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Spagna

I tesori della Comunitat Valenciana

Da Valencia un itinerario non lontano dal circuito Ricardo Tormo, tappa conclusiva del motomondiale. In un territorio selvaggio che inizia lungo una delle più apprezzabili strade del vino, 280 chilometri in perfetta solitudine, da consumare adagio o tutti da guidare

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La campagna attorno al Caroig
Una vista "avveniristica" della città di Valencia
Il Circuito di Valencia, Ricardo Tormo, si trova a una manciata di chilometri dalla città. Difficile, quindi, sottrarsi al suo fascino: la Valencia avveniristica, quella della Città delle Arti e delle Scienze, contrasta con i colori delle vecchie case del centro, strette a circondare il vivacissimo Mercato Central, uno spaccato di vita antica, che resiste a qualsiasi forma di modernità del commercio.
Ci intriga la Valencia gaudente, che gioca la sua sfida con Barcellona e Madrid sul tavolo della movida, e la Valencia marinara, che la sua sfida l'ha vinta, invece, quando ha ospitato, nel 2007, l'America's Cup, contesa tra Genova e Marsiglia. Ci seduce la Valencia delle spiagge, distese infinite di rena dorata, libere dall'invadente geometria di cabine e ombrelloni, e la Valencia della paella, perché quella Valenciana, si sa, è diversa, è quella vera, de marisco!
Nella direzione opposta alla città, un altro piccolo centro ci intriga e ci induce a spingerci ancor più verso l'interno.
Requena. E se Cheste, la piccola cittadina del circuito, rimane, nonostante il rombo dei motori, un minuscolo borgo addormentato di muri bianchi e brillanti di sole, Requena, che appare all'improvviso quasi dal nulla, è città viva e vivace, colorata e chiassosa quanto basta, vecchia e nuova insieme, ricca di locali e di cose da fare. Ottima base, quindi, per scaricare i bagagli, esplorare la zona del Massiccio del Caroig e tornare la sera, contenti di incontrare così tanta gente dopo aver viaggiato per chilometri senza incontrare nessuno. Già, perché da queste parti è così: prendi una strada, neanche tanto piccola o sperduta e all'improvviso scompare tutto. O meglio: tutto è occupato dalla natura, dai suoi profumi, dal suono del vento, dall'acqua anche. L'ultima cosa che si percepisce è l'impronta dell'uomo, che si è ricavato piccoli, discreti spazi nei villagi ordinati e molto lontani tra loro.

L'impronta indelebile di un enorme "mostro", la centrale nucleare di Cofrentes, si scorge all'inizio dell'itinerario: dopo una bellissima strada tutta curve e tornanti, tutta percorsa ad aprire il gas per divertirci e a richiuderlo in fretta per scrutare lontano, il "mostro" si presenta raggiunto il Collado de Cruz, superbo punto panoramico.
Prima si incontra il lago, artificiale, irregolare, quasi lo stesso fiume che lo origina che sembra scavarsi, proprio a Cofrentes, un letto ben più ampio rispetto al suo corso naturale. Poi la città, ordinata, pulita, imbiancata di fresco, coi giardini ombreggiati, la piscina pubblica, gli impianti sportivi.
La grande balconata del palazzo municipale affacciata su un panorama lontano, le stradette che si incrociano perpendicolari, il castello.
È tutto troppo bello: Cofrentes deve ripulirsi la facciata e ci riesce perfettamente! La statale che percorriamo, la N 330, sembra, sulla carta, una di quelle strade da evitare volentieri, la classica statale di fondo valle che si immagina trafficata, fiancheggiata da capannoni e per nulla divertente. Niente di tutto ciò.
A sinistra si scorre accanto alla Muela de Cortez, che la strada asseconda nei rilievi con dolci curve, mentre a destra ci fanno compagnia altre deboli pendenze ricoperte quasi totalmente da vigne alternate a frutteti.
Viaggiamo in quasi assenza di traffico e la vastità dello spazio ci fa perdere la percezione delle distanze.
Dopo Ayora abbandoniamo la statale per inoltrarci lungo l'anello ideale attorno al Massiccio del Caroig.
Una svolta che ci propone un cambio repentino di fotogrammi, ora occupati da una striscia di asfalto che si snoda su una terra incredibilmente rossa, interrotta da macchie di rosmarini a perdita d'occhio.
Per 50 chilometri non incontriamo più anima viva, né case, né posti di rifornimento. Proseguiamo in un alternarsi di curve strette che si arrampicano lungo la Sierra de Enguera e tratti dritti che ne percorrono i brevi altipiani.
Il vento fa rumore in prossimità del parco eolico: è il punto più elevato, appena oltrepassato il quale si scorge il mare.
Poi si scende; pochi tornanti serrati ci riportano velocemente in basso, mentre di nuovo alcuni tratti dritti ci consentono di apprezzare il paesaggio senza bisogno di fermarci.
Siamo colpiti dalla quantità di spazio assolutamente intatto che riusciamo a catturare, da qualsiasi parte il nostro sguardo si diriga.
Enguera si raggiunge all'improvviso, come improsvvisamente tutto comincia a rivivere. Auto, negozi, gente e mercanzia, qualche gregge, le fontane pubbliche, le ceramiche sulle facciate delle case, le chiesette, le rudimentali insegne che propongono vino locale.
Uno spaccato di vita che si fa più intenso nelle due località di Anna e Chella, i due centri maggiori, nella pianura ormai vicina a Valencia, dove si sviluppano le attività commerciali.
Insieme a Enguera, sembrano quasi prive di interesse, ma conservano un nucleo centrale caratteristico, con le sembianze architettoniche tipiche dei piccoli borghi della zona.
Bolbaite ci regala l'immagine più bella di queste località in vicina sequenza.
Ritroviamo la solitudine selvaggia riavvicinandoci al Macizo del Caroig; verso Bicorp le pendenze si fanno di nuovo interessanti, alternando tratti di belle curve ad altri più tortuosi.
Verso Millares si guida a fatica, la strada è stretta e il fondo sporco; ma dopo il paese si corre e si piega in salita fino alla quota di un vasto pianoro ricoperto da frutteti.
Raggiunta la Sierra de Dos Aguas, sono molti e molto lunghi i tratti di asfalto che corrono perfettamente dritti sui pianori che, a scapito di uno scarso divertimento di guida, offrono la sensazione impagabile di percorrere uno scenario straordinario.
Ancora nessun segno di presenza umana e stiamo guidando da quasi 50 chilometri dagli affollati borghi di Anna e Chella.
Il vento ci porta un rumore, cupo questa volta, che man mano che si avvicina e assume la sua connotazione, diventa inconfondibile: siamo raggiunti da un raduno di Harley!
Sono senz'altro più di cento e ci passano accanto in una composta, lenta fila indiana. Scambio di saluti. Scopriamo che ogni anno si ritrovano qui a festeggiare l'inizio dell'estate, per godere di questi immensi paesaggi e delle lunghe strade che, forse, ricordano un po' quelle degli States.
Cercano di disturbare il meno possibile, per non rovinare quello che anche noi, certamente, vorremmo restasse così per sempre.
La nostra strada solitaria ci saluta con un tratto di bellissimi tornanti stretti tra i pini che ci portano in fretta all'innesto con la N 330. I pochi chilometri che ci separano da Requena si consumano tra le insegne delle bodegas e delle fincas che producono e vendono vino, a ricordarci che siamo sulla Ruta del Vino de la D.O. Utiel-Requena.
Una cassa di vino è poco compatibile con l'andare in moto, ma non c'è problema: tutti spediscono ovunque!
La strada nei dintorni di Confrentes
L'impronta indelebile di un enorme "mostro", la centrale nucleare di Cofrentes, si scorge all'inizio dell'itinerario: dopo una bellissima strada tutta curve e tornanti, tutta percorsa ad aprire il gas per divertirci e a richiuderlo in fretta per scrutare lontano, il "mostro" si presenta raggiunto il Collado de Cruz, superbo punto panoramico.
Prima si incontra il lago, artificiale, irregolare, quasi lo stesso fiume che lo origina che sembra scavarsi, proprio a Cofrentes, un letto ben più ampio rispetto al suo corso naturale. Poi la città, ordinata, pulita, imbiancata di fresco, coi giardini ombreggiati, la piscina pubblica, gli impianti sportivi.
La grande balconata del palazzo municipale affacciata su un panorama lontano, le stradette che si incrociano perpendicolari, il castello.
È tutto troppo bello: Cofrentes deve ripulirsi la facciata e ci riesce perfettamente! La statale che percorriamo, la N 330, sembra, sulla carta, una di quelle strade da evitare volentieri, la classica statale di fondo valle che si immagina trafficata, fiancheggiata da capannoni e per nulla divertente. Niente di tutto ciò.
A sinistra si scorre accanto alla Muela de Cortez, che la strada asseconda nei rilievi con dolci curve, mentre a destra ci fanno compagnia altre deboli pendenze ricoperte quasi totalmente da vigne alternate a frutteti.
Viaggiamo in quasi assenza di traffico e la vastità dello spazio ci fa perdere la percezione delle distanze.
Dopo Ayora abbandoniamo la statale per inoltrarci lungo l'anello ideale attorno al Massiccio del Caroig.
Una svolta che ci propone un cambio repentino di fotogrammi, ora occupati da una striscia di asfalto che si snoda su una terra incredibilmente rossa, interrotta da macchie di rosmarini a perdita d'occhio.
Per 50 chilometri non incontriamo più anima viva, né case, né posti di rifornimento. Proseguiamo in un alternarsi di curve strette che si arrampicano lungo la Sierra de Enguera e tratti dritti che ne percorrono i brevi altipiani.
Il vento fa rumore in prossimità del parco eolico: è il punto più elevato, appena oltrepassato il quale si scorge il mare.
Poi si scende; pochi tornanti serrati ci riportano velocemente in basso, mentre di nuovo alcuni tratti dritti ci consentono di apprezzare il paesaggio senza bisogno di fermarci.
Siamo colpiti dalla quantità di spazio assolutamente intatto che riusciamo a catturare, da qualsiasi parte il nostro sguardo si diriga.
Enguera si raggiunge all'improvviso, come improvvisamente tutto comincia a rivivere. Auto, negozi, gente e mercanzia, qualche gregge, le fontane pubbliche, le ceramiche sulle facciate delle case, le chiesette, le rudimentali insegne che propongono vino locale.
Uno spaccato di vita che si fa più intenso nelle due località di Anna e Chella, i due centri maggiori, nella pianura ormai vicina a Valencia, dove si sviluppano le attività commerciali.
Insieme a Enguera, sembrano quasi prive di interesse, ma conservano un nucleo centrale caratteristico, con le sembianze architettoniche tipiche dei piccoli borghi della zona.
I tornanti verso Millares

Bolbaite ci regala l'immagine più bella di queste località in vicina sequenza.
Ritroviamo la solitudine selvaggia riavvicinandoci al Macizo del Caroig; verso Bicorp le pendenze si fanno di nuovo interessanti, alternando tratti di belle curve ad altri più tortuosi.
Verso Millares si guida a fatica, la strada è stretta e il fondo sporco; ma dopo il paese si corre e si piega in salita fino alla quota di un vasto pianoro ricoperto da frutteti.
Raggiunta la Sierra de Dos Aguas, sono molti e molto lunghi i tratti di asfalto che corrono perfettamente dritti sui pianori che, a scapito di uno scarso divertimento di guida, offrono la sensazione impagabile di percorrere uno scenario straordinario.
Ancora nessun segno di presenza umana e stiamo guidando da quasi 50 chilometri dagli affollati borghi di Anna e Chella.
Il vento ci porta un rumore, cupo questa volta, che man mano che si avvicina e assume la sua connotazione, diventa inconfondibile: siamo raggiunti da un raduno di Harley!
Sono senz'altro più di cento e ci passano accanto in una composta, lenta fila indiana. Scambio di saluti. Scopriamo che ogni anno si ritrovano qui a festeggiare l'inizio dell'estate, per godere di questi immensi paesaggi e delle lunghe strade che, forse, ricordano un po' quelle degli States.
Cercano di disturbare il meno possibile, per non rovinare quello che anche noi, certamente, vorremmo restasse così per sempre.
La nostra strada solitaria ci saluta con un tratto di bellissimi tornanti stretti tra i pini che ci portano in fretta all'innesto con la N 330. I pochi chilometri che ci separano da Requena si consumano tra le insegne delle bodegas e delle fincas che producono e vendono vino, a ricordarci che siamo sulla Ruta del Vino de la D.O. Utiel-Requena.
Una cassa di vino è poco compatibile con l'andare in moto, ma non c'è problema: tutti spediscono ovunque!
Una camera dell'Hotel Dona Anita

Valencia
Si dorme sena problemi in città, grazie all'elevato numero di strutture ricettive, di cui si può prendere visione anche sul posto, presso i punti informazioni turistiche. Purtroppo, però, i prezzi risultano ritoccati rispetto a quelli cui eravamo abituati fino a pochi anni fa. Dormire fuori Valencia può costituire una buona soluzione: risolve a priori il problema del parcheggio e consente di trovarsi già pronti sulla traiettoria da seguire.

Cheste
Hotel Torrijos, Pol. Ind. Castilla, área de Servicios, tel. +34 96 2514060
www.hoteltorrijos.com. È l'albergo più vicino al Circuito Ricardo Tormo. Dotato di tutti i servizi, ha parcheggio gratuito e connessione internet in camera. Il ristorante adiacente propone ottime tapas e piatti di cucina locale. Camera doppia a partire da 80 euro.

Requena
Hotel Doña Anita, Plaza de Albornoz, tel. +34 96 2305347; www.tubal.net
Posto nel casto antigo, cioè in pieno centro storico, questo delizioso e tranquillo albergo dista pochi passi a piedi dal vivace cuore moderno della città. La moto si parcheggia nella piazzetta antistante. Il ristorante vanta un'ottima carta dei vini. Doppia a partire da 70 euro a notte.
Valencia
In città c'è un locale per ogni gusto e per ogni tasca. E se da sole le tapas possono costutire un buon pasto, non mancano ristoranti raffinati e le proposte internazionali. Con la buona usanza di esporre sempre, fuori dal locale, il menù con i relativi prezzi: si mangia senza sorpresa finale!

Requena
Bar Ristorante Musical, Avenida Arrabal 15, tel. +34 96 2304900. Ci si va per le tapas, all'ora dell'aperitivo, servito sui tavoli all'aperto sulla passeggiata centrale della città. Per cena, servita dopo le 21,30, ottima carne alla brace, piatto forte del locale e varietà di specialità locali; buon vino sfuso. All'esterno, mega schermo per assistere agli eventi sportivi.

Quesa
Bar La Parra, Avenida de Valencia 1, tel. +34 96 2256022. Ottime tapas, insalate e panini (bocadillos), a tutte le ore. Con tavolini all'aperto. Da non dimenticare: l'insalata valenciana, la più semplice di quelle solitamente proposte, è, già da sola, un pasto abbondante; contiene insalata verde, tonno, uova, barbabietole, carote, cipolle, olive… e anche i panini non scherzano!
La cantina della Bodega Finca Ardal
Valencia
La Ciudad de las Artes y la Ciencias, che comprende le cinque aree principali: il centro d'arte e opera house; il cinema e il planetario; i giardini a ingresso libero; il museo delle scienze e il parco oceanografico all'aperto. Inglobate in imponenti opere avveniristiche, sono situate lungo il letto dove scorreva il fiume Turia, prima di essere deviato. La Ciudad è sicuramente l'opera che più ha contribuito al rilancio della città dal punto di vista culturale.

Il Mercato Central: nel vecchio quartiere arabo, si svolge, da sempre, entro uno splendido edificio in stile liberty. Bellissimo e imponente il cancello d'entrata in ferro, in stile Art Nouveau. Aperto nel 1928, rimane uno dei mercati più visitati d'Europa.

Requena
Una visita a una delle tante cantine dislocate lungo la Ruta del Vino de la D.O. Utiel-Requena. La Bodega Finca Ardal (N  
Grandi Navi Veloci, www.gnv.it , collega Genova a Barcellona in 18 ore, con imbarco il tardo pomeriggio o sera e arrivo in mattinata successiva. Valencia dista da Barcellona 350 km, che si coprono in meno di 3 ore, freschi e riposati.
Il viaggio in nave, dal punto di vista economico, può persino risultare più conveniente che se effettuato su strada, se si ha la possibilità di catturare le promozioni (moto a 1 euro, poltrona a 1 euro, cabina da 49 euro a tratta).
Il trasferimento in nave, seppur in forma economica, ha tutti i connotati di una crocera di lusso, a partire dal comfort, ai servizi, fino all'offerta ludica a bordo. Assolutamente da prendere in considerazione!

Il Circuito Ricardo Tormo
Esordio nel 1973, 2 mondiali vinti, 19 GP vinti su 62 disputati, 36 podi, 23 pole position, 4 i giri più veloci.
Questi i numeri del motociclista spagnolo a cui è stato intitolato il Circuito della Comunitat Valenciana: scomparso a soli 46 anni perché malato di leucemia, uscì dalla scena motociclistica in seguito a un grave incidente che gli ferì gravemente le gambe durante la stagione del 1984, mentre testava una moto nella zona industriale della Derbi, a Barcellona.  
A Valencia
A Valencia
A Valencia
A Valencia
A Valencia
Cofrentes
Cofrentes, il borgo antico
Cofrentes, la rocca
Cofrentes, reticolato di stradine
Cofrentes, si transita a stento
Colori di Valencia
Dos Aguas
Fiori lungo il primo tratto della cv4259
Il parco eolico
Incontri sulle curve presso millares
La bella e deserta N330
La cv590 dopo il parco eolico
La cv590 verso il parco eolico
La cv590 verso l'infinito
La guida dopo Millares
La salita verso Millares
L'attacco della CV590
Puerto de la chirrichana
Si trotterella lungo la cv590
Valencia avveniristica
Valencia centro
Valencia, chiesa di San Giovanni
Valencia, Ponte del Mar
valencia, i giardini della città delle arti e delle scienze
Verso Dos Aguas
Verso Millares
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