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I viaggi dei lettori

Diario di viaggio: le Dolomiti

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Se non ci fosse Motonline, Diego e Max sarebbero ancora lì a decidere cosa farsene di una settimana di ferie! Sulle tracce del nostro itinerario “I quattro passi”, il racconto del loro viaggio in moto sulle Dolomiti, passando per l’Engadina

di Diego Una settimana di ferie a giugno… Cosa fare? Il mare è già stato fatto a marzo, con conseguente ribasso del conto corrente. Fortunatamente c’è Motonline che mi presenta i 4 Passi Dolomitici Sella Falzarego Campolongo e Pordoi.
Ci metto due secondi a convincere Max e la sua Suzuki GSXF600 ad accompagnare me (Diego) e la mia BMW F650 per qualche giorno in giro per le montagne. Però sarebbe troppo facile arrivare direttamente sulle Dolomiti, ci vuole una tappa d’avvicinamento che predisponga l’animo a quei panorami mozzafiato. Il ritrovo è a Dalmine (Bergamo) ore 6.30. Il primo tratto di strada viene percorso per “svegliarci”, così, dopo aver passato Cisano Bergamasco, Lecco ed essere arrivati a Colico con la superstrada (la splendida, vecchia statale lungolago è da noi percorsa parecchie volte in una stagione), ci troviamo a far colazione a Chiavenna, poco prima della dogana. Ripartiamo in direzione Maloja, dove alcuni nuvoloni ci fanno temere il peggio. La fortuna però ci assiste e superato il Malojapass (mt. 1815), il sereno torna accompagnarci, facendo risplendere ancora di più i magnifici laghetti che precedono St. Moritz. Spesso sul lago di Sils o sul Silvaplana si possono ammirare le coloratissime vele di chi pratica windsurf o skysurf.
Proseguiamo nel nostro percorso attraverso la verdissima Engadina e raggiungiamo Zernez e poi Ardes e Scuol, tipici paesi svizzeri. A Scuol un pensiero sovviene alla mente: dopo aver percorso ormai qualche chilometro in un giorno lavorativo… ma il traffico dov’è? Zero, non c’era in giro nessuno! Vi assicuro, gli unici problemi di viabilità & ingorghi sono stati trovati nel tratto Dalmine-Lecco-Colico.
Gongolando sulle nostre selle arriviamo a Martinsbruck, sul confine svizzero-austriaco.
Dovremmo affrontare subito il passo Resia, ma la strada che dopo la dogana, a destra, sale al passo è chiusa, così proseguiamo per qualche chilometro sulla B184 Engadiner Bundesstrasse prima di poterci immettere sulla B315 Reschen Bundesstrasse che ci porterà, dopo Naunders, arrivare al Passo Resia (mt. 1508) e successivamente all’omonimo lago. Visto che la nuvoletta di Fantozzi è ricomparsa, decidiamo di fermarci per il pranzo, data anche l’ora. Anche questa volta siamo fortunati, lo scroscio improvviso ci coglie seduti in un bar-ristorante assaggiare un buon piatto di speck. Entrambi si esauriscono velocemente, permettendoci di sgranchire le gambe sulle sponde del lago artificiale.
Dobbiamo però rimetterci in marcia, mancano ancora parecchi chilometri e la mia moto presenta inaspettatamente un problema alla catena. Procediamo quindi per Malles (qui consiglio di lasciare la strada principale e visitare Glorenza, non si allunga di molto il percorso).
I vari paesini che si incontrano sono davvero caratteristici. Sluderno, Spondigna, Silandro, Naturno ci accompagnano fino a Merano, dove la sosta presso un meccanico è ormai indispensabile. Il tempo perso nella ricerca e nella riparazione ci costringe a percorrere la superstrada tra Merano e Bolzano anziché la vecchia statale, molto più caratteristica. Giunti a Bozen, come si dice da quelle parti, ci districhiamo dal traffico cittadino sulle tangenziali e puntiamo verso la Val d’Ega fino arrivare a Nova Levante e al lago di Carezza. Non ho parole per descrivere lo spettacolo di questo vero gioiello incastonato nei monti… Bisogna vederlo “dal vivo” per capire. Ormai questo primo giorno volge al termine così, dopo il passo di Costalunga (mt. 1741) raggiungiamo Vigo di Fassa e poco dopo Pozza di Fassa dove, al Garni Patrizia (conduzione famigliare…), ci attende la dolcissima Martina. Totale km 400 circa, ora arrivo 18.00.
La sveglia non ci coglie impreparati, la voglia di partire è tale che siamo già pronti. Colazione abbondante, due chiacchiere con Martina e sua madre e poi via. Poco dopo Canazei ecco il bivio per i Passi Pordoi e Sella. Nella scelta dell’itinerario ideato per arrivare a Cortina, abbiamo preferito affrontare al mattino la parte “Nord” e così svoltiamo a sinistra dirigendoci sul Passo Sella (mt. 2244). Motonline prevedeva per questo percorso una mezza giornata. Quasi immediatamente capiamo che ce ne servirà di più, essendo fermi ogni 5 minuti ammirare il panorama.
Effettivamente si è spesso combattuti tra la voglia di affrontare con più grinta queste strade, complice la scarsità di traffico a giugno, e il desiderio di non perdere neanche uno scorcio di queste montagne da favola. Anche la temperatura ci assiste e così, scesi dal Sella, ci dirigiamo con sicurezza verso il Passo Gardena (mt. 2121). Sosta per le foto di rito al cartello del passo e ai panorami.
Le ore passano svelte, quasi non ci accorgiamo del tempo trascorso immersi in queste vallate mentre ci dirigiamo verso Corvara. Qui potremmo andare verso il Passo di Campolongo e tornare, ma non questa volta, abbiamo altri piani. Proseguiamo quindi dritti verso San Cassiano, il Passo Valparola (mt. 2168), Passo Falzarego (mt. 2117) per arrivare a Cortina per il pranzo.
Abbiamo modificato l’itinerario in questo modo su consiglio di Angela, una collega originaria di un paesino da quelle parti che ci ha vivamente consigliato il Passo di Giau (mt. 2236) ed è proprio lì che ci dirigiamo dopo aver gustato le prelibatezze culinarie dolomitiche.
Effettivamente questo passo poco conosciuto è veramente godibilissimo e percorriamo la strada per giungervi con gioia, nonostante alcune nuvole all’orizzonte non troppo beneauguranti.
Foto di rito al passo, si scende verso Selva di Cadore, dopodiché indirizziamo i nostri mezzi verso Andrai, percorriamo il Col di Lana fino Arabba e puntiamo sicuri sul Passo Pordoi (mt. 2239). Oddio… sicuri non proprio… i nuvoloni neri che ci stanno aspettando incutono un certo timore e così ci prepariamo al peggio.
Anche questa volta però siamo fortunati. Il temporale, che ha fatto parecchi danni nelle vallate vicine, ci sfiora appena e così possiamo tornare a Canazei e Pozza di Fassa praticamente asciutti giusto in tempo per la merenda.
Il rientro è stata la parte più difficile da pianificare. Dopo le forti emozioni previste e vissute, tracciare un itinerario all’altezza è stato arduo. Così dopo aver saldato il conto, ripartiamo in direzione Moena dove lasciamo la statale 48 per immetterci sulla 346, direzione i 1918 metri del Passo di San Pellegrino.
Il sole e l’assenza di traffico ci accompagnano su questi dolci pendii e i chilometri scorrono piacevolmente mentre procediamo verso Falcade. Giunti al bivio però dirigiamo le nostre ruote verso il Passo di Valles (mt. 2033). Immersi in foreste lussureggianti continuiamo la nostra marcia fino a raggiungere la statale 50, che imbocchiamo decisi in direzione Passo di Rolle coi suoi 2170 metri.
Ormai le montagne sono quasi finite, ci aspetta la pianura. Qui la memoria si ferma.
Procediamo, accompagnati dalla nostra nuvoletta personale che ci saluta con uno scroscio improvviso, su strade ormai inurbate e invase da traffico fino a Bassano del Grappa e subito dopo a Marostica per il pranzo. La poesia è finita e la stanchezza comincia a farsi sentire. A Vicenza entriamo quindi in autostrada e in poco tempo ci ritroviamo al casello di Dalmine (Bg) pronti per pianificare il prossimo tour. Si accettano suggerimenti…
Ciao a tutti

Diego & Max

P.S. Nel frattempo ho sostituito la mia fedele BMW F650 (sigh…) con la nuova Suzuki V-Strom 650. Nel prossimo racconto vi saprò dire!
Il Passo di San Pellegrino
Il lago di St. Moritz
Max al Passo Giau
Il Passo di Rolle
Diego davanti al lago Resia
Il Passo Gardena
Prima del Passo Pordoi
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