Norvegia
Da Mandello a Caponord con le Moto Guzzi
Pagina principale
Ungruppo di giornalisti della stampa internazionale sulle orme del lungo viaggio intrapreso nel 1928 da Giuseppe "Naco" Guzzi, fratello di Carlo, fino a Capo Nord
Capo Nord in dieci giorni? Si può fare.
La meta del raid è una sorta di chiodo fisso, di scommessa- come lo fu per Giuseppe "Naco" Guzzi - che bisogna vincere.
Quindi si corre, si viaggia non per fermarsi qua e là, ma per arrivare.
Primo giorno: lo Spluga. È lì che avviene il battesimo del viaggio.
Uno dei passi più impegnativi di tutta la catena alpina che le Guzzi in dotazione, le nuove Norge e Stelvio 1200 8V, sembrano gradire, nonostante la marcia lentissima in gruppo che certo non è la condizione ideale per affrontare i tornanti stretti e selettivi.
Poi l'andatura cresce ed è già come in MotoGP: davanti gli italiani, subito dopo gli spagnoli, poi tutti gli altri!
Mandello del Lario - Stoccarda: km. 511.
Secondo giorno: la tiratona.
In Germania la mancanza di limiti di velocità sull'autostrada azzera i freni e scatena le velleità.
Fa caldissimo; tuttavia, nella parte più a nord si riesce persino ad apprezzare il paesaggio, morbido, con tondi curvoni che si susseguono in un tratto tutto salite e discese.
La velocità elevata mi costringe ad abbandonare il comodo sellone della Norge, perchè un problema di turbolenze, non eliminabile con la regolazione del parabrezza, mi obbliga a una posizione innaturale del capo e delle spalle (ma solo alle velocità inavvicinabili su strade italiane): la Stelvio NTX sfodera una eccellente protezione aerodinamica.
Stoccarda - Hannover: km. 522.
La meta del raid è una sorta di chiodo fisso, di scommessa- come lo fu per Giuseppe "Naco" Guzzi - che bisogna vincere.
Quindi si corre, si viaggia non per fermarsi qua e là, ma per arrivare.
Primo giorno: lo Spluga. È lì che avviene il battesimo del viaggio.
Uno dei passi più impegnativi di tutta la catena alpina che le Guzzi in dotazione, le nuove Norge e Stelvio 1200 8V, sembrano gradire, nonostante la marcia lentissima in gruppo che certo non è la condizione ideale per affrontare i tornanti stretti e selettivi.
Poi l'andatura cresce ed è già come in MotoGP: davanti gli italiani, subito dopo gli spagnoli, poi tutti gli altri!
Mandello del Lario - Stoccarda: km. 511.
Secondo giorno: la tiratona.
In Germania la mancanza di limiti di velocità sull'autostrada azzera i freni e scatena le velleità.
Fa caldissimo; tuttavia, nella parte più a nord si riesce persino ad apprezzare il paesaggio, morbido, con tondi curvoni che si susseguono in un tratto tutto salite e discese.
La velocità elevata mi costringe ad abbandonare il comodo sellone della Norge, perchè un problema di turbolenze, non eliminabile con la regolazione del parabrezza, mi obbliga a una posizione innaturale del capo e delle spalle (ma solo alle velocità inavvicinabili su strade italiane): la Stelvio NTX sfodera una eccellente protezione aerodinamica.
Stoccarda - Hannover: km. 522.
Terzo giorno: la pioggia.
Era ora; perchè non ci può essere viaggio in Norvegia senza pioggia.
Ma siamo ancora in Danimarca e la pioggia, che smette solo quando siamo al traghetto, non sembra intaccare nè l'umore dei partecipanti, nè la coreografia del viaggio.
Gran sfoggio di tute antiacqua che nel corredo degli italiani saltano fuori più come un capo cult modaiolo che non una necessità!
Sorrido per come siamo, soprattutto appena mi rendo conto che i compagni di viaggio d'oltralpe sono quasi totalmente sprovvisti di attrezzatura adeguata.
Hannover - Kristiansand: km 806.
Era ora; perchè non ci può essere viaggio in Norvegia senza pioggia.
Ma siamo ancora in Danimarca e la pioggia, che smette solo quando siamo al traghetto, non sembra intaccare nè l'umore dei partecipanti, nè la coreografia del viaggio.
Gran sfoggio di tute antiacqua che nel corredo degli italiani saltano fuori più come un capo cult modaiolo che non una necessità!
Sorrido per come siamo, soprattutto appena mi rendo conto che i compagni di viaggio d'oltralpe sono quasi totalmente sprovvisti di attrezzatura adeguata.
Hannover - Kristiansand: km 806.
Quarto giorno: la Norvegia.
Ci siamo e c'è anche il sole.
Gli occhi cominciano a riempirsi di immagini della Norvegia come tutti la conosciamo: i fiordi, costellati di calette su cui si specchiano le coloratissime case in legno; i ponti, lanciati tra una sponda e l'altra per accorciare quelle che, altrimenti, sarebbero traiettorie infinitamente lunghe e attorcigliate.
E una luce incredibilmente "nordica", che proietta ombre lunghe e crea contrasti e colori che a casa possiamo vedere solo dopo un temporale estivo.
Fa anche caldo. Un caldo inaspettato, che ancora non ci impone di aggiungere strati al nostro abbigliamento e ci consente di pranzare sui tavoli all'aperto.
A sera raggiungiamo Oslo, l'ultima vera città del nostro lungo tour: è forse l'unica volta che il serpentone di moto passa quasi inosservato...
Abbiamo tempo solo per una passeggiata tardo pomeridiana e ci prendiamo volentieri un assaggio dell'atmosfera metropolitana.
Kristiansand - Oslo: km 322.
Ci siamo e c'è anche il sole.
Gli occhi cominciano a riempirsi di immagini della Norvegia come tutti la conosciamo: i fiordi, costellati di calette su cui si specchiano le coloratissime case in legno; i ponti, lanciati tra una sponda e l'altra per accorciare quelle che, altrimenti, sarebbero traiettorie infinitamente lunghe e attorcigliate.
E una luce incredibilmente "nordica", che proietta ombre lunghe e crea contrasti e colori che a casa possiamo vedere solo dopo un temporale estivo.
Fa anche caldo. Un caldo inaspettato, che ancora non ci impone di aggiungere strati al nostro abbigliamento e ci consente di pranzare sui tavoli all'aperto.
A sera raggiungiamo Oslo, l'ultima vera città del nostro lungo tour: è forse l'unica volta che il serpentone di moto passa quasi inosservato...
Abbiamo tempo solo per una passeggiata tardo pomeridiana e ci prendiamo volentieri un assaggio dell'atmosfera metropolitana.
Kristiansand - Oslo: km 322.
Da Oslo fino a Harstad
Quinto giorno: l'interno.
Dobbiamo raggiungere Trondheim, sulla sponda del fiordo omonimo, sul Mare del Nord. Ci aspetta un lungo tratto interno, ma non per questo privo di fascino.
Percorriamo poca autostrada - che, peraltro, è bellissima - mentre optiamo per un passaggio su un altopiano esteso, coperto di licheni.
L'acqua è una costante del paesaggio: quando manca il mare, a impressionare per la vastità sono i laghi, anch'essi, come i fiordi, dai profili frastagliati.
Torrenti e cascatelle spezzano distese di prati su cui spiccano i colori vivaci delle fattorie; quando non si viaggia inghiottiti dalla foresta il cielo che si apre davanti alla corsa è così sorprendentemente bello da costituire, da solo, la quasi totalità dello spettacolo.
Il naso in aria, siamo spesso fermi a fare foto.
E c'è il sole e fa caldo! Sarà per questo che l'umore sale alle stelle e quella che all'inizio ci sembrava un'avventura da condurre in maniera più sofferta, ci appare come una meravigliosa scampagnata.
Corriamo un po' troppo, però: a un'area di sosta, un poliziotto fuori servizio ci avverte che "In Norvegia non si fa così". Meglio rientrare nella norma....
Oslo - Trondheim: km 497.
Sesto giorno: il nord.
Oltrepassiamo il confine geografico della Norvegia del Nord.
Mo I Rana è la nostra destinazione; per raggiungerla passiamo da Nasmos e Grong; niente traghetti, niente strada costiera.
La Norvegia si allunga: si diradano le cittadine, che diventano minuscoli villaggi, l'orizzonte si riempie di piccole cime tonde dove cominciamo a vedere la neve.
Il traffico siamo quasi solo noi.
Allora si inizia a percepire davvero quanto sia infinitamente lunga questa terra-non-terra e quanto sia ancora lontana la nostra meta finale.
Pranziamo allegramente al sole - ma fa talmente caldo che qualcuno cerca l'ombra! - in un parco dedicato alla pesca del salmone, altra icona della Norvegia, seconda solo alla renna.
Ci viene servito salmone in tutte le salse, naturale e affumicato, in tranci marinati o crudo a fette.
Una pacchia che ci fa dimenticare, per una volta, quanto gustosa e varia sia la nostra cucina!
Trondheim - Mo I Rana: km 557.
Settimo giorno: le Vesteralen.
Visto che il tempo meteo è dalla nostra parte, anche ora che abbiamo raggiunto il Circolo Polare Artico, sembra un peccato perderci le isole più famose della Norvegia, le Lofoten.
Tuttavia, una deviazione non programmata per un gruppo così numeroso necessita di un minimo di organizzazione.
Non ce le possiamo permettere; ma riusciamo comunque a saltare sulle Vesteralen, trattando direttamente con il Capitano del traghetto: ci accorda impassibile il pagamento della differenza di un biglietto cumulativo di cui siamo già in possesso e dirige lesto le operazioni di imbarco della nostra vivace combriccola.
Più aspre delle Lofoten, le Vesteralen ci affascinano, in una traiettoria che ci confonde e in cui ognuno sceglie liberamente di perdersi.
Con la corsa finale all'ultimo traghetto per raggiungere Harstad.
In hotel strappiamo la cena alle ore 21, orario quasi inammissibile da queste parti e, infatti, ci costringono a servirci dal buffet tutto in un'unica passata, poichè la cucina chiude e lo staff se ne va.
Buona notte!
Mo I Rana - Harstad: km 439.
Dobbiamo raggiungere Trondheim, sulla sponda del fiordo omonimo, sul Mare del Nord. Ci aspetta un lungo tratto interno, ma non per questo privo di fascino.
Percorriamo poca autostrada - che, peraltro, è bellissima - mentre optiamo per un passaggio su un altopiano esteso, coperto di licheni.
L'acqua è una costante del paesaggio: quando manca il mare, a impressionare per la vastità sono i laghi, anch'essi, come i fiordi, dai profili frastagliati.
Torrenti e cascatelle spezzano distese di prati su cui spiccano i colori vivaci delle fattorie; quando non si viaggia inghiottiti dalla foresta il cielo che si apre davanti alla corsa è così sorprendentemente bello da costituire, da solo, la quasi totalità dello spettacolo.
Il naso in aria, siamo spesso fermi a fare foto.
E c'è il sole e fa caldo! Sarà per questo che l'umore sale alle stelle e quella che all'inizio ci sembrava un'avventura da condurre in maniera più sofferta, ci appare come una meravigliosa scampagnata.
Corriamo un po' troppo, però: a un'area di sosta, un poliziotto fuori servizio ci avverte che "In Norvegia non si fa così". Meglio rientrare nella norma....
Oslo - Trondheim: km 497.
Sesto giorno: il nord.
Oltrepassiamo il confine geografico della Norvegia del Nord.
Mo I Rana è la nostra destinazione; per raggiungerla passiamo da Nasmos e Grong; niente traghetti, niente strada costiera.
La Norvegia si allunga: si diradano le cittadine, che diventano minuscoli villaggi, l'orizzonte si riempie di piccole cime tonde dove cominciamo a vedere la neve.
Il traffico siamo quasi solo noi.
Allora si inizia a percepire davvero quanto sia infinitamente lunga questa terra-non-terra e quanto sia ancora lontana la nostra meta finale.
Pranziamo allegramente al sole - ma fa talmente caldo che qualcuno cerca l'ombra! - in un parco dedicato alla pesca del salmone, altra icona della Norvegia, seconda solo alla renna.
Ci viene servito salmone in tutte le salse, naturale e affumicato, in tranci marinati o crudo a fette.
Una pacchia che ci fa dimenticare, per una volta, quanto gustosa e varia sia la nostra cucina!
Trondheim - Mo I Rana: km 557.
Settimo giorno: le Vesteralen.
Visto che il tempo meteo è dalla nostra parte, anche ora che abbiamo raggiunto il Circolo Polare Artico, sembra un peccato perderci le isole più famose della Norvegia, le Lofoten.
Tuttavia, una deviazione non programmata per un gruppo così numeroso necessita di un minimo di organizzazione.
Non ce le possiamo permettere; ma riusciamo comunque a saltare sulle Vesteralen, trattando direttamente con il Capitano del traghetto: ci accorda impassibile il pagamento della differenza di un biglietto cumulativo di cui siamo già in possesso e dirige lesto le operazioni di imbarco della nostra vivace combriccola.
Più aspre delle Lofoten, le Vesteralen ci affascinano, in una traiettoria che ci confonde e in cui ognuno sceglie liberamente di perdersi.
Con la corsa finale all'ultimo traghetto per raggiungere Harstad.
In hotel strappiamo la cena alle ore 21, orario quasi inammissibile da queste parti e, infatti, ci costringono a servirci dal buffet tutto in un'unica passata, poichè la cucina chiude e lo staff se ne va.
Buona notte!
Mo I Rana - Harstad: km 439.
Nel Grande Nord
Ottavo giorno: la porta per il Polo Nord.
Tromso, settima città norvegese, detiene alcuni primati: è la città con più di 50.000 abitanti più a nord del mondo, ha il parco botanico e la distilleria più a nord del mondo.
È considerata la porta di accesso per il Polo Nord, da quando Amundsen intraprese la spedizione nel tentativo di trarre in salvo Umberto Nobile, intrappolato tra i ghiacci dopo lo schianto del dirigibile Italia. Per raggiungerla deviamo dalla E6 e puntiamo su Finnsnes: le strade, i luoghi sono sempre più vuoti, viaggiamo sempre più soli, la Norvegia sembra allungarsi ancora e ancora.
Da qualche notte il cielo non si spegne più: il sole di mezzanotte è l'unica cosa che si avvicina davvero!
Narvik - Tromsø: km 301.
Nono giorno: i Sami e le renne.
Ecco, a furia di invocarla, la pioggia è arrivata.
Ci attendono 400 chilometri di guida, con i tempi spezzati dai collegamenti in traghetto.
Ora il Grande Nord ha un aspetto più simile all'idea collettiva di questo paese dei contrasti: enormi nuvoloni densi e grigi fanno si che, per una volta, il cielo sembri avere un inizio e anche una fine.
La pioggia rende diversi pure gli odori, così riusciamo a percepire maggiormente quelli di terra. La pioggia, infine, ci da il benvenuto nella terra dei Sami.
I piccoli villaggi ora hanno nomi che derivano dalla presenza di questa comunità indigena e che sono stati mutati in toponimi "pronunciabili".
Skaidi, per esempio, dove ci fermeremo la sera, significa "luogo d'incontro sui fiumi", mentre Kvalsund, il villaggio principale, significa "costa di insediamento dei Sami" e ha, nella loro lingua, un nome impronunciabile e intraducibile.
Insieme ai Sami compaiono le renne.
A mandrie intere, mentre si spostano lente nelle praterie in cui scorre la E6 - ormai l'unica strada percorribile - oppure solitarie al lato della strada, spesso pronte a balzare davanti alla moto.
A questo proposito, qualcuno ci insegna che, nel caso di incontri ravvicinati, bisogna sempre puntare al posteriore delle renne, poichè la loro predisposizione è andare sempre avanti, in un moto, quindi, prevedibile.
Tromsø - Kvalsund: km 394.
Decimo giorno: Capo Nord!
Ormai siamo praticamente soli in viaggio: nel tratto di costa spettacolare che unisce Tromso ad Alta, incrociamo molte moto che viaggiano in senso opposto e superiamo qualche camper norvegese (sembra che tutti ne abbiano uno e che tutti siano in vacanza in questo periodo).
Tutti verso la stessa meta: la falesia dell'isola di Magerøya.
Dopo Alta, la città dal clima relativamente mite e che ospita l'aeroporto più a Nord, la strada lascia la costa per addentrarsi attraverso un altipiano spazzato da un vento fortissimo.
Alcuni tunnel - necessari per rendere le strade percorribili anche durante i rigidi inverni - servono da riparo alle renne: impariamo a percepirne la presenza dal fortissimo odore che lasciano!
Poi ci divertiamo con loro: così abituate alla presenza umana, ci corrono davanti, scappano e tornano verso di noi, più e più volte, come vanitose protagoniste dei nostri scatti e dei nostri filmati.
L'arrivo all'imbocco di un lungo tunnel a pagamento ci fa capire che ci siamo quasi.
L'emozione sale: il mio pensiero corre a Giuseppe "Naco" Guzzi, al suo viaggio - allora senza tunnel e senza asfalto! - e a tutti quanti nello stesso momento stanno correndo per raggiungere il più a nord, il più a sud, il più a est e il più a ovest di qualche parte nel mondo.
Capo Nord ci accoglie con un sole stupendo e con una temperatura che, ancora, ci lascia liberi dagli indumenti termici.
Ci regala un curioso fenomeno climatico: una nuvolona bianca, che ha la forma perfetta di una lunga galleria, sembra appoggiata sul mare.
Rovescia la sua pioggia e in pochi minuti si dissolve per riprodursi in un arcobaleno.
Io guardo oltre: siamo proprio alla fine della terra, alla fine del viaggio e di una fatica relativa.
Siamo al momento di tirare le somme, di esprimere le nostre considerazioni, di pesare il bello e il brutto.
Ho sentito sempre gente, me compresa, dire che a Capo Nord si va una volta sola nella vita: niente di più sbagliato!
Domani torno a casa e comincio a mettere le monetine nel salvadanaio per il mio prossimo Capo Nord!
Kvalsund - Nordkapp: 142 km.
Tromso, settima città norvegese, detiene alcuni primati: è la città con più di 50.000 abitanti più a nord del mondo, ha il parco botanico e la distilleria più a nord del mondo.
È considerata la porta di accesso per il Polo Nord, da quando Amundsen intraprese la spedizione nel tentativo di trarre in salvo Umberto Nobile, intrappolato tra i ghiacci dopo lo schianto del dirigibile Italia. Per raggiungerla deviamo dalla E6 e puntiamo su Finnsnes: le strade, i luoghi sono sempre più vuoti, viaggiamo sempre più soli, la Norvegia sembra allungarsi ancora e ancora.
Da qualche notte il cielo non si spegne più: il sole di mezzanotte è l'unica cosa che si avvicina davvero!
Narvik - Tromsø: km 301.
Nono giorno: i Sami e le renne.
Ecco, a furia di invocarla, la pioggia è arrivata.
Ci attendono 400 chilometri di guida, con i tempi spezzati dai collegamenti in traghetto.
Ora il Grande Nord ha un aspetto più simile all'idea collettiva di questo paese dei contrasti: enormi nuvoloni densi e grigi fanno si che, per una volta, il cielo sembri avere un inizio e anche una fine.
La pioggia rende diversi pure gli odori, così riusciamo a percepire maggiormente quelli di terra. La pioggia, infine, ci da il benvenuto nella terra dei Sami.
I piccoli villaggi ora hanno nomi che derivano dalla presenza di questa comunità indigena e che sono stati mutati in toponimi "pronunciabili".
Skaidi, per esempio, dove ci fermeremo la sera, significa "luogo d'incontro sui fiumi", mentre Kvalsund, il villaggio principale, significa "costa di insediamento dei Sami" e ha, nella loro lingua, un nome impronunciabile e intraducibile.
Insieme ai Sami compaiono le renne.
A mandrie intere, mentre si spostano lente nelle praterie in cui scorre la E6 - ormai l'unica strada percorribile - oppure solitarie al lato della strada, spesso pronte a balzare davanti alla moto.
A questo proposito, qualcuno ci insegna che, nel caso di incontri ravvicinati, bisogna sempre puntare al posteriore delle renne, poichè la loro predisposizione è andare sempre avanti, in un moto, quindi, prevedibile.
Tromsø - Kvalsund: km 394.
Decimo giorno: Capo Nord!
Ormai siamo praticamente soli in viaggio: nel tratto di costa spettacolare che unisce Tromso ad Alta, incrociamo molte moto che viaggiano in senso opposto e superiamo qualche camper norvegese (sembra che tutti ne abbiano uno e che tutti siano in vacanza in questo periodo).
Tutti verso la stessa meta: la falesia dell'isola di Magerøya.
Dopo Alta, la città dal clima relativamente mite e che ospita l'aeroporto più a Nord, la strada lascia la costa per addentrarsi attraverso un altipiano spazzato da un vento fortissimo.
Alcuni tunnel - necessari per rendere le strade percorribili anche durante i rigidi inverni - servono da riparo alle renne: impariamo a percepirne la presenza dal fortissimo odore che lasciano!
Poi ci divertiamo con loro: così abituate alla presenza umana, ci corrono davanti, scappano e tornano verso di noi, più e più volte, come vanitose protagoniste dei nostri scatti e dei nostri filmati.
L'arrivo all'imbocco di un lungo tunnel a pagamento ci fa capire che ci siamo quasi.
L'emozione sale: il mio pensiero corre a Giuseppe "Naco" Guzzi, al suo viaggio - allora senza tunnel e senza asfalto! - e a tutti quanti nello stesso momento stanno correndo per raggiungere il più a nord, il più a sud, il più a est e il più a ovest di qualche parte nel mondo.
Capo Nord ci accoglie con un sole stupendo e con una temperatura che, ancora, ci lascia liberi dagli indumenti termici.
Ci regala un curioso fenomeno climatico: una nuvolona bianca, che ha la forma perfetta di una lunga galleria, sembra appoggiata sul mare.
Rovescia la sua pioggia e in pochi minuti si dissolve per riprodursi in un arcobaleno.
Io guardo oltre: siamo proprio alla fine della terra, alla fine del viaggio e di una fatica relativa.
Siamo al momento di tirare le somme, di esprimere le nostre considerazioni, di pesare il bello e il brutto.
Ho sentito sempre gente, me compresa, dire che a Capo Nord si va una volta sola nella vita: niente di più sbagliato!
Domani torno a casa e comincio a mettere le monetine nel salvadanaio per il mio prossimo Capo Nord!
Kvalsund - Nordkapp: 142 km.
Tutto quello che avremmo voluto vedere…
Un raid non ammette che poche soste, in cui si cerca di ottimizzare tutto: benzina, caffè o pranzo, necessità impellenti.
Foto al volo quando il paesaggio merita - molto spesso in Norvegia - e in questo caso sono fortunata, perché viaggiando sul sellino posteriore posso scattare senza bisogno di fermarmi.
Le tappe sono lunghe, le visite alle città si riducono a una passeggiata serale, niente musei, niente attrazioni o amenità turistiche.
Tuttavia, per chi si spinge fino a Capo Nord senza l'ansia della meta, ecco sette luoghi - ma ce ne sarebbero molti altri - cui vale la pena di dedicare un po' di tempo.
Kristiansand.
Se Kristiansand è la porta d'ingresso della Norvegia, il suo mercato del pesce rappresenta il più vivace benvenuto.
Con il traffico di barche, i negozietti, i ristoranti uno attaccato all'altro, la banchina vociante è molto più di un semplice mercato: quasi un ritrovo, una "vasca" per gli abitanti che incuriosisce e attira molti turisti.
Oslo.
È strano parlare di Oslo, all'indomani della strage che l'ha colpita e che noi abbiamo quasi sfiorato. In un viaggio a Capo Nord, o più in generale, in Norvegia, nessuno pensa di soffermarsi in una grande città, perchè la Norvegia è natura, foreste, fiordi.
Oslo invece è una capitale bellissima, dove la natura, che abbraccia la città con folti boschi, si fonde con le architetture moderne, dove si respira la cultura, dove l'arte spesso esce dai musei e ti circonda in strada, nei parchi, nei locali pubblici.
Da vedere assolutamente: il Museo delle Navi Vichinghe, seppellite più di 1100 anni or sono per trasportare i reali nel regno dei morti (estate tutti i giorni 9-18).
Il Parco Vigeland, con oltre 200 opere in bronzo, granito e ferro, dello scultore cui è dedicato (ingresso libero).
Il Museo Munch, con il lascito testamentario del pittore alla città e le sue opere più famose (estate lu-ve 10-21, sa e dom orario ridotto).
Almeno uno dei grandi festival di musica, dal jazz al metal, dalla musica sacra a quella contemporanea (disponibili pacchetti festival in agenzia o in internet).
Il lago di Mjøsa.
Un immenso bacino irregolare, il cui profilo rispetta quello frastagliato dei fiordi, su cui scivolano foreste di conifere, con un'unica graziosa cittadina a nord: Gjøvik.
Alla E6, che scorre sulla sponda destra, meglio preferire la statale sulla sponda opposta, deserta di traffico e tutta curve in un contesto naturale suggestivo.
Molti angolini per una sosta; per pranzare o dormire, invece, Gjøvik presenta una buona scelta di possibilità, economiche e di qualità.
In città si trova anche la Caverna Olimpica, una enorme infrastruttura costruita all'interno della montagna per ospitare le gare di hockey delle Olimpiadi Invernali di Lillehammer del 1994 (ingresso a pagamento).
Trondheim.
Storica città universitaria, ha il vantaggio di offrire una vita notturna quasi "latina", molti pub e ristoranti etnici, quasi tutti concentrati nel centro storico o nella zona di Solsiden.
Pertanto vale la pena di non perdersi questo piacevolissimo bagno di folla, per lo più giovane, prima di tuffarsi nella solitudine del Grande Nord.
Le Isole Lofoten.
Per vederle mentre si punta su Capo Nord, meglio traghettare da Bodo: si possono così percorrere in tutta la loro lunghezza per poi passare alle Vesteralen.
Piccoli, vivaci villaggi di pescatori, scogliere abitate da centinaia di chiassosi uccelli marini, fiordi e insenature con un mare cristallino e fondali che farebbero invidia alla nostra Sardegna, sono le immagini che scorrono negli occhi di chi passa di qui.
La E10, molti ponti e tunnel consentono di spostarsi senza l'ausilio dei traghetti, anche se il fascino di queste isole sta anche lì: osservarle dal mare, per un più attraente punto di vista.
Il sole di mezzanotte.
Naturalmente! Si può ammirare nel periodo tra l'11 maggio e il 31 luglio: il sole non scende mai sotto l'orizzonte e osservato da Capo Nord sfiora appena la linea del mare, per poi rialzarsi.
Bisogna quindi prevedere di restare nel centro visitatori dal pomeriggio e fino dopo la mezzanotte.
La NordKapphallen (aperta dalle 15 all'una di notte) comprende, oltre ai negozi di souvenir, un ristorante, un museo e una sala vetrata da cui è possibile ammirare il fenomeno seduti in poltrona.
Kirkenes.
Fuori dal giro, la si raggiunge dopo Capo Nord, spostandosi all'estremo est della Norvegia, magari per rientrare attraverso la Finlandia, passando per Rovaniemi.
Gli abitanti di Kirkeness, poche migliaia di minatori, parlano sami, norvegese, russo e finlandese. Per raggiunere la città si attraversa una delle zone più selvagge della Norvegia con la più vasta foresta vergine.
Qualche chilometro oltre, si giunge a Grense Jakobselv, minuscola città abbandonata e punto più orientale d'Europa, dove, in estate, è facile avvistare le balene che si spostano dalla spiaggia verso il mare di Barents.
Foto al volo quando il paesaggio merita - molto spesso in Norvegia - e in questo caso sono fortunata, perché viaggiando sul sellino posteriore posso scattare senza bisogno di fermarmi.
Le tappe sono lunghe, le visite alle città si riducono a una passeggiata serale, niente musei, niente attrazioni o amenità turistiche.
Tuttavia, per chi si spinge fino a Capo Nord senza l'ansia della meta, ecco sette luoghi - ma ce ne sarebbero molti altri - cui vale la pena di dedicare un po' di tempo.
Kristiansand.
Se Kristiansand è la porta d'ingresso della Norvegia, il suo mercato del pesce rappresenta il più vivace benvenuto.
Con il traffico di barche, i negozietti, i ristoranti uno attaccato all'altro, la banchina vociante è molto più di un semplice mercato: quasi un ritrovo, una "vasca" per gli abitanti che incuriosisce e attira molti turisti.
Oslo.
È strano parlare di Oslo, all'indomani della strage che l'ha colpita e che noi abbiamo quasi sfiorato. In un viaggio a Capo Nord, o più in generale, in Norvegia, nessuno pensa di soffermarsi in una grande città, perchè la Norvegia è natura, foreste, fiordi.
Oslo invece è una capitale bellissima, dove la natura, che abbraccia la città con folti boschi, si fonde con le architetture moderne, dove si respira la cultura, dove l'arte spesso esce dai musei e ti circonda in strada, nei parchi, nei locali pubblici.
Da vedere assolutamente: il Museo delle Navi Vichinghe, seppellite più di 1100 anni or sono per trasportare i reali nel regno dei morti (estate tutti i giorni 9-18).
Il Parco Vigeland, con oltre 200 opere in bronzo, granito e ferro, dello scultore cui è dedicato (ingresso libero).
Il Museo Munch, con il lascito testamentario del pittore alla città e le sue opere più famose (estate lu-ve 10-21, sa e dom orario ridotto).
Almeno uno dei grandi festival di musica, dal jazz al metal, dalla musica sacra a quella contemporanea (disponibili pacchetti festival in agenzia o in internet).
Il lago di Mjøsa.
Un immenso bacino irregolare, il cui profilo rispetta quello frastagliato dei fiordi, su cui scivolano foreste di conifere, con un'unica graziosa cittadina a nord: Gjøvik.
Alla E6, che scorre sulla sponda destra, meglio preferire la statale sulla sponda opposta, deserta di traffico e tutta curve in un contesto naturale suggestivo.
Molti angolini per una sosta; per pranzare o dormire, invece, Gjøvik presenta una buona scelta di possibilità, economiche e di qualità.
In città si trova anche la Caverna Olimpica, una enorme infrastruttura costruita all'interno della montagna per ospitare le gare di hockey delle Olimpiadi Invernali di Lillehammer del 1994 (ingresso a pagamento).
Trondheim.
Storica città universitaria, ha il vantaggio di offrire una vita notturna quasi "latina", molti pub e ristoranti etnici, quasi tutti concentrati nel centro storico o nella zona di Solsiden.
Pertanto vale la pena di non perdersi questo piacevolissimo bagno di folla, per lo più giovane, prima di tuffarsi nella solitudine del Grande Nord.
Le Isole Lofoten.
Per vederle mentre si punta su Capo Nord, meglio traghettare da Bodo: si possono così percorrere in tutta la loro lunghezza per poi passare alle Vesteralen.
Piccoli, vivaci villaggi di pescatori, scogliere abitate da centinaia di chiassosi uccelli marini, fiordi e insenature con un mare cristallino e fondali che farebbero invidia alla nostra Sardegna, sono le immagini che scorrono negli occhi di chi passa di qui.
La E10, molti ponti e tunnel consentono di spostarsi senza l'ausilio dei traghetti, anche se il fascino di queste isole sta anche lì: osservarle dal mare, per un più attraente punto di vista.
Il sole di mezzanotte.
Naturalmente! Si può ammirare nel periodo tra l'11 maggio e il 31 luglio: il sole non scende mai sotto l'orizzonte e osservato da Capo Nord sfiora appena la linea del mare, per poi rialzarsi.
Bisogna quindi prevedere di restare nel centro visitatori dal pomeriggio e fino dopo la mezzanotte.
La NordKapphallen (aperta dalle 15 all'una di notte) comprende, oltre ai negozi di souvenir, un ristorante, un museo e una sala vetrata da cui è possibile ammirare il fenomeno seduti in poltrona.
Kirkenes.
Fuori dal giro, la si raggiunge dopo Capo Nord, spostandosi all'estremo est della Norvegia, magari per rientrare attraverso la Finlandia, passando per Rovaniemi.
Gli abitanti di Kirkeness, poche migliaia di minatori, parlano sami, norvegese, russo e finlandese. Per raggiunere la città si attraversa una delle zone più selvagge della Norvegia con la più vasta foresta vergine.
Qualche chilometro oltre, si giunge a Grense Jakobselv, minuscola città abbandonata e punto più orientale d'Europa, dove, in estate, è facile avvistare le balene che si spostano dalla spiaggia verso il mare di Barents.
Appunti di viaggio
Da sapere.
Documenti: la Norvegia non fa parte dell'Unione Europea ma rientra nella cosiddetta "Area Schengen", pertanto si può entrare sul suo territorio liberamente (non servono visti) ma è necessario un documento di identità quale il passaporto o la carta d'identità.
Nel caso di quest'ultima, la proroga della validità, posta con il timbro sul retro della stessa, non è accettata. Chi ne fosse in possesso, deve richiedere al proprio Comune il rilascio di una nuova carta d'identità, come stabilito dalla circolare MAE n. 23 del 28.7.2010.
Per guidare è sufficente la patente italiana, conseguita da almeno un anno.
Moneta: la valuta corrente è la Corona Norvegese (NOK); al cambio del 25 luglio 1 Nok è pari a 0,13 euro; 1 euro è pari a 7,77 Nok.
Tunnel e traghetti: il tunnel per arrivare a Capo Nord, che passa sotto il mare, si paga sia all'andata che al ritorno (70 Nok la moto); anche l'ingresso al centro visitatori, dove c'è il famoso monumento del globo e la struttura di accoglienza, si paga l'equivalente di circa 25 euro a persona, ma vale due giorni.
I traghetti non sono così cari, se rapportati al costo della benzina per spostarsi su strada e a quello di eventuali tunnel.
Soggiorno: dormire e mangiare costa molto più caro che in Italia; un modo per risparmiare è dormire nei campeggi o nei bungalow dei pescatori, ben attrezzati e che si possono condividere con amici di viaggio.
Per mangiare si possono scegliere le kro, con scelta di piatti unici a base di renna, salmone o pollo; nelle stazioni di servizio un hamburger con patatine può costare anche 20 euro. L'acqua costa come la birra, cioè tantissimo, mentre il vino è inavvicinabile...
Budget: bisogna disporre almeno di tre settimane, per avere il tempo di vedere qualcosa e di stare fermi se piove tanto.
Nel portafoglio occorrono circa 6000 euro: con 250 euro al giorno si sta tirati, con 300 va un po' meglio.
La benzina costa mediamente 1,85 euro al litro: basta fare i conti.
I nostri numeri:
Km percorsi da Mandello a Capo Nord: 4491 + 236 km per tornare ad Alta, dove abbiamo lasciato le moto. Rifornimenti totali di benzina: per le Norge 266 litri; per le Stelvio 313 litri.
Consumi: le Norge hanno tenuto la media di 18,4 km/l, le Stelvio 15,6 km/l.
Altre storie.
Se andate in Norvegia con una Guzzi, mettetevi prima in contatto con un Moto Guzzi Club norvegese: vi aiuteranno nella ricerca degli hotel, vi suggeriranno strade e luoghi e, magari, vi scorteranno per un pezzo di strada.
Tom Eitran, un fan Guzzi, ha seguito il nostro viaggio sui siti; quando gli siamo arrivati a tiro, si è messo in strada a cercarci.
Ci trova nella tappa piovosa, quella tra Tromsø e Kvalsund e si spara un bel pezzo di strada con noi, davanti persino alla guida: insomma, fa lui la velocità!
Lui ha 56 anni, sfoggia un casco AGV modello Ago, è vestito in pelle; è un omaccione talmente grande che la sua V7 Eldorado, appena acquistata negli States (e ancora senza documenti...) sotto di lui sembra una motoretta.
Ci avrebbe volentieri scortato con il suo Club fino a Capo Nord, ma il fatto di conquistare la meta in giornata feriale ha impedito l'operazione (www.motoguzzi.no).
Documenti: la Norvegia non fa parte dell'Unione Europea ma rientra nella cosiddetta "Area Schengen", pertanto si può entrare sul suo territorio liberamente (non servono visti) ma è necessario un documento di identità quale il passaporto o la carta d'identità.
Nel caso di quest'ultima, la proroga della validità, posta con il timbro sul retro della stessa, non è accettata. Chi ne fosse in possesso, deve richiedere al proprio Comune il rilascio di una nuova carta d'identità, come stabilito dalla circolare MAE n. 23 del 28.7.2010.
Per guidare è sufficente la patente italiana, conseguita da almeno un anno.
Moneta: la valuta corrente è la Corona Norvegese (NOK); al cambio del 25 luglio 1 Nok è pari a 0,13 euro; 1 euro è pari a 7,77 Nok.
Tunnel e traghetti: il tunnel per arrivare a Capo Nord, che passa sotto il mare, si paga sia all'andata che al ritorno (70 Nok la moto); anche l'ingresso al centro visitatori, dove c'è il famoso monumento del globo e la struttura di accoglienza, si paga l'equivalente di circa 25 euro a persona, ma vale due giorni.
I traghetti non sono così cari, se rapportati al costo della benzina per spostarsi su strada e a quello di eventuali tunnel.
Soggiorno: dormire e mangiare costa molto più caro che in Italia; un modo per risparmiare è dormire nei campeggi o nei bungalow dei pescatori, ben attrezzati e che si possono condividere con amici di viaggio.
Per mangiare si possono scegliere le kro, con scelta di piatti unici a base di renna, salmone o pollo; nelle stazioni di servizio un hamburger con patatine può costare anche 20 euro. L'acqua costa come la birra, cioè tantissimo, mentre il vino è inavvicinabile...
Budget: bisogna disporre almeno di tre settimane, per avere il tempo di vedere qualcosa e di stare fermi se piove tanto.
Nel portafoglio occorrono circa 6000 euro: con 250 euro al giorno si sta tirati, con 300 va un po' meglio.
La benzina costa mediamente 1,85 euro al litro: basta fare i conti.
I nostri numeri:
Km percorsi da Mandello a Capo Nord: 4491 + 236 km per tornare ad Alta, dove abbiamo lasciato le moto. Rifornimenti totali di benzina: per le Norge 266 litri; per le Stelvio 313 litri.
Consumi: le Norge hanno tenuto la media di 18,4 km/l, le Stelvio 15,6 km/l.
Altre storie.
Se andate in Norvegia con una Guzzi, mettetevi prima in contatto con un Moto Guzzi Club norvegese: vi aiuteranno nella ricerca degli hotel, vi suggeriranno strade e luoghi e, magari, vi scorteranno per un pezzo di strada.
Tom Eitran, un fan Guzzi, ha seguito il nostro viaggio sui siti; quando gli siamo arrivati a tiro, si è messo in strada a cercarci.
Ci trova nella tappa piovosa, quella tra Tromsø e Kvalsund e si spara un bel pezzo di strada con noi, davanti persino alla guida: insomma, fa lui la velocità!
Lui ha 56 anni, sfoggia un casco AGV modello Ago, è vestito in pelle; è un omaccione talmente grande che la sua V7 Eldorado, appena acquistata negli States (e ancora senza documenti...) sotto di lui sembra una motoretta.
Ci avrebbe volentieri scortato con il suo Club fino a Capo Nord, ma il fatto di conquistare la meta in giornata feriale ha impedito l'operazione (www.motoguzzi.no).
Galleria fotografica