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I viaggi dei lettori

Sono andato a Napoli

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In piega da Roma a Napoli: un percorso alternativo all’autostrada studiato da Salvatore in sella alla sua “nuda”

Il dilemma è questo: per spostarmi da Roma a Napoli devo per forza prendere la “sicura”, pallosa e rettilinea A1, oppure, “studiando”, riesco a trovareuna strada statale “curvosa” come piace al mio Ducati Monster 600? La seconda che hai detto, direbbe Guzzanti. Ed ecco che, cartina alla mano (geografica ovviamente), matita, gomma e notes, ho trovato, andando anche un po’ a memoria, quello che faceva per me.
Come Orioli tracciava la sua mappa fra le dune del Sahara, io ho trovato la mia strada fra l’Agro-pontino e le campagne casertane. E scusate se è poco…
Wow, ho già una pelle d’oca che fa attrito con il mio tutone di pelle Dainese. E‚ tutto pronto, mi manca solo il fine settimana giusto. Che, dopo non poco travaglio, arriva verso la fine di novembre. Clima mite (insolito, viste le vetrine dei negozi con gli addobbi natalizi), tempo segnalato come molto nuvoloso da Internet e televideo (balle! C’era un sole che, senza gli occhiali, mi avrebbe accecato!), moto in ordine, pieno di benzina, marmitte che mi supplicano di essere un po’ grattate sull’asfalto nelle pieghe più estreme. Insomma si parte.
Ah giusto, l’itinerario: da Roma imbocco la Pontina, fino a Terracina. Lì mi aspetta la fettuccia‚ che mi porta fino alla Flacca. Da qui, superate Gaeta e Formia, dopo il fiume Garigliano, mi aggancio sull’Appia, che mi porta giù fino a Napoli. In totale 244 chilometri, tre ore circa, tredici litri di benzina.
La prima parte del viaggio è indubbiamente monotona per le saponette della mia tuta. La Pontina va via liscia, scorrevole, diritta. Anche troppo.
Non avendo il cupolino sul mio Monster, simulo una posizione del “missionario” con il serbatoio per ottenere il “miglior” Cx aerodinamico. La soddisfazione è reciproca. Il mio collo, certo, è indotto a fastidiose sollecitazioni dal casco, che vorrebbe strappargli la mia testa in favore del vento. Una stretta al laccio di chiusura e il problema si attenua. Almeno non ho subito danni irreparabili alla mascella. Che non è poco. In galleria, e quindi in assenza di turbolenze, il mio mostro tocca la sua velocità di punta. Il tachimetro segna 190 km/h, la velocità reale si attesterà, suppongo, sui 180. Mica male, però!
Alla fine della fettuccia di Terracina mi inizio a divertire. La strada si arrampica sulla costa del Circeo. Le curve si stringono sempre di più. Do un colpo con il sedere alla moto, e lei “piega” dolce, ma decisa. Supero Sperlonga, e inizia il misto vero e proprio. Destra, sinistra, ancora destra. Un paio di curvoni in galleria. Il tasso di adrenalina segue i giri del motore. Al bivio con Gaeta, scendo a destra per la spiaggia di Serapo.
Riprenderò più avanti la Flacca per poi lasciarla definitivamente e imboccare il raccordo (qui ci sono un paio di curvoni veloci, ma niente di più) che arriva dritto al fiume Garigliano. C’è un’altra scelta da operare. Domitiana o Appia? Conosco bene la prima (fin troppo pericolosa con i suoi incroci a raso) e, dunque, preferisco la seconda. E riparte il divertimento.
Il percorso è molto articolato, l’asfalto in ottime condizioni. Le curve si susseguono che è un piacere. In pochi minuti, supero Sessa Aurunca, un posto incredibile d’altri tempi che si chiama Cascano (con tanto di vecchine di nero vestite infastidite dai decibel dei miei marmittoni), Capua. Qui finisce la pacchia e ricomincia il caos cittadino.
Conclusioni: non è un percorso da talebani del misto, concordo. Ma se, come è successo a me, c’è da spostarsi in moto da Roma a Napoli con una “nuda” come il mio Ducati, perché farsi schiaffeggiare per due ore e passa dal vento?

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