I viaggi dei lettori
Diario di viaggio: la Cappadocia
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Quattro amici esplorano in moto una delle regioni più suggestive della Turchia e, passati i Dardanelli, fanno tappa nella Grecia continentale. Nella gallery le immagini del viaggio
Eccoci, sono le tre di mattina del 31 luglio 2004, la moto in garage ci aspetta pronta di tutto punto, scendiamo, ci vestiamo e partiamo, Brindisi ci attende. Alle 3:30 siamo davanti casa dei nostri compagni di viaggio, Andrea e Antonella su GS Adventure, dimenticavo, noi siamo Michele, Graziella e Varadero.
Si parte, i chilometri che dobbiamo fare sono tanti ed è meglio farne il più possibile con il fresco.
Si parte, i chilometri che dobbiamo fare sono tanti ed è meglio farne il più possibile con il fresco.
Arriviamo verso le 13.30 - 14.00 a Brindisi, cerchiamo il porto e ci imbarchiamo sul ferry che ci porterà a Igoumenitsa, punto di partenza del nostro tour attraverso la Grecia fino alla Cappadocia. Alle 3.30 di mattina (4.30 ora greca) si intravedono le luci del porto di Igoumenitsa, sbarchiamo e via: la Turchia ci attende.
Attraversiamo quasi tutta la Grecia e ci sistemiamo in un bell’albergo a Kavala, passiamo la serata in città e poi a nanna. La mattina ci avviamo verso il confine greco-turco e ci ritroviamo nel bel mezzo del rientro in patria di tutti, e quando dico tutti dico tutti, i Turchi che vivono in Germania, Francia e Belgio. Le pratiche in frontiera ci porteranno via due ore, durante le quali prende forza la decisione della sera prima di non fermarci ad Istanbul, un giorno da dedicargli è troppo poco.
Passato il confine dirigiamo le forcelle verso Istanbul, la attraversiamo, entriamo in Asia e ci sistemiamo per la notte in un hotel a Gebze, parcheggiamo la moto in uno scantinato con il pavimento coperto di acqua e gasolio, ceniamo in città, ci intratteniamo con alcune persone nella hall dell’albergo, approfittiamo della loro disponibilità per farci dare qualche indicazione sulla strada migliore da fare e poi su a nanna, la Cappadocia è ancora lontana.
La mattina recuperiamo le moto dallo scantinato e non con poca fatica (260 kg di moto sono difficoltosi da manovrare) riusciamo a saltare fuori da quel buco nero. Arriviamo il tardo pomeriggio nella zona del lago salato, ma la scarsa presenza di strutture ci fa optare per spostare la tappa ad Aksaray, non prima di aver sorseggiato del tè in un distributore dove ci fermiamo per consultare la guida, ospitalità turca, eccezionale.
Arriviamo ad Aksaray e troviamo un bel albergo a quattro stelle per la modica cifra di 70.000.000 a camera (40 € circa), ceniamo nel ristorante dell’albergo e su a nanna. Durante i 90 km che ci dividono dalla Cappadocia, visitiamo il Caravanserraglio di Agzikarahan dove un turco che parlava benone l’italiano ci informa che lì passò Marco Polo.
Dopo un po’ entriamo nella zona della Cappadocia, raggiungiamo Nevsehir e si iniziano ad intravedere le prime case rupestri e i primi paesaggi tipici della zona.
Ecco Urgup, meta del nostro viaggio, cerchiamo l’albergo che abbiamo prenotato dall’Italia, ci indicano la strada e arrivati in zona ci guardiamo attorno e vediamo una serie di case diroccate mezze crollate, si pensa in coro che una fregatura durante le ferie bisogna prenderla, pazienza. Ci accoglie festosamente il proprietario della struttura che, prese le chiavi, ci accompagna alle nostre stanze, non nascondo una certa perplessità nel vedere che l’albergo dove devi passare 4 giorni è un costone di una montagna. Invece, una meraviglia, le stanze erano ricavate da antiche abitazioni scavate nel tufo più di 1500 anni fa, restaurate e dotate di tutti i comfort per accogliere i turisti, MERAVIGLIOSO. Altrettanto meraviglioso era il giardino pensile sul quale cenare e fare colazione. Insomma ’na favola.
Attraversiamo quasi tutta la Grecia e ci sistemiamo in un bell’albergo a Kavala, passiamo la serata in città e poi a nanna. La mattina ci avviamo verso il confine greco-turco e ci ritroviamo nel bel mezzo del rientro in patria di tutti, e quando dico tutti dico tutti, i Turchi che vivono in Germania, Francia e Belgio. Le pratiche in frontiera ci porteranno via due ore, durante le quali prende forza la decisione della sera prima di non fermarci ad Istanbul, un giorno da dedicargli è troppo poco.
Passato il confine dirigiamo le forcelle verso Istanbul, la attraversiamo, entriamo in Asia e ci sistemiamo per la notte in un hotel a Gebze, parcheggiamo la moto in uno scantinato con il pavimento coperto di acqua e gasolio, ceniamo in città, ci intratteniamo con alcune persone nella hall dell’albergo, approfittiamo della loro disponibilità per farci dare qualche indicazione sulla strada migliore da fare e poi su a nanna, la Cappadocia è ancora lontana.
La mattina recuperiamo le moto dallo scantinato e non con poca fatica (260 kg di moto sono difficoltosi da manovrare) riusciamo a saltare fuori da quel buco nero. Arriviamo il tardo pomeriggio nella zona del lago salato, ma la scarsa presenza di strutture ci fa optare per spostare la tappa ad Aksaray, non prima di aver sorseggiato del tè in un distributore dove ci fermiamo per consultare la guida, ospitalità turca, eccezionale.
Arriviamo ad Aksaray e troviamo un bel albergo a quattro stelle per la modica cifra di 70.000.000 a camera (40 € circa), ceniamo nel ristorante dell’albergo e su a nanna. Durante i 90 km che ci dividono dalla Cappadocia, visitiamo il Caravanserraglio di Agzikarahan dove un turco che parlava benone l’italiano ci informa che lì passò Marco Polo.
Dopo un po’ entriamo nella zona della Cappadocia, raggiungiamo Nevsehir e si iniziano ad intravedere le prime case rupestri e i primi paesaggi tipici della zona.
Ecco Urgup, meta del nostro viaggio, cerchiamo l’albergo che abbiamo prenotato dall’Italia, ci indicano la strada e arrivati in zona ci guardiamo attorno e vediamo una serie di case diroccate mezze crollate, si pensa in coro che una fregatura durante le ferie bisogna prenderla, pazienza. Ci accoglie festosamente il proprietario della struttura che, prese le chiavi, ci accompagna alle nostre stanze, non nascondo una certa perplessità nel vedere che l’albergo dove devi passare 4 giorni è un costone di una montagna. Invece, una meraviglia, le stanze erano ricavate da antiche abitazioni scavate nel tufo più di 1500 anni fa, restaurate e dotate di tutti i comfort per accogliere i turisti, MERAVIGLIOSO. Altrettanto meraviglioso era il giardino pensile sul quale cenare e fare colazione. Insomma ’na favola.
Camini di Fata
Scarichiamo le moto e cominciamo ad esplorare la Cappadocia, ad ogni deviazione di strada non asfaltata ci si butta dentro come bambini curiosi, e corri tra formazioni di tufo assomiglianti a panni stesi al vento o a decorazioni di panna sulle torte, tra villaggi e paesetti con signore e bambini stupiti dal passaggio di qualcuno e di qualcosa forse mai visto prima, bellissimo.
La mattina inizia il giro dei siti famosi come Goreme, Zelve e la valle dei Camini di Fata. Al museo all’aperto di Goreme conosciamo un ragazzo che si offre di accompagnarci e farci da guida in questo sito per 10 €, accettiamo volentieri e iniziamo la visita di questo antico mega-monastero dove i monaci scavarono un’intera città con tanto di chiese, mense, refettori, zone dove fare il vino e depositi, qualcosa di incredibile.
Su consiglio di questo simpatico ragazzo, a Goreme andiamo a visitare una fabbrica di tappeti, per Graziella è un’occasione da non perdere, essendo appassionata di tappeti appunto. Il ragazzo che troviamo all’ingresso parla anch’esso molto bene italiano e comincia a spiegarci la storia e la lavorazione dei tappeti dalla tintura della lana fino alla tessitura, assistiamo alla lavorazione e poi anche alla filatura della seta partendo dai bachi, stupendo, dopo averci mostrato diversi tappeti e offerto del tè andiamo a mangiare, la natura chiama.
Dopo pranzo ci portiamo verso Zelve che però vediamo solo da fuori perchè, a giudizio della nostra guida di Goreme, non vale la pena visitarlo. Poco prima di Zelve, prendiamo una stradina che ci porta su di un pianoro bianchissimo di tufo esattamente sopra i Camini di Fata; la vista è stupenda ma il caldo comincia a farsi sentire, decidiamo di tornarci più tardi con il tramonto.
Non potevamo aver preso decisione migliore, con la luce del sole che tramonta tutto assume un colore che va dal rosa al rosso, l’atmosfera si fa surreale e il paesaggio rende molto meglio, fantastico, facciamo un giretto in mezzo a queste formazioni stranissime e torniamo all’albergo.
Dalla mongolfiera
A Goreme, grazie alla conoscenza della solita guida, che ci fa spuntare un buon prezzo, prenotiamo il tour in mongolfiera sopra la Cappadocia. La mattina successiva alle 4.45 ci prelevano con un pulmino e ci conducono al punto di partenza della mongolfiera. Dopo un navigare tra le valli di tufo ci attende l’alba a quota 1500 m, un’esperienza incredibile, stiamo facendo proprio di tutto in questa vacanza.
Tornati all’albergo facciamo colazione e ripartiamo, ci aspetta la città sotterranea di Kaymakli e le ceramiche di Avanos. Partiamo da Urgup e optiamo per un percorso alternativo che ci porterà fino alle città sotterranee, la strada inizia asfaltata per poi divenire un ghiaione, a moto scariche nessun problema, anzi ci si diverte pure; passati paesi che non esistono neanche sulla carta stradale, raggiungiamo il sito archeologico. Qui troviamo un signore che ci accompagna all’interno della città sotterranea più grande della Cappadocia, 8 piani di cui 6 visitabili. Ci addentriamo tra una spiegazione e l’altra in un perfetto inglese, tra cunicoli che ci costringono a posizioni quasi carponi. E’ incredibile come più di mille anni fa un popolo scavasse una vera e propria città non so quanti metri sotto terra, la tecnica costruttiva ci lascia stupiti, all’interno di ogni comparto trovano posto stanze per le famiglie, opifici per la produzione di olio e vino con relative cisterne, una cucina comune e un pozzo scavato fino a profondità notevole che serviva da rifornimento d’acqua è da ventilazione, dove l’aria fresca attraverso cunicoli di servizio raggiungeva ogni zona del comparto rendendo confortevole la vita all’interno, veramente notevole.
Finiamo il giro ad Avanos, questa è la città famosa per le ceramiche e, su consiglio della guida conosciuta a Goreme, visitiamo una fabbrica scavata nella roccia. Qui siamo accolti da una ragazza che ci spiega e ci fa vedere le varie fasi di produzione di questa ceramica molto preziosa. Graziella si cimenta come Vasaia facendo con le proprie manine una specie di vasetto, brava comunque. Dopo averci offerto il solito tè ce ne andiamo in albergo.
Il pomeriggio lo dedichiamo all’ozio, stiamo in albergo e decidiamo le tappe del viaggio di ritorno, sorseggiando l’immancabile tè (stavolta fatto da noi) seduti sotto i portici scavati delle nostre camere.
Ci siamo, è ora di lasciare la Cappadocia, prossima destinazione Pamukkale con le rovine di Hierapolis, antica città termale romana, e le sue vasche di travertino. La strada da fare è lunga e dunque è necessario dividere il trasferimento in due tranche. Optiamo per una strada secondaria che sembra salire di quota, pensiamo che magari fa più fresco, infatti si tratta di un passo montano. La strada inizia a salire, il fondo in buone condizioni consente qualche piega che fin d’ora risultava proibitiva, a un certo punto comincia ad essere sterrata, e qui inizia il divertimento, un fondo perfetto che ti permette di tirare quel tantino che basta per far correre la moto in assetto, stupendo, Andrea indietreggia e fotografa il mio passaggio, un nuvolone di polvere ahhh che goduria. Troviamo un albergo in riva al lago di Egridir, ci riposiamo un po’ e visitiamo la moschea del paese, ceniamo e la mattina si riparte per Denizli e Pamukkale. La vista delle vasche è meravigliosa, un immensa distesa di marmo bianco costellata qua e là di piscine azzurre di acqua termale, facciamo qualche foto, camminiamo in mezzo l’acqua tiepida e ci dirigiamo verso Balikesir, dove arriviamo verso sera.
Lungo il tragitto per Balikesir, ci fermiamo a pranzare in una specie di trattoria veramente carina, molto spartana, ma l’accoglienza è eccezionale, non vi dico delle risate che abbiamo fatto fare ai clienti (turchi) quando abbiamo assaggiato due peperoni verdi che guarnivano i nostri piatti...FUOCOO!...
Tornati all’albergo facciamo colazione e ripartiamo, ci aspetta la città sotterranea di Kaymakli e le ceramiche di Avanos. Partiamo da Urgup e optiamo per un percorso alternativo che ci porterà fino alle città sotterranee, la strada inizia asfaltata per poi divenire un ghiaione, a moto scariche nessun problema, anzi ci si diverte pure; passati paesi che non esistono neanche sulla carta stradale, raggiungiamo il sito archeologico. Qui troviamo un signore che ci accompagna all’interno della città sotterranea più grande della Cappadocia, 8 piani di cui 6 visitabili. Ci addentriamo tra una spiegazione e l’altra in un perfetto inglese, tra cunicoli che ci costringono a posizioni quasi carponi. E’ incredibile come più di mille anni fa un popolo scavasse una vera e propria città non so quanti metri sotto terra, la tecnica costruttiva ci lascia stupiti, all’interno di ogni comparto trovano posto stanze per le famiglie, opifici per la produzione di olio e vino con relative cisterne, una cucina comune e un pozzo scavato fino a profondità notevole che serviva da rifornimento d’acqua è da ventilazione, dove l’aria fresca attraverso cunicoli di servizio raggiungeva ogni zona del comparto rendendo confortevole la vita all’interno, veramente notevole.
Finiamo il giro ad Avanos, questa è la città famosa per le ceramiche e, su consiglio della guida conosciuta a Goreme, visitiamo una fabbrica scavata nella roccia. Qui siamo accolti da una ragazza che ci spiega e ci fa vedere le varie fasi di produzione di questa ceramica molto preziosa. Graziella si cimenta come Vasaia facendo con le proprie manine una specie di vasetto, brava comunque. Dopo averci offerto il solito tè ce ne andiamo in albergo.
Il pomeriggio lo dedichiamo all’ozio, stiamo in albergo e decidiamo le tappe del viaggio di ritorno, sorseggiando l’immancabile tè (stavolta fatto da noi) seduti sotto i portici scavati delle nostre camere.
Ci siamo, è ora di lasciare la Cappadocia, prossima destinazione Pamukkale con le rovine di Hierapolis, antica città termale romana, e le sue vasche di travertino. La strada da fare è lunga e dunque è necessario dividere il trasferimento in due tranche. Optiamo per una strada secondaria che sembra salire di quota, pensiamo che magari fa più fresco, infatti si tratta di un passo montano. La strada inizia a salire, il fondo in buone condizioni consente qualche piega che fin d’ora risultava proibitiva, a un certo punto comincia ad essere sterrata, e qui inizia il divertimento, un fondo perfetto che ti permette di tirare quel tantino che basta per far correre la moto in assetto, stupendo, Andrea indietreggia e fotografa il mio passaggio, un nuvolone di polvere ahhh che goduria. Troviamo un albergo in riva al lago di Egridir, ci riposiamo un po’ e visitiamo la moschea del paese, ceniamo e la mattina si riparte per Denizli e Pamukkale. La vista delle vasche è meravigliosa, un immensa distesa di marmo bianco costellata qua e là di piscine azzurre di acqua termale, facciamo qualche foto, camminiamo in mezzo l’acqua tiepida e ci dirigiamo verso Balikesir, dove arriviamo verso sera.
Lungo il tragitto per Balikesir, ci fermiamo a pranzare in una specie di trattoria veramente carina, molto spartana, ma l’accoglienza è eccezionale, non vi dico delle risate che abbiamo fatto fare ai clienti (turchi) quando abbiamo assaggiato due peperoni verdi che guarnivano i nostri piatti...FUOCOO!...
La Grecia e le Meteore
Il giorno dopo partiamo da Balikesir alla volta di Cannakkale dove prenderemo un ferry che, attraversato lo Stretto dei Dardanelli, ci porterà a Ecebat. Sbarchiamo a Ecebat ma la qualità degli alberghi lascia parecchio a desiderare, decidiamo così di lasciare la Turchia e di rilassarci un paio di giorni in riva al mare in Grecia.
Passiamo la frontiera a Ipsala stavolta senza grosse attese, imbocchiamo la strada per Alessandropoli e qui troviamo un albergo molto carino in riva al mare, scarichiamo le moto e neanche a dirlo siamo già in piscina di acqua di mare. E’ il 9 di agosto ovvero il compleanno di Graziella, alla reception, visto il passaporto, se ne accorgono, le fanno gli auguri e alla sera a cena le offrono una torta intera con tanto di bigliettino di auguri da parte del proprietario dell’albergo. Il giorno dopo lo passiamo interamente tra la piscina e la spiaggia, dobbiamo far sparire l’abbronzatura a mezze maniche.
Passando a pochi chilometri dalle Meteore la sosta è d’obbligo, visto che si deve andare a Igoumenitsa un’altra volta per tornare a Brindisi, e mancano due giorni, decidiamo di passarli in lì. Allora via verso Salonicco, Larissa e Trikala dove arriviamo nel primo pomeriggio, troviamo un albergo da mille e una notte (5 stelle 80 € in due peccato non approfittare) ci cambiamo, passiamo il pomeriggio in piscina e verso il tramonto via alle Meteore.
Il paesaggio è incredibile, spuntoni di roccia alti da 200 a 500 metri con appollaiati sopra dei monasteri, la vista con il sole che sparisce all’orizzonte è stupenda, dà al paesaggio quel qualcosa in più che solo i colori del sole che si spegne sanno dare. Ceniamo a Kalabaka e torniamo in albergo. L’indomani mattina presto siamo a Grande Meteora, il monastero più grande e il più bello, saliamo i circa 150-160 gradini e ci facciamo un bel giro.
Fa caldo e la piscina dell’albergo fa capolino nei nostri pensieri, ci guardiamo e VIA in acqua.
Penultimo giorno, dobbiamo raggiungere Igoumenitsa alle 23.30, che poi scopriremo essere alle 00.30, ci attende il traghetto per l’Italia. Alle 00.00 ci imbarchiamo, guardiamo con nostalgia la costa greca che si allontana ma dentro ci resta un ricordo indelebile di un viaggio meraviglioso, fatto di paesaggi splendidi, persone squisite e sensazioni mai provate prima.
Sono le 9.00 di sabato mattina, siamo al porto di Brindisi e casetta è ancora lontana, per fortuna non fa un caldo opprimente e i km scorrono sotto le ruote uno dopo l’altro. Alle 19.00 siamo a casa e ne conteremo circa 6.000 di km fatti in 15 giorni, neanche tanti mi dico, quest’avventura è finita ed è ora di pensare alla prossima, magari torniamo in Turchia, boh vedremo. Un grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere questo report e alla prossima.
Ciao a tutti.
Passiamo la frontiera a Ipsala stavolta senza grosse attese, imbocchiamo la strada per Alessandropoli e qui troviamo un albergo molto carino in riva al mare, scarichiamo le moto e neanche a dirlo siamo già in piscina di acqua di mare. E’ il 9 di agosto ovvero il compleanno di Graziella, alla reception, visto il passaporto, se ne accorgono, le fanno gli auguri e alla sera a cena le offrono una torta intera con tanto di bigliettino di auguri da parte del proprietario dell’albergo. Il giorno dopo lo passiamo interamente tra la piscina e la spiaggia, dobbiamo far sparire l’abbronzatura a mezze maniche.
Passando a pochi chilometri dalle Meteore la sosta è d’obbligo, visto che si deve andare a Igoumenitsa un’altra volta per tornare a Brindisi, e mancano due giorni, decidiamo di passarli in lì. Allora via verso Salonicco, Larissa e Trikala dove arriviamo nel primo pomeriggio, troviamo un albergo da mille e una notte (5 stelle 80 € in due peccato non approfittare) ci cambiamo, passiamo il pomeriggio in piscina e verso il tramonto via alle Meteore.
Il paesaggio è incredibile, spuntoni di roccia alti da 200 a 500 metri con appollaiati sopra dei monasteri, la vista con il sole che sparisce all’orizzonte è stupenda, dà al paesaggio quel qualcosa in più che solo i colori del sole che si spegne sanno dare. Ceniamo a Kalabaka e torniamo in albergo. L’indomani mattina presto siamo a Grande Meteora, il monastero più grande e il più bello, saliamo i circa 150-160 gradini e ci facciamo un bel giro.
Fa caldo e la piscina dell’albergo fa capolino nei nostri pensieri, ci guardiamo e VIA in acqua.
Penultimo giorno, dobbiamo raggiungere Igoumenitsa alle 23.30, che poi scopriremo essere alle 00.30, ci attende il traghetto per l’Italia. Alle 00.00 ci imbarchiamo, guardiamo con nostalgia la costa greca che si allontana ma dentro ci resta un ricordo indelebile di un viaggio meraviglioso, fatto di paesaggi splendidi, persone squisite e sensazioni mai provate prima.
Sono le 9.00 di sabato mattina, siamo al porto di Brindisi e casetta è ancora lontana, per fortuna non fa un caldo opprimente e i km scorrono sotto le ruote uno dopo l’altro. Alle 19.00 siamo a casa e ne conteremo circa 6.000 di km fatti in 15 giorni, neanche tanti mi dico, quest’avventura è finita ed è ora di pensare alla prossima, magari torniamo in Turchia, boh vedremo. Un grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere questo report e alla prossima.
Ciao a tutti.
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