Lombardia
Lombardia: i dintorni di Mantova
Pagina principale
Poco meno di 200 km da percorrere alla scoperta delle campagne mantovane. Soste obbligate nelle fattorie, dove la sorpresa più grande appare proprio nel piatto. Gallery fotografica e roadbook da scaricare
Terra di duchi, di riso, di fiume, di lambrusco: sebbene a un primo colpo d'occhio la provincia di Mantova non si mostri così accattivante, soprattutto per chi viaggia sulle due ruote, in realtà nasconde parecchie ragioni che valgono una scorrazzata da queste parti. Niente curve e tornanti, nessuna collina da percorrere in su e in giù. Qui la parola d'ordine è: piatto. Ma che piatto!
Dietro incantevoli suggestioni padane, la tentazione irresistibile, un ottimo motivo per spingersi qui, è proprio il piatto… in questo caso non quello offerto dal paesaggio, ma quello che viene servito a tavola.
Dietro incantevoli suggestioni padane, la tentazione irresistibile, un ottimo motivo per spingersi qui, è proprio il piatto… in questo caso non quello offerto dal paesaggio, ma quello che viene servito a tavola.
Adagio o col gas spalancato, si scorre lungo vie minori attraverso campagne immense, le strade dritte e solitarie ben delimitate dalle file ordinate di alberi, accanto sempre l'acqua, di fiume o di canale; a spezzare la continuità dei campi, enormi cascine, ordinate, organizzate e, ultimamente, strutturate per aprire le corti a tutti quanti vogliano gustare le cose genuine, ma anche apprenderne i procedimenti di lavorazione.
Laboratori sensoriali dove si impara a degustare (cioè a riconoscere) il salame genuino, fattorie didattiche dove si entra curiosamente in contatto con un mondo animale lontano anni luce da chi vive in città, aziende agricole che mostrano orgogliose i percorsi produttivi, spesso consumati fra marchingegni che sanno ancora di antico.
Tutto questo senza uscire dalla provincia di Mantova, che mette in tavola a salame, mostarda e Lambrusco, in uno spicchio di terra che si spande tra Mincio, Po e Oglio.
Un itinerario tracciato lungo un anello, o meglio, un triangolo ideale, che lascia innumerevoli vie di fuga per brevissime deviazioni: per scoprire, per chi ne abbia voglia, tante piccole città pregne di storia e d'arte, di battaglie e di duchi, di curiosità eccentriche e di tradizioni eccellenti.
Un itinerario tracciato lungo un anello, o meglio, un triangolo ideale, che lascia innumerevoli vie di fuga per brevissime deviazioni: per scoprire, per chi ne abbia voglia, tante piccole città pregne di storia e d'arte, di battaglie e di duchi, di curiosità eccentriche e di tradizioni eccellenti.
Da Mantova a Quignentole
Punto di partenza è proprio Mantova, che merita senz’altro una sosta. Città d’acqua, raccolta entro i bacini formati dal Mincio, il Lago Superiore, il Lago di Mezzo e il Lago Inferiore, Mantova custodisce incomparabili ricchezze d’arte: oltre al Duomo, che esisteva già nell’XI secolo, si visita il complesso articolato di edifici, chiese, piazze e giardini di Palazzo Ducale e il Palazzo Te, senza perdersi nulla della passeggiata nel centro storico, partendo da piazza Sordello, uno spazio di dimensioni eccezionali, solenne e suggestivo.
Lasciata la città, si prende per Roncoferraro, in direzione Ostiglia, ed è subito campagna.
Il primo tratto copre l’antica “Strada del Riso” perché proprio da qui, a partire dal Cinquecento, si è sviluppata la coltura del riso, in particolare il Vialone Nano: una tradizione che è rappresentata in maniera significativa con il Monumento alla Mondina a Roncoferraro. La presenza del fiume, prima il Mincio e, più sotto, il Po, lascia la sua impronta. Il fiume condiziona ambiente e coltivazioni, come dicesse: questo sì, questo no. Anche quando non scorre proprio accanto, l’anima del fiume si percepisce per le caratterizzazioni che ha imposto all’habitat naturale, qui tutelato in numerose oasi e riserve.
La prima che si incontra è la Riserva Naturale Paludi di Ostiglia, 120 ettari a ridosso del fiume Tartaro: comprende aree palustri e terreni coltivati e rappresenta l’ultimo lembo rimasto dell’antica Silva Hostilia. L’Isola Boschina, sempre nei pressi di Ostiglia, occupa invece un parco di 14 ettari ed è popolata da una varia fauna avicola. Questo lembo estremo sud orientale della provincia presenta autentiche rarità gastronomiche, prima fra tutte il tartufo, esaltato in periodiche fiere.
A Ostiglia si attraversa il Po e si raggiunge Quignentole che si fregia di una scenografica piazza di impronta gonzaghesca, dominata dalla settecentesca parrocchiale di San Lorenzo.
Ecco ora il fiume: si prende e si lascia, vi si corre attaccati e ci si allontana, si cerca l’argine per risalire lenti il suo corso e perdersi nel fascino che emana, specie nelle prime ore del mattino o verso il tramonto, quando le ombre si allungano, l’aria è più fresca e la fauna si mostra volentieri. Conviene, quindi, seguirli gli argini, anche nei brevi e non difficoltosi tratti non asfaltati, per non perdersi proprio nulla di questo ambiente acquatico.
Un ambiente che si riproduce senza interruzioni anche quando si passa dal Po all’Oglio, che ben delimitano la zona di produzione del Lambrusco Mantovano DOC.
Da Cesole a Castiglione delle Stiviere
Da Cesole, poco dopo Borgogorte, è appunto l’Oglio a prendere la parte di protagonista: fino a Mosio, prima di girare sulla Via Postumia, si procede nel Parco Regionale Oglio Sud. Si costeggiano le Torbiere di Marcaria, un ambiente paludoso costituito per oltre due terzi da canneto e cariceto, annoverato fra i principali in Italia per la protezione di coleotteri. Poco distante, il caratteristico ponte di barche sull’Oglio, a Torre d’Oglio, uno dei pochi superstiti del genere e la centrale termoelettrica si San Matteo delle Chiaviche, un eccezionale esempio di architettura industriale del primo Novecento: si tratta del maggiore di una serie di impianti per il controllo idraulico, attraversato da un reticolo di 1300 km tra canali e diversivi.
Da qui, due brevi deviazioni possibili: una agli ambienti della Riserva Naturale e Oasi Faunistica Le Bine, una zona umida popolata di numerose specie di uccelli stanziali e migratori, facente parte del Parco Regionale Oglio Sud. L’altra, di diverso interesse, a Sabbioneta (al Km 94,1, all’incrocio con la N420, deviazione a sinistra di circa 15 km), la piccola Atene di Vespasiano Gonzaga, città ideale cinquecentesca costruita dal nulla dal principe mecenate sul modello delle antiche città romane: conserva, quasi per intero, tracciato, strutture ed edifici del periodo rinascimentale. La visita guidata agli interni dei palazzi si prenota presso l’ufficio del turismo, tel. 0375.221044.
Si percorre un tratto dell’antica Via Postumia, fatta costruire dal Console Spurio Postumio a partire dal 148 a.C. da Genova ad Aquileia, attraverso la pianura padana. La si lascia a Gazoldo degli Ippoliti, dove spicca il Museo d’Arte Moderna, situato all’interno della rinascimentale Villa degli Ippoliti. Volendo, proseguendo per una decina di chilometri ancora lungo la Postumia si giunge a Goito e, da li, si può chiudere l’anello a Mantova.
La strada, stavolta ben discosta dal fiume, ma sempre caratterizzata dall’ambiente d’acqua delle vaste pianure, porta a toccare Castel Goffredo, operoso centro industriale, “capitale della calza”, e anche città di antiche tradizioni nonché patria di Giuseppe Acerbi, il cui Palazzo troneggia nella piazza principale e nel cui nome ogni anno si da vita a un premio internazionale dedicato alla narrativa e saggistica. Nasce qui il tortello amaro, dal gusto particolare conferitogli da un’erba locale. Si giunge poi a Medole - nella sua parrocchiale una pala di Tiziano, Il Risorto che appare alla Madre, e il gruppo scultoreo della deposizione, otto figure in terracotta del Modanino – per toccare infine Castiglione delle Stiviere, quasi al confine della provincia di Mantova, a una manciata di chilometri dal Lago di Garda. E’ la cittadina più importante dell’alto mantovano, nota in campo religioso per i luoghi aloisiani: innanzi tutto la basilica di San Luigi, dove sono custodite le reliquie di San Luigi Gonzaga (1568-1591), poi il Museo Aloisiano allestito presso il settecentesco Collegio delle Vergini ornato da magnifiche inferriate in ferro battuto. Di impronta diversa, ma altrettanto importante è il Museo della Croce Rossa, concepita proprio qui nel 1859 dal ginevrino Henry Dunant: notevole è la collezione di lettighe, carrozze e ferri chirurgici.
Si corre ancora incontro al fiume, stavolta di nuovo il Mincio, attraverso una bella strada che tocca Solferino della Battaglia e poi Cavriana; la prima unisce scorci di indubbia bellezza ai ricordi della famosa battaglia del 1859: legati a tale evento sono l’Ossario e la famosa Spia d’Italia il torrione medievale dal quale gli stati maggiori franco piemontesi assistettero allo scontro. A Cavriana si ammira la Pieve di Santa Maria, del XI secolo, una delle più belle chiese medievali di tutta la provincia. Tutta la zona si caratterizza per la produzione di vini doc e per alcune particolarità culinarie come i “capunséi” e il prosciutto crudo mantovano.
Solo qui, per incontrare di nuovo da vicino il fiume, si esce dalla provincia per toccare Valeggio sul Mincio e fare ingresso nel Parco Regionale del Mincio, che non si lascia più fino a Mantova, dove si può chiudere, nel suggestivo scenario dei laghi, questa scorribanda d’acqua e di sapori.
Da qui, due brevi deviazioni possibili: una agli ambienti della Riserva Naturale e Oasi Faunistica Le Bine, una zona umida popolata di numerose specie di uccelli stanziali e migratori, facente parte del Parco Regionale Oglio Sud. L’altra, di diverso interesse, a Sabbioneta (al Km 94,1, all’incrocio con la N420, deviazione a sinistra di circa 15 km), la piccola Atene di Vespasiano Gonzaga, città ideale cinquecentesca costruita dal nulla dal principe mecenate sul modello delle antiche città romane: conserva, quasi per intero, tracciato, strutture ed edifici del periodo rinascimentale. La visita guidata agli interni dei palazzi si prenota presso l’ufficio del turismo, tel. 0375.221044.
Si percorre un tratto dell’antica Via Postumia, fatta costruire dal Console Spurio Postumio a partire dal 148 a.C. da Genova ad Aquileia, attraverso la pianura padana. La si lascia a Gazoldo degli Ippoliti, dove spicca il Museo d’Arte Moderna, situato all’interno della rinascimentale Villa degli Ippoliti. Volendo, proseguendo per una decina di chilometri ancora lungo la Postumia si giunge a Goito e, da li, si può chiudere l’anello a Mantova.
La strada, stavolta ben discosta dal fiume, ma sempre caratterizzata dall’ambiente d’acqua delle vaste pianure, porta a toccare Castel Goffredo, operoso centro industriale, “capitale della calza”, e anche città di antiche tradizioni nonché patria di Giuseppe Acerbi, il cui Palazzo troneggia nella piazza principale e nel cui nome ogni anno si da vita a un premio internazionale dedicato alla narrativa e saggistica. Nasce qui il tortello amaro, dal gusto particolare conferitogli da un’erba locale. Si giunge poi a Medole - nella sua parrocchiale una pala di Tiziano, Il Risorto che appare alla Madre, e il gruppo scultoreo della deposizione, otto figure in terracotta del Modanino – per toccare infine Castiglione delle Stiviere, quasi al confine della provincia di Mantova, a una manciata di chilometri dal Lago di Garda. E’ la cittadina più importante dell’alto mantovano, nota in campo religioso per i luoghi aloisiani: innanzi tutto la basilica di San Luigi, dove sono custodite le reliquie di San Luigi Gonzaga (1568-1591), poi il Museo Aloisiano allestito presso il settecentesco Collegio delle Vergini ornato da magnifiche inferriate in ferro battuto. Di impronta diversa, ma altrettanto importante è il Museo della Croce Rossa, concepita proprio qui nel 1859 dal ginevrino Henry Dunant: notevole è la collezione di lettighe, carrozze e ferri chirurgici.
Si corre ancora incontro al fiume, stavolta di nuovo il Mincio, attraverso una bella strada che tocca Solferino della Battaglia e poi Cavriana; la prima unisce scorci di indubbia bellezza ai ricordi della famosa battaglia del 1859: legati a tale evento sono l’Ossario e la famosa Spia d’Italia il torrione medievale dal quale gli stati maggiori franco piemontesi assistettero allo scontro. A Cavriana si ammira la Pieve di Santa Maria, del XI secolo, una delle più belle chiese medievali di tutta la provincia. Tutta la zona si caratterizza per la produzione di vini doc e per alcune particolarità culinarie come i “capunséi” e il prosciutto crudo mantovano.
Solo qui, per incontrare di nuovo da vicino il fiume, si esce dalla provincia per toccare Valeggio sul Mincio e fare ingresso nel Parco Regionale del Mincio, che non si lascia più fino a Mantova, dove si può chiudere, nel suggestivo scenario dei laghi, questa scorribanda d’acqua e di sapori.
La tabella dei chilometraggi
Dove mangiare, dove dormire
Per meglio assimilare lo spirito di questo giro, perfetta una sosta nelle “Fattorie del gusto”: molte propongono la merenda; tutte offrono prodotti propri genuini e la possibilità di passare del tempo a contatto con le varie fasi delle produzioni, allevamento compreso; l’elenco completo sul sito: www.agriturismomantova.it.
Ostiglia
Arginino piccolo, Via Arginino 9, tel. 0386 31475. La prima fattoria didattica in Italia, produce ortaggi biologici: colpisce perché utilizza cavalli da tiro per alcune operazioni colturali. Si può andare a cavallo o in carrozza, in passeggiate di un paio d’ore o di un giorno. Le camere, solo 3, sono enormi, rustiche e piacevoli.
Il Glicine, Via San Romano 40/A, tel. 0386 802892.
Una “Fattoria del gusto” dove si può anche fare merenda a pane, salame e crostoni caldi. Cene tipiche di zucca, di riso, di maiale, ma lasciatevi tentare anche dalla cucina di tutti i giorni; incontri in cucina per imparare a fare la mostarda e il nocino. La fattoria è incantevole: sorge su due laghetti comunicanti, uno dei quali è balneabile.
Governolo (fraz. di Roncoferraro)
Agriturismo San Leone, Via La Marmora 1, tel. 0376 668684.
Organizza laboratori sensoriali sul pane, mettendo a confronto pani rustici e raffinati, pani antichi e moderni. Serate di 4 ore per imparare a fare il pane; cene tematiche il giovedì sera, incentrate su un prodotto e la sua stagionalità.
Borgoforte
Birreria Paninoteca Rum & Fruit, via Roma.
Snobbate il baretto sul fiume, appena dopo il passaggio a livello, e scegliete invece questo locale con tavoli all’aperto e grande varietà di ottimi panini e scelta di birre. Due ragazzi davvero disponibili che si metteranno a chiacchierare con voi.
Ostiglia
Arginino piccolo, Via Arginino 9, tel. 0386 31475. La prima fattoria didattica in Italia, produce ortaggi biologici: colpisce perché utilizza cavalli da tiro per alcune operazioni colturali. Si può andare a cavallo o in carrozza, in passeggiate di un paio d’ore o di un giorno. Le camere, solo 3, sono enormi, rustiche e piacevoli.
Il Glicine, Via San Romano 40/A, tel. 0386 802892.
Una “Fattoria del gusto” dove si può anche fare merenda a pane, salame e crostoni caldi. Cene tipiche di zucca, di riso, di maiale, ma lasciatevi tentare anche dalla cucina di tutti i giorni; incontri in cucina per imparare a fare la mostarda e il nocino. La fattoria è incantevole: sorge su due laghetti comunicanti, uno dei quali è balneabile.
Governolo (fraz. di Roncoferraro)
Agriturismo San Leone, Via La Marmora 1, tel. 0376 668684.
Organizza laboratori sensoriali sul pane, mettendo a confronto pani rustici e raffinati, pani antichi e moderni. Serate di 4 ore per imparare a fare il pane; cene tematiche il giovedì sera, incentrate su un prodotto e la sua stagionalità.
Borgoforte
Birreria Paninoteca Rum & Fruit, via Roma.
Snobbate il baretto sul fiume, appena dopo il passaggio a livello, e scegliete invece questo locale con tavoli all’aperto e grande varietà di ottimi panini e scelta di birre. Due ragazzi davvero disponibili che si metteranno a chiacchierare con voi.
Da non perdere
Oltre alle brevissime deviazioni per le città storiche citate nel testo, raccomandiamo vivamente di perdere tempo alla ricerca delle molte cascine che, oltre a offrire la vendita diretta dei propri prodotti (molti protetti da doc, da igp o bio), spesso sorprendono per l’eccellente ospitalità, per la qualità della tavola e per la variegata disponibilità di attività agresti, come passeggiate a cavallo, visite alle torbiere, gite in carrozza lungo gli argini, escursioni in battello, laboratori sensoriali, incontri in cucina, visite ad allevamenti e molto altro (info sul sito www.agriturismomantova.it).
Rivalta sul Mincio
Una gita in battello (due ore e si impara tutto sul fiume, sulla fauna, sulla vita passata e presente alimentata dalle acque), organizzata dall’azienda agrituristica Valli del Mincio, tel. 0376.653491.
Si lascia la moto nell’area giardino, dove c’è anche un bar, i servizi e un prato che funge da spiaggia, oltre a un piccolo ostello gestito dalla Pro Loco (info in loco, sempre aperto).
Marcaria
In località San Michele in Bosco, visita all’allevamento caprino e caseificio “L’alba” (tel. 0376 950792) a conduzione familiare, della giovanissima e coraggiosa Francesca che, in un mondo di grana padano, ha deciso di dedicarsi al prodotto caseario di capra. Simpatica lei, eccellenti i formaggi, proposti accanto a una varietà di mieli e mostarde locali. Si può acquistare direttamente e visitare l’allevamento, una vera delizia!
Commessaggio
Un salto all’azienda vitivinicola Pagliare Verdieri (tel. 0375 80213), produttrice di Lambrusco doc biologico, perché non si dica più che il Lambrusco è un vino da poco...
Bigarello
Una visita all’azienda Il Galeotto, in località Cadè (tel. 0376 229165): tra i maggiori produttori di riso vialone nano, tipico del mantovano, organizza anche incontri per la lavorazione di farine speciali di farro, orzo, grano saraceno. Spaccio sempre aperto.
Rivalta sul Mincio
Una gita in battello (due ore e si impara tutto sul fiume, sulla fauna, sulla vita passata e presente alimentata dalle acque), organizzata dall’azienda agrituristica Valli del Mincio, tel. 0376.653491.
Si lascia la moto nell’area giardino, dove c’è anche un bar, i servizi e un prato che funge da spiaggia, oltre a un piccolo ostello gestito dalla Pro Loco (info in loco, sempre aperto).
Marcaria
In località San Michele in Bosco, visita all’allevamento caprino e caseificio “L’alba” (tel. 0376 950792) a conduzione familiare, della giovanissima e coraggiosa Francesca che, in un mondo di grana padano, ha deciso di dedicarsi al prodotto caseario di capra. Simpatica lei, eccellenti i formaggi, proposti accanto a una varietà di mieli e mostarde locali. Si può acquistare direttamente e visitare l’allevamento, una vera delizia!
Commessaggio
Un salto all’azienda vitivinicola Pagliare Verdieri (tel. 0375 80213), produttrice di Lambrusco doc biologico, perché non si dica più che il Lambrusco è un vino da poco...
Bigarello
Una visita all’azienda Il Galeotto, in località Cadè (tel. 0376 229165): tra i maggiori produttori di riso vialone nano, tipico del mantovano, organizza anche incontri per la lavorazione di farine speciali di farro, orzo, grano saraceno. Spaccio sempre aperto.
Galleria fotografica