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I viaggi dei lettori
Sei passi... in due giorni
di Lorenzo e Aurora Finocchiaro
il 21/06/2007 in I viaggi dei lettori
Un week end sulle Alpi sfidando temperature bassissime e pioggia ma la bellezza dei i paesaggi e delle strade hanno ripagato di tutto
Il 2 Luglio 2007 dopo aver guardato fuori dalla finestra (aveva piovuto tutta la notte) e visto il cielo plumbeo, avevo quasi rinunciato. Poi al primo spiraglio di sole ho preso il coraggio a due mani e con mia moglie Aurora abbiamo deciso di partire lo stesso per il nostro viaggio.
Lasciata Faloppio (nei pressi di Como) abbiamo preso l'autostrada che porta verso la Svizzera e siamo usciti a Bellinzona nord per poi dirigersi verso il passo.
Lasciata Faloppio (nei pressi di Como) abbiamo preso l'autostrada che porta verso la Svizzera e siamo usciti a Bellinzona nord per poi dirigersi verso il passo.
Da li in avanti la strada fila via a meraviglia ma in prossimità di S.Bernardino comincia a far freddo sul serio, così decidiamo di arrivare all'Ospizio per rinfrancarci un po’. Lì trovo alcuni motociclisti tedeschi a cui chiedo le condizioni del versante nord; le loro rassicurazioni e un carpaccio di renna ci convincono ad andare avanti.
Arriviamo a Spluga nel primo pomeriggio e guardando verso il passo mi accorgo che è avvolto tra le nubi... forse dovremmo tornare indietro, ma appena incontro altri motociclisti tedeschi che vengono giù dal passo a segni mi dicono che la strada è percorribile e allora andiamom avanti. La scelta è stata azzeccata la strada è bellissima con tanti tornanti in serie che sembrano arrampicarsi verso il cielo e la nostra Honda Transalp non fa una piega...anzi ne fa molte.. fino alla vetta; non c'erano le mucche, ma dalla nebbia è apparsa un'aquila, come un miraggio, e per me è stato un segno di buon auspicio.
A Madesimo era tutto chiuso, gli alberghi erano in ferie, allora siamo andati a Motta di Campodolcino a vedere il Santuario della Madonna D'Europa (che freddo ragazzi).
Ci siamo poi diretti verso Campodolcino ma sbaglio strada, non seguo per Isola; il muro in discesa che ho trovato ha messo a dura prova lo stomaco di mia moglie. Abbiamo pernottato a Campodolcino in un piccolo albergo (Cadeval) il cui proprietario, molto gentile, ci ha offerto il garage per la moto e un ottimo ristoro per noi, infreddoliti e anche un po’ bagnati, dato che dal lago Spluga in poi c’è stata pioggia. Per fortuna che la tuta antiacqua ha fatto in pieno il suo dovere.
Il mattino dopo si riparte con un timido sole che ci mette di buonumore e allora su verso il Maloja. A Piuro, in Val Bregaglia, dalla strada notiamo una cascata e un cartello che indica la Cascata dell’acqua Fraggia. Decidiamo di andare a vederla da vicino, era in piena per le piogge e le nevicate dei giorni scorsi. Lascio la moto in un parco con giardinetti annessi ben tenuti (anche in Italia ci sono paesaggi stupendi e ben amministrati) e dopo le foto di rito ripartiamo. Strade bellissime, niente traffico, curve perfette.
Cominciamo a salire verso il Maloja, la strada l’avevo già percorsa in macchina, ma farla in moto è un’altra cosa: non ricordavo quella sequenza di tornanti e la pendenza da brivido. Al passo ci sono i soliti tedeschi con le loro endurone: scambio di foto, una birra e pacche sulle spalle.
Si riparte. I laghi di Silvaplana sembrano dipinti. Arriviamo a St. Moritz, non c’era in giro nessuno (sono rimasti tutti a casa per paura del brutto tempo?) sosta per benzina, cioccolata e via per il Berninenpass 2.315 m. Qui troviamo paesaggi da cartolina; abbiamo fatto un po’ di strada affiancati al trenino che da St. Moritz va a Tirano attraverso la Val Poschiavo, con i passeggeri che ci guardavano non ho capito se per invidia o per compassione, ma comunque i gesti di saluto sono stati tantissimi.
Ho rivisto il ghiacciaio della Diavolezza dopo tanti anni e ho notato che si è ritirato notevolmente. Qualche foto e si riparte alla volta di Livigno. In dogana un finanziere dà disposizione a un simpatico poliziotto di controllarci tutto (e dico tutto), poi forse impietosito per il battito di denti di mia moglie, ci ha lasciati andare subito. Ed eccoci sulla Forcola. Non mi sembrava cosi ripida in macchina! A 15 km dalla dogana siamo a Livigno. Nella città non c'è nessuno forse per il maltempo dei giorni scorsi. Decidiamo di proseguire verso Bormio, direzione passo del Foscagno. Sosta per acquisto della bresaola a Trepalle e poi giù verso Bormio, in località Arnoga in Valdidentro. Qui ci fermiamo a pranzo all’albergo Li Arroga, un caratteristico ristorante con annessa una zona relax che il proprietario ci ha fatto visitare con orgoglio.
Segnalo che sul posto è a disposizione il garage per le nostre amate due ruote e la cucina, tipica di montagna, è deliziosa. Dopo un tris di primi composti da pizzoccheri, scatt e un qualcosa che non ho ben capito, ma tutto ottimo, si riparte verso la meta: i Bagni vecchi di Bormio.
Un bagno in quelle acque calde ci ha fatto dimenticare tutto il freddo patito. Purtroppo non ci siamo potuti fermare troppo come le nostre ossa avrebbero voluto visto che bisognava tornare a casa e avevamo davanti tutta la Valtellina e il lago di Como da percorrere fino a Lecco e da lì a Como e quindi Faloppio: solo 160 Km.
Ho notato come i motociclisti tedeschi siano disponibili e il famoso saluto da quelle parti è dovuto. Abbiamo superato sei passi alpini con temperature sempre prossime allo zero ma è stata una bellissima esperienza che certamente ripeteremo.
Arriviamo a Spluga nel primo pomeriggio e guardando verso il passo mi accorgo che è avvolto tra le nubi... forse dovremmo tornare indietro, ma appena incontro altri motociclisti tedeschi che vengono giù dal passo a segni mi dicono che la strada è percorribile e allora andiamom avanti. La scelta è stata azzeccata la strada è bellissima con tanti tornanti in serie che sembrano arrampicarsi verso il cielo e la nostra Honda Transalp non fa una piega...anzi ne fa molte.. fino alla vetta; non c'erano le mucche, ma dalla nebbia è apparsa un'aquila, come un miraggio, e per me è stato un segno di buon auspicio.
A Madesimo era tutto chiuso, gli alberghi erano in ferie, allora siamo andati a Motta di Campodolcino a vedere il Santuario della Madonna D'Europa (che freddo ragazzi).
Ci siamo poi diretti verso Campodolcino ma sbaglio strada, non seguo per Isola; il muro in discesa che ho trovato ha messo a dura prova lo stomaco di mia moglie. Abbiamo pernottato a Campodolcino in un piccolo albergo (Cadeval) il cui proprietario, molto gentile, ci ha offerto il garage per la moto e un ottimo ristoro per noi, infreddoliti e anche un po’ bagnati, dato che dal lago Spluga in poi c’è stata pioggia. Per fortuna che la tuta antiacqua ha fatto in pieno il suo dovere.
Il mattino dopo si riparte con un timido sole che ci mette di buonumore e allora su verso il Maloja. A Piuro, in Val Bregaglia, dalla strada notiamo una cascata e un cartello che indica la Cascata dell’acqua Fraggia. Decidiamo di andare a vederla da vicino, era in piena per le piogge e le nevicate dei giorni scorsi. Lascio la moto in un parco con giardinetti annessi ben tenuti (anche in Italia ci sono paesaggi stupendi e ben amministrati) e dopo le foto di rito ripartiamo. Strade bellissime, niente traffico, curve perfette.
Cominciamo a salire verso il Maloja, la strada l’avevo già percorsa in macchina, ma farla in moto è un’altra cosa: non ricordavo quella sequenza di tornanti e la pendenza da brivido. Al passo ci sono i soliti tedeschi con le loro endurone: scambio di foto, una birra e pacche sulle spalle.
Si riparte. I laghi di Silvaplana sembrano dipinti. Arriviamo a St. Moritz, non c’era in giro nessuno (sono rimasti tutti a casa per paura del brutto tempo?) sosta per benzina, cioccolata e via per il Berninenpass 2.315 m. Qui troviamo paesaggi da cartolina; abbiamo fatto un po’ di strada affiancati al trenino che da St. Moritz va a Tirano attraverso la Val Poschiavo, con i passeggeri che ci guardavano non ho capito se per invidia o per compassione, ma comunque i gesti di saluto sono stati tantissimi.
Ho rivisto il ghiacciaio della Diavolezza dopo tanti anni e ho notato che si è ritirato notevolmente. Qualche foto e si riparte alla volta di Livigno. In dogana un finanziere dà disposizione a un simpatico poliziotto di controllarci tutto (e dico tutto), poi forse impietosito per il battito di denti di mia moglie, ci ha lasciati andare subito. Ed eccoci sulla Forcola. Non mi sembrava cosi ripida in macchina! A 15 km dalla dogana siamo a Livigno. Nella città non c'è nessuno forse per il maltempo dei giorni scorsi. Decidiamo di proseguire verso Bormio, direzione passo del Foscagno. Sosta per acquisto della bresaola a Trepalle e poi giù verso Bormio, in località Arnoga in Valdidentro. Qui ci fermiamo a pranzo all’albergo Li Arroga, un caratteristico ristorante con annessa una zona relax che il proprietario ci ha fatto visitare con orgoglio.
Segnalo che sul posto è a disposizione il garage per le nostre amate due ruote e la cucina, tipica di montagna, è deliziosa. Dopo un tris di primi composti da pizzoccheri, scatt e un qualcosa che non ho ben capito, ma tutto ottimo, si riparte verso la meta: i Bagni vecchi di Bormio.
Un bagno in quelle acque calde ci ha fatto dimenticare tutto il freddo patito. Purtroppo non ci siamo potuti fermare troppo come le nostre ossa avrebbero voluto visto che bisognava tornare a casa e avevamo davanti tutta la Valtellina e il lago di Como da percorrere fino a Lecco e da lì a Como e quindi Faloppio: solo 160 Km.
Ho notato come i motociclisti tedeschi siano disponibili e il famoso saluto da quelle parti è dovuto. Abbiamo superato sei passi alpini con temperature sempre prossime allo zero ma è stata una bellissima esperienza che certamente ripeteremo.
Sei passi... in due giorni
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