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I viaggi dei lettori

Alla scoperta dell'Isola d'Elba

di Andrea
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Un viaggio in solitaria, dal Trentino fino alla piccola perla del Tirreno. Il nostro lettore non ama il turismo di massa e in sella alla sua moto va alla ricerca dei paesaggi più genuini e nascosti dell'isola

La moto con cui il nostro lettore ha portato a termine questo viaggio
Alla scoperta dell'Isola d'Elba
Prima del mio trasferimento all'estero ho ancora un "colpo in canna": il giro dell'Isola d'Elba.
Tutto è già definito, sia il periodo sia il B&B che mi accoglierà, basta solo partire.
E così la partenza è fissata per sabato 16 aprile.
La sveglia è puntata "minacciosa" alle 8.45: dopo i preparativi di rito accendo la moto che, considerata la velocità con la quale si scalda, pare avere più voglia di partire di quanta ne abbia io.
Sistemo, non senza qualche difficoltà, il nuovo "poggia polso" che dovrebbe teoricamente aiutare il polso destro a non affaticarsi durante le lunghe e noiose trasferte autostradali…
Sono pronto.
L'aria è abbastanza fresca, un paio di giorni fa (complice un temporale) la temperatura si è abbassata radicalmente rispetto ai più estivi 30° che ci facevano boccheggiare solo qualche giorno prima.
Il solito pieno di benzina ed è già autostrada; conto di prendere il traghetto Piombino-Portoferraio delle 16.10, in linea teorica dovrei avere un discreto margine.
Il traffico di mezzi pesanti rende complicata a tratti la percorrenza, oltretutto c'è un gran numero di auto…Perderò un po' di tempo sulla tabella di marcia.

Percorro 270 km lottando contro il foglietto delle annotazioni di viaggio, attaccato con lo scotch sulla piccola borsa da serbatoio. L'aria lo fa staccare e così, a intervalli, devo continuamente ripassarci il dito per evitare che si stacchi definitivamente e lo perda in viaggio.
Sono le 12 passate e sono fermo all'autogrill sull'A1 in direzione Firenze.
Un panino, una sigaretta, una sgranchita alle gambe e sono di nuovo in marcia.
L'autostrada che taglia gli Appennini non è proprio una bella strada da percorrere, soprattutto quando devi prestare attenzione a veri e propri bisonti con le ruote.
Ad ogni modo il traffico pesante sembra diminuire man mano che ci si avvicina a Firenze, meglio così: riesco a tenere una buona velocità di crociera, costante sui 120 km/h.
Lo svincolo per Pisa è lì, lo imbocco e percorro il noioso tratto autostradale fino a immettermi nel tratto che mi porterà a Piombino.
Arrivo facilmente alle biglietterie del porto, appena acquistato il biglietto, la ragazza mi avverte che il traghetto Moby parte tra 8 minuti.
Devo prenderlo assolutamente, il prossimo della Moby è dopo due ore.
Acquisto il biglietto e mi dirigo velocemente al molo: salvo.
Sono riuscito a salire 3 minuti prima che il ponte si chiudesse.
Da lì in poi sarà un gironzolare per la nave: complice il temutissimo mal di mare affronto più di metà del viaggio sul ponte esterno.
Una volta sbarcato a Portoferraio seguo la non semplicissima segnaletica: in mezz'ora mi porta a Sant'Andrea.
Scaricati i bagagli e mi rilasso un po'; scendo al lungo mare… Stasera si mangia pesce.
Il meteo capriccioso di ieri è solo un ricordo.
La giornata si presenta completamente soleggiata e la temperatura è decisamente più mite del giorno prima; il vento che soffiava ieri si è trasformato in una piacevole brezza.
Considerati i pochi chilometri del percorso di oggi, posso partire con molta calma.
Dopo la colazione di rito, mi metto in sella alle 10 percorrendo la statale in direzione di Fetovaia.
C'è da dire che l'Isola d'Elba sembra un posto cucito su misura per il motociclista: le strade, da percorrere decisamente con piglio turistico, sono un continuo susseguirsi di curve, ora a destra, ora a sinistra e la cosa più bella è pennellarle con dolcezza.
Il bicilindrico in linea della moto sembra essere decisamente a suo agio in questi percorsi che si snodano tra mare e monti.
Lungo la litoranea ci sono innumerevoli punti panoramici: piazzole che sono delle vere e proprie terrazze su un mare che si presenta ancora assonnato e abbastanza calmo.
La strada è molto bella e, a dispetto di quanto letto in precedenza, non ho mai la sensazione che l'asfalto tenda dei tranelli. Tutto è come dev'essere. Tutto è perfetto.
Si giunge rapidamente a Campo nell'Elba, dal quale si nota la deviazione per Sant'Ilario, piccolo borgo rimasto ancora genuino che si trova nell'entroterra ai piedi del Monte Perone.
Prima di raggiungere il paese, però, c'è una deviazione che porta al Monte con tanto di cartello che invoglia a prestare molta attenzione in quanto la strada è stretta e l'asfalto mal tenuto.
Dalla provinciale noto la Torre Medicea, chiamata anche Torre Saracena (solo nel nome).
Consiglio di fermarsi per osservare il panorama che da qui è splendido.
Qualche foto e ridiscendo quindi seguendo la stessa strada per dirigermi a Sant'Ilario.
Sant'Ilario è un borgo minuscolo il quale, come tutti i borghi, mostra volentieri il meglio di sé per farsi immortalare in fotografie.
Del resto era da immaginarselo: il paese è formato interamente da strettissime viuzze che si snodano disordinatamente dalla piazza centrale, dominata dalla Chiesa.
Per chi ha la passione della fotografia Sant'Ilario è perfetto: sono tantissimi infatti gli scorci dei viottoli.
Terminata la visita torno parzialmente indietro per andare verso Poggio, altro borgo molto simile a Sant'Ilario.
Bisogna riprendere la strada stretta e impervia che ho percorso in precedenza per andare a vedere la Torre.
Proseguendo, infatti, ci si addentra nel bosco del Monte Perone.
Siamo a circa 270 metri sul mare e si guida in un bosco che a tratti mi ricorda la Foresta Umbra del Gargano che ho percorso l'anno scorso in moto.
La macchia mediterranea, che domina maggiormente nelle vicinanze del mare, lascia spazio alla flora che a prima vista sembra di quella tipica di alta montagna.
Consiglio di proseguire adagio, perché le condizioni dell'asfalto sono critiche fino a Poggio.
Si prosegue lentamente fino a "scavallare" la cima del Monte per poi scendere, sempre lentamente, a Poggio.
Parcheggio la moto e mi godo la passeggiata per le silenziose viuzze del borgo.
Poggio è comunque un paesino molto bello, ma ho immediatamente l'impressione che Sant'Ilario mi abbia maggiormente colpito.
Diciamo che per quanto riguarda il solo paese, Sant'Ilario è davvero una perla. Per quanto riguarda la vista panoramica Poggio è imbattibile.
Da qui infatti si vede benissimo Marciana Marina, col suo porticciolo, e gran parte delle coste elbane che si estendono verso Procchio.
Dopo essermi goduto sul terrazzo di un bar lo splendido panorama sul mare, proseguo per Sant'Andrea per ritornare al B&B.
Il giro odierno l'ho volutamente "fatto corto", in modo da potermi fare una passeggiata sugli scogli della baia e visitare meglio il paese.
Scendendo verso la spiaggia inizia una passeggiata che costeggia interamente un crestone roccioso, che porta, tramite passaggi agevoli, alla scogliera della baia, nota appunto come una delle più belle dell'isola.
Si passa tra cactus, fiori variopinti, scogli lisi da milioni di anni di eventi naturali e si finisce per arrivare in un punto molto ampio della scogliera, oltre il quale nessuno sembra proseguire.
Da qui si vedono anche le coste della Corsica, appena visibili nel colore, ma che si notano molto bene nel profilo.
Il giro di oggi prevede l'altra metà dell'isola, da Portoferraio a Cavo.
Parto un po' prima, intorno alle 9.15, e ripercorro la strada provinciale in direzione Portoferraio, che non visiterò subito ma lascerò come ultimo tappa prima di rientrare a Sant'Andrea.
Percorsi i 33 km che mi separano dal "capoluogo" dell'isola, svolto verso l'entroterra sud, in direzione La Pila per poi dirigermi verso Capoliveri che è ben segnalata lungo tutto il tragitto.
Rispetto alla parte ovest, qui sembra di essere a chilometri di distanza, perché la vegetazione cambia radicalmente passando ad arbusti e vegetazione spontanea, davvero meno attraente.
La strada, come la provinciale ovest, è zeppa di piazzole panoramiche con tanto di cartellone che riporta i nomi dei promontori e isole che si possono notare esattamente dal punto in cui stiamo osservando.
Grazie a questo disegno capisco che sporgendosi un po' si possa notare nota l'Isola di Montecristo. Non è visibile perfettamente, ma si nota abbastanza bene.
Il profilo lo si scorge subito, ma il colore non fa contrasto con il cielo fosco della giornata.
Arrivo a Capoliveri dopo aver guidato molto cautamente per via di un manto stradale davvero critico.
Parcheggio la moto all'ingresso del centro e mi incammino.
La prima cosa che noto è l'eccessivo numero di turisti, chi in bici e chi no, che affollano disordinatamente la piazza centrale e camminano chiassosi per le strette vie del centro.
Capoliveri è un paese che sicuramente dà il meglio di sé nella stagione estiva, ecco perché non mi entusiasma più di tanto.
Forse i troppi turisti intenti ad assediare i bar della piazza e a rumoreggiare per le vie ha tarpato un po' il mio entusiasmo.
Trovo comunque ottimi punti per scattare fotografie, del resto ogni paese dell'isola si presta molto bene.
Riprendo la moto, con l'amaro in bocca tipico di chi si aspettava una cosa e che invece ne ha vista un'altra.
Non metto in discussione la bellezza del borgo, ma forse l'ho trovato meno "vero", più votato al turismo di altri paesi della costa ovest rimasti invece più tipici e caratteristici.
Scendo a ritroso la strada fino a tornare sulla principale in direzione Porto Azzurro. Si arriva in un attimo, ma non mi fermo: noto solo il bel porto turistico con tanto di barche ormeggiate che impreziosiscono il quadretto facendo un netto contrasto col blu cobalto del mare.
Arrivando al paese successivo, Rio Marina, si aprono due possibili direzioni: la prima è seguire Rio nell'Elba, e quindi addentrarsi verso l'entroterra e il Volterraio; la seconda è continuare verso Cavo per poi andare a Rio nell'Elba facendo sostanzialmente un giro "ad anello" e quindi seguire il Volterraio.
Io scelgo di proseguire verso Cavo, sapendo comunque a priori che non mi fermerò a visitarla ma sarà solo di passaggio.
Consiglio comunque di passare per Cavo, perché si passa per una zona mineraria. La terra e la costa in general, assumono di colpo tonalità rossastre tipiche di terreni ricchi di minerali ferrosi.
Accostando su una delle solite piazzole panoramiche posso scattare in pace foto alla costa rocciosa che contrasta con l'azzurro del mare.
Richiudo quindi "l'anello" andando verso Rio nell'Elba, e in seguito, verso Volterraio.
La strada è maledettamente rovinata, ma quella per il Volterraio è appena stata asfaltata, attenzione comunque alla sabbia che si trova sulla strada, per via dei numerosi cantieri nei paraggi.
Oltrepassando il monte si scende verso Portoferraio, si arriva abbastanza presto.
Ne approfitto per dare un'occhiata al porto, in modo da non essere impreparato il giorno dopo quando dovrò comprare il biglietto di ritorno.
Parcheggio nei pressi del porto e cammino seguendo i (non sempre ben segnalati) percorso per il Forte Stella.
Si deve faticare abbastanza, perché il forte è proprio in cima al centro storico, ma so che ne varrà la pena.
Mi perdo volontariamente tra le chiassose e trafficate vie del centro, colme di gente che urla, macchine che suonano il clacson in continuazione, moto truccate e quant'altro possa far rumore.
Ad ogni modo dal forte si ha una panoramica sul Tirreno davvero niente male.
Torno verso la moto, il giro sta per finire.
Tento un'ultima visita alla villa di Napoleone, qualche chilometro fuori Portoferraio. E' chiusa, me lo immaginavo.
Il proprietario del B&B mi aveva avvertito della possibilità di chiusura il lunedì. Pazienza.
Mi separano i soliti 33 km fino a Sant'Andrea.
La strada è sostanzialmente la stessa, viscida fino a Procchio, che in seguito passa per Marciana e Poggio fino a scendere in seguito verso Sant'Andrea.
Un po' di relax al bar della spiaggia, una passeggiata sulla scogliera, la cena al solito ristorante in riva al mare. Domani è già ritorno.
Il ritorno ha sempre un sapore dolceamaro.
Incredibile come in così poco tempo l'Isola d'Elba possa rapirti totalmente.
Scogliere, tramonti, mare, golfi, spiagge, flora, fauna, borghi…
Tutto è perfettamente inserito nel contesto, tutto è in simbiosi con il resto e il visitatore è parte integrante di questo contesto.
Sarebbe interessante sedersi al tavolo ad ascoltare le storie di pescatori, gente che il mare ce l'ha dentro, che non lo teme ma lo rispetta.
Dietro quelle barbe ispide si nascondono volti che raccontano una vita passata a contatto col mare. Il mare, non quello placido dei mesi estivi, ma quello burrascoso e in collera dei mesi invernali che lambisce e modella sapientemente le coste elbane.
Gli elbani sono gente piena di storie, di aneddoti
Sono toscani, ma potrebbero tranquillamente far parte di una zona, di un'area a sé stante e indipendente.
Mani callose che maneggiano reti da pesca, improbabili imbarcazioni che solcano il Tirreno…
Non si parla più di turismo, di "salotti modaioli" che accolgono turisti nei mesi estivi.
L'Elba "nascosta", quella meno interessante ai più, ma pur sempre quella vera, è soprattutto questa.

Dove mangiare:

Ristorante Da Marco: sul lungomare di Sant'Andrea. Ottimi piatti di pesce e carne locali.
Prezzi in linea con la media.

Dove dormire:

B&B Villa dei Limoni. Località Sant'Andrea, ben segnalato dai cartelli.
Posizione tranquilla e panoramica. Camere pulite ed ordinate.
Colazione in base alle vostre abitudini e preferenze.
Possibilità di parcheggio antistante alla struttura, gratuito ed all'aperto. Serietà, gentilezza e cordialità.

Chilometri totali percorsi: circa 1350
Alla scoperta dell'Isola d'Elba
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