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I viaggi dei lettori

Asia Raid

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Non sono molti i luoghi dove per migliaia di km si viaggia ad alte quote e perlopiù in fuoristrada. L'Asia è uno dei questi: un viaggio fuori dal mondo tra avventura e tradizioni che resistono al tempo

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Asia Raid

Destra, sinistra, che slalom! L'occhio vuole la sua parte e adattarsi alla guida a sinistra diventa perentorio… fuggiamo dal caotico traffico di Lhaore, proviamo a imboccare l'autostrada. "Impossibile" per le moto è parola off-limit.
Sadruddin ci attende a Punto Zero, il crocevia più grande di Islamabad: grazie a lui abbiamo ottenuto il visto, nessuna agenzia in Italia si è sentita di gestire la pratica, il Pakistan è nella lista nera per sicurezza, ma l'esperienza insegna che con le dovute cautele si può osare.

Con Islamabad alle spalle saliamo per la Karakorum High Way, tra le strade più alte del mondo, le montagne si stagliano sopra le nostre teste, l'Indo a fare da cornice ad una natura possente… Che meraviglia!
Le moto non passano inosservate, ogni volta che sostiamo c'è sempre qualcuno che offre un invito a casa per un cay, la nomea di paese inospitale svanisce in un attimo.
Sostiamo a Beshan, la popolazione ha lo sguardo sinistro, il turista è visto con occhio distaccato, ma basta uno scambio di parole perché quella diffidenza si tramuti in cordialità, tipica dei paesi mussulmani.

Polvere, a tratti fa freddo, poi ancora caldo e non per ultimo, a Gilgit, siamo accolti da un temporale estivo, ma la KKH è anche questo.
In attesa di notizie dalla Cina, dove il passaggio della torcia olimpica ci riserva un temporaneo veto da parte dell'autorità per il nostro ingresso, scegliamo di risalire la valle della Naltar, un percorso in fuoristrada con passaggi spettacolari che ci porta ad oltre 4000 mt, con un lago dal colore turchese dove si specchiano le montagne innevate circostanti. Quanto è lontano il mio habitat…
Karimabad è una cittadina appiccata sulla montagna, il forte di Altit fa bella figura incastonato tra le montagne Hunza, ancora un giorno e finalmente arriva l'ok per entrare in Cina, una fortuna che poi scopriremo non sarà riservata ad altri motociclisti.
"Sfiliamo" la KKH: anche se la battuta non mi appartiene, dire "sempre più in alto" qui è assolutamente calzante.
Fuoristrada che piace, montagne che mostrano la loro grandiosità con ghiacciai perenni, qua e là delle marmotte osservano e poi fuggono nascondendosi, poi ecco in lontananza lui, il cartello che indica il Khunjerab Pass, il passo asfaltato più alto del mondo 4730 mt.
La guida ci aspetta ma la foto è d'obbligo… Dopo 2 km frontiera cinese, a sorpresa i giovani militari immortalano noi e le moto con telefoni cellulari, il diffondersi della tecnologia è dirompente anche qui.
Il mercato del bestiame di Kashgar

Tashkurgan, la dogana: Abdul attende con un piccolo camion, sarà il suo mezzo di trasporto.
Passata la dogana ecco la sorpresa: dobbiamo caricare le moto, che scaricheremo qualche chilometro più avanti: spiegazioni non ne abbiamo e tanto meno ne pretendiamo.
A tratti mi tornano in mente i ricordi di 2 anni fa, quando sulla via di Pechino sono passato da queste parti, al Karakul Lake faccio mia la foto con il 690E e il Mutzgha Ata alle spalle, quando giungiamo a Kasghar è notte. Nemmeno il tempo di mangiare qualcosa… no problem!
Un giorno da turisti per il vecchio bazar: della Kasghar descritta per decenni non resta nulla e la cinesizzazione, termine brutto ma che rende l'idea, ha spazzato via luoghi comuni e tradizioni.
Solo il mercato domenicale del bestiame resiste nel tempo, uno spaccato di antiche abitudini che catturano la nostra curiosità.
Di buon mattino lasciamo alle spalle la città, quando giungiamo in frontiera si pone il problema del visto Kirghizo rilasciato dall'ambasciata Kazaka che in Italia ne fa le veci.
L'addetto, ligio alle regole, non vuol capire, poi,quando gli mostro lo stesso di 2 anni fa ma con ingresso al contrario verifica i dati sul PC, ora i conti tornano in un battito d'occhio: e così mi spettano tanto di saluto sull'attenti e una stretta di mano.
Bye bye Cina, ora c'è la frontiera Kirghiza, qualcosa è cambiato: non c'è più la registrazione sul quaderno, anche qui ora è tutto computerizzato.
La strada sale, eccome, passo Irkestan, oltre 4000 mt, in lontananza le montagne del Thien Shan innevate, respiriamo la tanta polvere sollevata da camion cinesi, un andare e venire caotico, uno di loro sdraiato sul fianco blocca la strada agli altri camion e alle auto, ma non a noi, che tra tanta curiosità dei locali lo sfiliamo.
E' ancora giorno, quando giungiamo a Sary Tash, crocevia di strade, la Pamir è quella che andremo ad affrontare all'indomani, per oggi basta, le emozioni sono tante che faccio fatica a catalogarle.
Dormiamo da Endeshe Ashyrov. Tutta la famiglia è ospitale nei nostri confronti, alla faccia delle tante dicerie che vorrebbero questa parte di Asia in eterno conflitto culturale.
Fuori Sary Tash imbocchiamo la Pamir Road, emotivamente sono frastornato, credo che non sia tanti i motociclisti che l'hanno percorsa, nessun nucleo abitativo fino al confine, quello kirghizo che dista un 20 km da quello tagiko, tornanti che salgono poi di fronte a noi una grande insegna in metallo e una stele a segnare la linea di confine reale, siamo sul passo Kyzyl-Art, 4282 mt, poche centinaia di metri sotto di noi dei bungalow rotondi e lunghi segnano l'ingresso in Tagikistan.
Giovani militari sperduti sul tetto del mondo, questo in sintesi il significato in lingua locale delle montagne del Pamir.
Il lago Karakul in Tagikistan

Orizzonti che si perdono nell'immensità del cielo azzurro dove solo il bianco dei picchi innevati dà l'idea della linea di confine, altra cosa il confine politico tra i due Stati: non sfuggono i tanti chilometri di reticolato e filo spinato che i cinesi hanno installato, l'unica nota stonata di questo habitat.
Sono anni che viaggio in vari angoli del mondo, ma questi luoghi mi danno l'idea della libertà, nessun vincolo, nessun villaggio sulla strada, io e la moto, che connubio… si, la piccola di casa KTM si sta rilevando un vero mezzo tutto fare, quando scavalco il passo e di fronte mi vedo il lago Karakul, omonimo di quello dal lato cinese, sono al settimo cielo.
E' il lago salato più alto dell'Asia, 3970Mt, formatosi più di 10.000 anni fa, regala delle immagine inusuali, uno specchio su cui riflettersi per le montagne innevate circostanti.
Cavallo bianco, AK-Baintal, non è che conosca il russo, ma i 4655 mt non lasciano adito ad altre considerazioni, è il valico più alto della Pamir Road, protagonista diventa la fotocamera.
Sono le quattro del pomeriggio, quando sostiamo a Murghab, il primo nucleo abitativo della Pamir, due moto parcheggiate davanti ad una casa attirano la nostra curiosità
Paul e Jensen ci accolgono con entusiasmo, si sa tra noi motociclisti regna uno status di fraterna amicizia, e allora tante sono le idee su cui ragionare, anche loro increduli confermano di essere gli unici motociclisti presenti da queste parti, anzi le loro informazioni dicono che siamo i primi a transitare su questa strada, grazie anche a dei permessi speciali.
Di buon mattino ci congediamo dai nostri amici, il paese ancora dorme, fa freddo ma non potrebbe essere differentemente.
Un altro passo oltre i 4000 mt, poi la strada scende per fiancheggiare il fiume, dall'altra parte l'Afghanistan, da questa parte, con tutto il loro carico lugubre, cartelli monitori per la presenza di mine, residuo dell'invasione sovietica nel paese centro asiatico.
Giungiamo a Korogh e diveniamo oggetto di curiosità, altro rifornimento per strada, in questo paese funziona così: i russi hanno lasciato una situazione di disfacimento totale abbandonando il Tagikistan al proprio destino dopo la caduta del muro di Berlino… Tutto ciò si riflette sul quotidiano in maniere opprimente.
Non lo è per la capitale Dushanbè: ampi viali alberati, strade e servizi ottimi, sembra di essere passati dall'inferno al paradiso, dopo aver sfogliato una pagina di giornale.
Ora la meta è Samarcanda, dopo 50 km dalla capitale mi ritrovo proiettato di nuovo in fuoristrada, la strada sale a zig-zag sul costone della montagna, sono prossimo ai 4,.000 mt, quando entro in un tunnel dal buio pesto non c'è illuminazione, ho davanti un jeep che diventa punto obbligato di riferimento, non vedo più le ruote sommerse dall'acqua, cavolo ma è un fiume, percepisco in quel momento che ho l'acqua ai ginocchi, questa mi mancava.
Dopo cinque km esco dal tunnel (o dal fiume) … Insomma da questo girone dantesco: gli operai mi accolgono con canti di gioia, quasi a suffragare la mia temerarietà nell'affrontarlo…
"Volo" tra le pareti della montagna e la strada sgangherata, per fortuna quando arrivo a 70 km dalla frontiera torno sulla terra.
La torre Kalan Bukara, Uzbekistan

L'addetto alla dogana mi inchioda per un ora in cerca di un documento per la moto che nessuno, lassù su quella frontiera oltre i 4000 mt, mi ha mai consegnato.
Lui che non vuol capire, io che non mollo, purtroppo un colloquio tra sordi anche perché io niente russo, lui niente inglese, mi lascia andare dopo aver pagato 10 $, poteva dirlo subito che questo era il prezzo.
Lungo viale alberato, mi è familiare, semaforo, destra, imbocco il viale pedonale… No, questa non me la faccio sfuggire: è la terza volta che metto le ruote davanti al Registan, ma è come se fosse la prima volta tanta è l'atmosfera che emana questo contesto.
Samarcanda, la via della Seta, il massimo per un viaggiatore.
Un giorno di meritato riposo per riordinare le idee e il portafoglio, infatti, alla Banca Nazionale posso prelevare dollari senza problemi.
Lo faccio in partenza di buon mattino vestito da endurista, dalla testa ai piedi.
In Banca, la gente mi osserva come un marziano; così come fuori viene guardato con sospetto il 690 stracarico parcheggiato sotto l'occhio vigile degli addetti alla sicurezza.
Un saluto e via verso Bukara.
Fa caldo, sono le due del pomeriggio quando giungo al Grand Nordibek Hotel.
Tolgo il casco, il ragazzo mi mostra un sorriso a 32 denti, mi ha riconosciuto, l'altra volta andavo a Pechino questa volta vado a casa.
lo vedo riflettere, chissà che ha pensato… Che ho perso la bussola… No, quella non l'ho con me, tanto meno il GPS: viaggio alla vecchia maniera, mi sento un viaggiatore.
La fortezza dell'Ark, la torre Kalan, la Medressa… la parte antica di Bukara è racchiusa in un fazzoletto e guarda un po chi ti incontro?
Mike e Dan, due che viaggiano per la parte nord del mondo: la sera tutti intorno ad un tavolo con Kosta Mistatkais, un greco che va a Pechino e che poi mi scriverà del rifiuto delle autorità a farlo entrare. La serata alla grande tutti accomunati da una grande passione: la moto.
Fatto rifornimento con benzina a 90 ottani (fino ad ora è stato tutto un tribolare con quella da 80…) giungiamo al confine con il Turkmenistan.
Una moto a GPL...

Cinque lunghe ore sotto una sgangherata dogana tra una mare di folla con sacche trascinate per centinaia di metri dove attendono altrettanti fatiscenti taxi.
La sera siamo a Mary, giusto il tempo di fare un salto all'antica Merv, città conosciuta già prima di Alessandro Magno.
La temperatura sfiora i 47 gradi, fortuna nostra che la dogana iraniana è fornita di condizionamento, passano 2 ore e dopo un attento controllo del colore degli occhi da parte del funzionario (come avrà fatto ad interpretare il colore degli occhi della foto del passaporto?) imbocchiamo la strada per Mashad la città santa per gli Sciti.
Ora davanti a me un lungo tragitto, Iran, Turchia e Grecia, paesi visitati più volte, faccio tappa a Theran dove incontro un gruppo di motociclisti.
Con due di loro, Saeed e Ahdi proprietari di un negozio di ricambi per moto, nasce una "festa" quando mi accolgono nel loro negozio prima di lasciare la capitale.
Dopo una settima mi ritrovo sulle spiagge della Grecia per un meritato bagno, ma scrutando l'orizzonte la mente mi riporta a Lhaore, alle spalle ho 10.328 Km percorsi, 8 paesi attraversati e una realtà: che il KTM 690 E è "maturo" per i viaggi.
Arrivo a casa con la moto stracarica. E già, la moto: è stata grande con quel motore grintoso, potente ma parco nei consumi e soprattutto affidabilissima. 
Grazie KTM.
La cartina del viaggio
Il confine kirghizistan-tagikistan
Dopo Besham, in Pakistan
Kashgar, mercato del bestiame
Khunjerab Pass, 4.730 mt
Strani incontri in Kirghizistan...
Il lago Karakul e tre bambini cinesi
il lago Karakul dalla parte Tagika
il GPL sulle moto in pakistan è una realtà...
Meteore a kalambaka
Le montagne del Pamir
Pakistan
La Pamir Road
Passo a 4655 mt: Ak Bajtal, Tagikistan, Pamir Road
Sul tetto del mondo
Torre Kalan Bukara, Uzbekistan

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