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I viaggi dei lettori

Dalla bassa Toscana al Monte Bianco

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Oltre 2.000 km a base di curve e tornanti, conditi da sole e pioggia. Ecco la dieta motociclistica che ha accompagnato i nostri lettori sulle strade del loro viaggio

Buongiorno a tutti, io mi chiamo Marco e con la mia compagna Antonietta vi vogliamo raccontare del nostro ultimo viaggio che abbiamo fatto in sella alla nostra Honda CBF600.
Siamo partiti domenica 17 giugno di buon mattino, un po' all'avventura, senza prenotare nulla e senza un preciso itinerario, se non di massima, da San Casciano dei Bagni, piccolo e ridente paesino della bassa provincia di Siena, dove ho le mie origini anche se, purtroppo non ci vivo in pianta stabile.

L'idea era quella, se possibile, di evitare di fare autostrada, quindi abbiamo raggiunto la via Cassia e ci siamo diretti verso nord, direzione Siena.
Raggiunta Siena, abbiamo preso il raccordo per Firenze e siamo usciti a Poggibonsi, dirigendoci sempre verso nord. La prima sosta per sgranchirci un po’ le gambe e per bere qualcosa, dato che la temperatura in questa zona centrale della Toscana cominciava a farsi sentire, l’abbiamo fatta a Certaldo, patria del Boccaccio. Vi consigliamo di fare un giro per la zona alta del paese, chiaramente in puro stampo medievale e fortunatamente ben conservata.
Proseguendo in direzione Empoli e superato Fucecchio abbiamo seguito le indicazioni per Vinci, la patria di Leonardo, dove abbiamo fatto un’altra breve sosta. Ripartendo, sempre in direzione nord, abbiamo imboccato una stradina ricca di curve che salendo in collina ed essendo ombreggiata ci ha dato subito sollievo, visto il caldo che faceva.
Siamo così ridiscesi verso Pistoia avendo preso la decisione di affrontare l’Abetone alla ricerca di un po’ di fresco. Infatti superata la calura della pianura pistoiese e subito presi a salire verso San Marcello il clima andava mitigandosi.
Fattasi l’ora di pranzo, abbiamo deciso di fare una sosta a San Marcello Pistoiese, giusto il tempo per un panino prima di affrontare i tornanti verso l’Abetone. Passato l’Abetone e dopo un opportuno caffé alla vista del monte Libro Aperto, siamo ripartiti verso Pievepelago, in direzione in Emilia Romagna.
Svoltando a sinistra abbiamo preso la strada per il Passo delle Radici, mentre il cielo cominciava a riempirsi di nuvole. Dal Passo delle Radici abbiamo svoltato a destra in direzione di Villa Minozzo con l’intenzione di fare il crinale dell’Appennino sino all’incrocio con la statale del Cerreto.
Ma di colpo ecco la pioggia. Sosta sotto la pensilina di un distributore di benzina, tute antiacqua e via di nuovo. Fortunatamente l’acquazzone è durato solo pochi chilometri in favore del sole.
Dato che lungo il crinale dell’Appennino il cielo era sempre più scuro avevo deviato verso valle proseguendo sino a Castelnuovo nei Monti dove si erge la Pietra di Bismantova, strana montagna di cui parla anche Dante nella Divina Commedia.
Con il sole era ritornato ache il caldo, nonostante fossero ormai le 18:00. Allora decidiamo di riprendere la direzione verso il Passo del Cerreto con l’intenzione di avvicinarci il più possibile alla Liguria pensando il giorno dopo di fare rotta verso la Francia.
Arriviamo al passo del Cerreto e con nostra sorpresa troviamo un vento insistente e quasi freddo, senza contare che non abbiamo trovato un albergo aperto. Proseguiamo in direzione di Aulla anche se comincia ad imbrunire, per la strada troviamo Fivizzano dove troviamo una decorosa pensioncina con annesso ristorante, in cui decidiamo di accamparci per la notte.
Abbiamo percorso 425 Km senza un metro di autostrada e con una marea di curve e tornanti. Ci meritiamo una bella doccia, una sostanziosa cena (Albergo il Giardinetto – 43 euro, matrimoniale con prima colazione per due; 60 euro, invece, per la cena, decente anche se non eccelsa), passeggiatina per le viuzze del paese e “tirata” sul letto fino al mattino seguente.

La mattina siamo pronti a muoverci intorno alle 10 e decidiamo, dovendoci avvicinare alla Francia, di percorrere l’arco ligure in autostrada, dato che fare l’Aurelia significherebbe beccarsi un gran traffico e fare troppo tardi. Arrivati nella ridente Aulla imbocchiamo la Parma-La Spezia verso sud, quindi a Santo Stefano di Magra prendiamo la Livorno-Genova in direzione di quest’ultima.
C’è traffico, ma nemmeno troppo. Fissi sui 120 km/h, andiamo verso l’autostrada con più gallerie che io conosca. Un paio di soste, la prima poco prima di Genova, la seconda ad Albenga per bere qualcosa e per rabboccare il serbatoio della mia Honda CBF600 e arriviamo a Ventimiglia, giusto in tempo per mangiare un’ottima focaccina sul lungomare, mentre fa un caldo asfissiante col cielo grigio di umidità.
Dopo un’oretta si riparte alla volta del Colle di Tenda, il caldo è sempre più insopportabile e se ne accorge anche la mia Honda: la ventola è sempre accesa e il calore del motore mi cuoce le ginocchia, complice anche un po’ di traffico in salita che non permetteva al motore di rinfrescarsi a dovere.
Alla sommità del Colle c’è un tunnel che dalla Francia riporta in territorio italiano: peccato che funzioni a senso unico alternato, così abbiamo dovuto aspettare circa un quarto d’ora perché toccasse a noi passare. Intanto facciamo due chiacchiere con un simpatico motociclista di Cuneo che ci mette in guardia dal percorrere il tunnel: siamo ancora in Italia dove il tempo ci riserva ancora qualche goccia di pioggia.
Sono ormai le 17.30, la minaccia di pioggia aumenta e comunque abbiamo già al nostro attivo 340 km sulle spalle e decidiamo di fermarci a Limone Piemonte, località turistica piuttosto carina e ben tenuta. Troviamo una sistemazione al Moublè la Piazzetta, proprio nel centro storico (65 euro per la matrimoniale con prima colazione per due .
La scelta dei ristoranti però è poco varia dato che è un periodo "morto", la stagione invernale è finita da tempo ma per le località montane evidentemente non è ancora cominciata quella estiva e molti esercizi sono chiusi. Aperti ce ne sono solo due, Il Bocconcino, ristorante pizzeria alla buona, e l’Arco, totalmente all’opposto, prezzi alti porzioni minime.
Optiamo per il primo e con poco più di 40 euro mangiamo due agnolotti alla fonduta e salsiccia arrotolata con patate al Brie, con porzioni più che abbondanti. Poi solita passeggiatina e gelato in piazzetta, quindi giusto riposo. L’indomani affronteremo le Alpi, ci siamo riproposti un bel programma ricco di curve, chilometri ed altimetrie variabili.
Martedì mattina ci alziamo con una splendida giornata di sole e nonostante siano le 8:00 e si sia a 1.200 metri sul livello del mare c’è già un bel teporino.
Facciamo una bella colazione, saldiamo la camera e ripartiamo alla volta di Borgo San Dalmazzo e Dronero, noto per aver dato i natali a Giovanni Giolitti più volte capo del governo del Regno d’Italia a cavallo tra XIX e XX secolo.
Il programma per oggi è ambizioso e ci dà uno slancio in più, affronteremo il Colle dell’Agnello, l’Isoard, il Lautaret, il Galibier e rientreremo in Italia attraverso il Moncenisio. Una cosa è certa, viaggiando sempre a quote piuttosto elevate non soffriremo il caldo, e dopo l’esperienza dello scorso anno in cui a luglio avemmo la malaugurata idea di andare in Provenza dove il termometro era sempre fisso a 40°, è proprio questo a darci lo slancio.
Superata Busca cominciamo a salire verso le Alpi per la strada del Colle dell’Agnello, dove un mese fa passò anche il Giro d’Italia. Strada meravigliosa, asfalto perfetto, panorami bellissimi e deserto. Fino a Sampeyre abbiamo incontrato circa cinque auto; oltre, verso il confine e per i tornanti, solo qualche ciclista.
Come vedete dalle foto lassù c’è ancora un po’ di neve gelata e si stava da dio, sì e no 10° di temperatura. Riprendiamo la discesa verso Arvieux per affrontare poi il mitico Isoard.
Affrontiamo la discesa verso Briancon in un verde e tra i profumi dei fiori di montagna che quasi tolgono il fiato, ma mano a mano che si scende cominciano anche ad arrivare vampate di caldo inaspettato.
A Briancon è troppo caldo e non ci fermiamo, se non per un rabbocco di benzina, ma sbaglio strada ed invece di prendere per il Lautaret giro verso Grenoble. Urge l’acquisto di un navigatore.
Comunque dopo aver percorso una quindicina di chilometri comincio ad avere il sospetto di essermi sbagliato, poiché la strada invece di salire continua a scendere e il caldo continua ad aumentare.
Ci fermiamo in una piazzola e consulto le carte. Siamo costretti a fare dietro-front e torniamo a Briancon, quindi stavolta prendiamo la strada giusta e arriviamo, dopo aver schivato una marmotta kamikaze che ci ha attraversato la strada ad un metro dalla ruota anteriore, al passo del Lautaret.
Ora affronteremo il Col du Galibier reso mitico dalle imprese di Coppi e Bartali nei loro Tours de France. Devo dire che la salita è impressionante, non tanto dal versante del Lautaret che è di 8 km, ma dalla parte di Valloire sale per 26 km con pendenze improbabili e mentre noi discendiamo, incontriamo frotte di ciclisti che invece salgono!
Da Valloire prendiamo la strada per il Col du Telegraph, ma rispetto ai passi già fatti è una bazzecola, mentre è molto bella la discesa verso Saint Michel de Maurienne dove ci fermiamo a riposare un po’ ed a sgranocchiare una chique lorreine.
Ripartiamo verso Modane seguendo la statale, piuttosto trafficata ma, passata la cittadina, il grosso del traffico prende per il Frejus mentre noi proseguiamo verso Bramas e il suo bellissimo fortilizio, e verso Lanslebourg per affrontare poi il Moncenisio.
Salendo verso il Colle del Moncenisio per tornare in territorio italiano il tempo si riannuvola, e fa quasi freddino.
A 2.000 metri sul livello del mare, valicato il passo, c’è un lago artificiale che appare e scompare avvolto dalla nebbia, un’immagine quasi irreale.
Pochi chilometri passato il confine italiano la strada scende repentinamente verso Susa, ma a sinistra c’è l’indicazione per il caratteristico paesino di Moncenisio Comune, ed è proprio lì che siamo diretti. Abbiamo fatto 400 km di curve e passi, tornanti salite e discese, con le gambe e il fondoschiena che indolenziti, anche se siamo molto contenti di aver fatto tutto quello che ci eravamo riproposti. Sono ormai le 19:00 passate e ci fermiamo allo Chalet del lago che amici mi avevano consigliato. Posto veramente delizioso, ci siamo solo noi e un’altra coppia in viaggio di nozze. Pensate che tutto il paese di Moncenisio fa solo 12 anime !
Il consiglio è stato proprio giusto, il posto è effettivamente suggestivo e poi si mangia veramente bene, tutta cucina prettamente piemontese e si beve anche meglio. Al mattino presto, poi, abbiamo anche avuto la visita di una giovane volpe proprio sotto le finestre della nostra camera come si vede nella foto.

L’indomani, dopo colazione e dopo aver pagato il conto, (120 euro tra dormire e mangiare per tutti e due), decidiamo di andare prima giù fino a Susa per fare benzina, dato che altri distributori in zona non ce ne sono, passeremo anche per l’abbazia di Novalesa, in piena zona NO TAV. Da Moncenisio c’è una stradina male asfaltata che è il caso di dire precipita su Susa passando per Novalesa, con pendenze pazzesche, ma in un attimo si arriva. Comunque Novalesa è tutta rifatta e non merita che una brevissima sosta. Fatto il pieno a Susa si riprende per la statale del Moncenisio a ritroso di nuovo verso la Francia. Questa volta sul Moncenisio c’è un sole splendido e ci fermiamo qualche minuto in riva al lago alpino.
Ridiscendiamo, quindi, verso Lanslebourg dove, svoltando a destra andremo in direzione del Col del’Iseran, altra mitica tappa di svariati Tours de France.
Come al solito i panorami che si vedono ed i profumi che si sentono sono estasianti. La strada è anche qui praticamente deserta, solo pochi altri motociclisti come noi e qualche ciclista, poi, fino a Bonneval sur Arc è pressoché pianeggiante, ma dopo, sale in maniera fantasmagorica per tornanti con asfalto, però, piuttosto mal ridotto. La Route de le Grand Alpes è veramente una strada magnifica e arriviamo in cima a 2770 m sul livello del mare., il punto più alto del nostro viaggio.
Lo scorso anno tornando dalla Provenza decidemmo di fare un pezzetto della Route de les Grand Alpes e passammo per la Bonnette a 2802 m. slm., ma il colpo d’occhio che si gode dall’Iseran è senza eguali.
Ripartiamo gettandoci giù per la discesa che porta a val d’Isere, per la verità località finta e secondo noi di poco fascino, anche se la valle offre comunque un panorama notevole.
Tra tornanti e tunnel vari si arriva finalmente a Bourg St. Maurice da dove svoltiamo a destra sul Piccolo San Bernardo alla volta della Val d’Aosta.
La salita è veramente molto bella ed anche l’asfalto è quasi da pista, ma, mano a mano che si sale, peggiora. In vetta facciamo una breve sosta per un caffè, poi proseguiamo alla volta di Courmayeur e del Monte Bianco.
Sotto la maestosità della più alta montagna d’Europa ci sentiamo veramente delle misere formichine, e restiamo estasiati dalla potenza della natura alla vista del gran ghiacciaio detto Mer de Glace. Poi, malauguratamente, diventa buio in pochi minuti e si scatena un temporale che ci coglie di sorpresa. Ci mettiamo in fretta e furia i pantaloni impermeabili e cerchiamo di coprire le borse laterali. Ripartiamo quindi verso sud, ma subito fuori dell’abitato di Courmayeur ha già smesso. Scherzi della montagna.
In poco più di mezz’ora, tra un castello e l’altro, bordeggiando per la statale che attraversa l’intera Val d’Aosta, arriviamo appunto ad Aosta. Sono ormai le 18:00 e minaccia di piovere anche lì allora
decidiamo di non proseguire e di cercare un albergo in città. All’Ufficio del turismo ci indirizzano al Bus Hotel, tre stelle in centro e l’unico con una camera matrimoniale libera a 70 euro con prima colazione. Abbastanza pulito e con vista sulla città, ma poi, niente di eccezionale. Sistemo la moto sotto una tettoia e comincia a piovere di nuovo, ma dura poco. Così, dopo un’opportuna doccia decidiamo per una passeggiata per la città e una visita alle sue vestigia romane. L’impronta è quella di una città francese, pensate che il palazzo comunale posta sul frontale ben in evidenza la scritta Hotel de Ville.
Per la cena veniamo indirizzati alla trattoria degli Artisti, e la scelta è veramente riuscita, si mangia da Dio, il servizio è ottimo e l’ambiente proprio carino. Trenta euro a testa e ve la consiglio.
La mattina dopo ripartiamo da Aosta col cielo nuvoloso e un caldo afoso quasi asfissiante. Non avrei mai creduto che sotto le montagne così alte potesse fare un caldo simile. Decidiamo di andare a dare un’occhiata a Cervinia ed al Monte che la nomina. Arrivati a Chatillon svoltiamo a sinistra e cominciamo a salire per una strada che mi ricorda più la pista di Spa che una strada di montagna. Ma sullo sfondo, pressappoco dove dovrebbe essere Cervinia, vediamo un bendone nero che non promette niente di buono. Ci fermiamo quindi di fronte ad un supermercato lungo la strada per indossare le tute antiacqua e ciò si rivelerà una mossa azzeccata. Infatti pochi chilometri oltre rincontriamo la pioggia, piuttosto battente.
Prima di arrivare a Cervinia si incontra Valtournanche che è veramente bellina ed ha lo stile del classico e autentico paese di montagna. Invece Cervinia è una delusione, come lo era stata Val d’Isere, un posto finto, fatto solo per i facoltosi turisti invernali. Il Cervino è ammantato dalle nuvole e non vuole farsi vedere, piove ancora e il posto non ci piace, risultato: ripartiamo.
Sempre senza fare autostrada, costeggiando la Dora e ammirando i forti e i castelli che si incontrano lungo la strada, vediamo che proseguendo verso sud il tempo volge al bello e anche il caldo aumenta. Decidiamo di fare tappa ad Ivrea che il Carducci nella sua nota poesia Salve Piemonte definiva “la bella”. Bella si, ma anche decadente.
Facciamo una passeggiata e prendiamo un gelato, poi vista l’ora ancora non tarda e il caldo che sembra sopportabile prendiamo la decisione di tentare l’attraversamento della pianura Padana cercando di avvicinarci il più possibile verso la Liguria dato che per il giorno dopo avevo preso accordi per andare a trovare degli amici che risiedono a La Spezia.
Passiamo per il lago di Viverone e puntiamo verso le risaie del Vercellese. Il traffico aumenta ed anche il caldo rinforza, ma si sopporta. Vicino Palestro in mezzo ad una risaia vediamo degli aironi cenerini ed Antonietta si entusiasma. Attraversiamo le province di Biella, Vercelli, Novara e Pavia e finalmente arriviamo a Voghera. In lontananza si intravedono le colline che fanno da contrafforte all’Appennino Emiliano-Ligure. Sulla carta stradale vedo che sulla strada incontreremo il paese di Varzi, noto per la produzione dell’omonimo salame. Decidiamo di eleggerlo a meta della nostra tappa. Varzi è veramente delizioso e ben tenuto, poi troviamo una locanda appena ristrutturata con annessa gelateria che è veramente bellina. Anche qui con 70 euro abbiamo la stanza, che poi è un vero e proprio appartamentino, e la colazione.
Però, la più bella scoperta di Varzi è stato il ristorante Sotto i Portici. Eccezionale, da tornarci apposta. La migliore cena del viaggio a 35 euro a testa.

La mattina seguente ci svegliamo nella bella locanda e da fuori si odono strani vocii. Apro le persiane della finestra e vedo che nel bel piazzale sotto la locanda c’è un immenso mercato, anche la mia moto è sommersa dai banchi. Facciamo colazione con tranquillità ed Antonietta, ovviamente, vuole dare un’occhiata a tutto quel ben di dio che il mercato può offrire. Tanto oggi in programma non ci sono molti chilometri, dobbiamo arrivare a La Spezia all’appuntamento con i miei amici. Tante curve ci aspettano ma i km non sono neanche duecento.
Tra un banco di scarpe e uno di mutande, tra uno con i prodotti tipici e l’altro con le collanine, facciamo le undici. Riusciamo quindi a partire inerpicandoci per l’Appennino. Arriviamo prima a Bobbio, dove decidiamo di comprare anche dei porcini secchi che occupano poco spazio nelle borse e pesano poco, poi ci dirigiamo verso Santo Stefano d’Aveto dove ci fermiamo a mangiare un panino. Prendiamo quindi la strada per il Passo Cento Croci. Le strade sono bellissime ed il traffico è praticamente assente. Superato il valico la strada precipita verso Varese Ligure dove decidiamo di nuovo di fare una sosta per far riposare il fondoschiena.
Dopo una comoda siesta di una mezz’oretta ripartiamo e decido di passare per la Val di Vara che è bella ombreggiata e praticamente deserta. A Borghetto Vara incrociamo l’Aurelia e svoltiamo a sinistra in direzione di La Spezia dove arriviamo che non sono nemmeno le 17:00.
Trovo un alberghetto alla Foce con sotto tutto il panorama del Golfo della Spezia e telefono ai miei amici che intanto avevano già organizzato la serata con cena a Portovenere.
La serata trascorre in grande allegria, molti anni fa ho lavorato da quelle parti e con loro ho sempre mantenuto i contatti, di tanto in tanto facciamo qualche rimpatriata, che finisce con i piedi sotto al tavolo e con qualche bicchiere di troppo.
Al mattino seguente, infatti, siamo un po’ a pezzi, e io anche un discreto mal di testa. Inoltre sarà perché dobbiamo tornare a casa, ma la voglia di ripartire è minore rispetto alle mattinate precedenti.
Ripartiamo comunque verso le dieci e passiamo a Lerici, dove ho abitato per circa tre anni, e, guarda caso, anche li c’è il mercato, quindi sosta. Passiamo poi per Montemarcello e ci fermiamo ad ammirare il panorama in una giornata di sole meravigliosa.
Scendiamo verso Bocca di Magra e verso la Versilia, ma il traffico diventa quasi cittadino e il caldo ci stravolge.
Arrivati a Forte dei Marmi il mio mal di testa si è fatto insopportabile. Decidiamo di scappare prendendo un pezzo di autostrada almeno fino ad Altopascio per poi cercare di avvicinarci a casa, anche se il caldo ci assillerà tutto il giorno.
Ripassiamo per Fucecchio, Castel Fiorentino, Certaldo, Poggibonsi, Siena e prendiamo la cassia scendendo sempre verso sud. Facciamo varie soste dove troviamo ombra ma la tristezza ci prende tutti e due. Nel casco, mentre guido alla volta di San Casciano, già comincio a progettare il prossimo giretto. In fondo l’estate è appena cominciata. Poi ho appena ordinato il nuovo Tomtom rider con le mappe europee. Appena arriverà lo dovremo pur provare, no?

In totale abbiamo fatto 2326 Km in sette giorni, vedremo il prossimo viaggetto quando potremo farlo, impegni di lavoro permettendo, ma spero di non far passare troppo tempo. Ciao a tutti e a presto.

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