I viaggi dei lettori
Grossglockner
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Protagonisti di questa avventura austriaca quattro over 50 amici da 40 anni: due malati di moto fin da bambini e due signore costrette a seguirli ma felici di farlo in sella alle rispettive Suzuki Bandit 650 K6
Per passare il tempo nelle fredde serate d'inverno, abbiamo pensato di organizzare una vacanza in moto. Dopo aver quasi partorito un viaggio in Sicilia, con una virata improvvisa di 180 gradi ci siamo ritrovati ad organizzare una gita in montagna, e che montagna.
Grossglockner, un nome quasi impronunciabile ma un posto che le immagini visualizzate sui vari siti descrivevano come imperdibile.
Quindi via con le simulazioni di percorso e la ricerca di alberghi: a fine aprile, dopo aver passato giornate sul portatile, l'itinerario era definito e gli alberghi prenotati.
A giugno è scattata la preparazione delle moto, tutto rigorosamente eseguito da me e Guido, nel mio box: cambio olio e tutti i filtri, ingrassaggio catene, montaggio borse e controllo di tutte le parti soggette ad usura. Con l'arrivo di Luglio tutto era pronto.
Quindi via con le simulazioni di percorso e la ricerca di alberghi: a fine aprile, dopo aver passato giornate sul portatile, l'itinerario era definito e gli alberghi prenotati.
A giugno è scattata la preparazione delle moto, tutto rigorosamente eseguito da me e Guido, nel mio box: cambio olio e tutti i filtri, ingrassaggio catene, montaggio borse e controllo di tutte le parti soggette ad usura. Con l'arrivo di Luglio tutto era pronto.
La mattina di domenica 12 luglio alle 9,15 con l'accensione del motore nel mio box la spedizione prendeva ufficialmente il via, azzeramento conta-chilometri, giù la visiera, prima dentro e si comincia. Appuntamento con Guido e Milena in Piazzale Bligny alle 9,30.
Saluti, convenevoli, scongiuri e toccamenti, alle 9,40 la partenza ufficiale del tour.
Saluti, convenevoli, scongiuri e toccamenti, alle 9,40 la partenza ufficiale del tour.
Al casello di Genova Est, dritto e sicuro, imbocco la corsia Telepass… Peccato che l'apparecchio è rimasto attaccato al parabrezza della mia Peugeot. Morale: alla barriera di Milano mi viene richiesto un pedaggio di 56,70 euro! Naturalmente ho pagato solo la tratta Ge Est-Milano barriera pari ad 8,20 euro e l'arrangerò al Punto Blu quando ritorno.
Tutto liscio fino a Como, dove abbandoniamo l'autostrada proseguendo alla volta di Lecco.
A Longone al Segrino pausa pranzo piuttosto salato per via del prezzo, nel locale adiacente a quello che viene chiamato lido, il Lido di Genova al confronto pare la spiaggia di Copacabana.
Lecco, Colico e Tirano arrivano senza lasciare segni degni di nota.
A Tirano il navigatore ci porta dritti all'Hotel Corona, struttura datata e posizionata nella zona centrale della località, piuttosto rumorosa e trafficata, di giorno quanto di notte. Per la cena veniamo dirottati al più moderno e consigliabile Hotel Bernina, bello e allocato di fronte alle Ferrovie Retiche: pizzoccheri e zigoiner (spiedo in legno a forma di maxi ferro da maglia sul quale vengono avvolte due fette di manzo e pancetta cotte alla brace) e a nanna.
Tutto liscio fino a Como, dove abbandoniamo l'autostrada proseguendo alla volta di Lecco.
A Longone al Segrino pausa pranzo piuttosto salato per via del prezzo, nel locale adiacente a quello che viene chiamato lido, il Lido di Genova al confronto pare la spiaggia di Copacabana.
Lecco, Colico e Tirano arrivano senza lasciare segni degni di nota.
A Tirano il navigatore ci porta dritti all'Hotel Corona, struttura datata e posizionata nella zona centrale della località, piuttosto rumorosa e trafficata, di giorno quanto di notte. Per la cena veniamo dirottati al più moderno e consigliabile Hotel Bernina, bello e allocato di fronte alle Ferrovie Retiche: pizzoccheri e zigoiner (spiedo in legno a forma di maxi ferro da maglia sul quale vengono avvolte due fette di manzo e pancetta cotte alla brace) e a nanna.
Passo del Bernina, in treno e in moto
Lunedì 13 luglio. Colazione alle 8,30 e partenza con il Trenino Rosso del Bernina Express alla volta di St Moritz, 40 euro spesi bene per un viaggio di due ore e mezza in paesaggi da favola, fra laghi, boschi ghiacciai con un convoglio che pare d'altri tempi, pieno di giapponesi che come al solito fotografano tutto.
Un panino e una passeggiata a St Moritz e per il ritorno Guido riserva una intuizione azzeccata: scendiamo dal treno alla fermata Alp Grüm e proseguiamo a piedi fino alla stazione di Cavaglia, una passeggiata fra i boschi che ci permette anche di scoprire le "Marmitte dei Giganti" (quando si tratta di marmitte due motociclisti non se le perdono) che altro non sarebbero se non buche cilindriche scavate nella roccia dai ghiacciai formatisi nell'era glaciale.
Il treno delle 18 ci porta a Tirano giusto all'ora in cui i pizzoccheri sono pronti da servire. A nanna.
Martedì 14 luglio. Colazione alle 8,30 spaccate, preparazione dei bagagli, accensione dei motori e via. Salendo per la strada che conduce al passo Bernina ci rendiamo conto di quanto viaggi lento il treno, anche perché la strada è larga e veloce e i limiti di velocità in Svizzera sono stabiliti con buonsenso. Percorriamo quasi tutta l'Engadina verso il basso con sosta programmata per il pranzo a Guarda. Avevo letto che chi vuol vedere l'Engadina deve andare a Guarda e sicuramente vale la pena andarci: lì il tempo si è fermato ad un secolo fa. Da vedere le case e le fontane, la tromba del postino e i papaveri vicino al posteggio del ristorante dato che hanno le dimensioni dei girasoli.
Pranzo con panino acquistato presso l'unico negozio nella piazza della Chiesa e via.
Discesa fino al confine austriaco sorvegliato soltanto tramite una telecamera. Se già ci avevano colpito le strade svizzere per il loro buono stato di manutenzione, quelle austriache sono una favola, la salita fino a Nauders è uno spettacolo. Arrivare al confine italiano sul Passo Resia è un attimo.
L'arrivo all'Hotel Edelweiss ci riserva una sorpresa, le camere prenotate non sono disponibili: Petra asserisce che i carabinieri, che sono stati inviati alla frontiera per la sospensione di Schengen a causa del G8, hanno prolungato il soggiorno. Veniamo quindi accompagnati all'Hotel Etschquelle, presso il quale ci siamo trovati benissimo (struttura bella e centrale e goulash molto buono).
Degno di nota il fatto che sono riuscito, nei pressi del campanile che spunta dal lago Resia, a fornire istruzioni per l'acquisto del Triboseat (coprisella antiscivolo per il passeggero), ad un teutonico che si esprimeva solo in lingua tedesca, che per me è arabo.
Un panino e una passeggiata a St Moritz e per il ritorno Guido riserva una intuizione azzeccata: scendiamo dal treno alla fermata Alp Grüm e proseguiamo a piedi fino alla stazione di Cavaglia, una passeggiata fra i boschi che ci permette anche di scoprire le "Marmitte dei Giganti" (quando si tratta di marmitte due motociclisti non se le perdono) che altro non sarebbero se non buche cilindriche scavate nella roccia dai ghiacciai formatisi nell'era glaciale.
Il treno delle 18 ci porta a Tirano giusto all'ora in cui i pizzoccheri sono pronti da servire. A nanna.
Martedì 14 luglio. Colazione alle 8,30 spaccate, preparazione dei bagagli, accensione dei motori e via. Salendo per la strada che conduce al passo Bernina ci rendiamo conto di quanto viaggi lento il treno, anche perché la strada è larga e veloce e i limiti di velocità in Svizzera sono stabiliti con buonsenso. Percorriamo quasi tutta l'Engadina verso il basso con sosta programmata per il pranzo a Guarda. Avevo letto che chi vuol vedere l'Engadina deve andare a Guarda e sicuramente vale la pena andarci: lì il tempo si è fermato ad un secolo fa. Da vedere le case e le fontane, la tromba del postino e i papaveri vicino al posteggio del ristorante dato che hanno le dimensioni dei girasoli.
Pranzo con panino acquistato presso l'unico negozio nella piazza della Chiesa e via.
Discesa fino al confine austriaco sorvegliato soltanto tramite una telecamera. Se già ci avevano colpito le strade svizzere per il loro buono stato di manutenzione, quelle austriache sono una favola, la salita fino a Nauders è uno spettacolo. Arrivare al confine italiano sul Passo Resia è un attimo.
L'arrivo all'Hotel Edelweiss ci riserva una sorpresa, le camere prenotate non sono disponibili: Petra asserisce che i carabinieri, che sono stati inviati alla frontiera per la sospensione di Schengen a causa del G8, hanno prolungato il soggiorno. Veniamo quindi accompagnati all'Hotel Etschquelle, presso il quale ci siamo trovati benissimo (struttura bella e centrale e goulash molto buono).
Degno di nota il fatto che sono riuscito, nei pressi del campanile che spunta dal lago Resia, a fornire istruzioni per l'acquisto del Triboseat (coprisella antiscivolo per il passeggero), ad un teutonico che si esprimeva solo in lingua tedesca, che per me è arabo.
Acqua e paesaggi da favola
Mercoledì 15 Luglio colazione, come al solito abbondante, alle 8,30, poi su le borse e di nuovo in moto. Al termine del lago di Resia, cioè a San Valentino alla Muta, cadono alcune gocce di pioggia, ma proseguiamo con l'asfalto asciutto fino a Glorenza, città simil-medievale grande come il condomino dove abito, racchiusa in una cinta di mura e piacevole da vedere.
Dopo pochi chilometri in direzione di Merano inizia a piovere per davvero. Sosta per cambio abbigliamento e via sotto un nubifragio che ci accompagna fino alle porte di Merano: lì alla sosta per il rifornimento di carburante sento vibrare il telefono cellulare, infilo la mano in tasca e scopro che è zeppa d'acqua. Il telefono vibra ma non suona e il display è nero, continuerà a vibrare fino al tardo pomeriggio quando sopraggiungerà la sua prematura ed ingloriosa fine.
L'attrezzatura antiacqua ha svolto egregiamente la sua funzione, acqua solo nei guanti per sgocciolio dalle maniche della giacca e infiltrazione nello stivale sinistro (Dainese).
Cazziatone da parte di mia moglie per la faccenda telefono, cambio guanti, prima seconda terza e via alla volta della Val Passiria. Sole e panorama tipicamente alpino su un tracciato frequentatissimo dai motociclisti, fra i quali spicca un vichingo che pare crocifisso a cavallo di una Harley senza targa.
In un tratto disabitato fra boschi di abeti e larici, in mezzo ad un tornante trasformato in un parcheggio per moto, è strategicamente posizionato un chiosco: sosta per il pranzo a base di panino con lo speck (unico salume disponibile) e pommes, con un terzetto di rapaci non identificati (falchi?) che volteggiavano su quel variegato campionario di umanità e mezzi meccanici.
La salita al Passo Giovo è piacevole, ci limitiamo ad una breve sosta per qualche foto e poi giù verso Vipiteno.
Da Graushof, ad Avenes in Val di Vizze, mettiamo guanti e stivale sinistro ad asciugare nel terrazzino alla fresca brezza post diluvio ed approfittiamo per una breve escursione fino in cima alla Val di Vizze per vedere il Gran Pilastro ed a Vipiteno sulla quale aleggia un odore di letame che inebria. Cena con canederli, minestrone (ottimo) e bistecche, una grappetta e dritti a nanna.
Giovedì 16 Luglio, solita colazione extra large alle 8,30 e poi partenza verso Brunico, traffico ed un semaforo dalla durata interminabile, piazzato inspiegabilmente all'imbocco di un tunnel lungo più di un chilometro nei pressi di San Lorenzo di Sebato. Paesaggio alpino fino ad Anterselva, poi si rimane senza parole non appena si scorge l'omonimo lago.
Breve tratto nel bosco e poi si arriva al semaforo, verde dal trentesimo al quarantacinquesimo minuto di ogni ora, 15 minuti per salire ed i restanti 30 minuti di ogni ora a disposizione di chi scende, per un breve tratto di strada da percorrere in apnea perché è uno spettacolo che lascia senza fiato, fino al Passo Stalle, il posto più bello visto fino a quel momento.
Un cartello affisso all'esterno del rifugio posizionato sul passo dice "Polenta con funghi": e polenta con funghi sia! Senza tralasciare però la zuppa di goulash e i maccheroni del pastore, gustati all'aperto approfittando della bella giornata per curare anche l'abbronzatura.
Poi giù per la Defereggental ammirando alcuni coraggiosi che si bagnano nel torrente e più a valle altri coraggiosi che praticano rafting. L'arrivo all'Hotel Molltaller ci riserva una sorpresa: il titolare dell'hotel è italianissimo, quindi nessun problema con la lingua.
La Grossglocknerstrasse che corre proprio davanti all'hotel pare una pista, larga, in salita e con un asfalto perfetto, sembra fatta apposta per le due ruote. Il limite di 80 km/h invita i motociclisti che salgono senza soluzione di continuità, ad aprire il gas all'uscita del tornante situato poco più in basso e a passare sotto le finestre della nostra stanza a velocità che quasi sempre superano il limite stesso.
L' Hotel Molltaller è uno di quei posti dove tornerei molto volentieri, bella stanza moderna con terrazzo, struttura ben tenuta e curata, garage per moto con piccola officina ben attrezzata, posizione ultrastrategica fuori dalla conca di Lienz e quindi niente caldo soffocante e odore di letame (anche lì), ottima birra Weiss, ottimi menù e spaghetti al pomodoro di contorno ma cotti al dente come da migliore tradizione italiana.
Dopo pochi chilometri in direzione di Merano inizia a piovere per davvero. Sosta per cambio abbigliamento e via sotto un nubifragio che ci accompagna fino alle porte di Merano: lì alla sosta per il rifornimento di carburante sento vibrare il telefono cellulare, infilo la mano in tasca e scopro che è zeppa d'acqua. Il telefono vibra ma non suona e il display è nero, continuerà a vibrare fino al tardo pomeriggio quando sopraggiungerà la sua prematura ed ingloriosa fine.
L'attrezzatura antiacqua ha svolto egregiamente la sua funzione, acqua solo nei guanti per sgocciolio dalle maniche della giacca e infiltrazione nello stivale sinistro (Dainese).
Cazziatone da parte di mia moglie per la faccenda telefono, cambio guanti, prima seconda terza e via alla volta della Val Passiria. Sole e panorama tipicamente alpino su un tracciato frequentatissimo dai motociclisti, fra i quali spicca un vichingo che pare crocifisso a cavallo di una Harley senza targa.
In un tratto disabitato fra boschi di abeti e larici, in mezzo ad un tornante trasformato in un parcheggio per moto, è strategicamente posizionato un chiosco: sosta per il pranzo a base di panino con lo speck (unico salume disponibile) e pommes, con un terzetto di rapaci non identificati (falchi?) che volteggiavano su quel variegato campionario di umanità e mezzi meccanici.
La salita al Passo Giovo è piacevole, ci limitiamo ad una breve sosta per qualche foto e poi giù verso Vipiteno.
Da Graushof, ad Avenes in Val di Vizze, mettiamo guanti e stivale sinistro ad asciugare nel terrazzino alla fresca brezza post diluvio ed approfittiamo per una breve escursione fino in cima alla Val di Vizze per vedere il Gran Pilastro ed a Vipiteno sulla quale aleggia un odore di letame che inebria. Cena con canederli, minestrone (ottimo) e bistecche, una grappetta e dritti a nanna.
Giovedì 16 Luglio, solita colazione extra large alle 8,30 e poi partenza verso Brunico, traffico ed un semaforo dalla durata interminabile, piazzato inspiegabilmente all'imbocco di un tunnel lungo più di un chilometro nei pressi di San Lorenzo di Sebato. Paesaggio alpino fino ad Anterselva, poi si rimane senza parole non appena si scorge l'omonimo lago.
Breve tratto nel bosco e poi si arriva al semaforo, verde dal trentesimo al quarantacinquesimo minuto di ogni ora, 15 minuti per salire ed i restanti 30 minuti di ogni ora a disposizione di chi scende, per un breve tratto di strada da percorrere in apnea perché è uno spettacolo che lascia senza fiato, fino al Passo Stalle, il posto più bello visto fino a quel momento.
Un cartello affisso all'esterno del rifugio posizionato sul passo dice "Polenta con funghi": e polenta con funghi sia! Senza tralasciare però la zuppa di goulash e i maccheroni del pastore, gustati all'aperto approfittando della bella giornata per curare anche l'abbronzatura.
Poi giù per la Defereggental ammirando alcuni coraggiosi che si bagnano nel torrente e più a valle altri coraggiosi che praticano rafting. L'arrivo all'Hotel Molltaller ci riserva una sorpresa: il titolare dell'hotel è italianissimo, quindi nessun problema con la lingua.
La Grossglocknerstrasse che corre proprio davanti all'hotel pare una pista, larga, in salita e con un asfalto perfetto, sembra fatta apposta per le due ruote. Il limite di 80 km/h invita i motociclisti che salgono senza soluzione di continuità, ad aprire il gas all'uscita del tornante situato poco più in basso e a passare sotto le finestre della nostra stanza a velocità che quasi sempre superano il limite stesso.
L' Hotel Molltaller è uno di quei posti dove tornerei molto volentieri, bella stanza moderna con terrazzo, struttura ben tenuta e curata, garage per moto con piccola officina ben attrezzata, posizione ultrastrategica fuori dalla conca di Lienz e quindi niente caldo soffocante e odore di letame (anche lì), ottima birra Weiss, ottimi menù e spaghetti al pomodoro di contorno ma cotti al dente come da migliore tradizione italiana.
Paesaggi mozzafiato
Venerdì 17 luglio (da notare giorno e data). Colazione alle 7,30, un'ora prima del solito: il Grossglockner val bene una sveglia anticipata. Partenza con bagaglio alleggerito, strada spettacolare fino ad Heiligenblut, misto veloce da filmato pubblicitario tutto snodato in una splendida vallata. Poche centinaia di metri prima di Heiligenblut vediamo finalmente, per la prima volta, in tutta la sua imponenza la montagna più alta dell'Austria: il Grossglockner.
Poche centinaia di metri dopo Heiligenblut c'è la biglietteria, 18 euro con la consegna di un adesivo ed un sorriso, perché il colloquio intercorso con la casellante è stato come un dialogo fra sordi.
Da lì in poi neppure con un eloquio manzoniano si può descrivere in maniera adeguata lo spettacolo che si riesce a godere: bisogna andarci, se poi a dispetto della data si ha la fortuna di beccare una giornata di sole, ci si accorge che il biglietto vale tutto il suo prezzo.
Il piazzale situato sopra al ghiacciaio Pasterze è pieno di moto, di tutti i tipi e di varie nazionalità, basterebbe una provvigione di 10 centesimi di euro per ogni foto scattata per lasciare lì la moto e tornare a casa in Rolls-Royce.
A un certo punto una marmotta richiama l'attenzione di molti dei presenti e grazie a una intuizione di mia moglie, che si precipita ad acquistare un panino, riusciamo a incollarla a pochi passi da noi per tutta la durata del panino, e a fare in modo che tutti possano scattare innumerevoli foto.
Salita fino ad Hoctor, sosta per foto e per l'acquisto della targhetta metallica del Grossglockner e poi via. Dopo la galleria notiamo gruppi di persone che si divertono su un prato ancora ben innevato e proprio di fronte a noi non possiamo fare a meno di scorgere l'Edelweisspitze, quindi ingraniamo la marcia e ci andiamo. Già salendo per l'ultimo tratto di strada pavimentata con blocchetti di porfido (praticamente i nostri Sampietrini), nella quale i tornanti si susseguono dopo pochissimi metri di rettilineo, percepiamo distintamente un odore di frizione arrosto che non ci lascerà per tutto il tragitto fino a fondovalle e ritorno. Il piazzale dell'Edelweisspitze permette una visuale a 360 gradi su 30 cime, tutte al di sopra dei 3000 metri: ogni commento è superfluo, andateci!
Altra richiesta di informazioni sul Triboseat da parte di un terzetto di britannici (con inglese me la cavo meglio del tedesco) che non vogliono credere che io l'ho acquistato a "casa loro".
Discesa fino a Fusch, nel naso l'odore dei freni incandescenti, negli occhi uno spettacolo unico movimentato da centinaia di motociclisti che salgono e scendono per la ripida valle e nella pancia il vuoto: urge trovare qualcosa da mettere sotto i denti.
Poche centinaia di metri dopo la biglietteria di Fusch c'è un ristorante con una vasca nella quale sguazzano deliziosi secondi piatti a forma di trota per nulla preoccupati della loro fine imminente, di fronte un indigeno tutto bardato da tirolese fa capolino dietro il bancone di un imbiss: è nostro.
Bosna, frankfurt, brot e wurstel, tutto bagnato da aranciata austriaca, ma dove le coltivano le arance in Austria?
Andiamo fino a Zel am See ma non serve a niente: dopo ciò che abbiamo visto il resto dei panorami non ci stupisce più. Percorriamo a ritroso il tragitto della mattina guidando con una mano dato che con l'altra salutiamo i motociclisti che incrociamo, accompagnati dall'aroma delle pastiglie dei freni e dei dischi della frizione che rischiano di incenerirsi, con un cielo che minaccia pioggia.
Poche centinaia di metri dopo Heiligenblut c'è la biglietteria, 18 euro con la consegna di un adesivo ed un sorriso, perché il colloquio intercorso con la casellante è stato come un dialogo fra sordi.
Da lì in poi neppure con un eloquio manzoniano si può descrivere in maniera adeguata lo spettacolo che si riesce a godere: bisogna andarci, se poi a dispetto della data si ha la fortuna di beccare una giornata di sole, ci si accorge che il biglietto vale tutto il suo prezzo.
Il piazzale situato sopra al ghiacciaio Pasterze è pieno di moto, di tutti i tipi e di varie nazionalità, basterebbe una provvigione di 10 centesimi di euro per ogni foto scattata per lasciare lì la moto e tornare a casa in Rolls-Royce.
A un certo punto una marmotta richiama l'attenzione di molti dei presenti e grazie a una intuizione di mia moglie, che si precipita ad acquistare un panino, riusciamo a incollarla a pochi passi da noi per tutta la durata del panino, e a fare in modo che tutti possano scattare innumerevoli foto.
Salita fino ad Hoctor, sosta per foto e per l'acquisto della targhetta metallica del Grossglockner e poi via. Dopo la galleria notiamo gruppi di persone che si divertono su un prato ancora ben innevato e proprio di fronte a noi non possiamo fare a meno di scorgere l'Edelweisspitze, quindi ingraniamo la marcia e ci andiamo. Già salendo per l'ultimo tratto di strada pavimentata con blocchetti di porfido (praticamente i nostri Sampietrini), nella quale i tornanti si susseguono dopo pochissimi metri di rettilineo, percepiamo distintamente un odore di frizione arrosto che non ci lascerà per tutto il tragitto fino a fondovalle e ritorno. Il piazzale dell'Edelweisspitze permette una visuale a 360 gradi su 30 cime, tutte al di sopra dei 3000 metri: ogni commento è superfluo, andateci!
Altra richiesta di informazioni sul Triboseat da parte di un terzetto di britannici (con inglese me la cavo meglio del tedesco) che non vogliono credere che io l'ho acquistato a "casa loro".
Discesa fino a Fusch, nel naso l'odore dei freni incandescenti, negli occhi uno spettacolo unico movimentato da centinaia di motociclisti che salgono e scendono per la ripida valle e nella pancia il vuoto: urge trovare qualcosa da mettere sotto i denti.
Poche centinaia di metri dopo la biglietteria di Fusch c'è un ristorante con una vasca nella quale sguazzano deliziosi secondi piatti a forma di trota per nulla preoccupati della loro fine imminente, di fronte un indigeno tutto bardato da tirolese fa capolino dietro il bancone di un imbiss: è nostro.
Bosna, frankfurt, brot e wurstel, tutto bagnato da aranciata austriaca, ma dove le coltivano le arance in Austria?
Andiamo fino a Zel am See ma non serve a niente: dopo ciò che abbiamo visto il resto dei panorami non ci stupisce più. Percorriamo a ritroso il tragitto della mattina guidando con una mano dato che con l'altra salutiamo i motociclisti che incrociamo, accompagnati dall'aroma delle pastiglie dei freni e dei dischi della frizione che rischiano di incenerirsi, con un cielo che minaccia pioggia.
Rientro a casa
Sabato 18 luglio. Piove. Nonostante ciò il rito della colazione si svolge puntuale alle 8,30. La signora della reception ci fornisce le previsioni del tempo: miglioramento previsto già nel corso della mattinata. Decidiamo di aspettare, verso le 11 pare che la situazione meteorologica cambi in meglio. Già che ci siamo perché non pranzare qui e partire nel primo pomeriggio?
Il titolare dell'Hotel ci propone la miglior pizza del mondo, esagera, è sicuramente migliore di quella che propinano nella maggioranza delle pizzerie della nostra penisola. Saluti e partenza, spero veramente di ritornare qui un giorno.
Percorrendo la Val Pusteria non sfugge, neppure ai più disattenti, la differenza fra la parte austriaca e quella italiana. Innanzitutto la benzina: la verde costa solo 0,987 euro al litro, contro 1, 268 euro richiesti nel nostro Bel Paese; poi lo stato delle strade ed i limiti di velocità demenziali, il senso di "sgarrupamento" che infondono le case sul confine italiano, prima su tutte una agenzia dismessa dell'ACI, il tutto condito dalla villania congenita degli automobilisti italioti e dalle evidenti lacune educative degli stessi.
L'autostrada del Brennero intasata come ogni fine settimana, ci fa dimenticare in fretta le strade semideserte percorse in Austria. Usciamo a Bolzano nord per evitare la coda ed il navigatore ci porta velocemente a Pianizza di Sotto, vicino al lago di Caldaro. Hotel Weingarten, struttura moderna, ben arredata, circondata dai vigneti e capisci subito perché dicono "sulla strada del vino".
A cena petto di tacchino con formaggio ed ananas, le migliori crocchette di patate che abbia mai mangiato, il tutto annaffiato da un ottimo vino Lago di Caldaro Scelto.
La giornata di pioggia ci ha obbligato ad un itinerario diverso, dovevamo percorrere la Val Sarentino scendendo dal Passo Pennes.
Domenica 19 luglio, colazione alle 8,30 sempre abbondante ma con la carogna sulle spalle: si ritorna a casa. Il tragitto autostradale da Egna-Ora a Genova est è degno di nota unicamente per il fatto che ha letteralmente sbriciolato la Dunlop Qualifier montata sul posteriore della mia Suzuki Bandit 650, mentre la Pirelli Diablo di Guido, montata sempre su di una Bandit 650, non mostra alcun segno di cedimento.
A Ponte Carrega salutiamo Guido e Milena, "ciao, ci sentiamo", intanto abbiamo percorso 1699,3 chilometri, abbiamo speso circa 120 euro di benzina e 31,60 euro di autostrada. Ma soprattutto, anche questa volta l'organizzazione è stata impeccabile.
Il titolare dell'Hotel ci propone la miglior pizza del mondo, esagera, è sicuramente migliore di quella che propinano nella maggioranza delle pizzerie della nostra penisola. Saluti e partenza, spero veramente di ritornare qui un giorno.
Percorrendo la Val Pusteria non sfugge, neppure ai più disattenti, la differenza fra la parte austriaca e quella italiana. Innanzitutto la benzina: la verde costa solo 0,987 euro al litro, contro 1, 268 euro richiesti nel nostro Bel Paese; poi lo stato delle strade ed i limiti di velocità demenziali, il senso di "sgarrupamento" che infondono le case sul confine italiano, prima su tutte una agenzia dismessa dell'ACI, il tutto condito dalla villania congenita degli automobilisti italioti e dalle evidenti lacune educative degli stessi.
L'autostrada del Brennero intasata come ogni fine settimana, ci fa dimenticare in fretta le strade semideserte percorse in Austria. Usciamo a Bolzano nord per evitare la coda ed il navigatore ci porta velocemente a Pianizza di Sotto, vicino al lago di Caldaro. Hotel Weingarten, struttura moderna, ben arredata, circondata dai vigneti e capisci subito perché dicono "sulla strada del vino".
A cena petto di tacchino con formaggio ed ananas, le migliori crocchette di patate che abbia mai mangiato, il tutto annaffiato da un ottimo vino Lago di Caldaro Scelto.
La giornata di pioggia ci ha obbligato ad un itinerario diverso, dovevamo percorrere la Val Sarentino scendendo dal Passo Pennes.
Domenica 19 luglio, colazione alle 8,30 sempre abbondante ma con la carogna sulle spalle: si ritorna a casa. Il tragitto autostradale da Egna-Ora a Genova est è degno di nota unicamente per il fatto che ha letteralmente sbriciolato la Dunlop Qualifier montata sul posteriore della mia Suzuki Bandit 650, mentre la Pirelli Diablo di Guido, montata sempre su di una Bandit 650, non mostra alcun segno di cedimento.
A Ponte Carrega salutiamo Guido e Milena, "ciao, ci sentiamo", intanto abbiamo percorso 1699,3 chilometri, abbiamo speso circa 120 euro di benzina e 31,60 euro di autostrada. Ma soprattutto, anche questa volta l'organizzazione è stata impeccabile.
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