I viaggi dei lettori
Ho guidato nel deserto con Meoni
Il racconto di quattro giorni a scuola di fuoristrada con il campione della Dakar nel corso oganizzato in Tunisia dalla Fasola School. Un'esperienza indimenticabile, bella e massacrante. Ma si torna con la soddisfazione di avere imparato a domare le dune
di Agostino Ferrari
A destra l'autore della nostra esperienza di viaggio con i compagni del corso in Tunisia
Douz (Tunisia). La Porte du Sahara. E’ in questa cittadina a 450 km a sud di Tunisi, che, in un piacevole caldo africano di fine febbraio (fino a 25 gradi) inizia una bellissima e indimenticabile esperienza. Quattro giorni pieni nel deserto del Sahara guidati da uno che il deserto lo conosce meglio delle sue tasche.
L’incontro con il gruppo è al check-in della Tunisair all’aeroporto di Roma, da dove ci imbarchiamo per Tunisi, per poi proseguire con un altro volo per Djerba, dove ci attende un bus privato che ci porta a destinazione.
Il primo giorno vengono affidate le moto e seguendo quanto previsto dal programma “Approccio alle Dune” si affronta subito lo sconosciuto e costante elemento del nuovo ambiente, la sabbia.
Dopo i primi insegnamenti, si parte. La media giornaliera è di almeno 150 km, con punte di oltre 250 Km. Al mattino si fa il pieno alle moto e si riempiono anche della taniche di scorta, oppure ci sono dei punti d’incontro con il furgone dell’assistenza, che spunta incredibilmente su una pista ed è pronto a caricarti se sei scoppiato.
Chilometri infiniti su lingue di sabbia dove guidi come il surf in neve fresca e urli la tua goduria nel casco. Dune alte come un palazzo di 5 piani o dunette bastarde che ti ammazzano ma che non ti lasciano alternativa. Poi anche lunghi pistoni di roccia, ghiaione e sabbia, dove puoi portare la moto anche a 190 Km/h... almeno questo lo puo fare Meoni con la sua LC8, la bilicindrica che la KTM ha sviluppato per lui.
La Tunisia è senza dubbio il posto migliore per allenarsi. La nostra base è Douz, piccola e tranquilla cittadina al margine del Grande Erg Orientale, con un aria genuina da posto di frontiera, caratterizzata dal continuo andirivieni dei "veri" turisti sahariani e dei loro fuoristrada.
Ci si muove a margherita, facendo escursioni sempre diverse e trovando tutte le condizioni che il deserto ti offre. Le pause per il pranzo sono nei piccoli villaggi che appaiono dal nulla, oppure nelle oasi. Stupenda e famosa quella di Ksar Ghilane, dove c’è un laghetto con una fonte di acqua sulfurea a 29C°. Dopo aver mangiato parecchia sabbia, questo è un vero miraggio.
Altro pezzo forte è lo Chott, un lago salato, ovvero una distesa piatta di sabbia e sale, dove l'occhio abbraccia l'orizzonte a scrutare i misteriosi miraggi. E' il residuo di un lago, prosciugato dal sole sino a lasciare sulla sua superficie un'abbacinante crosta di sale. Qui la guida è divertentissima, o acceleri o affondi, come è successo ad un pullman di turisti che ha lasciato il mezzo come monito per gli altri.
Ogni giorno è diverso dall’altro, hai il tempo di godere dei silenzi infiniti di questo ambiente spettacolare e di ammirare paesaggi che ti lasciano senza fiato. C’è una sostanziale armonia, un equilibrio tra il brullo ambiente difficile e gli abitanti. Il ritmo del tempo è rallentato e questa sensazione ti penetra dentro, regalandoti il gusto di un diverso modo di andare in moto.
Ksar Ghilane
Dopo una giornata sulla sabbia siamo distrutti. Al rientro lasciamo le moto al fido meccanico Turbo che sistema i danni e rientriamo nel nostro hotel che ci offre piscina, palestra, hamman, massaggi e abbondante cena. Non ci sono più le forze per fare i turisti ma solo una bella chiacchierata per arrivare almeno alle 9,30 e poi sprofondi in un comodissimo letto a due piazze. Va bene la faticosa e spettacolare avventura, ma credetemi, i miraggi non bastano.
Le prime indicazioni di Fabrizio Meoni sono su come riconoscere e distinguere il tipo di sabbia. La sua differente tipologia di “durezza” (sabbia fine che affonda o sabbia dura più resistente) si distingue a prima vista dal colore. La sabbia più chiara è generalmente più fine, la moto affonda di più, un fattore molto importante, in particolare per la ruota anteriore che fa perdere il controllo del mezzo.
Fondamentale inoltre è guardare sempre le impronte lasciate dalla gomma della moto che precede, se si può. Un’impronta larga indica un tipo di sabbia molto fine, un terreno molto insidioso che fa affondare la moto. Viceversa, un’impronta piccola indica una sabbia più dura e quindi più facile da gestire. Nelle gare i piloti per evitare di affondare sulle dune, cercano infatti di stare appena dietro un avversario per vedere le sue tracce.
“Regola numero uno - dice Meoni - non perdere mai le tracce. Se succede, fate un giro intorno di 100 metri circa, se non le trovate, ripercorrete all’indietro sulle vostre traccie, se ancora non le trovate, fermatevi ed aspettate”.
Nel deserto è facile perdere l’orientamento, anche in uno spazio che sembra completamente piatto, è possibile perdere di vista il gruppo. Ma Fabrizio ti da una sicurezza infinita, lui sa sempre dove siamo, conosce i pericoli e soprattutto le capacità dei suoi follower.
La guida sulla sabbia è completamente diversa dall’enduro. Dopo le urla al "Ciocco" di Fabio Fasola (“stai avanti, stai avanti..”) devo rivedere completamente le impostazioni sulla moto. Invece di aggrapparmi al manubrio, come si fa sulle mulattiere, bisogna impostare le braccia diritte, quasi tese e stare indietro con tutto il peso, in piedi, o dove possibile seduti anche sul parafango. La ruota posteriore deve sentire tutto il peso, si preme sulle pedane e la ruota anteriore deve accarezzare il suolo. Mai staccare la ruota davanti, niente salti, ma farla andare dolcemente sulla sabbia e poi, tanto gas. "Dai gas !!!! - ripete costantemente Meoni - Quando vedi che c’è sabbia sulla pista, dai gas, quando senti che la ruota davanti perde il contatto con il terreno, accelera. Quando sali e quando scendi da una duna usa il gas. Dimentica il freno anteriore, non esiste. Quando sali una duna usa la frizione, marcia alta e tanto gas. Arrivi sulla cresta, schiacci il freno posteriore fino a fermarti, devi arrivare ad avere un attimo di stallo e poi dai gas".
Ecco che succede se non apri il gas
Incredibile, hai paura di cadere, hai paura che la moto ti parta di colpo, ma la manetta ti salva sempre. E’ proprio quando non dai gas che ti trovi per terra, così succede che la ruota anteriore affondi e scivoli o la moto si blocchi di colpo e ti trovi catapultato in avanti. “E allora bischeri, la sera tanti fagioli, magari v’aiutano……” scherza Ennio, un simpatico toscanaccio assistente di Fabrizio.
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