I viaggi dei lettori
La prova dell'Elefantentreffen
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Il nostro lettore è partito da Pesaro verso la Germania assieme ad alcuni amici conosciuti su internet per sfidare la neve e il freddo: un viaggio epico di un motociclista senza paura
Come iniziare l'anno che mi porta ai 40 anni se non con una grande avventura?
Ed ecco la decisione, in realtà maturata da tempo, di partecipare con gli amici di Girovagando al più grande e forse più duro motoraduno invernale, l'Elefantentreffen!
L'inverno estremamente rigido, forse il più freddo degli ultimi 15 anni almeno qui a Pesaro, non ha minimamente "congelato" la mia voglia di andare al raduno.
Così ho iniziato a documentarmi, fare l'elenco delle cose che mi sarebbero servite, di quelle che avevo già e di quelle che avrei dovuto comprare.
Allo stesso tempo ho messo l'annuncio su un paio di forum, tra cui Nicolamoto.it, in cerca di compagni di viaggio con cui condividere quanto meno il tragitto.
Mi hanno scritto un paio di ragazzi di altre zone ed infine Macs, presidente del Motoclub Girovagando, che mi invitava ad unirsi a loro.
Ed ecco la decisione, in realtà maturata da tempo, di partecipare con gli amici di Girovagando al più grande e forse più duro motoraduno invernale, l'Elefantentreffen!
L'inverno estremamente rigido, forse il più freddo degli ultimi 15 anni almeno qui a Pesaro, non ha minimamente "congelato" la mia voglia di andare al raduno.
Così ho iniziato a documentarmi, fare l'elenco delle cose che mi sarebbero servite, di quelle che avevo già e di quelle che avrei dovuto comprare.
Allo stesso tempo ho messo l'annuncio su un paio di forum, tra cui Nicolamoto.it, in cerca di compagni di viaggio con cui condividere quanto meno il tragitto.
Mi hanno scritto un paio di ragazzi di altre zone ed infine Macs, presidente del Motoclub Girovagando, che mi invitava ad unirsi a loro.
Così mi sono iscritto al forum ed ho scoperto che si tratta di un gruppo di motociclisti della mia provincia, quasi tutti su BMW R 1200 GS, un gruppo di bikers davvero tosti ed allo stesso tempo cordiali e allegri tutti uniti dalla passione per il mototurismo e l'enduro.
In attesa della partenza ho passato le ferie natalizie a fare manutenzione e lavori alla moto nonché qualche giro di prova con l'abbigliamento.
Testare il tutto è assolutamente d'obbligo!
Per quanto riguarda la moto ho sostituito l'olio motore con un 5W30, circa 1/2 litro del liquido del radiatore con del Paraflù puro, quindi ingrassaggio catena e ho dato del WD40 su serrature, giunture e carter motore per creare una leggera patina protettiva contro il sale.
Ho poi costruito dei parapiedi artigianali che ho attaccato al paramotore della Rikycross ed ho installato le moffole della Tucano Urbano al manubrio.
Infine ho aggiunto 2 fari lenticolari sempre agganciati al paramotore.
Nel frattempo la data fatidica si avvicina e i ragazzi con i quali avrei condiviso l'avventura stabiliscono una data di incontro per iniziare a definire i dettagli del viaggio e dell'attrezzatura occorrente.
Per me è anche e soprattutto l'occasione per conoscerli.
Ci vediamo una seconda volta due giorni prima della partenza per gli ultimi dettagli: l'orario di partenza è fissato per giovedì 28 gennaio alle ore 07:00!
Ritrovo al casello autostradale di Pesaro.
Il programma prevede: prima notte a Salisburgo, seconda notte al raduno, terza notte a Udine o Bolzano a seconda che la direzione scelta per il rientro sia Brennero o Tarvisio.
Ormai manca veramente poco, tutto fila liscio...troppo liscio e qualcosa "ovviamente" deve ancora accadere.
Dopo essere stato bene per tutto l'inverno, lunedì prima della partenza mi becco un raffreddore di quelli tosti, tanto che inizio a dubitare di riuscire a partire...
Poiché Mirko, uno del gruppo, aveva già prenotato una camera doppia in una gasthaus a pochi km dal raduno, decido di rinunciare a malincuore alla tenda che avevo già preparato assieme a tutto l'occorrente e di andare anche io al coperto. In quelle condizioni già era tanto rischiare un viaggio in moto con temperatura sotto zero, cercarmi una polmonite e conseguente sosta forzata in Germania sarebbe stato troppo.
Inizio ad imbottirmi di aspirine ed antinfiammatori sperando in un miglioramento in extremis.
Sono mesi che mi preparo per l'Elefantentreffen, un obiettivo che ormai mi ero prefissato, al quale avevo dedicato tempo, impegno e denaro... non volevo assolutamente rinunciare!
Mercoledì sono ancora completamente raffreddato tanto che durante il giorno in ufficio faccio anche fatica a respirare...inizio a pensare che il viaggio sarà davvero difficile...
Alla sera quando arrivo a casa inizio a rendermi conto che il naso da segni di miglioramento, segni che via via diventano realtà spinti sicuramente dall'entusiasmo nel preparare la moto e dall'adrenalina che mi mette la partenza.
Avendo rinunciato alla tenda il mio carico è costituito dal bauletto Givi E52 ed uno zainetto con gli attrezzi e l'occorrente per la moto legato nel posto del passeggero.
In attesa della partenza ho passato le ferie natalizie a fare manutenzione e lavori alla moto nonché qualche giro di prova con l'abbigliamento.
Testare il tutto è assolutamente d'obbligo!
Per quanto riguarda la moto ho sostituito l'olio motore con un 5W30, circa 1/2 litro del liquido del radiatore con del Paraflù puro, quindi ingrassaggio catena e ho dato del WD40 su serrature, giunture e carter motore per creare una leggera patina protettiva contro il sale.
Ho poi costruito dei parapiedi artigianali che ho attaccato al paramotore della Rikycross ed ho installato le moffole della Tucano Urbano al manubrio.
Infine ho aggiunto 2 fari lenticolari sempre agganciati al paramotore.
Nel frattempo la data fatidica si avvicina e i ragazzi con i quali avrei condiviso l'avventura stabiliscono una data di incontro per iniziare a definire i dettagli del viaggio e dell'attrezzatura occorrente.
Per me è anche e soprattutto l'occasione per conoscerli.
Ci vediamo una seconda volta due giorni prima della partenza per gli ultimi dettagli: l'orario di partenza è fissato per giovedì 28 gennaio alle ore 07:00!
Ritrovo al casello autostradale di Pesaro.
Il programma prevede: prima notte a Salisburgo, seconda notte al raduno, terza notte a Udine o Bolzano a seconda che la direzione scelta per il rientro sia Brennero o Tarvisio.
Ormai manca veramente poco, tutto fila liscio...troppo liscio e qualcosa "ovviamente" deve ancora accadere.
Dopo essere stato bene per tutto l'inverno, lunedì prima della partenza mi becco un raffreddore di quelli tosti, tanto che inizio a dubitare di riuscire a partire...
Poiché Mirko, uno del gruppo, aveva già prenotato una camera doppia in una gasthaus a pochi km dal raduno, decido di rinunciare a malincuore alla tenda che avevo già preparato assieme a tutto l'occorrente e di andare anche io al coperto. In quelle condizioni già era tanto rischiare un viaggio in moto con temperatura sotto zero, cercarmi una polmonite e conseguente sosta forzata in Germania sarebbe stato troppo.
Inizio ad imbottirmi di aspirine ed antinfiammatori sperando in un miglioramento in extremis.
Sono mesi che mi preparo per l'Elefantentreffen, un obiettivo che ormai mi ero prefissato, al quale avevo dedicato tempo, impegno e denaro... non volevo assolutamente rinunciare!
Mercoledì sono ancora completamente raffreddato tanto che durante il giorno in ufficio faccio anche fatica a respirare...inizio a pensare che il viaggio sarà davvero difficile...
Alla sera quando arrivo a casa inizio a rendermi conto che il naso da segni di miglioramento, segni che via via diventano realtà spinti sicuramente dall'entusiasmo nel preparare la moto e dall'adrenalina che mi mette la partenza.
Avendo rinunciato alla tenda il mio carico è costituito dal bauletto Givi E52 ed uno zainetto con gli attrezzi e l'occorrente per la moto legato nel posto del passeggero.
Disguidi strada facendo…
A circa 140 km dall'arrivo mentre viaggio sui 130 km/h il TDM inizia a strappare e la velocità scende subito a 90 km/h… Cosa succede???
Non riesco a capirne i motivi, tra l'altro col casco chiuso e viaggiando così imbottiti è anche impossibile sentire il motore, decido di fermarmi alla prima area di sosta che è subito davanti a me assieme ad Andrea ed al suo Scarver.
Andrea mi dice che la moto non fuma, quindi il motore è a posto; al minimo rimane accesa… Spenta e riaccesa… Tutto ok… Ma dando gas strappa, cosa fare??
Avendo sentito che il freddo potrebbe dare alcuni problemi alle candele, penso possa essere una delle due e così avendole di ricambio decido di sostituirle.
Il gruppo nel frattempo si era fermato più avanti, ma poi proseguirà fino a Salisburgo, ci rivedremo all'hotel Ibis dove abbiamo deciso di pernottare.
Decido di iniziare da quella di destra: smonto entrambe le placche laterali, quindi le viti di serraggio del radiatore così da portalo più avanti e con la chiave in dotazione più una 17 che mi ero portato appresso riesco a fatica a svitare la vecchia candela ed inserire la nuova.
Prima di cambiare anche l'altra decidiamo di provare...sembra andare bene!
Rimonto tutto e riparto.
Dopo neanche un km… stesso problema, non erano le candele!
A questo punto penso sia la carburazione, tento anche con l'aria, ma è peggio allora provo a dosare il gas e vedo che la moto ad un certo numero di giri riesce ad andare abbastanza bene.
La stabilizzo in 4a marcia a circa 5000 giri, il motore gira bene e la moto tiene una velocità di 100/110 km/h.
Con ancora metà serbatoio a disposizione arriviamo senza soste a Salisburgo nord e quindi all'hotel Ibis (45 euro cad. camera doppia), proprio attaccato all'uscita dell'autostrada.
Troviamo quasi tutti gli altri nella hall mentre si scolano qualche birra: assieme a loro c'è anche Marco, che con la sua Vespa PX200 è partito un giorno prima di noi facendo tappa ad Udine. Sarà con noi al motoraduno.
I km percorsi il primo giorno di viaggio sono 740!
Io e Andrea ci sistemiamo in una doppia, quindi doccia, cambio e via, pronti per la cena.
Siamo in 11 così chiamiamo dei taxi e ci facciamo portare in centro, dove dopo alcuni tentativi andati a vuoto troviamo uno di quei locali caratteristici, con tavoli e sedie in legno massello e in cui mangiare, bere e fare un po' di casino è sicuramente ammesso.
Ceniamo molto bene e altrettanto bene ci scoliamo un numero imprecisato di birre riuscendo anche a far dire al cameriere del locale (o forse era il titolare), la nostra sigla per il raduno degli elefanti: "che rassa de fredd!"
Anche l'adesivo fatto per l'occasione è stupendo!
Finita la cena usciamo per il centro di Salisburgo alla ricerca di un locale, ma ormai bisogna anche dire che di birra ne abbiamo bevuta abbastanza, la stanchezza si fa sentire e quindi dopo aver scattato un po' di foto nella piazza iniziamo a prendere i taxi per il rientro in hotel.
Non riesco a capirne i motivi, tra l'altro col casco chiuso e viaggiando così imbottiti è anche impossibile sentire il motore, decido di fermarmi alla prima area di sosta che è subito davanti a me assieme ad Andrea ed al suo Scarver.
Andrea mi dice che la moto non fuma, quindi il motore è a posto; al minimo rimane accesa… Spenta e riaccesa… Tutto ok… Ma dando gas strappa, cosa fare??
Avendo sentito che il freddo potrebbe dare alcuni problemi alle candele, penso possa essere una delle due e così avendole di ricambio decido di sostituirle.
Il gruppo nel frattempo si era fermato più avanti, ma poi proseguirà fino a Salisburgo, ci rivedremo all'hotel Ibis dove abbiamo deciso di pernottare.
Decido di iniziare da quella di destra: smonto entrambe le placche laterali, quindi le viti di serraggio del radiatore così da portalo più avanti e con la chiave in dotazione più una 17 che mi ero portato appresso riesco a fatica a svitare la vecchia candela ed inserire la nuova.
Prima di cambiare anche l'altra decidiamo di provare...sembra andare bene!
Rimonto tutto e riparto.
Dopo neanche un km… stesso problema, non erano le candele!
A questo punto penso sia la carburazione, tento anche con l'aria, ma è peggio allora provo a dosare il gas e vedo che la moto ad un certo numero di giri riesce ad andare abbastanza bene.
La stabilizzo in 4a marcia a circa 5000 giri, il motore gira bene e la moto tiene una velocità di 100/110 km/h.
Con ancora metà serbatoio a disposizione arriviamo senza soste a Salisburgo nord e quindi all'hotel Ibis (45 euro cad. camera doppia), proprio attaccato all'uscita dell'autostrada.
Troviamo quasi tutti gli altri nella hall mentre si scolano qualche birra: assieme a loro c'è anche Marco, che con la sua Vespa PX200 è partito un giorno prima di noi facendo tappa ad Udine. Sarà con noi al motoraduno.
I km percorsi il primo giorno di viaggio sono 740!
Io e Andrea ci sistemiamo in una doppia, quindi doccia, cambio e via, pronti per la cena.
Siamo in 11 così chiamiamo dei taxi e ci facciamo portare in centro, dove dopo alcuni tentativi andati a vuoto troviamo uno di quei locali caratteristici, con tavoli e sedie in legno massello e in cui mangiare, bere e fare un po' di casino è sicuramente ammesso.
Ceniamo molto bene e altrettanto bene ci scoliamo un numero imprecisato di birre riuscendo anche a far dire al cameriere del locale (o forse era il titolare), la nostra sigla per il raduno degli elefanti: "che rassa de fredd!"
Anche l'adesivo fatto per l'occasione è stupendo!
Finita la cena usciamo per il centro di Salisburgo alla ricerca di un locale, ma ormai bisogna anche dire che di birra ne abbiamo bevuta abbastanza, la stanchezza si fa sentire e quindi dopo aver scattato un po' di foto nella piazza iniziamo a prendere i taxi per il rientro in hotel.
Da Salisburgo fin quasi al raduno
Al mattino seguente, colazione in hotel e partenza alla volta di Passau.
La mia moto inizia bene, ma poco dopo ricomincia a strappare.
Facciamo benzina e ripartiamo tutti assieme: il TDM non molla e seppur a singhiozzo so che mi avrebbe portato fino al raduno.
Lasciata Passau e presa la statale 85 per Solla cominciano i primi problemi...deve aver iniziato a nevicare da un po' e la strada è ancora innevata e incrociamo contromano una ragazzo su una Honda Hornet che pare "allucinato" ed assieme all'amico (su Harley) rinuncia subito a proseguire per via della neve.
Io proseguo assieme agli altri: sono arrivato fin qui e non intendo rinunciare alla prima difficoltà.
I GS con le Metzeler Anakee nella neve si muovono piuttosto bene, io invece faccio una fatica tremenda soprattutto perché la moto andando a strappi non mi consente di controllare la trazione, cosa fondamentale sul viscido.
Alcuni vanno avanti, io rimango con Andrea anche lui un po' in difficoltà come me avendo gomme stradali. Mi fermo un attimo per spruzzare sulle ruote la "catena spray"... Difficile dire se funzioni nelle condizioni in cui mi trovavo, ma visto che c'è, ci provo!
Dopo un paio di km inizia una discesa, Andrea con la Scarver è il primo a cadere, per fortuna ne lui ne la moto riportano conseguenze.
Io che ero alle sue spalle e non potevo frenare mi butto in mezzo alla strada sulla neve fresca e tra una scodata e l'altra riesco comunque a tenere in piedi il TDM.
La caduta è ritardata solo di poco...L'asfalto in pendenza per far scolare l'acqua mi manda la ruota posteriore continuamente a destra e ad un certo punto il posteriore della moto mi scivola in avanti talmente tanto che non riesco più a tenerla ed il Tdm mi cade a terra sul lato sinistro.
Con l'aiuto degli altri la rimettiamo dritta, il parapiede sinistro che avevo fatto con tanta pazienza è andato, la leva della frizione ulteriormente piegata e si è rotta la gemma della freccia... Nulla di grave e quindi ripartiamo.
Ad un certo punto incontriamo il bivio per Zenting, paese in cui si trova la pensione prenotata da Mirko e dove io e lui dovremmo andare ma subito proseguiamo anche noi dritto con l'intenzione di arrivare al raduno assieme agli altri.
Dopo altri tre chilometri fatti nella neve e con la moto che continua a strappare, il posteriore mi parte ancora ed io e il TDM siamo di nuovo a terra.
La rialziamo ancora, ma a questo punto mi sorge un dubbio: la paura non è tanto quella di non arrivare al raduno, ma di come riuscire poi a tornare indietro fino alla gasthaus!
Mi consulto con Mirko e vista l'ora e le condizioni della strada decidiamo che non è il caso di proseguire. Andrea e Simone ci aiutano a girare le moto e mentre loro proseguono verso Solla noi torniamo sui nostri passi fino all'incrocio per Zenting e da qui per altri 10 km, tutti nella neve, fino al paese.
La mia moto inizia bene, ma poco dopo ricomincia a strappare.
Facciamo benzina e ripartiamo tutti assieme: il TDM non molla e seppur a singhiozzo so che mi avrebbe portato fino al raduno.
Lasciata Passau e presa la statale 85 per Solla cominciano i primi problemi...deve aver iniziato a nevicare da un po' e la strada è ancora innevata e incrociamo contromano una ragazzo su una Honda Hornet che pare "allucinato" ed assieme all'amico (su Harley) rinuncia subito a proseguire per via della neve.
Io proseguo assieme agli altri: sono arrivato fin qui e non intendo rinunciare alla prima difficoltà.
I GS con le Metzeler Anakee nella neve si muovono piuttosto bene, io invece faccio una fatica tremenda soprattutto perché la moto andando a strappi non mi consente di controllare la trazione, cosa fondamentale sul viscido.
Alcuni vanno avanti, io rimango con Andrea anche lui un po' in difficoltà come me avendo gomme stradali. Mi fermo un attimo per spruzzare sulle ruote la "catena spray"... Difficile dire se funzioni nelle condizioni in cui mi trovavo, ma visto che c'è, ci provo!
Dopo un paio di km inizia una discesa, Andrea con la Scarver è il primo a cadere, per fortuna ne lui ne la moto riportano conseguenze.
Io che ero alle sue spalle e non potevo frenare mi butto in mezzo alla strada sulla neve fresca e tra una scodata e l'altra riesco comunque a tenere in piedi il TDM.
La caduta è ritardata solo di poco...L'asfalto in pendenza per far scolare l'acqua mi manda la ruota posteriore continuamente a destra e ad un certo punto il posteriore della moto mi scivola in avanti talmente tanto che non riesco più a tenerla ed il Tdm mi cade a terra sul lato sinistro.
Con l'aiuto degli altri la rimettiamo dritta, il parapiede sinistro che avevo fatto con tanta pazienza è andato, la leva della frizione ulteriormente piegata e si è rotta la gemma della freccia... Nulla di grave e quindi ripartiamo.
Ad un certo punto incontriamo il bivio per Zenting, paese in cui si trova la pensione prenotata da Mirko e dove io e lui dovremmo andare ma subito proseguiamo anche noi dritto con l'intenzione di arrivare al raduno assieme agli altri.
Dopo altri tre chilometri fatti nella neve e con la moto che continua a strappare, il posteriore mi parte ancora ed io e il TDM siamo di nuovo a terra.
La rialziamo ancora, ma a questo punto mi sorge un dubbio: la paura non è tanto quella di non arrivare al raduno, ma di come riuscire poi a tornare indietro fino alla gasthaus!
Mi consulto con Mirko e vista l'ora e le condizioni della strada decidiamo che non è il caso di proseguire. Andrea e Simone ci aiutano a girare le moto e mentre loro proseguono verso Solla noi torniamo sui nostri passi fino all'incrocio per Zenting e da qui per altri 10 km, tutti nella neve, fino al paese.
La strada per Zenting
Lungo la strada verso Zenting ci fermiamo a fare qualche foto nel paesaggio ormai completamente imbiancato, bellissimo essere con la moto in mezzo a questi posti.
Dall'altra parte sopraggiunge un GS con due persone, si fermano per chiederci quanto manca al raduno e… Neanche il tempo di rispondere che scivolano sulla destra nella neve ed il GS è a terra.
Carico com'era riusciamo a fatica in quattro a sollevarlo, quindi ci salutiamo e mentre loro proseguono per Solla, noi proseguiamo per Zenting.
Giunti alla pensione parcheggiamo le moto davanti all'entrata e ci sistemiamo in camera.
I km percorsi oggi sono 170.
Ci alleggeriamo un po', copriamo le moto e decidiamo di chiamare un taxi per farci portare a Solla che si trova praticamente nella collina sopra Zenting.
Rischiare la salita in moto non era proprio il caso.
Nel frattempo chiamo Valentino, il meccanico che solitamente si prende cura del mio TDM per la straordinaria manutenzione (l'ordinaria ormai la faccio da me).
Esponendogli il problema, esclude da subito candele e regolatore di tensione ed optiamo per la carburazione, ovvero che il freddo geli la benzina.
Mi consiglia di chiudere parte del radiatore con del nastro telato così da far scaldare maggiormente il motore.
Provvederò alla manutenzione il mattino seguente dopo la colazione.
Arriva il taxi e ci lascia all'incrocio di Solla da dove parte la stradina che porta all'ingresso del 54° Elefantentreffen, il 22° che si svolge nella Bayerischer Wald.
All'ingresso della stradina che porta a Loh, un agglomerato di sole tre case dov'è situata la mitica "fossa", vi è una sbarra: si può passare solo a piedi… O in moto ovviamente!
C'è un gran traffico di moto, sidecar e gente a piedi, l'atmosfera è quella di un esodo di altri tempi, ma in realtà si tratta della lunga carovana di "elefanti" che si dirigono verso l'ingresso!
L'accampamento ha dell'incredibile, migliaia di persone con la tenda in una fossa completamente innevata.
I fuochi accesi, le balle di paglia usate per sedersi e soprattutto per isolare la tenda dal terreno innevato, gente che va e viene per le stradine interne al raduno stesso, chi si fionda con la moto giù per la discesa facendone metà in terra, ma come niente fosse si rialza e riparte in moto tra le tende... Incredibile!
Ci iscriviamo al raduno, io sono il n.2424, ci consegnano la brochure con l'adesivo, la medaglietta "2010" e ci mettono il braccialetto stile villaggio turistico.
Compriamo anche la spilla per appendere la medaglietta ed una patch quindi cerchiamo i nostri amici.
Li troviamo al ristoro poco fuori dell'entrata a bere qualcosa di caldo, le tende sono già state sistemate ed il fuoco già avviato.
Facciamo quattro chiacchiere e una birra con loro e con altri motociclisti italiani, uno che riconosce la nostra parlata marchigiana ci dice che mercoledì è stata una giornata stupenda, ma il cielo stellato ha fatto scendere la temperatura a -20°!
Oggi invece nevica e questo porta un po' di disagio, ma la temperatura di zero gradi è decisamente accettabile per il periodo.
Mi fermo con altri ragazzi uno dei quali ha un TDM 900 ed ha avuto un problema simile al mio…mi dice che sono i cavi delle bobine e che quindi devo aprire la moto e nastrare bene i cavi che portano la corrente alle candele.
Nel frattempo ho perso i miei amici, quindi decido di cercarli ed entro nel "recinto", si è un recinto e lo chiamano proprio così!
Ciò che si vede è difficilmente descrivibile, ma tutto questo formicolare di persone, mezzi, fuochi accesi, tende, balle di paglia e legna hanno un fascino particolare.
Continua a nevicare ormai da più di un'ora, tende, moto e sidecar hanno già 10 cm di neve che li ricopre; inizio a scendere la stradina completamente innevata e come inizia a farsi ripida mi slitta uno stivale e scivolo a terra.
Non mi faccio nulla per fortuna, ma penso a come si possa cendere con le moto e non farsi male o non travolgere qualcuno.
Ogni tanto mi scanso per evitare che qualche pazzo mi travolga, a destra e sinistra ci sono gli "elefanti" delle più svariate nazionalità riuniti attorno ai fuochi che risplendono sempre più man a mano che il buio prende il sopravvento sulla luce.
Tanti tedeschi, ma anche tanti italiani e tra i presenti scorgo una targa ricordo dell'Irlanda!
Fotografo la valle, ma l'immagine migliore che rimane ancora impressa nei miei occhi è quella moltitudine di tende, di fuochi e di fumo che si levano verso il cielo, lo strepitio della legna il vociferare delle persone in tante lingue diverse.
Una vallata che prende vita grazie ad un popolo di "unni moderni" che vi si sono stabiliti assieme ai loro cavalli d'acciaio.
Dall'altra parte sopraggiunge un GS con due persone, si fermano per chiederci quanto manca al raduno e… Neanche il tempo di rispondere che scivolano sulla destra nella neve ed il GS è a terra.
Carico com'era riusciamo a fatica in quattro a sollevarlo, quindi ci salutiamo e mentre loro proseguono per Solla, noi proseguiamo per Zenting.
Giunti alla pensione parcheggiamo le moto davanti all'entrata e ci sistemiamo in camera.
I km percorsi oggi sono 170.
Ci alleggeriamo un po', copriamo le moto e decidiamo di chiamare un taxi per farci portare a Solla che si trova praticamente nella collina sopra Zenting.
Rischiare la salita in moto non era proprio il caso.
Nel frattempo chiamo Valentino, il meccanico che solitamente si prende cura del mio TDM per la straordinaria manutenzione (l'ordinaria ormai la faccio da me).
Esponendogli il problema, esclude da subito candele e regolatore di tensione ed optiamo per la carburazione, ovvero che il freddo geli la benzina.
Mi consiglia di chiudere parte del radiatore con del nastro telato così da far scaldare maggiormente il motore.
Provvederò alla manutenzione il mattino seguente dopo la colazione.
Arriva il taxi e ci lascia all'incrocio di Solla da dove parte la stradina che porta all'ingresso del 54° Elefantentreffen, il 22° che si svolge nella Bayerischer Wald.
All'ingresso della stradina che porta a Loh, un agglomerato di sole tre case dov'è situata la mitica "fossa", vi è una sbarra: si può passare solo a piedi… O in moto ovviamente!
C'è un gran traffico di moto, sidecar e gente a piedi, l'atmosfera è quella di un esodo di altri tempi, ma in realtà si tratta della lunga carovana di "elefanti" che si dirigono verso l'ingresso!
L'accampamento ha dell'incredibile, migliaia di persone con la tenda in una fossa completamente innevata.
I fuochi accesi, le balle di paglia usate per sedersi e soprattutto per isolare la tenda dal terreno innevato, gente che va e viene per le stradine interne al raduno stesso, chi si fionda con la moto giù per la discesa facendone metà in terra, ma come niente fosse si rialza e riparte in moto tra le tende... Incredibile!
Ci iscriviamo al raduno, io sono il n.2424, ci consegnano la brochure con l'adesivo, la medaglietta "2010" e ci mettono il braccialetto stile villaggio turistico.
Compriamo anche la spilla per appendere la medaglietta ed una patch quindi cerchiamo i nostri amici.
Li troviamo al ristoro poco fuori dell'entrata a bere qualcosa di caldo, le tende sono già state sistemate ed il fuoco già avviato.
Facciamo quattro chiacchiere e una birra con loro e con altri motociclisti italiani, uno che riconosce la nostra parlata marchigiana ci dice che mercoledì è stata una giornata stupenda, ma il cielo stellato ha fatto scendere la temperatura a -20°!
Oggi invece nevica e questo porta un po' di disagio, ma la temperatura di zero gradi è decisamente accettabile per il periodo.
Mi fermo con altri ragazzi uno dei quali ha un TDM 900 ed ha avuto un problema simile al mio…mi dice che sono i cavi delle bobine e che quindi devo aprire la moto e nastrare bene i cavi che portano la corrente alle candele.
Nel frattempo ho perso i miei amici, quindi decido di cercarli ed entro nel "recinto", si è un recinto e lo chiamano proprio così!
Ciò che si vede è difficilmente descrivibile, ma tutto questo formicolare di persone, mezzi, fuochi accesi, tende, balle di paglia e legna hanno un fascino particolare.
Continua a nevicare ormai da più di un'ora, tende, moto e sidecar hanno già 10 cm di neve che li ricopre; inizio a scendere la stradina completamente innevata e come inizia a farsi ripida mi slitta uno stivale e scivolo a terra.
Non mi faccio nulla per fortuna, ma penso a come si possa cendere con le moto e non farsi male o non travolgere qualcuno.
Ogni tanto mi scanso per evitare che qualche pazzo mi travolga, a destra e sinistra ci sono gli "elefanti" delle più svariate nazionalità riuniti attorno ai fuochi che risplendono sempre più man a mano che il buio prende il sopravvento sulla luce.
Tanti tedeschi, ma anche tanti italiani e tra i presenti scorgo una targa ricordo dell'Irlanda!
Fotografo la valle, ma l'immagine migliore che rimane ancora impressa nei miei occhi è quella moltitudine di tende, di fuochi e di fumo che si levano verso il cielo, lo strepitio della legna il vociferare delle persone in tante lingue diverse.
Una vallata che prende vita grazie ad un popolo di "unni moderni" che vi si sono stabiliti assieme ai loro cavalli d'acciaio.
La fossa, la neve e il freddo
Pochi passi ancora ed incontro i miei amici, si sono sistemati a circa metà discesa a destra e a sinistra della stradina.
Il fuoco è acceso sul lato sinistro, la legna a bruciare e tutti intorno a chiacchierare, bere e scaldarsi.
Facciamo un giro di grappa che Andrea di Rimini, chiama giustamente Paraflù, l'antigelo!
L'ambiente è ostile, tanta la neve che continua a cadere abbondante e la temperatura scesa a -2°. Avrei voluto essere anche io qui con loro, in tenda, perché penso che il vero, duro "Elefantentreffen" sia passare la notte qui.
Sono ancora raffreddato e lo sarò anche al rientro, ma mi sento meglio e rimpiango un po' l'aver lasciato a casa la borsa Givi già pronta e la tenda.
Impulso e razionalità dinanzi a queste cose si scontrano tra loro: da una parte la voglia di essere dentro il recinto, dall'altra la ragione che ti dice meglio non rischiare il congelamento e dormire al coperto vivendo comunque il motoraduno durante il giorno.
Del resto la vera impresa è arrivarci e fare in moto quei 900 km a temperature improponibili che separano Pesaro da Solla!
Sono passate le 6 di sera, è ormai buio inoltrato ed io e Mirko decidiamo sia ora di rientrare.
Salutiamo gli altri dandoci appuntamento al mattino seguente e ci incamminiamo lungo la stradina che porta a Solla.
Nonostante il buio la gente continua ad arrivare ci guardiamo tra noi e concordiamo sul fatto che sia una pazzia arrivare a quest'ora con ancora la tenda da sistemare, (ed un posto vicino all'entrata è ormai impossibile da trovare), portare poi la paglia, la legna, accendere il fuoco e tutto il resto.
Sinceramente credo che la cosa migliore sia arrivare quando ancora fa giorno.
All' hotel troviamo Gianluca e Alessandro, due amici di Mirko che sono partiti la mattina stessa da Prato.
A cena oltre a loro due, simpaticissimi, conosciamo anche Ruggero e Paolo al tavolo con noi, due fenomeni unici che sono arrivati all'Elefantentreffen col Ciao! Si, avete capito bene, col Ciao Piaggio! Sono partiti martedì e sono arrivati venerdì, il sabato ripartiranno e probabilmente il martedì successivo rientreranno a Verbania loro città di partenza.
Al mattino seguente faccio un'abbondante colazione ed esco a fare la manutenzione al TDM come consigliato dal meccanico.
Smonto le placche laterali e chiudo una buona fetta di radiatore col nastro americano.
Nel frattempo ci chiamano i nostri amici, sono già partiti, l'appuntamento è al primo autogrill sull'autostrada a Passau Nord.
Sistemata la moto e i bagagli siamo pronti a partire. La strada, al contrario, è la stessa che abbiamo fatto per arrivare.
La moto ricomincia a strappare come il giorno prima, ma comunque va avanti. Inizio a pensare che non sia il freddo…
Raggiungiamo l'autogrill anche grazie ad un gentilissimo signore tedesco che in auto ci accompagna fino all'ingresso dell'autostrada.
Ritroviamo così i nostri compagni di viaggio che nel frattempo si sono sistemati un po' l'abbigliamento, facciamo il pieno di benzina e ripartiamo in direzione Monaco.
Andrea di Varese, lasciato il raduno, ha deciso di rientrare da solo.
Il motore del TDM inizia pian piano ad andare sempre meglio finché smette completamente di strappare e torna a funzionare a pieno ritmo.
Usciamo dall'autostrada e percorriamo una scorrevole strada statale in cui riusciamo a tenere una buona media, siamo immersi in uno splendido paesaggio innevato e guardarsi intorno è un vero spettacolo.
Ricomincia a nevicare e fa decisamente freddo: al primo paese ci fermiamo per bere qualcosa di caldo e rinforzare l'abbigliamento.
Quando arriviamo a prendere l'autostrada c'è una fila interminabile di auto e camion in coda: consapevoli che il gruppo di nove moto si sarebbe forzatamente diradato nel traffico caotico, ci diamo appuntamento al primo autogrill direzione Innsbruck...almeno così avrebbe dovuto essere!
In effetti mi fermo al primo autogrill, ma non trovo nessuno.
Dato che ci sono faccio benzina, dietro di me arriva Eric che dopo una breve sosta riparte alla ricerca del gruppo.
Parto anche io, dopo aver percorso svariati km entro all'autogrill successivo, ma anche lì non c'è nessuno.
Riparto sparato fino al successivo e lì trovo riuniti tutti i componenti del gruppo che avevano appena terminato di fare benzina.
Da lì ripartiamo verso l'Italia con l'intento di fermarci a Bolzano.
Valichiamo il Brennero verso le 17, il termometro segna -3°, la temperatura più bassa registrata finora in moto.
Usciamo come convenuto a Bolzano sud e cerchiamo una pensione dove passare la notte.
La zona pare deserta e solo dopo aver girato su e giù almeno un quarto d'ora riusciamo a trovare una pensione per ospitarci.
I km percorsi oggi sono 460.
Le camere sono da tre, letto matrimoniale più divano letto: io sono in camera con Eric e Panz.
Le previsioni per il rientro non promettono niente di buono, ma ormai ci siamo, siamo stati all'Elefantentreffen in Germania, non possono certo spaventarci le strade "amiche" di casa nostra.
Il fuoco è acceso sul lato sinistro, la legna a bruciare e tutti intorno a chiacchierare, bere e scaldarsi.
Facciamo un giro di grappa che Andrea di Rimini, chiama giustamente Paraflù, l'antigelo!
L'ambiente è ostile, tanta la neve che continua a cadere abbondante e la temperatura scesa a -2°. Avrei voluto essere anche io qui con loro, in tenda, perché penso che il vero, duro "Elefantentreffen" sia passare la notte qui.
Sono ancora raffreddato e lo sarò anche al rientro, ma mi sento meglio e rimpiango un po' l'aver lasciato a casa la borsa Givi già pronta e la tenda.
Impulso e razionalità dinanzi a queste cose si scontrano tra loro: da una parte la voglia di essere dentro il recinto, dall'altra la ragione che ti dice meglio non rischiare il congelamento e dormire al coperto vivendo comunque il motoraduno durante il giorno.
Del resto la vera impresa è arrivarci e fare in moto quei 900 km a temperature improponibili che separano Pesaro da Solla!
Sono passate le 6 di sera, è ormai buio inoltrato ed io e Mirko decidiamo sia ora di rientrare.
Salutiamo gli altri dandoci appuntamento al mattino seguente e ci incamminiamo lungo la stradina che porta a Solla.
Nonostante il buio la gente continua ad arrivare ci guardiamo tra noi e concordiamo sul fatto che sia una pazzia arrivare a quest'ora con ancora la tenda da sistemare, (ed un posto vicino all'entrata è ormai impossibile da trovare), portare poi la paglia, la legna, accendere il fuoco e tutto il resto.
Sinceramente credo che la cosa migliore sia arrivare quando ancora fa giorno.
All' hotel troviamo Gianluca e Alessandro, due amici di Mirko che sono partiti la mattina stessa da Prato.
A cena oltre a loro due, simpaticissimi, conosciamo anche Ruggero e Paolo al tavolo con noi, due fenomeni unici che sono arrivati all'Elefantentreffen col Ciao! Si, avete capito bene, col Ciao Piaggio! Sono partiti martedì e sono arrivati venerdì, il sabato ripartiranno e probabilmente il martedì successivo rientreranno a Verbania loro città di partenza.
Al mattino seguente faccio un'abbondante colazione ed esco a fare la manutenzione al TDM come consigliato dal meccanico.
Smonto le placche laterali e chiudo una buona fetta di radiatore col nastro americano.
Nel frattempo ci chiamano i nostri amici, sono già partiti, l'appuntamento è al primo autogrill sull'autostrada a Passau Nord.
Sistemata la moto e i bagagli siamo pronti a partire. La strada, al contrario, è la stessa che abbiamo fatto per arrivare.
La moto ricomincia a strappare come il giorno prima, ma comunque va avanti. Inizio a pensare che non sia il freddo…
Raggiungiamo l'autogrill anche grazie ad un gentilissimo signore tedesco che in auto ci accompagna fino all'ingresso dell'autostrada.
Ritroviamo così i nostri compagni di viaggio che nel frattempo si sono sistemati un po' l'abbigliamento, facciamo il pieno di benzina e ripartiamo in direzione Monaco.
Andrea di Varese, lasciato il raduno, ha deciso di rientrare da solo.
Il motore del TDM inizia pian piano ad andare sempre meglio finché smette completamente di strappare e torna a funzionare a pieno ritmo.
Usciamo dall'autostrada e percorriamo una scorrevole strada statale in cui riusciamo a tenere una buona media, siamo immersi in uno splendido paesaggio innevato e guardarsi intorno è un vero spettacolo.
Ricomincia a nevicare e fa decisamente freddo: al primo paese ci fermiamo per bere qualcosa di caldo e rinforzare l'abbigliamento.
Quando arriviamo a prendere l'autostrada c'è una fila interminabile di auto e camion in coda: consapevoli che il gruppo di nove moto si sarebbe forzatamente diradato nel traffico caotico, ci diamo appuntamento al primo autogrill direzione Innsbruck...almeno così avrebbe dovuto essere!
In effetti mi fermo al primo autogrill, ma non trovo nessuno.
Dato che ci sono faccio benzina, dietro di me arriva Eric che dopo una breve sosta riparte alla ricerca del gruppo.
Parto anche io, dopo aver percorso svariati km entro all'autogrill successivo, ma anche lì non c'è nessuno.
Riparto sparato fino al successivo e lì trovo riuniti tutti i componenti del gruppo che avevano appena terminato di fare benzina.
Da lì ripartiamo verso l'Italia con l'intento di fermarci a Bolzano.
Valichiamo il Brennero verso le 17, il termometro segna -3°, la temperatura più bassa registrata finora in moto.
Usciamo come convenuto a Bolzano sud e cerchiamo una pensione dove passare la notte.
La zona pare deserta e solo dopo aver girato su e giù almeno un quarto d'ora riusciamo a trovare una pensione per ospitarci.
I km percorsi oggi sono 460.
Le camere sono da tre, letto matrimoniale più divano letto: io sono in camera con Eric e Panz.
Le previsioni per il rientro non promettono niente di buono, ma ormai ci siamo, siamo stati all'Elefantentreffen in Germania, non possono certo spaventarci le strade "amiche" di casa nostra.
Un rientro ricco di guai
Alle 9:00 di domenica 31 gennaio partiamo per il rientro a Pesaro.
Breve sosta a fare il pieno e poi sparati in autostrada: al primo autogrill incontriamo Marco che con la Vespa si era fermato a dormire a Bressanone poco più a nord di noi.
Un veloce caffè e di nuovo in moto verso casa.
Viaggiamo sui 130/140 km/h, la moto va bene e tutto avrei pensato fuorché il mio vero "difficile" Elefantentreffen dovesse ancora arrivare.
Dopo Mantova ci rifermiamo a fare benzina ed io ne approfitto per aggiungere il mezzo litro d'olio che mi ero portato dietro consapevole dei consumi del TDM; gli altri ripartono con appuntamento a Cesena.
Riparto anche io tenendo una media piuttosto alta con l'intento di raggiungerli prima della sosta.
Macino km e km con i campi innevati attorno a me...ma sono in Italia o ancora in Germania??
Sto per arrivare a Bologna, nevica e l'autostrada comincia ad imbiancarsi quando la moto improvvisamente ricomincia a strappare.
Mi fermo al primo autogrill e chiudo ancora un po' il radiatore col nastro americano, ancora inconsapevole che la mia odissea per il rientro stava solo iniziando…
Riparto confidando in un miglioramento strada facendo, ma il miglioramento non arriva, anzi mano a mano che la nevicata aumenta d'intensità e la strada è sempre più innevata la moto peggiora fino ad andare ad un solo cilindro.
Mi rifermo in un autogrill prima di Imola, già piuttosto in tensione per aver guidato diversi km nella neve cercando di rimanere nelle scie dei camion o delle corriere che grazie alla loro stazza riescono a pulire abbastanza l'asfalto.
Prendo un cappuccino e riposo qualche minuto chiedendo informazioni sulle condizioni meteo.
Mi dicono che nevica fino a Forlì, ma poi è pulito; insomma c'è da soffrire per una trentina di km, ma poi dovrei proseguire tranquillo.
La perturbazione sta scendendo verso sud così decido ripartire per cercare di raggiungerla e superarla.
La moto purtroppo continua ad andare ad un cilindro, ormai sono convinto che non sia questione di carburazione o comunque non lo è più se prima era quella, ma un problema elettrico.
Tocco le pipette delle candele per vedere se mi danno la scossa, ma niente.
Tocco il telaio della moto e qui sento la corrente; ora è chiaro, da qualche parte sotto al serbatoio il cavo che porta corrente alla candela del cilindro di destra, almeno è questo quello che mi sembra fermo poiché è più freddo, deve essere rovinato ed a contatto con l'acqua va a massa.
Cosa fare? Mi fermo e smonto tutto cercando il guasto o riparto?
Decido di ripartire, aspetto che passino i mezzi sgombra neve che avevo superato una mezz'ora prima e risalgo in sella.
Continuo a viaggiare ad un cilindro...il rumore che fa partendo è orribile, uno stridio di sofferenza, ma poi prendendo i giri migliora e riesco a viaggiare a circa 50/60 km/h, di più sarebbe anche rischioso per il fondo stradale.
Passo l'uscita di Imola il traffico si fa intenso e rallenta notevolmente; ogni tanto la moto mi torna ad andare a due cilindri e devo fare molta attenzione all'improvvisa trazione.
Incontro un altro motociclista, fermo, perché da come mi ha detto è scivolato poco prima ed ha preso una bella paura; credo uscirà dall'autostrada prima possibile.
Io riparto per la mia personale odissea in una A14 ormai quasi totalmente bianca.
Supero Faenza, Forlì e Cesena, ma il fronte della perturbazione si perde ormai oltre l'orizzonte visibile.
Ogni tanto quando devo rallentare improvvisamente per via del traffico che talvolta prosegue a singhiozzo sento il posteriore slittare sulla neve e prendo una bella strizza pensando ad una caduta in autostrada anche se a bassa velocità.
Con estrema fatica e piedi quasi sempre fuori dalle pedane arrivo a Rimini sud: qui il traffico si fa molto intenso e l'autostrada a due corsie non facilita certo lo scorrimento.
Continua a nevicare copiosamente, l'autostrada è sempre più innevata ed ormai sono pienamente consapevole che la neve mi accompagnerà fino a casa.
Negli occhi ho l'asfalto (o quel poco che si intravvede), nella mente un solo obiettivo: arrivare a Pesaro!
La moto va ancora ad un cilindro, ma ogni tanto riparte anche l'altro segno che il calore del motore sta asciugando l'acqua e l'umidità che deve aver portato a massa il cavo guasto.
Per qualche km si riesce ad andare abbastanza bene, poi inizia la coda, dapprima tutti fermi poi si va a passo d'uomo.
Raggiungo due motociclisti di Ancona, entrambi su Bmw, uno col GS l'altro con un R e poi un altro motociclista con una Honda CB che deve arrivare a Fano.
Davanti a noi lo spazzaneve, un unico mezzo, bloccato nella coda.
L'autista scende e ci dice incavolato nero che invece di chiamarli subito li hanno chiamati quando la neve era ormai troppa per essere efficacemente rimossa.
Le macchine si scansano cercando di farlo passare per poi andargli dietro, per noi in moto è quasi peggio in quanto ormai la troppa neve schiacciata dalle pesanti ruote del camion lascia un sottile, ma perfido strato di ghiaccio sull'asfalto.
Decido quindi di camminare al di fuori delle tracce delle ruote e piano piano arrivo fino alla salita del Boncio.
Bloccate nella coda, alcune auto non riescono a fare la salita ed ormai sono ferme da diversi minuti.
La neve ora inizia a cadere a grandi fiocchi ma in tutto questo il motore finalmente si surriscalda e la moto ritorna ad andare a due cilindri!
Ora che ho di nuovo tutto il suo motore ed una trazione regolare riesco con un ultimo sforzo ad arrivare fin quasi a Pesaro con 20 cm di neve sulla strada.
Ma non sapevo che a pochi metri dall'arrivo ad attendermi ci sarebbe stata la prova più dura...
Breve sosta a fare il pieno e poi sparati in autostrada: al primo autogrill incontriamo Marco che con la Vespa si era fermato a dormire a Bressanone poco più a nord di noi.
Un veloce caffè e di nuovo in moto verso casa.
Viaggiamo sui 130/140 km/h, la moto va bene e tutto avrei pensato fuorché il mio vero "difficile" Elefantentreffen dovesse ancora arrivare.
Dopo Mantova ci rifermiamo a fare benzina ed io ne approfitto per aggiungere il mezzo litro d'olio che mi ero portato dietro consapevole dei consumi del TDM; gli altri ripartono con appuntamento a Cesena.
Riparto anche io tenendo una media piuttosto alta con l'intento di raggiungerli prima della sosta.
Macino km e km con i campi innevati attorno a me...ma sono in Italia o ancora in Germania??
Sto per arrivare a Bologna, nevica e l'autostrada comincia ad imbiancarsi quando la moto improvvisamente ricomincia a strappare.
Mi fermo al primo autogrill e chiudo ancora un po' il radiatore col nastro americano, ancora inconsapevole che la mia odissea per il rientro stava solo iniziando…
Riparto confidando in un miglioramento strada facendo, ma il miglioramento non arriva, anzi mano a mano che la nevicata aumenta d'intensità e la strada è sempre più innevata la moto peggiora fino ad andare ad un solo cilindro.
Mi rifermo in un autogrill prima di Imola, già piuttosto in tensione per aver guidato diversi km nella neve cercando di rimanere nelle scie dei camion o delle corriere che grazie alla loro stazza riescono a pulire abbastanza l'asfalto.
Prendo un cappuccino e riposo qualche minuto chiedendo informazioni sulle condizioni meteo.
Mi dicono che nevica fino a Forlì, ma poi è pulito; insomma c'è da soffrire per una trentina di km, ma poi dovrei proseguire tranquillo.
La perturbazione sta scendendo verso sud così decido ripartire per cercare di raggiungerla e superarla.
La moto purtroppo continua ad andare ad un cilindro, ormai sono convinto che non sia questione di carburazione o comunque non lo è più se prima era quella, ma un problema elettrico.
Tocco le pipette delle candele per vedere se mi danno la scossa, ma niente.
Tocco il telaio della moto e qui sento la corrente; ora è chiaro, da qualche parte sotto al serbatoio il cavo che porta corrente alla candela del cilindro di destra, almeno è questo quello che mi sembra fermo poiché è più freddo, deve essere rovinato ed a contatto con l'acqua va a massa.
Cosa fare? Mi fermo e smonto tutto cercando il guasto o riparto?
Decido di ripartire, aspetto che passino i mezzi sgombra neve che avevo superato una mezz'ora prima e risalgo in sella.
Continuo a viaggiare ad un cilindro...il rumore che fa partendo è orribile, uno stridio di sofferenza, ma poi prendendo i giri migliora e riesco a viaggiare a circa 50/60 km/h, di più sarebbe anche rischioso per il fondo stradale.
Passo l'uscita di Imola il traffico si fa intenso e rallenta notevolmente; ogni tanto la moto mi torna ad andare a due cilindri e devo fare molta attenzione all'improvvisa trazione.
Incontro un altro motociclista, fermo, perché da come mi ha detto è scivolato poco prima ed ha preso una bella paura; credo uscirà dall'autostrada prima possibile.
Io riparto per la mia personale odissea in una A14 ormai quasi totalmente bianca.
Supero Faenza, Forlì e Cesena, ma il fronte della perturbazione si perde ormai oltre l'orizzonte visibile.
Ogni tanto quando devo rallentare improvvisamente per via del traffico che talvolta prosegue a singhiozzo sento il posteriore slittare sulla neve e prendo una bella strizza pensando ad una caduta in autostrada anche se a bassa velocità.
Con estrema fatica e piedi quasi sempre fuori dalle pedane arrivo a Rimini sud: qui il traffico si fa molto intenso e l'autostrada a due corsie non facilita certo lo scorrimento.
Continua a nevicare copiosamente, l'autostrada è sempre più innevata ed ormai sono pienamente consapevole che la neve mi accompagnerà fino a casa.
Negli occhi ho l'asfalto (o quel poco che si intravvede), nella mente un solo obiettivo: arrivare a Pesaro!
La moto va ancora ad un cilindro, ma ogni tanto riparte anche l'altro segno che il calore del motore sta asciugando l'acqua e l'umidità che deve aver portato a massa il cavo guasto.
Per qualche km si riesce ad andare abbastanza bene, poi inizia la coda, dapprima tutti fermi poi si va a passo d'uomo.
Raggiungo due motociclisti di Ancona, entrambi su Bmw, uno col GS l'altro con un R e poi un altro motociclista con una Honda CB che deve arrivare a Fano.
Davanti a noi lo spazzaneve, un unico mezzo, bloccato nella coda.
L'autista scende e ci dice incavolato nero che invece di chiamarli subito li hanno chiamati quando la neve era ormai troppa per essere efficacemente rimossa.
Le macchine si scansano cercando di farlo passare per poi andargli dietro, per noi in moto è quasi peggio in quanto ormai la troppa neve schiacciata dalle pesanti ruote del camion lascia un sottile, ma perfido strato di ghiaccio sull'asfalto.
Decido quindi di camminare al di fuori delle tracce delle ruote e piano piano arrivo fino alla salita del Boncio.
Bloccate nella coda, alcune auto non riescono a fare la salita ed ormai sono ferme da diversi minuti.
La neve ora inizia a cadere a grandi fiocchi ma in tutto questo il motore finalmente si surriscalda e la moto ritorna ad andare a due cilindri!
Ora che ho di nuovo tutto il suo motore ed una trazione regolare riesco con un ultimo sforzo ad arrivare fin quasi a Pesaro con 20 cm di neve sulla strada.
Ma non sapevo che a pochi metri dall'arrivo ad attendermi ci sarebbe stata la prova più dura...
L'inferno degli ultimi chilometri
Ancora oggi, a distanza di giorni, non so come possa esserci riuscito con un TDM con gomme stradali e senza catene o altro che potesse aiutarmi nella trazione… Ma gli ultimi chilometri sono stati un vero inferno.
Affronto una salita in cui anche le auto fanno fatica (almeno una decina quelle bloccate), il buio ormai è sopraggiunto e l'atmosfera divenuta surreale: io solo in autostrada, i fari del Tdm e le quattro frecce accese ad illuminare una strada ormai coperta di neve e nessuna auto che sopraggiunge alle mie spalle.
Rifiato un attimo in galleria e poi attacco la discesa molto cauto e di nuovo l'ultima salita che porta alla seconda ed ultima galleria prima dell'uscita per Pesaro.
Cammino tutto sulla destra nella neve fresca alta una ventina di cm, ma proprio all'inizio dell'ultima salita la moto mi scivola in terra mentre forzatamente devo rientrare nei canali scavati dalle auto. Il motore si spegne, le luci e le quattro frecce accese segnalano la presenza della moto alle auto che iniziano piano a piano ad arrivare e proseguire il loro viaggio.
Lascio accese le quattro frecce e faccio un primo tentativo di rialzarla ma non ci riesco, il peso è enorme e le condizioni troppo sfavorevoli: mi blocco a metà e devo riappoggiarla.
Temo di non farcela, sono molto stanco, mi giro verso la strada cercando timidamente un aiuto in qualche automobilista di passaggio, ma nessuno si ferma.
Allo stremo delle forze decido di togliere il bauletto e fare un altro tentativo, consapevole che sarebbe stato l'ultimo, non avrei avuto la forza di ritentare ancora.
Mi riposo un attimo, bevo un sorso d'acqua e riprendo fiato, quindi prendo ben saldo il manubrio in mano ed inizio a tirarla su.
Ho un attimo di incertezza a metà, quando il peso inizia a farsi eccessivo, per fortuna la ruota anteriore non scivola, così metto un ginocchio sotto per aiutarmi a tenerla, rifiato una seconda volta e con tutte le forze rimaste riesco finalmente a sollevarla fino a rimetterla in piedi.
Abbasso il cavalletto e ansimando dalla fatica mi appoggio al guard-rail per riposarmi.
Manca un solo chilometro, un'ultima salita e poi un'ultima discesa fino al casello, ma sono distrutto e allo stesso tempo consapevole che non potevo più permettermi di farla cadere.
Prego "Santa frizione" che non mi abbandoni e riparto… Con un po' di fortuna e tanta determinazione arrivo al casello!
Sono gli ultimi metri, mi impongo di non farmi prendere dall'entusiasmo di aprire il gas o affrettarmi e continuo a passo d'uomo piedi a terra fino al casello.
All'arrivo il casellante mi dice: "Anche tu vieni dalla Germania? ...Oggi alle 15 sono passati degli altri ragazzi", "Lo so" gli rispondo, "Erano i miei amici, erano con dei GS?" lui conferma, ma io già lo sapevo avevo visto i messaggi nell'ultima sosta che avevo fatto.
Pago e gli dico che avrei lasciato la moto lì; le statali sono innevate quanto e più dell'autostrada, e l'ingresso al casello è addirittura bloccato dalla polizia.
Il casellante molto gentilmente esce, lasciando il posto ad un suo collega e mi aiuta a sistemare la moto sotto la tettoia del Punto Blu.
Spengo il motore del TDM, finalmente dopo sette ore sotto la neve ce l'ho fatta.
Telefono a Davide, mio carissimo amico ed ottimo guidatore, gli chiedo di venirmi a prendere al casello mentre io gli sarei andato incontro.
Le ultime immagini che ho del mio viaggio sono la mia moto parcheggiata al casello di Pesaro coperto da 20 cm e più di neve ed io, zaino e casco in spalla che mi incammino nella strada imbiancata verso casa.
Ora sono passati alcuni giorni, la temperatura è risalita, il ghiaccio si è sciolto ed ho recuperato la moto che pur essendo stata per tre giorni a temperature polari è partita al primo colpo.
Entro in garage e prima di spegnerla guardo il conta km, il parziale segna 445 km, totali 1.815 km.
Sono tornato dal mio primo Elefantentreffen con un nuovo gruppo di amici che condividono la passione per questo splendido mezzo e con la gioia di aver vissuto una vera e propria avventura assieme a loro ed allo stesso tempo di averne vissuta una tutta mia per rientrare a casa.
E' stata dura, durissima, ma ce l'ho fatta.
Ora sono consapevole che quando si vuol veramente raggiungere un obiettivo e ce la si mette tutta per farcela anche le leggi della fisica possono essere messe in discussione!
Affronto una salita in cui anche le auto fanno fatica (almeno una decina quelle bloccate), il buio ormai è sopraggiunto e l'atmosfera divenuta surreale: io solo in autostrada, i fari del Tdm e le quattro frecce accese ad illuminare una strada ormai coperta di neve e nessuna auto che sopraggiunge alle mie spalle.
Rifiato un attimo in galleria e poi attacco la discesa molto cauto e di nuovo l'ultima salita che porta alla seconda ed ultima galleria prima dell'uscita per Pesaro.
Cammino tutto sulla destra nella neve fresca alta una ventina di cm, ma proprio all'inizio dell'ultima salita la moto mi scivola in terra mentre forzatamente devo rientrare nei canali scavati dalle auto. Il motore si spegne, le luci e le quattro frecce accese segnalano la presenza della moto alle auto che iniziano piano a piano ad arrivare e proseguire il loro viaggio.
Lascio accese le quattro frecce e faccio un primo tentativo di rialzarla ma non ci riesco, il peso è enorme e le condizioni troppo sfavorevoli: mi blocco a metà e devo riappoggiarla.
Temo di non farcela, sono molto stanco, mi giro verso la strada cercando timidamente un aiuto in qualche automobilista di passaggio, ma nessuno si ferma.
Allo stremo delle forze decido di togliere il bauletto e fare un altro tentativo, consapevole che sarebbe stato l'ultimo, non avrei avuto la forza di ritentare ancora.
Mi riposo un attimo, bevo un sorso d'acqua e riprendo fiato, quindi prendo ben saldo il manubrio in mano ed inizio a tirarla su.
Ho un attimo di incertezza a metà, quando il peso inizia a farsi eccessivo, per fortuna la ruota anteriore non scivola, così metto un ginocchio sotto per aiutarmi a tenerla, rifiato una seconda volta e con tutte le forze rimaste riesco finalmente a sollevarla fino a rimetterla in piedi.
Abbasso il cavalletto e ansimando dalla fatica mi appoggio al guard-rail per riposarmi.
Manca un solo chilometro, un'ultima salita e poi un'ultima discesa fino al casello, ma sono distrutto e allo stesso tempo consapevole che non potevo più permettermi di farla cadere.
Prego "Santa frizione" che non mi abbandoni e riparto… Con un po' di fortuna e tanta determinazione arrivo al casello!
Sono gli ultimi metri, mi impongo di non farmi prendere dall'entusiasmo di aprire il gas o affrettarmi e continuo a passo d'uomo piedi a terra fino al casello.
All'arrivo il casellante mi dice: "Anche tu vieni dalla Germania? ...Oggi alle 15 sono passati degli altri ragazzi", "Lo so" gli rispondo, "Erano i miei amici, erano con dei GS?" lui conferma, ma io già lo sapevo avevo visto i messaggi nell'ultima sosta che avevo fatto.
Pago e gli dico che avrei lasciato la moto lì; le statali sono innevate quanto e più dell'autostrada, e l'ingresso al casello è addirittura bloccato dalla polizia.
Il casellante molto gentilmente esce, lasciando il posto ad un suo collega e mi aiuta a sistemare la moto sotto la tettoia del Punto Blu.
Spengo il motore del TDM, finalmente dopo sette ore sotto la neve ce l'ho fatta.
Telefono a Davide, mio carissimo amico ed ottimo guidatore, gli chiedo di venirmi a prendere al casello mentre io gli sarei andato incontro.
Le ultime immagini che ho del mio viaggio sono la mia moto parcheggiata al casello di Pesaro coperto da 20 cm e più di neve ed io, zaino e casco in spalla che mi incammino nella strada imbiancata verso casa.
Ora sono passati alcuni giorni, la temperatura è risalita, il ghiaccio si è sciolto ed ho recuperato la moto che pur essendo stata per tre giorni a temperature polari è partita al primo colpo.
Entro in garage e prima di spegnerla guardo il conta km, il parziale segna 445 km, totali 1.815 km.
Sono tornato dal mio primo Elefantentreffen con un nuovo gruppo di amici che condividono la passione per questo splendido mezzo e con la gioia di aver vissuto una vera e propria avventura assieme a loro ed allo stesso tempo di averne vissuta una tutta mia per rientrare a casa.
E' stata dura, durissima, ma ce l'ho fatta.
Ora sono consapevole che quando si vuol veramente raggiungere un obiettivo e ce la si mette tutta per farcela anche le leggi della fisica possono essere messe in discussione!
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