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I viaggi dei lettori

Diario di viaggio: al raduno Moto Guzzi!

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Il ritorno di un 'esule' in Italia, sua madre patria, ma soprattutto patria delle numerose moto che ha nel garage.... Quale migliore occasione dell'annuale raduno delle Aquile a Mandello del Lario?

di Roberto Ruggeri È il mattino del 9 luglio 2003. Dal mio garage contenente le mie tre Moto Guzzi la moto da viaggio, una SP II del 1987 di nome "Ombromanto", ovvia prescelta per la bisogna, viene spinta di fuori. Le altre due, mi sembra, mi guardano tristi. Tranquille, mie aquilotte, è solo un arrivederci...
Fisso le borse rigide, controllo di avere la testa sul collo e altri dettagli e parto.
Meta ultima: Mandello del Lario, Giornate Mondiali Guzzi o come si diceva una volta, Raduno. Ma non subito! Partendo da vicino Wiesbaden, dove abito, voglio aggirare la Svizzera passando per la Francia, al ritorno si vedrà...
Decido di battere strade conosciute e mi dirigo in direzione sud-ovest, Palatinato, zona poco valorizzata dal turismo locale (soprattutto per lo scarso impegno di popolazione e amministrazioni, che sembrano credere i turisti quasi un fattore di disturbo) ma comunque sempre bellissima. La zona della "strada tedesca del vino" è estremamente attraente per il motociclista perché affianca a vigneti decisamente toscaneggianti la vicina zona montagnosa, ricoperta da una fitta foresta. L'ultima volta c’ero stato a marzo di quest'anno, sulla via della Borgogna, e il pur bel paesaggio non era del tutto esaltato per via delle immense distese di vigneti ancora spogli. Adesso, in piena estate, il mare verde è impressionante, bellissimo. Anche il clima è cambiato: il completo di pelle pesante con maglione aggiuntivo ha lasciato il posto al mio nuovissimo completo estivo, che si rivelerà anche nei giorni successivi utilissimo per la sopravvivenza... Al termine della Strada del vino attraverso il confine e sono in Francia, a Wissembourg, Alsazia. È la terza volta che sono in zona negli ultimi 18 mesi e non è un caso! Sempre restando sul sicuro, scendo verso sud-ovest lungo la costa dei Vogesen fino a Saverne, di lì una noiosa ma pratica statale mi porta fino a Strasburgo (bellissima, ma oggi non c'è tempo...), da dove una ancora più noiosa, ma anche più pratica autostrada mi porta a Colmar, tappa di oggi.
Volendo essere originali, Colmar si può descrivere in una parola: bellissima. Le tipiche case a traliccio dell'Alsazia, il quartiere dei Bottai e per finire l'immancabile "piccola Venezia" (a nord delle Alpi senza una "piccola Venezia" non sei nessuno, vagli a dire che a Venezia le case a traliccio non ci sono...) fanno di una serata a Colmar tempo sicuramente molto ben speso. Una delle cose per cui amo l'Alsazia è la tarte flambèe... della quale possono solo dire: mangiatevene due, magari col tipico e molto forte formaggio locale Muenster, e lasciatevi travolgere dalle calorie e dalla passione...
Poi mi concedo una inevitabile passeggiata digestiva per Colmar, bellissima nel sole al tramonto. La sera, tornato in albergo e seduto davanti al mio quadernino e a una non disprezzabile birra alsaziana (fa un caldo terribile) rifletto su quante cose mi lascio indietro ogni volta e che meriterebbero una visita: Schlettstadt (Sèlestat), St. Odile, i molti castelli arroccati e chissà cos'altro. Altri luoghi "obbligati" del turismo locale (la magnifica Strasburgo, Riquewihr, Keysersberg dove nacque Albert Schweyzer) li ho già visitati e per ora possono attendere, ma le consiglio a occhi chiusi a chiunque.
Mi piace, dopo una bella giornata di moto, stare seduto a un tavolo, la sera, e rivivere scrivendo qualche appunto gli eventi del giorno. La giornata è stata lunga, il racconto non sarà breve...
Sono partito verso le 8, accompagnato dai torrenziali consigli turistici del gentilissimo gestore dell'albergo. Scendo a compromessi coi miei principi e approfittando della non spettacolare bellezza dei luoghi uso l'autostrada per arrivare a Moulhouse.
La tratta verso Belfort è molto bella; molto più bella è però la "route nationale" da Belfort a Besançon, sulla bellissima RN 83 che corre in parte lungo il fiume Doubs (molto pittoresco in mezzo ai boschi) e in parte nelle foreste circostanti; lo spasso dura un 100 km che se siete in zona non potete perdervi. Di Besançon, che avevo visitato a marzo restando impressionatissimo, volevo visitare soprattutto la "Citadelle", il borgo/fortezza opera dello specialista Vauban. La Citadelle è un bellissimo esempio di architettura militare e al suo interno si possono visitare (oltre all'ovvio giro delle mure, tremendo sotto il solleone) varie altre cose (zoo, aquarium, museo della Resistenza e un paio di altri musei) che però non impressionano molto chi viene dalla grande città ed è abituato a ben altro. Ricordo con piacere il fresco dell'Aquarium, che ho visitato con intuibile interesse...
Trovo subito la strada per Pontarlier (lo annoto perché non mi capita spesso…), che è troppo larga e con troppi camion, ma bella come paesaggio, e procedo verso la Svizzera senza guardare la cartina. Questo è un errore, perché la strada scorre alquanto e mi ritrovo al confine svizzero molto prima del previsto, sono andato troppo a est e rimasto troppo a nord. Non volendo entrare in Svizzera torno indietro, perdo tempo cercando stradine verso sud, faccio un altro giro lungo per aggirare una strada chiusa per un cantiere, alla fine trovo la strada per me. La strada statale 5 in direzione Ginevra è assolutamente spettacolare, ma se volete evitare la Svizzera, prima del Col de la Faucille girate a destra sulla strada dipartimentale 936, poi sulla D 991 in direzione Lelex. Rilassatevi, respirate a fondo e godetevi una delle strade più spettacolari che un motociclante possa mettere sotto le ruote! Una danza di curve medio veloci in mezzo a un fitta foresta, bellissimi giochi di luce tra i rami, paesini più o meno pittoreschi ma sempre vivi e autentici.
Proprio lungo questa strada, verso le 7, decido di fermarmi e di fare tappa senza arrivare ad Annecy, che mi vedrò domani. Bilancio della giornata: Besançon era troppo calda; Annecy non è stata raggiunta, questo significherà la probabile rinuncia a Chambery ed è un peccato; ma il tratto per Besancon e soprattutto la strada tra Pontarlier e la fine della D991 rendono la giornata comunque bellissima.
Domani Annecy, poi Val D'Isère, Moncenisio, Italia, Moto Guzzi...
E siamo arrivati al terzo giorno, che si preannuncia torrido come i precedenti. Parto presto e per le 8 sono già in giro in direzione Annecy. La D991 finisce dopo pochissimi chilometri, una strada statale senza infamia e con qualche lode mi porta alla tappa turistica di oggi, anzi di ieri, appunto Annecy. Simpatica cittadina che dice di esistere da 3000 anni prima di Cristo (bugia, di quella data sono i primissimi insediamenti documentati, ma Annecy non c'era di certo), città tra i centri "storici" della Savoia, ovviamente nota come la "Venezia della Savoia" (e ti pareva...), per secoli importante e spesso conteso centro economico, non disprezzabile centro culturale e "patria" affettiva di Jean Jacques Rousseau, mostra al turista anche in una giornata afosa come questa il suo lato piacevole. È giorno di mercato, le vie sono già piene di gente, degli odori più strani, del carattere che il turista cerca. È proprio carina, questa Annecy, e chi lascia la parte bassa, affollata e con le sue viuzze tra i canali piene di locali, viene premiato da salite con idilliche casette, alla fine delle quali lo aspetta un castello-museo (che non ho visitato, tra l'altro perchè chiuso...).
Spostandosi un po’ più in là, il lago con il bellissimo parco e uno spettacolare anello di montagne attorno. Mi lascio cullare dall'atmosfera un po’ pigra, soleggiata, dai profumi dei salami appesi e delle spezie sui banconi. A mezzogiorno lascio Annecy, decido definitivamente di rinunciare a Chambery, della quale ho solo scarsi, ma bei ricordi di bambino e mi metto direttamente in cerca della via più lunga per l'Italia...
Il caldo è già preoccupante
; dopo il bellissimo lungolago (un paio di chilometri e dalla parte "giusta" di Menthon-St. Bernard) lascio perdere il pur invitante Col de la Forclaz e mi butto verso Albertville sulla N 508. Il paesaggio è molto bello, la strada in sé meno. Dopo Albertville invece mi attende la parte veramente spettacolare del viaggio di oggi, giù lungo la D 925 e poi la D902 verso Bourg St. Maurice, da lì sempre lungo la D 902, ma più ampia e scorrevole, verso la la Val d'Isère, ahimè deturpata da orrende costruzioni in cemento fintoalpino, però in sé molto bella; e poi giù, sempre lungo la D902 ora di nuovo bellissima verso il Moncenisio. Il passo omonimo è un sogno e non deve mancare nel diario dei ricordi del motociclista.
Con la piccola emozione e il misto di sentimenti patriottici, di ricordi, di orgoglio per le glorie passate e arrabbiatura per le vergogne presenti che sempre accompagna i miei rientri in patria entro in Italia verso le quattro e un quarto del pomeriggio.
Fa ancora veramente caldo e ancora una volta sono contento di non essermi portato dietro il completo di pelle. Mi fermo nel primo paesone utile (Susa), una birra mi rimette in sesto mentre ripenso alla bellissima strada, peccato per il caldo.
Da lì, la noiosa statale 25 mi porta verso una ancora più noiosa autostrada Torino-Milano, dove la manetta del gas abbondantemente aperta mi aiuta a porre fine alla sgradevole parentesi autostradale. Alla fine arrivo, direi abbastanza presto, in quel di Cigliano, provincia di Vercelli, dove Enrico detto Iko, guzzista e gentiluomo, mi sta aspettando. Dopo una rapida doccia, tentativi di riparazione di una V35C e varie bestemmie per il caldo impossibile, usciamo per Santhià per riportare il mezzo a Gabriella (cui il nostro, cavaliere, fa all'occorrenza da meccanico), con Iko che guida la Guzzi davanti e io che guido la sua Golf automatica dietro. Penso non senza orrore che anche la Moto Guzzi ha fatto una cosa simile quando tutto il mondo considerava giusto e naturale cambiare marcia.
Il resto è storia privata di amici, separati dalla distanza ma uniti da interessi, gusti e passioni comuni. Un gran brav'uomo, questo Iko. Per il resto mi resteranno impressi: il caldo soffocante anche a notte inoltrata, una bellissima e dolcissima ragazza nera che solo grazie al peraltro insignificante individuo che la accompagnava ha evitato la mia offerta di matrimonio e le zanzare killer di Cigliano.
E arriva il giorno, e l'ora, di alzarsi presto (e presto certamente non eravamo andati a dormire), perchè Mandello è lontana, l'Aquila ci aspetta e "chi arriva tardi, la vita lo punisce" (Gorbaciov). La giornata è, per cambiare, afosa ma molto umida: cielo grigio, prime gocce, morale ai minimi. L'idea di inaugurare la mia nuova tenuta antipioggia rigorosamente non traspirante in una giornata calda alle sette e mezza del mattino mi dà i nervi senza nemmeno bisogno di un caffè; poi le quattro gocce smettono, noi iniziamo a sperare e ci mettiamo in direzione del benzinaio di Cigliano, dove siamo attesi.
Paolo, detto il Califfo; Aldo, detto Aldo; e la di lui consorte, che chiameremo Consorte, ci attendono già, perché sono arrivati puntuali. Convenevoli di rito, poi un cappuccino, la biada ai nostri destrieri e si parte in direzione Mandello, anzi Milano - Lecco- Mandello. In mezzo parecchie Aquile già in viaggio, arriviamo a destinazione.
Il raduno Moto Guzzi, che il marketing vuole si chiami Giornate Mondiali Guzzi, è un evento che solo il guzzista può comprendere. Per questa ragione lascio perdere i dettagli, le descrizioni di fabbrica e museo, le cose di contorno, la bellissima cena del sabato con gli amici di "Anima Guzzista", i chiassoni venuti dal freddo con le loro stupide gare a chi ha lo scarico più inutilmente rumoroso e tutto il resto... Siete curiosi? Andateci!
Mi piace solo ricordare, perché per alcuni è magari divertente, il nostro incontro di sabato con Ivano Beggio, che visto che ci dà del tu con spontaneità postsessantottina chiameremo, con semplicità, "l'Ivano". L'Ivano, dicevo, gira per lo stabilimento, come l'anno scorso, con un corteo di parenti, amici e dipendenti che pare il tipico ministro in visita; è cortese e disponibile, si vede che ama le moto e la Moto Guzzi. Si ferma a parlare con noi un venti minuti e più, perché riconosce le nostre magliette con scritto "io posso parlare male della Guzzi, perchè l'amo" (una parafrasi da una famosa citazione dello scrittore tedesco Kurt Tucholski che io molto ammiro): si parla della Guzzi, del passato ma soprattutto del futuro. È di buon umore, l'Ivano, e mostra anche molto gusto nell'incassare due battutacce del sottoscritto: la prima, quando parlo dell'allestimento Guzzi di serie "comprese le bolle", la riceve ancora con un breve turbamento, ma si riprende subito e mostra subito buone doti di incassatore. Gli serviranno, perché vedendo l'inopinata resistenza, dieci minuti dopo lodo molto la decisione dell'Aprilia di aspettare un anno prima di entrare ufficialmente nella GPOne, scelta premiata dai bellissimi piazzamenti e dalla recente vittoria... oopps... ehem...no, era la Ducati... L'Ivano sussulta per un breve momento; vacilla; accenna a riprendersi... infine sorride, la butta sul ridere...
La giornata di domenica se ne va tra ulteriori visite (quella al museo e fabbrica con Vanni Bettega come guida, storico e grandissimo ex dipendente Guzzi, resterà per sempre preclusa a voi, comuni mortali...), molta birra per via, così si dice, del caldo impossibile, poi una bellissima cena con Michele "Montemuggio" e consorte tra i monti della Valsassina dopo il congedo da Iko, Califfo e compagnia guzzante.
Vado a dormire senza pensare ai punti se mi prende la polizia (targa e patente tedesca, tiè...) e dormo sogni motociclanti fino al mattino dopo.

Il sesto giorno si riposò, o meglio portò la moto da Agostini a Mandello sotto un diluvio terrificante che consente anche il "battesimo dell'acqua" della tuta antipioggia sulla bellissima strada per la Valsassina che da Crandola porta giù a Bellano passando per Taceno. Ombromanto, ormai quasi maggiorenne, non dà grossi problemi ma ha bisogno di alcune attenzioni. Cambio gomme (il 100 anteriore è difficile da trovare in Germania); cambio olio, filtro olio, olio del cardano; carburazione e regolazione valvole rifatte; sistemazione contagiri che non funziona e spie del cruscotto; riparazione luci freno accese in permanenza (sicuro, ma illegale); riparazione contakm giornaliero; sistemazione perdita olio da guarnizione cilindro destro e vari altri dettagli; insomma, dopo una quasi giornata di lavoro il mio destriero quasi maggiorenne è di nuovo in forma stupenda.
Nel frattempo ci sono state varie chiacchierate con l'efficientissimo e onestissimo meccanico, con la signora Agostini, e con l'improbabile Greco, compagno della suddetta, la cui passione guzzista supera di moltissimo la modica quantità e potrebbe essere passibile di sanzioni penali, anche per la rumorosità degli scarichi delle sue due moto.
Il tempo passa con i consueti avventori e guzzisti di varia nazionalità che sempre noto da Agostini. Si ricordano qui: un irlandese, tale O'Sullivan, eccezionalmente non rosso, che ha pagato per la sua "Scura" 15.000 Euro per via delle tasse e in Irlanda non c'è nemmeno un importatore...; un norvegese con problemi al cambio e molto tempo a disposizione, che si fa mettere la moto sul piano di lavoro e la smonta tutta da solo...; una danese con una T5 riverniciata di nero e degli scarichi di un'aggressività sovversiva... Una giornata di moto senza andare in moto. Una volta ottenuto indietro il veicolo e dopo il breve, ma doloroso, rito del pagamento decido di farmi un giro fino a Bellagio. Qui mi fermo e visito il paese (non c'ero mai stato, solo una visita al bellissimo parco di Villa Melzi) mentre la sera si fa finalmente fresca e decisamente piacevole ed era pure ora...
L'ultimo giorno è sempre il più triste, perché è il giorno del ritorno. Per rendere la cosa meno sgradevole e non avendo voglia di comprare la "vignette" per un solo attraversamento, decido di attraversare tutta la Svizzera senza un metro di autostrada, cosa in progetto da tempo e mai realizzata.
Il percorso è notevole e la giornata, sebbene, tanto per cambiare, estremamente calda, resterà indimenticabile. Da Crandola scendo giù verso Bellano, ma giro prima in direzione Chiavenna (SP36), da dove sempre proseguendo per la SP 36 mi dirigo verso il Passo Spluga. Il Passo Spluga (è già la terza volta che lo percorro) ha due facce: la parte italiana, bellissima coi suoi crepacci, foreste e vapori che nel mattino salgono su da profondità solo immaginate, è sempre uno spettacolo che colpisce a fondo. La parte svizzera, più monotona dal punto di vista paesaggistico ma molto divertente da quello della guida per via degli stretti tornanti in successione, non lascia le stesse forti impressioni. Arrivati a valle, si potrebbe andare verso ovest in direzione San Bernardino, ma io lo conosco già e voglio provare qualcosa di più intrigante, cosicché mi incammino verso est lungo la strada numero 13 che poi, pur senza cambiar numero, prende la denominazione storica di "via Mala".
Questa Via Mala (il crepaccio in sé non è stato visitato per evidenti ragioni), nonostante il nome, è uno spettacolo: sotto il cielo azzurrissimo la strada si snoda in un continuo di piccoli paesetti, ma soprattutto strade solitarie in mezzo ai boschi e in mezzo a pareti di roccia a volte altissime e molto ravvicinate. È un vero spettacolo. L'autostrada corre sempre vicino e a volte parallela, i suoi frettolosi utenti probabilmente non sanno cosa si perdono...
Dalle parti di Bonaduz, altra scelta: verso nord in direzione Chur-Liechtenstein oppure verso ovest? A ovest ci sono i famosi passi della Svizzera Centrale, quindi in realtà non ho scelta.... La marcia di avvicinamento lungo la strada 19 è più memorabile per il paesaggio che per le strade, ma comincio a notare che in Svizzera la qualità del manto è sempre notevole, le indicazioni anche per chi non vuole viaggiare in autostrada sono fatte benissimo e in generale vigono regole serie
. Arrivato in loco, dopo Oberalppass, scopro che una statalina evita il Göschenenpass e porta direttamente sul Sustenpass. Il Sustenpass, sarò banale, va semplicemente fatto. Strade che si inerpicano in mezzo a una natura verdissima, cascatelle che scendono dalle rocce, un meraviglioso scenario naturale come sfondo. Non incontro nessun pullman di turisti, c'è poco traffico, me lo godo fino in fondo. Dopo il Sustenpass la parte veramente montagnosa del percorso lentamente finisce, verdi colline si sostituiscono ai ghiacciai, la statale 4 mi porta fino a Lucerna, da lì un'altra strada statale mi porta in direzione di Basilea. Fa un caldo pazzesco e pensare che siamo in Svizzera. Per non attraversare tutta Basilea alle cinque e mezza del pomeriggio col sole che picchia attraverso il confine a Rheinfelden e sono nella patria elettiva.
Il resto è raccontato brevemente, perché è tutta autostrada. I 360 km che mi separano da casa sono una discretamente noiosa sequenza di cambi corsia, nemmeno allietata da un po’ di fresco fino a tarda ora. Arrivo in garage, cioè quasi a casa, alle 9 e 5; adesso è bellissimo e per via della latitudine ancora giorno, una fresca serata d'estate che inviterebbe proprio ad andare in moto...
Ma per oggi basta, con la moto. Ho percorso circa 2700 km in 7 giorni, ho incontrato gente speciale e vissuto un'esperienza speciale; il mio destriero mi ha portato ovunque senza il minimo problema e ha superato gli 80.000 km (grazie!).
È bello, andare in giro in moto.
Con una Moto Guzzi poi è bellissimo anche quando fa caldo...
Annecy, l'edificio della Zecca
Lungo la Via Mala
Roberto con la sua Guzzi
Bellagio
Primi assembramenti...
Besançon dall'alto
Besançon, la Cittadelle
Colmar, il quartiere dei bottai
No, grazie, mi incarti quella rossa... sì, quella con la frizione…
Ombromanto
Diario di viaggio: al raduno Moto Guzzi!
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