I viaggi dei lettori
Dal Veneto all'Olanda in Varadero
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In viaggio verso i mulini a vento in sella alla bicilindrica Honda. Km, luoghi, strade... e l'irrinunciabile tappa al Nurburgring
Mi chiamo Giuliano, ho 41 anni vivo a S. Lucia di Piave (TV), sono possessore di un'Honda Varadero 1000, ho tanta voglia di girare in moto e quest'anno ho deciso di fare un viaggio in solitaria, direzione Olanda.
- PARTENZA, lunedì 20 agosto
Tragitto : S. Lucia di Piave – Trento – Bolzano - Passo Resia - Vangen (Austria) -
Lindau – Bregenz – Sigmaringer – Ravesburger - Ballingen (Germania).
- PARTENZA, lunedì 20 agosto
Tragitto : S. Lucia di Piave – Trento – Bolzano - Passo Resia - Vangen (Austria) -
Lindau – Bregenz – Sigmaringer – Ravesburger - Ballingen (Germania).
Totale: km 600.
Dopo aver posticipato di tre ore la partenza, causa temporale estivo, alle 11.00 parto nonostante il tempo resti incerto. Sono diretto verso la prima tappa, Ballingen (Germania). Lungo la strada trovo pochi motociclisti, tranne quando arrivo al Passo Resia al confine con l'Austria, punto di ristoro per i centauri di passaggio. In loco c'è' un grande lago artificiale creato per uso idroelettrico, un'opera tanto enorme da aver sommerso cinque piccoli paesini di montagna di cui resta testimone la punta del campanile della chiesa che emerge dal lago. Da qui riparto accompagnato da tratti di pioggia attraversando la verde Baviera ricca di foreste che costeggiano la statale che si alterna in un continuo sali e scendi, arrivando a destinazione verso sera dove pernotto da parenti.
-2° GIORNO
Tragitto : Ballingen – Stoccarda – Ludwigshafen – Koblez – Koln - Venlo (Germania) - Arnhem (Olanda).
Totale: km 640.
Martedì mattina parto sotto la pioggia. Fa freddo, ci sono solo 8 gradi. Ma verso Stoccarda il tempo migliora e spunta il sole. L'autostrada è lunga, a tratti monotona e soprattutto con tanti lavori in corso che mi rallentano. Il nord della Germania non e' cosi bello come la verde Baviera, ma regnano distese di brulli campi e un netto insediamento industriale. Verso le cinque sono al confine con l'Olanda presso Venlo e proseguo verso Arnhem. Ormai sono quasi a destinazione e mi ritrovo nel mezzo di un diluvio, di conseguenza tuta, guanti, scarpe antipioggia arrivo ad Arnhem come un palombaro e al terzo tentativo trovo sistemazione in un Bed and Breakfast a 45 euro al giorno (la tenda resta sulla moto). La sera esco in paese per mangiare una pizza dalla "Bella Venezia" (solo il nome e' italiano). Il paese e' attraversato da un bel viale alberato con immensi alberi secolari, le case con le loro ampie finestre sembrano tutte vetrine d'arredamento con tutti gli oggetti al loro posto comprese le comparse, l'effetto e' bellissimo. Finisco il giro del paese e respiro un senso di tranquillità e benessere, forse per il verde acceso che domina su tutti i giardini o la mancanza di frenesia all'italiana.
Da Van Gogh alle dighe
-3° GIORNO
Il gestore della pensione mi spiega che di solito la mattina il tempo è sempre brutto ma poi schiarisce, e allora approfitto per un'abbondante colazione come si usa da queste parti: pane burro e marmellata, salame e affettati vari, formaggio uova yogurt latte caffè, the e un succo di frutta. Meglio: si risparmia sul pranzo. Il gestore aveva ragione, il tempo migliora e mi dirigo verso il parco De Hoge Veluwe, entrata 15 euro. Il parco ha un perimetro di circa 50 km e all'interno ci si può spostare in moto, in macchina o in camper. Altrimenti si prende una delle centinaia di biciclette a disposizione; attenzione, le biciclette hanno piste ciclabili e negli incroci hanno sempre la precedenza.
All'interno vale la pena visitare il museo di arte contemporanea, con quadri di Van Gogh, Picasso, Renoir e altri pittori famosi di cui sono esposte anche delle sculture di notevole impatto. Poco distante un' altro museo interessante sulla morfologia e sulla vita sotterranea, che già dalla dicitura che si trova all'ingresso mette un po' di timore ”Lasciate ogni speranza voi che entrate” (proprio come l'Inferno dantesco). All'interno si possono provare personalmente delle simulazioni di come è cambiata la terra nel corso dei secoli tramite simulazioni attive di terremoti o altri eventi naturali. Appese ai muri tutta una serie di trombe che intersecandosi tra di loro emettono tutta una serie di suoni particolari.
Il tempo stringe e devo lasciare il parco per recarmi poco vicino al Openluchmuseum, una riproduzione di un intero paese dagli anni seguenti la seconda guerra mondiale agli anni settanta. All'interno sono visitabili tutte le case, i negozi, i mulini, la stazione ferroviaria, le fattorie e le piccole officine dell'epoca; ci si può cimentare anche con le vecchie biciclette o farsi un bel giro col treno dell'epoca. Per gli amanti dei souvenir nei piccoli negozi si trova di tutto, dal the al chiodo, dalle stoffe alle varie leccornie e tantissime altre riproduzioni di vecchi oggetti.
Verso sera faccio rientro e dopo una doccia rigenerante esco e finisco a in una specie di bar trattoria, dove nell'incomprensione del menù mi butto a caso. Con la lingua fino adesso me la sono sbrigata con un po' d'inglese da terza media, un' italiano a gesti e un po' di simpatica pazienza di chi mi ascolta (tutto sommato l'italiano si arrangia ovunque). La loro lingua e' un miscuglio tra inglese,tedesco e francese, meglio cosi in qualche modo ci si arrangia sempre. Finalmente arriva il piatto una carne, non ho capito di che tipo, fatta a mo di spezzatino con delle verdure miste cosparse sopra, comunque buono e abbondante.
-4° GIORNO
Il giorno dopo parto in direzione nord, verso Staphorst, una cittadina dove è insediata una rappresentanza calvinista; visitabile una casa museo dove vengono rappresentati usi e costumi di questa ormai piccola comunità. Più tardi mi sposto poco più a nord, a Giethoorn, un paesino dove non esistono strade ma solo piccolo canali, percorribili con piccole barche a batteria che si possono anche noleggiare. Costeggiando i canali mi imbatto nei primi italiani che trovo, due fratelli siciliani che gestiscono un ristorante e attirano i clienti cantando “O sole mio”. Mi intrattengo un po' con loro parlando della mitica finale della coppa del mondo vinta dall'Italia e che agli olandesi non è andata proprio giù. D'altronde quando vince l'Italia brucia a tutti. Ringraziando per le chiacchiere e per il buon caffè li saluto e riprendo verso nord destinazione la più lunga diga dell'Olanda: la Afsluttdijk. Dopo circa un'ora di strada sono in prossimità della diga e faccio sosta proprio a metà dove c'è un parcheggio panoramico attrezzato con un piccolo museo. La diga è lunga 35 km, larga un centinaio di metri, è nata da un progetto di fine ottocento e ci sono voluti 20 anni per finirla. Lasciando la diga si attraversa un grande ponte girevole che permette il passaggio delle grandi navi dal mare del nord al lago interno formato dalla diga. Prendo la strada verso Amsterdam per fermarmi a Voledam, piccola cittadina con un piccolo porto turistico affascinante. Trovo da dormire in una roulotte di un camping che si trova alla fine di un vecchio porto di pescatori. Alla sera decido di mangiare al bar del camping, un piccolo museo di strumenti musicali di tutti i tipi e modelli, stupendo. Riesco a scambiare due parole con il proprietario (un tipo di circa 50 anni con l'aria vissuta) e mi racconta che quel locale e la musica sono la sua vita; mi mostra delle foto dei vari gruppi che hanno suonato lì.
Il gestore della pensione mi spiega che di solito la mattina il tempo è sempre brutto ma poi schiarisce, e allora approfitto per un'abbondante colazione come si usa da queste parti: pane burro e marmellata, salame e affettati vari, formaggio uova yogurt latte caffè, the e un succo di frutta. Meglio: si risparmia sul pranzo. Il gestore aveva ragione, il tempo migliora e mi dirigo verso il parco De Hoge Veluwe, entrata 15 euro. Il parco ha un perimetro di circa 50 km e all'interno ci si può spostare in moto, in macchina o in camper. Altrimenti si prende una delle centinaia di biciclette a disposizione; attenzione, le biciclette hanno piste ciclabili e negli incroci hanno sempre la precedenza.
All'interno vale la pena visitare il museo di arte contemporanea, con quadri di Van Gogh, Picasso, Renoir e altri pittori famosi di cui sono esposte anche delle sculture di notevole impatto. Poco distante un' altro museo interessante sulla morfologia e sulla vita sotterranea, che già dalla dicitura che si trova all'ingresso mette un po' di timore ”Lasciate ogni speranza voi che entrate” (proprio come l'Inferno dantesco). All'interno si possono provare personalmente delle simulazioni di come è cambiata la terra nel corso dei secoli tramite simulazioni attive di terremoti o altri eventi naturali. Appese ai muri tutta una serie di trombe che intersecandosi tra di loro emettono tutta una serie di suoni particolari.
Il tempo stringe e devo lasciare il parco per recarmi poco vicino al Openluchmuseum, una riproduzione di un intero paese dagli anni seguenti la seconda guerra mondiale agli anni settanta. All'interno sono visitabili tutte le case, i negozi, i mulini, la stazione ferroviaria, le fattorie e le piccole officine dell'epoca; ci si può cimentare anche con le vecchie biciclette o farsi un bel giro col treno dell'epoca. Per gli amanti dei souvenir nei piccoli negozi si trova di tutto, dal the al chiodo, dalle stoffe alle varie leccornie e tantissime altre riproduzioni di vecchi oggetti.
Verso sera faccio rientro e dopo una doccia rigenerante esco e finisco a in una specie di bar trattoria, dove nell'incomprensione del menù mi butto a caso. Con la lingua fino adesso me la sono sbrigata con un po' d'inglese da terza media, un' italiano a gesti e un po' di simpatica pazienza di chi mi ascolta (tutto sommato l'italiano si arrangia ovunque). La loro lingua e' un miscuglio tra inglese,tedesco e francese, meglio cosi in qualche modo ci si arrangia sempre. Finalmente arriva il piatto una carne, non ho capito di che tipo, fatta a mo di spezzatino con delle verdure miste cosparse sopra, comunque buono e abbondante.
-4° GIORNO
Il giorno dopo parto in direzione nord, verso Staphorst, una cittadina dove è insediata una rappresentanza calvinista; visitabile una casa museo dove vengono rappresentati usi e costumi di questa ormai piccola comunità. Più tardi mi sposto poco più a nord, a Giethoorn, un paesino dove non esistono strade ma solo piccolo canali, percorribili con piccole barche a batteria che si possono anche noleggiare. Costeggiando i canali mi imbatto nei primi italiani che trovo, due fratelli siciliani che gestiscono un ristorante e attirano i clienti cantando “O sole mio”. Mi intrattengo un po' con loro parlando della mitica finale della coppa del mondo vinta dall'Italia e che agli olandesi non è andata proprio giù. D'altronde quando vince l'Italia brucia a tutti. Ringraziando per le chiacchiere e per il buon caffè li saluto e riprendo verso nord destinazione la più lunga diga dell'Olanda: la Afsluttdijk. Dopo circa un'ora di strada sono in prossimità della diga e faccio sosta proprio a metà dove c'è un parcheggio panoramico attrezzato con un piccolo museo. La diga è lunga 35 km, larga un centinaio di metri, è nata da un progetto di fine ottocento e ci sono voluti 20 anni per finirla. Lasciando la diga si attraversa un grande ponte girevole che permette il passaggio delle grandi navi dal mare del nord al lago interno formato dalla diga. Prendo la strada verso Amsterdam per fermarmi a Voledam, piccola cittadina con un piccolo porto turistico affascinante. Trovo da dormire in una roulotte di un camping che si trova alla fine di un vecchio porto di pescatori. Alla sera decido di mangiare al bar del camping, un piccolo museo di strumenti musicali di tutti i tipi e modelli, stupendo. Riesco a scambiare due parole con il proprietario (un tipo di circa 50 anni con l'aria vissuta) e mi racconta che quel locale e la musica sono la sua vita; mi mostra delle foto dei vari gruppi che hanno suonato lì.
Dai mulini al Nurburgring
- 5° GIORNO
Sveglia ore 8.00, preparo la moto e mi porto in centro al paese e noto che ancora tutto è chiuso; trovo a stento un bar per fare colazione proprio al porto. I gestori mi spiegano che i negozi aprono verso le 9.30 e tutto chiude alle 17.00, a parte i bar e i ristoranti. Faccio una visita al porto e approfitto per acquistare dei souvenir per mia moglie e mia figlia di 7 anni. Le devo ringraziare per la possibilità di questo tour in solitaria in moto. Finite le spese mi sposto nel paese vicino Marken percorrendo una strada strappata al mare dove ci si può sbizzarrire in curve al limite dell'aderenza (la Varadero è sempre una grande moto). Anche qui ho i tempi ristretti per visitare questo paesino di pescatori con case simili alle palafitte tutte verdi, un posto d'altri tempi dove il tempo sembra essersi fermato. Qui si può gustare dell'ottimo pesce crudo che non finiresti più di mangiare, si possono fare delle escursioni sulle isole vicine con delle barche molto simili a quelle vichinghe. Visitando la chiesa del paese si nota la prevalenza del paese alla pesca, testimoniata da numerosi modellini di barche appese al soffitto della chiesa come protezione per i pescatori che uscivano in mare e dal colore blu dei banchi inusuale per una chiesa. Riprendo la strada scendendo verso Rotterdam, si nota subito l'incremento dei poli industriali rispetto a quelli agricoli visti finora. Arrivo a Kinderdijk dove si trovano 19 mulini a vento di cui 2 funzionanti, sinceramente non abbastanza per giustificare un viaggio di circa 200 km: sorprese del turista fai da te…
Nel tardo pomeriggio mi dirigo verso Thorn arrivando verso sera, dove trovo alloggio come unico cliente in una pensione sopra un pub. Il gestore, anche lui motociclista, mi offre riparo per la moto nel suo garage a fianco della sua Yamaha V-Max ormai quasi in disuso mi spiega con rammarico e mi mostra alcune foto di raduni fatti qualche anno addietro. La sera esco a farmi due passi per il paese che viene chiamato il paesino bianco visto che tutte le case sono tinte di bianco. Una cosa che mi colpisce di questi paesi è la tranquillità e la calma che si respira, la mancanza di frenesia e la calma dei suoi abitanti.
- 6° GIORNO
Alla mattina parto direzione Germania e mi aspetta una bella sorpresa: un nebbione da vera pianura padana. Parto lo stesso rispettando il road-boock, la nebbia mi accompagna per circa 100km; faccio più o meno la stessa strada che ho fatto all'andata. La moto va alla grande, è proprio nata per viaggiare, carica con 3 borse più tenda e sacco a pelo al posto del passeggero, mi permette di viaggiare a 200 km/h (qui non ci sono limiti di velocità) senza apprensioni e in tutto comfort. Dopo 4 ore di viaggio un cartello stradale coglie la mia attenzione: direzione Nurburgring, tempio della velocità, non ci penso neanche un attimo ed esco dall'autostrada. Avvicinandomi si sente il rombo delle macchine attraversare la fitta foresta che attornia il circuito. Attorno con mio stupore ci sono parcheggi interi di macchine di qualsiasi modello che aspettano il loro turno per poter entrare, dal Porsche all'Opel Manta, dalla Corvette al Maggiolone, insomma potrei entrare anch'io con la mia 2 CV. Girando attorno al circuito ci sono posti appositi per
osservare le gare, un piccolo parcheggio diventa box per piloti privati, piccole rivendite improvvisate per qualche ricambio, insomma tutto profuma di motori. Dopo questa sosta fuori programma di circa due ore, riprendo la strada e verso le otto di sera sono nei pressi di Stoccarda dove pernotto. Ormai mi aspetta l'ultimo giorno di questo bel giro.
- 7° GIORNO
Con un po' di tristezza parto per affrontare gli ultimi 600 km verso casa; il tempo clemente ed il traffico scorrevole, mi permettono di rivivere questa settimana in solitaria. Tirando le somme posso dire di essermi divertito e nello stesso tempo aver fatto una bella esperienza: viaggiando da soli i fatti le situazioni che ti capitano le vivi in maniera positiva e con entusiasmo, hai la possibilità di girare a destra o sinistra, di vedere questo o quel posto, di fermarti o di ripartire, di fantasticare o essere realista, insomma poter scegliere.
Sveglia ore 8.00, preparo la moto e mi porto in centro al paese e noto che ancora tutto è chiuso; trovo a stento un bar per fare colazione proprio al porto. I gestori mi spiegano che i negozi aprono verso le 9.30 e tutto chiude alle 17.00, a parte i bar e i ristoranti. Faccio una visita al porto e approfitto per acquistare dei souvenir per mia moglie e mia figlia di 7 anni. Le devo ringraziare per la possibilità di questo tour in solitaria in moto. Finite le spese mi sposto nel paese vicino Marken percorrendo una strada strappata al mare dove ci si può sbizzarrire in curve al limite dell'aderenza (la Varadero è sempre una grande moto). Anche qui ho i tempi ristretti per visitare questo paesino di pescatori con case simili alle palafitte tutte verdi, un posto d'altri tempi dove il tempo sembra essersi fermato. Qui si può gustare dell'ottimo pesce crudo che non finiresti più di mangiare, si possono fare delle escursioni sulle isole vicine con delle barche molto simili a quelle vichinghe. Visitando la chiesa del paese si nota la prevalenza del paese alla pesca, testimoniata da numerosi modellini di barche appese al soffitto della chiesa come protezione per i pescatori che uscivano in mare e dal colore blu dei banchi inusuale per una chiesa. Riprendo la strada scendendo verso Rotterdam, si nota subito l'incremento dei poli industriali rispetto a quelli agricoli visti finora. Arrivo a Kinderdijk dove si trovano 19 mulini a vento di cui 2 funzionanti, sinceramente non abbastanza per giustificare un viaggio di circa 200 km: sorprese del turista fai da te…
Nel tardo pomeriggio mi dirigo verso Thorn arrivando verso sera, dove trovo alloggio come unico cliente in una pensione sopra un pub. Il gestore, anche lui motociclista, mi offre riparo per la moto nel suo garage a fianco della sua Yamaha V-Max ormai quasi in disuso mi spiega con rammarico e mi mostra alcune foto di raduni fatti qualche anno addietro. La sera esco a farmi due passi per il paese che viene chiamato il paesino bianco visto che tutte le case sono tinte di bianco. Una cosa che mi colpisce di questi paesi è la tranquillità e la calma che si respira, la mancanza di frenesia e la calma dei suoi abitanti.
- 6° GIORNO
Alla mattina parto direzione Germania e mi aspetta una bella sorpresa: un nebbione da vera pianura padana. Parto lo stesso rispettando il road-boock, la nebbia mi accompagna per circa 100km; faccio più o meno la stessa strada che ho fatto all'andata. La moto va alla grande, è proprio nata per viaggiare, carica con 3 borse più tenda e sacco a pelo al posto del passeggero, mi permette di viaggiare a 200 km/h (qui non ci sono limiti di velocità) senza apprensioni e in tutto comfort. Dopo 4 ore di viaggio un cartello stradale coglie la mia attenzione: direzione Nurburgring, tempio della velocità, non ci penso neanche un attimo ed esco dall'autostrada. Avvicinandomi si sente il rombo delle macchine attraversare la fitta foresta che attornia il circuito. Attorno con mio stupore ci sono parcheggi interi di macchine di qualsiasi modello che aspettano il loro turno per poter entrare, dal Porsche all'Opel Manta, dalla Corvette al Maggiolone, insomma potrei entrare anch'io con la mia 2 CV. Girando attorno al circuito ci sono posti appositi per
osservare le gare, un piccolo parcheggio diventa box per piloti privati, piccole rivendite improvvisate per qualche ricambio, insomma tutto profuma di motori. Dopo questa sosta fuori programma di circa due ore, riprendo la strada e verso le otto di sera sono nei pressi di Stoccarda dove pernotto. Ormai mi aspetta l'ultimo giorno di questo bel giro.
- 7° GIORNO
Con un po' di tristezza parto per affrontare gli ultimi 600 km verso casa; il tempo clemente ed il traffico scorrevole, mi permettono di rivivere questa settimana in solitaria. Tirando le somme posso dire di essermi divertito e nello stesso tempo aver fatto una bella esperienza: viaggiando da soli i fatti le situazioni che ti capitano le vivi in maniera positiva e con entusiasmo, hai la possibilità di girare a destra o sinistra, di vedere questo o quel posto, di fermarti o di ripartire, di fantasticare o essere realista, insomma poter scegliere.
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