forte, arrivo sulla deviazione per Como.
Ad una rotonda vedo un camioncino di quelli dei panini: quasi quasi mi fermo a fare miscela e ne approfitto per un panino.
Qui attiro l'attenzione di un signore che comincia a fare le solite domande (ma che cos'è, ma da dove vieni e dove vai…) e poi comincia a raccontarmi delle moto della sua vita, anche quelle che gli hanno rubato. Il tutto dura una mezz'ora.
Dopo i convenevoli mi rimetto in viaggio, che prosegue tranquillamente (tra un pieno e l'altro e qualche foto) fino in cima al lago di Como, dove prendo per la Val Chiavenna.
A una quindicina di chilometri da Gordona devo riempire la tanica della miscela così mi fermo e al distributore non ancora aperto. Ovviamente si avvicina un altro signore che attacca bottone.
Fa un giro intorno al ciao poi mi dice: "Non ti manca qualcosa su qui?" "Se n'è accorto anche lei eh…" "Ho ottantanni ma sono ancora attivo sai, vado ancora in moto e qui vedo che manca qualcosa."
Vede gli sci applicati sul fianco e mi chiede dove li avrei messi, avendo notato la mancanza degli attacchi.
Gli spiego il tutto poi comincia a raccontarmi, anche lui, della sua vita in moto intanto che faccio miscela.
Un po' preoccupato, perché mi parlava seriamente, gli dico: "Senta, non si offenda ma cosa manca sul Ciao? Ho gli sci, il tavolino integrato, piedi stabilizzatori, ruota e motore di scorta e un sacco di altre cose, mi dica cosa manca?!?!"
Accennando un sorriso mi dice in dialetto: "ul cess!" (il bagno…)
Niente da fare: ho la calamita per le persone un po' particolari. Meglio filare! Spingo ancora per riaccendere e riparto.
Il mesto rientro a casa...
L'intenzione sarebbe stata quella di raggiungere Marcello a Gordona per cambiare la cinghia di trasmissione, invece succede che il motore perde colpi, come quando un'impurità si mette tra il beccuccio e l'elettrodo della candela.
Cambiata la candela che tra l'altro era in buono stato, il problema c'è ancora.
Chiamo Gianfranco che mi dice di controllare le puntine e nel caso di cambiare la bobina di accensione.
Tutto fatto, niente a posto.
Comincia a diventare buio, chiamo Marcello e gli spiego il tutto.
Anche lui mi dice le stesse cose che mi ha detto Gianfranco, e anche secondo lui rimane solo da cambiare il condensatore. Però gli rimane il dubbio cosi prende il furgone e viene a recuperarmi.
Una volta a casa sua in garage ricontrolliamo tutto e arriviamo alla stessa conclusione, è il condensatore andato.
Quello proprio non ce l'ho come ricambio e nemmeno Marcello, ma ormai è tardi per andare a cercarlo. Domattina vedremo cosa si può fare, intanto andiamo a cena.
Nel mentre chiamo Marco che sta rientrando dalla Svizzera, gli spiego tutto e gli ventilo l'idea di venire a recuperarmi.
A tavola con Marcello e Filippo si continua a pensare al guasto e a meditare sull'accaduto, anche secondo loro questo è un segnale che mi dice che è meglio non rischiare di proseguire.
Fosse successo al ritorno avrei cambiato il motore, ma ho ancora troppa strada davanti per rischiare.
Ho il morale sotto i piedi ma devo farmene una ragione: per l'Eelefanten del 2010 l'unico problema che ho avuto al Ciao è stata una candela che si è bruciata, al ritorno davanti al cancello di casa.
Penso anche di farmi portare il trike che ho usato nel 2011, ma non sarebbe la stessa cosa perché il motivo del viaggio è di farlo con il Ciao partendo da casa, cioè fare il percorso per intero.
Verso le 23.30 arriva Marco: è sfinito e lo portiamo a mangiare una pizza intanto che discutiamo inevitabilmente dell'accaduto e a me sale sempre più la "carogna".
Lo so, se avessi avuto questi problemi più avanti, magari tra Innsbruck e Salisburgo si sarebbe complicato tutto, sono stato fortunato, va bene, però mi girano…
Dopo la pizza e le relative birre torniamo a casa di Marcello, dove ci aspetta il caro e vecchio divano letto, la stufa a pellet soffia che è un piacere e tra il tepore e la stanchezza crolliamo quasi subito.

Alle sette sono già in piedi e, con discrezione, cerco di dare fastidio a Marco che non manca di apostrofarmi con parole poco gentili, un po' farfugliate ma comunque dal significato ben chiaro.
"Va bene va bene me ne vado fuori, muoviti però che dobbiamo andare!"
Alle otto si rassegna ad alzarsi cosi andiamo a fare colazione e poi a caricare il Ciao.
Ringraziati Marcello e Filippo, anche se mai abbastanza, prendiamo la strada di casa.
E adesso cosa si fa?
Io non voglio rinunciarci, così preparo il GS e si parte venerdì.
Perché no? Dai, che proviamo l'ebrezza di un elefante con moto vere.
Arrivati a casa mia scarichiamo il Ciao e riaccompagno Marco a casa sua, dove durante il pranzo decidiamo la strategia di viaggio per l'Elefante.
Tornato a casa mi metto subito a trasferire parte del carico dal Ciao alla BMW, mi preoccupo un po' visto che anche volendo riesco a caricare la metà di ciò che avevo sul Ciao.
Infatti non ho le valige classiche del GS.
Manca qualcosa però: un disco di metallo da mettere sotto il cavalletto laterale e le catene in caso di neve.
Per il disco non è stato un problema, un pezzo di alluminio mandorlato e un cavallotto per fissarlo al cavalletto e il gioco è fatto.
Per le catene ci è voluto un po' di più: quattro catene da auto, due molto vecchie e due più recenti ma rotte.
Per la posteriore ho smontato e sezionato adattandole anche in larghezza le catene più vecchie, mentre per l'anteriore sono stato più fortunato, ho dovuto solo allungarne una.
Tutto pronto finalmente, però non mi sento la solita carica di adrenalina, quella che mi prende quando parto con il Ciao o con il Trike.
Sa di una cosa troppo semplice: si salta in sella e si parte quasi senza pensieri. È vero, Solla non è dietro l'angolo ma nemmeno così lontano.
Venerdì, a mattina molto inoltrata, arriva Marco con la sua Honda VFC 750 che continua a chiamare Super Magna.
Anche lui un po' di cattivo umore, ma soprattutto in ritardo mostruoso e non vuole sentire critiche.
Prendiamo l'autostrada a Gravellona Toce direzione Milano, comincia la noia.
Verso le 18 siamo in prossimità del Brennero, ci fermiamo all'ultimo autogrill per la benzina e per la vignetta autostradale austriaca e nel mentre si ferma anche un ragazzo in GS.
Arriva da Lucca: parlando del più e del meno gli spieghiamo che avremmo dovuto essere su con i Ciao ma per vari motivi…
"Ma siete voi quelli del ciao di cui ho letto su internet!?!?"
Siamo noi, proprio quelli. "Ma siete mitici oltre che svitati del tutto!" Sullo svitati, non c'è nessun dubbio.
Pensavamo si volesse aggregare, ma preferisce tirare avanti più che può e ci consiglia dove andare a dormire a Innsbruck.
Ripartiamo e appena in città cominciamo a cercare la pensione ma senza risultato cosi gira e rigira andiamo a finire nell'albergo dove abbiamo dormito nel 2010. Siamo stati fortunati, ci eravamo trovati bene.
Scaricati i bagagli e fatta una bella doccia, scendiamo per la cena, siamo gli unici clienti se non contiamo il bar. E' magra anche li la situazione.
Mentre mangiamo facciamo un po' il punto della situazione, il meteo tra l'altro da appunto neve. Dopo cena Marco rinnova la sua preoccupazione per la neve e mi dice: "Se domani nevica si torna indietro!" "Ma si, vediamo domani, è inutile preoccuparsi adesso."
E se nevica e non puliscono le strade? Non siamo con il Ciao, non dobbiamo andare a rischiare di farci male o rovinare la moto.
E' mattina e come al solito sono sveglio presto e, con discrezione, rompo le scatole a Marco per farlo alzare. Mi caccia quasi subito.
Esco a prendere aria intanto che aspetto il socio, poi facciamo colazione e ricarichiamo i bagagli.
Vediamo scendere qualche fiocco di neve, così ricomincia a "menarla" col fatto di tornare indietro.
Alla fine decidiamo di proseguire.
Ripartiamo in direzione Salisburgo via autostrada: per i primi chilometri tutto ok, ma ad un certo punto comincia a formarsi coda di auto.
Pensiamo si tratti di un'incidente, invece non c'è niente e così cominciamo a zigzagare tra le auto andando pianissimo e sperando si risolvesse. Invece niente.
Continua così per diversi chilometri così decido di uscire; questa scelta mi costerà cara.
Appena fuori, traffico bloccato in direzione Salisburgo: non ci posso credere!
Marco comincia ad inveire contro tutto e tutti ma più contro di me che l'ho trascinato in questo casino.
Sinceramente mi dispiace un po'… Ma solo un po' eh?
Sempre con molta cautela superiamo la colonna infinita arrivando così ad un bivio che indica direzione Salisburgo via St. Johann in Tirol.
Decidiamo di seguire quella strada che se non altro è scorrevole ma allunga di un pezzo il tragitto.
Arrivati a Salisburgo riusciamo ad evitare il centro città e prendiamo per Passau, dove incontriamo altri bikers intenti anche loro a cercare la strada per il raduno.
Visto che per me è la quarta volta e siccome le altre tre volte avevo sbagliato tranquillamente direzione, cerco di fare bella figura indicando a tutti il numero della strada da seguire che è la 85 e parto in tromba mettendomi alla testa del gruppo.
Sono sicuro che Marco in quel momento non poteva credere ai suoi occhi: io che avevo imbroccato subito la giusta direzione.
Non era mai successo in nessuno dei giri fatti insieme, tanto da essermi meritato il nomignolo di "bussola".
Mentre ci avviciniamo a Thurmansbang incrociamo due "svalvolati" con un ciclomotore e una vespa sicuramente cinquanta: ho un sussulto, voglio il mio Ciao!
Ci salutano e noi ricambiamo veramente con ammirazione.
Quasi ci siamo, arriviamo facilmente in cima all'ultima ripidissima salita (che quando è innevata è micidiale), ricordandoci di quanto abbiamo penato a farla con il Ciao e ci troviamo di fronte le transenne che chiudono la strada che porta al raduno.
Come di solito c'è tanta gente che va e che viene sia a piedi che in moto, così ci avviciniamo pian pianino all'entrata.
Eccolo li lo striscione e la biglietteria del 56° Elefantentreffen, anche questa volta ce l'abbiamo fatta! Il tempo di fermarmi e scendere dalla moto che Marco va lungo e disteso con la sua "stufa": subito quattro volenterosi si adoperano per tirare in piedi la moto, ma non lui che però rimane agganciato alla sella con il cavo dell'airbag.
Lo sento gridare: "No fermi! Mi salta l'airbag!"
Lo sgancia e riusciamo a tirare in piedi la moto.
Tutto a posto: dopo aver ringraziato i ragazzi andiamo immediatamente a ritirare libretto con adesivo, medaglietta e il pass per il recinto.
Nel frattempo avviso Daniele (il vecchio elefante) che ci raggiunge subito.
Mi fa piacere rivederlo: è un compagnone e scherza sempre, arriva con in mano l'immancabile brocca con ormai una lacrima di vin brulè.
Intanto che ci accompagna al suo posto tenda, anche per rimpinguare la brocca, incontriamo Andrea, della zona di Verbania anche lui.
Gli faccio notare la fila di targhette attaccate alla spilla di Daniele, ben diciassette!
Sgrana gli occhi e gli scappa un commento piuttosto colorito.
Al posto tenda di Daniele c'è il solito casino e il treppiede con appeso il paiolo fumante del vin brulè da dove Marco attinge golosamente. Fa strano vedere un fuoco ardere sulla neve.
I due decidono di scendere nella fossa per acquistare qualche gadget, io preferisco tornare alle moto e godermi l'andirivieni di gente.
Dopo qualche foto allo spettacolare mare di tende ci congediamo da Daniele e da Andrea che ci aiutano a ripartire spingendo per qualche metro le moto sulla neve.
Un po' mi spiace questa toccata e fuga, ma non vedo l'ora di una bella doccia e di una buona cena. Ci dirigiamo verso Kirchberg, che dista quattro o cinque chilometri, ma all'albergo dove andavamo di solito non c'è posto.
Però il proprietario, che mi aveva riconosciuto, gentilmente ci prenota una stanza in un albergo vicino, a Shonnberg.
Lì troviamo una trentina di motociclisti che già stanno facendo l'aperitivo e che ci danno il benvenuto.
Conosciamo così tre "neo elefanti" che ci invitano al loro tavolo, Alex, Gianni e Socrate, della zona di Cesena. Simpaticissimi e molto alla mano.
Come sempre accade in questi casi, parliamo delle varie esperienze motociclistiche così io e Marco ce la tiriamo un po' facendo vedere alcune foto dei passati raduni. Lascio immaginare i commenti.
Una cosa che non ho detto è che dietro il bancone a servire la birra, avevano piazzato due Fraulein molto pittoresche, una molto imponente, "tipo muratore", l'altra, sembrava uscita da un fumetto, tutta precisina anche nel trucco, sempre in tenuta da lavoro classica da gasthaus e anche lei molto prosperosa.
Ovviamente il bancone era costantemente presidiato!
Dopo cena io e Gianni ci fumiamo un bel toscano al caffè sempre parlando del più e del meno, del lavoro, delle moto e degli eventuali futuri tours; però la stanchezza si fa sentire, così raggiungiamo gli altri e si va finalmente a dormire.
Al mattino mi sveglio presto e, sempre con discrezione, faccio rumore quanto basta per svegliare il socio.
Pronti? Via!! A caricare i bagagli intanto che aspetto la "sposa", ne approfitto per telefonare a casa e avvisare che a minuti saremmo partiti e mi danno una bella notizia, sta nevicando tantissimo e all'alpe da mio papà c'è n'è già mezzo metro.
Va beh, una buona colazione e ci congediamo dal trio appena conosciuto con la promessa di ritrovarci al più presto sempre in sella alle nostre moto.
Ripartiamo in direzione di Monaco, cioè prendiamo l'autostrada.
Praticamente da qui a Gravellona Toce sarà una "tristezza"e una vera noia.
Nel viaggio di ritorno facciamo frequenti soste: un po' per la temperatura, un po' per il traffico intenso e un po' per non addormentarci alla guida.
per fortuna la "stufa" di Marco ha il serbatoio tipo borraccia e ci sta una lacrima di benzina.
Dopo la barriera di Gallarate si intravvede la prima neve a lato e la cosa ci preoccupa un po', però il fondo stradale è pulito.
Ultima sosta per la benzina e tiriamo fino a Baveno dove ci fermiamo cinque minuti per salutarci.
"É stata lunga eh Marco?" "Davvero lunga, sono cotto!" "A chi lo dici, mi sa che il bagaglio lo scarico domani." "A me tocca scaricare stasera, c'è tanta neve davanti al garage e non so nemmeno se ci arrivo a casa!" "Stai attento e avvisami quando arrivi. A domani!"
A casa spengo il motore e mi tolgo il casco e i guanti intrisi di sale.
Sotto la doccia ripenso a tutto quello che mi è capitato in questi giorni, il Ciao che mi ha mollato, l'Elefante raggiunto con la moto buona; penso a come si è svolto tutto e mi accorgo che non sento niente, non ho le farfalle allo stomaco per l'emozione come le altre volte.
Non sento di aver fatto qualcosa di speciale, anche se non è stata comunque una passeggiata.
Con il Ciao o il Trike ovviamente è tutto diverso, più precario ma notevolmente più entusiasmante, più magico, è una continua sfida con se stessi anche perchè ci vuole pazienza e volontà.
Magari anche un pizzico di follia, vero?
Un Elefanten "differente"
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