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I viaggi dei lettori

Sardinia tour: due cuori e una canadese

di Luisella e Mauro
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I nostri lettori ci guidano attraverso l'isola portandoci lontano dalle mete più conosciute, alla scoperta della Sardegna più vera. Un'indimenticabile vacanza on the road

Spiagge, mare e ancora spiagge, ma i nostri lettori hanno attraversato anche l'entroterra della Sardegna
L'inseparabile BMW GS posa vicino alla tenda dei nostri due lettori
Quest'anno abbiamo deciso di partire all'avventura, non abbiamo prenotato niente e per la prima volta io e Luisella faremo le vacanze in tenda. Non sarà comodissimo, ma è il miglior modo per apprezzare la natura.
Partiamo da Milano la mattina del 14 agosto con la nostra BMW 1200 GS in direzione Genova dove ci imbarcheremo sul traghetto per Olbia. Sbarchiamo l'indomani mattina al porto di Olbia, dove ci accoglie un'aria frizzante.

La nostra prima tappa è da "Ciccio Service" dove decidiamo di fare rifornimento e colazione. Da qui in avanti incomincia il vero viaggio.
Prendiamo la statale 125 (l'orientale sarda) verso Cagliari e proseguiamo fino a Capo Coda Cavallo, dove ci fermiamo per qualche giorno al campeggio Calacavallo. La posizione del nostro campeggio è strategica. Da qui possiamo ammirare le isole di Molara e Tavolara, il mare limpido e nitido, il verde smeraldo della vegetazione è leggermente bruciato dal sole d'estate, le ginestre, i papaveri, le rocce e le spiagge.
Abbiamo avuto la fortuna di visitare questa splendida zona in barca con i nostri amici Umberto, Rita, Alessandra ed Egidio.
L'area marina si estende nella parte nord orientale della Sardegna, da Capo Ceraso, a sud di Olbia, a Punta l'Isuledda, a sud di San Teodoro, con le isole di Tavolara e Molara, lo scoglio del Molarotto e i territori costieri da Capo Cesareo a Capo Coda Cavallo. Le coste alte di Tavolara che limitavano l'approdo l'hanno preservata dagli interventi dell'uomo. Sull'isola abbiamo conosciuto la nipote del Re di Tavolara; la signora Frida. Una donna straordinaria che ha incantato tutti noi con i suoi numerosi racconti di vita vissuta.
Molara, anche se non siamo sbarcati, è facilmente accessibile dalle imbarcazioni. È coperta da una folta vegetazione irrorata da falde acquifere che sfociano in numerose sorgenti. Lo scoglio del Molarotto, invece, si contraddistingue per l'abbondanza di uccelli che lo abitano, come il marangone dal ciuffo e il gabbiano reale. Alla base del Monte Pedrosu, si estende una spiaggia colorata dal rosa del granito delle scogliere, dove si trova la famosa Roccia della Tartaruga, pietra che rievoca l'immagine della testuggine. Le acque della riserva, racchiudono paesaggi sottomarini impressi nel blu profondo. Famosa è la spiaggia La Cinta lunga circa 5 chilometri, ricoperta di sabbia bianchissima e pervasa dai profumi di numerose piante e fiori, è da considerare come un lembo di paradiso unico al mondo.
Una sera i nostri amici, ci hanno portato a visitare San Teodoro. Il paese è caratterizzato da costruzioni gradevoli con un massimo di due piani, molte con pietra a vista. I tetti sono di tegole e i giardinetti delle abitazioni sono coloratissimi. Il paesaggio intorno a San Teodoro è vario, in prevalenza collinare, montano e c'è solamente una breve pianura. L'unica nota negativa di San Teodoro è che è troppo affollato. Decidiamo, comunque, di andare a bere qualcosa all'Ambra Day un locale molto di tendenza dove si può sentire dell'ottima musica dal vivo. Il giorno seguente lo dedichiamo a Porto Ottiolu.
Lasciamo questa zona della Sardegna per dirigerci verso il Golfo di Orosei. La statale orientale sarda offre fantastici panorami, con il susseguirsi di numerose curve intervallate da lunghi rettilinei. La caratteristica negativa della strada è che attraversa tutti i paesi che incontra, questo fa sì che, anche se i km da percorrere sono pochi, il tempo di percorrenza si allunghi.
Arriviamo a Cala Gonone e troviamo posto al Campeggio Cala Gonone (4 stelle).
Il Golfo di Orosei, per la sua struttura assomiglia ad un anfiteatro naturale: questa zona è rimasta isolata dall'entroterra grazie alle alte rocce che l'hanno resa inaccessibile per secoli. La totale mancanza di insediamenti urbani e strade costiere rende questa costa una delle più interessanti dal punto di vista naturalistico e ambientale. In questa zona gli elementi che richiamano il turismo sono sicuramente le spiagge dalla bellezza indescrivibile, quasi tutte accessibili solo dal mare che si aprono nella costa tra gli strapiombi, e le grotte. Decidiamo di visitare il Golfo facendo un'escursione in barca. Visitiamo la Grotta del Bue Marino; che deve il proprio nome all'appellativo sardo della foca monaca, magnifico esemplare di mammifero pressoché scomparso dalla zona. La grotta è divisa in 2 rami: quello nord di 9 Km non è accessibile al pubblico. Quello sud è lungo 8 km, ma al pubblico è possibile visitare solo il primo. Le sale che compongono questa grotta hanno nomi differenti: la sala degli specchi, la sala dei candelabri, la sala dell'organo e la sala dove le foche si riproducevano. Colpisce per la sua bellezza il punto dove l'acqua del mare incontra quella del fiume la cui fonte rimane ancora un mistero. Dalla barca vediamo anche la Grotta del fico, dove possiamo notare all'ingresso della grotta stessa, una pianta di fico che nasce dalla roccia. Riusciamo a visitare Cala Luna, Cala Mariolu, Cala Sisine, Cala Biriola, Cala Goloritzè.
Lasciamo il Golfo di Orosei; oltre ai bei paesaggi, a colpirci sono anche le strade che stiamo percorrendo, tutte in ottimo stato e con tanti tornanti divertenti. Non ci è mancato l'incontro con famiglie di cinghiali che attraversavano la strada.
Quando si pensa alla Sardegna si pensa al mare. Eppure la vera Sardegna è nell'interno e soprattutto nella regione del Gennargentu. Qui il paesaggio non è stato stravolto dalla mano dell'uomo per costruire centri turistici. Molti sono i paesini suggestivi che abbiamo incontrato Ulassai, Jerzu, Lanusei, Villagrande, Urzulei, Gairo. L'abitato di Gairo vecchio ha attirato la nostra attenzione, perchè fu colpito da diverse alluvioni, la più drammatica nel 1951. La popolazione fu costretta a trasferirsi in un nuovo borgo più a monte. Lasciamo questa zona montuosa e ci dirigiamo verso il mare: prossima tappa Villasimius. Troviamo posto al Campeggio Spiaggia Del Riso, dove abbiamo anche cenato molto bene nel ristorante che si trova all'interno del campeggio. Ci troviamo nella Costa Rei: l'acqua è di color smeraldo e le spiagge sono molto grandi con la sabbia bianca. Siamo invitati a cena da alcuni nostri amici all'Hotel Timi Ama: l'accoglienza è meravigliosa. Carmine e Momo sono degli ottimi padroni di casa. Ci fermiamo anche un po' dopo cena, ma dobbiamo andare, perché la nostra tenda ci aspetta. Lasciamo Villasimius sempre percorrendo la costa e ci dirigiamo verso Cagliari. Decidiamo di prenotare all'hotel Regina Margherita (4 stelle) questa notte dormiremo in un letto. Il tempo a nostra disposizione è poco, quindi per visitare al meglio la città prendiamo il trenino turistico. La capitale sarda è una città piuttosto grande e moderna. E' suddivisa in diversi quartieri vecchi e nuovi e vanta la presenza di un ampio porto e di varie attività economiche. Le mura di Cagliari sono particolarmente famose, poiché vennero utilizzate come fortezza militare della città. La città è particolarmente ricca di affascinanti reperti archeologici ancora visibili, come l'anfiteatro. Da vedere sono il Castello, situato su un colle, la Cattedrale e il Poetto, che è la spiaggia dei Cagliaritani.
Siamo giunti al giro di boa; adesso siamo pronti per affrontare l'altra metà della Sardegna. Ci lasciamo alle spalle Cagliari e ci dirigiamo verso S.Antioco. Passiamo attraverso Pula e Capo Teulada. La strada è molto scorrevole, ma abbastanza noiosa. Solo nell'ultimo tratto prima di arrivare a Teulada abbiamo trovato un susseguirsi di curve: eccitanti per Mauro che si è divertito molto. Ad un certo punto incontriamo una zona militare delimitata per diversi km dal filo spinato, ma abbiamo visto che c'era un varco. Pagando un biglietto è possibile entrare; la strada è sterrata e si arriva alla spiaggia. Qui la spiaggia è veramente enorme, la sabbia è bianca e il mare, con le onde, sembra quasi oceano. C'è solo una cosa negativa: dal parcheggio alla spiaggia ci sono circa 500 metri da fare sotto il sole: noi li abbiamo fatti con tutto l'abbigliamento della moto…..vi lascio immaginare il caldo!
Dopo un breve trasferimento arriviamo a Sant'Antioco; siamo stravolti per colpa del vento che ci ha tenuto compagnia per tutto il viaggio. L'isola fa parte dell'arcipelago del sulcitano ed è unita alla terra ferma della Sardegna da un istmo artificiale. Le spiagge sono tutte con fondali cristallini e puliti, con sabbia e ciottoli; abbiamo trovato zone più scogliere. L'indomani mattina decidiamo di imbarcarci per andare a visitare San Pietro (circa 30 minuti di traversata), anche perché ci è stata così elogiata dal nostro amico Chicco. L'isola è bagnata da un mare limpidissimo ed è ancora oggi uno dei luoghi più incontaminati del mediterraneo. Le sue coste sono alte e rocciose: l'interno è coperto da una folta macchia mediterranea. Nelle sue scogliere nidificano il gabbiano rosso ed il falco della regina. Carloforte è l'unico centro abitato dell'isola; fu fondata da una colonia di pescatori liguri. Le case sono basse a colori pastello, nelle strade si possono vedere i ficus beniaminus giganti e le palme che costeggiano il lungomare. Suggestiva è la tonnara, dove è possibile vedere le reti e gli enormi arpioni. Di fronte a Carloforte c'è l'isola Piana, dove un tempo esisteva lo stabilimento per la lavorazione del tonno, oggi troviamo un villaggio vacanze. Le famose Colonne di Carloforte si sollevano sul mare come pilastri naturali di pietra vulcanica nella costa meridionale dell'Isola di San Pietro, in uno scenario costituito da promontori e calette. La leggenda racconta che le Colonne fossero dei marinai pietrificati per punizione, oppure di mostri che San Pietro, protettore dell'isola omonima, avrebbe trasformato in roccia per proteggere gli abitanti. E' arrivato il momento di lasciare questa zona, per andare alla scoperta di una nuova. Nel tratto di strada da Iglesias e Guspini la strada raggiunge l'apice della spettacolarità, passando attraverso un ambiente collinoso coperto di boschi sempreverdi. L'unica pecca di questo tratto è il fatto di essere uno tra i più tortuosi dell'intera isola. I tornanti sono incalcolabili e continuamente si sale su un versante per ridiscendere nella valle successiva. Arriviamo a Ingurtosu che adesso sembra una città fantasma, eppure anni fa la miniera dava il lavoro a molte persone. Il materiale estratto veniva trasportato, con una ferrovia costruita apposta, fino a Piscinas, dove veniva imbarcato e trasportato fino a Carloforte. Attualmente queste vecchie strutture, rimodernate, sono state trasformate nell'hotel Le Dune. Due parole sull'hotel: fantastico, silenzioso e attorno non c'è assolutamente nulla se non mare e dune. Visto l'aspetto della zona, con le dune, Piscinas viene considerato l'unico deserto in Europa e il più piccolo al mondo. Gli studiosi dicono che le dune sono sempre in continuo movimento. La spiaggia è lunghissima e il mare offre mille tonalità di colori. L'indomani mattina lasciamo Piscinas e ci aspetta un lungo trasferimento; la nostra prossima tappa è Sorso vicino a Porto Torres. Dietro consiglio del metre dell'hotel, decidiamo di percorrere la strada che costeggia la costa e che porta fino ad Oristano. Per alcuni chilometri la strada è sterrata e abbiamo anche attraversato due guadi: un'esperienza molto divertente.
Arrivati ad Oristano prendiamo la SS a scorrimento veloce. Ci fermiamo per pranzo a Sassari, ma come in tutte le città, nelle ore pomeridiane sono deserte. Arriviamo a Sorso dove troviamo posto al Campeggio Li Nibari. L'indomani mattina partiamo di buon' ora alla volta di Stintino per poterci imbarcare su un battello che ci porterà a visitare l'Asinara. Collocata nel territorio del comune di Porto Torres (SS), l'Asinara è una delle più suggestive isole del Mediterraneo poiché ha mantenuto inalterato il proprio fascino naturalistico. La sua lunghissima destinazione a colonia penale (carcere dal 1885) ha, infatti, fatto sì che i suoi visitatori fossero numericamente limitati preservando, quindi, l'ambiente naturale. Dal 1997 è Parco Nazionale. Nel lato orientale l'Asinara è, infatti, particolarmente ricca di spiagge e calette; nel versante occidentale, invece, alte coste precipitano sul mare. Sbarcati sull'isola andiamo a visitare l'area Fornelli, ex carcere, che è una costruzione bianca. La struttura originaria, risalente alla fine dell'800, è stata modificata da numerosi interventi. Visitiamo le celle che sono situate nei lunghi corridoi, gli spazi interni per l'ora d'aria. Visitiamo la zona chiamata "La reale". Quest'area dell'Asinara è stato un importante lazzaretto dove venivano accolti gli equipaggi delle navi colpiti da malattie infettive; inoltre veniva utilizzato dai Reali di Savoia nelle loro permanenze sull'isola. Giungiamo al villaggio fantasma Cala d'Oliva. L'aspetto, nella parte vecchia, è di un tipico paese costiero, caratterizzato dal colore bianco delle case basse. Invece nella zona alta, a causa della concentrazione delle principali attività legate alla vita del carcere, troviamo edifici molto più importanti tra cui il famoso bunker dove era rinchiuso Toto Riina. Il giorno seguente siamo invitati da Marisa, una nostra amica, ad andare a pranzo a casa sua: i suoi genitori vivono a Valledoria. Ci dirigiamo verso Castelsardo e sulla strada ci fermiamo a vedere la Roccia dell'Elefante, ricavata all'interno di un enorme masso. Visitiamo Castelsardo che si affaccia con il suo borgo medievale sul Golfo dell'Asinara. Si erge su un promontorio roccioso, l'intero borgo conserva tuttora le mura di recinzione. Il centro storico tutt'oggi mantiene un aspetto caratteristico con vie strette e pavimentazione in pietra. Grazie a questa posizione la località gode di un panorama unico. Da non perdere la Cattedrale di Sant'Antonio Abate dove si può vedere uno splendido campanile e la Chiesa di Santa Maria. Lasciamo il Golfo dell'Asinara e ci prepariamo ad affrontare l'ultima tappa del nostro viaggio. Percorriamo strade di grandi soddisfazioni; curve dolci, strade larghe con la presenza di alcuni saliscendi. Arriviamo a Santa Teresa di Gallura, ma la nostra curiosità ci spinge ad andare a Capo Testa, anche dietro consiglio di Natalino; conosciuto a Sant'Antioco. Parcheggiamo la moto e iniziamo a camminare per un sentiero sterrato. Dopo circa 30 minuti di camminata in mezzo alla macchia mediterranea vediamo un enorme masso spaccato e questo segna l'arrivo nella famosa Valle della Luna. Tra gli anni 70 e 80 divenne una delle mete preferite dei figli dei fiori di tutta Europa; adesso gli irriducibili hippy hanno deciso di trasformare i ripari sotto le rocce nelle loro abitazioni. Rimaniamo un po' delusi dalla sporcizia che ci circonda e decidiamo di tornare indietro. Montiamo per l'ultima volta la nostra tenda a Palau. L'indomani mattina decidiamo di andare a visitare l'arcipelago della Maddalena con un'escursione guidata. L'arcipelago è composto principalmente da 23 isole di cui due maggiori che sono La Maddalena e Caprera; le quattro isole minori sono Spargi, Santo Stefano, Santa Maria, Razzoli e Budelli, raggiungibili solo con imbarcazioni private e praticamente disabitate. Di fronte all'Arcipelago della Maddalena, in uno dei tratti più belli della costa sarda caratterizzata da cale e promontori, sorge la Roccia dell'Orso. Spettacolare scultura naturale in forma di plantigrado col capo rivolto verso il mare. L'Orso di Palau è tra i più elevati dei monumenti naturali individuati in Sardegna e il suo promontorio è meta di escursioni da parte di numerosissimi visitatori. Anche se in maniera veloce facciamo tappa a Porto Cervo e Porto Rotondo. L'ultimo bagno nelle acque della Sardegna lo facciamo a Golfo Marinella. Raggiungiamo Olbia pronti ad imbarcarci. Nel nostro cuore c'è un po' di tristezza, perché la vacanza è giunta al termine, ma allo stesso tempo siamo entusiasti del nostro viaggio.
La Sardegna è una regione ricca di oasi incontaminate distribuite lungo la costa; in queste aree protette si può vedere l'ecosistema ancora integro pronto da esplorare e da scoprire, dove la natura è ancora incontaminata e quindi selvaggia abbiamo trovato molte grotte marine che si aprono su spiagge con i fondi più diversi: sabbiosi o con ciottoli arrotondati dall'acqua e dal tempo si uniscono i colori cangianti del mare. E cosa dire dei numerosi monumenti naturali che hanno catturato la nostra attenzione per i caratteri che li distinguono dal paesaggio circostante. Le coste e i mari sono bellissimi; in un mare cristallino dai colori unici e irripetibili, scogliere granitiche dalle forme insolite e bizzarre.
Ci ricorderemo sempre i profumi delle piante e dei fiori più colorati che ci hanno accompagnato per tutto il nostro viaggio. Abbiamo visto paesaggi così belli, ma allo stesso tempo aspri. Un lampeggio a tutti, Luisella e Mauro.
Sardinia tour: due cuori e una canadese
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