Africa
Dall'Italia al Sud Africa: ottava tappa
Pagina principale
Da Samarkand verso Dushambe, sede del primo tra i progetti Cesvi sostenuti: i nostri amici proseguono il loro viaggio!
Samarkand. Approfittiamo del giorno di sosta per fare un po' di cose: qualche controllo alla moto, un paio d'ore all'Internet cafè più disastrato dell'ultimo periodo, con collegamenti fortunosi e discontinui.
Il resto della giornata lo dedichiamo ad un breve giro in città e ad approfondire la conoscenza con gli altri ospiti della pensione. Il giro della città è breve, ci siamo già stati tre volte e tutto quello che c'è da vedere l'abbiamo già visto. Ma, se ci capitate, non potete esimervi dal fare queste cose: visita al Registan (a mio parere uno dei monumenti più belli di tutta l'Asia), la moschea di Tamerlano (Bibi Hanim Mosque) con i suoi enormi portali, la tomba di Tamerlano e, soprattutto, il cimitero monumentale di Shar-i-zindah, probabilmente la cosa più affascinate che Samarkand può offrire, una trentina di tombe patrizie costruite nelle vicinanze delle tomba del cugino di Maometto, venuto qui per propagare l'Islam e morto verso il VII secolo. Anche se recentemente restaurato, il complesso oltre a vantare degli scorci e delle opere di valore assoluto, è in gran parte originale anche nei particolari, come le impagabili maioliche.
Il resto della giornata lo dedichiamo ad un breve giro in città e ad approfondire la conoscenza con gli altri ospiti della pensione. Il giro della città è breve, ci siamo già stati tre volte e tutto quello che c'è da vedere l'abbiamo già visto. Ma, se ci capitate, non potete esimervi dal fare queste cose: visita al Registan (a mio parere uno dei monumenti più belli di tutta l'Asia), la moschea di Tamerlano (Bibi Hanim Mosque) con i suoi enormi portali, la tomba di Tamerlano e, soprattutto, il cimitero monumentale di Shar-i-zindah, probabilmente la cosa più affascinate che Samarkand può offrire, una trentina di tombe patrizie costruite nelle vicinanze delle tomba del cugino di Maometto, venuto qui per propagare l'Islam e morto verso il VII secolo. Anche se recentemente restaurato, il complesso oltre a vantare degli scorci e delle opere di valore assoluto, è in gran parte originale anche nei particolari, come le impagabili maioliche.
Anche gli altri ospiti delle pensione sono una scoperta: una coppia di giovani svizzeri che vanno in bicicletta dalla Svizzera al Tibet (li aiuto a fare manutenzione alle bici) e una coppia più attempata che si sta preparando per un trekking di due settimane sul Pamir. Da loro apprendo due notizie: c'è stata un'inondazione che ha interrotto i collegamenti in quasi tutto il paese e spazzato via un ponte che è l'unica via per accedere al Pamir, ora però pare sia stato reso di nuovo agibile. Speriamo.
Ripartiamo all'alba per Dushambe. Siamo eccitati, raggiungeremo il Pamir e visiteremo il primo fra i progetti del Cesvi che sosteniamo. Prima di partire decidiamo di fare benzina, facile a dirsi ma molto meno a farsi: giriamo almeno un'ora per Samarkand, tutti i distributori sono chiusi, meno uno che ha già una coda di 500 metri di auto in attesa. Breve calcolo: almeno tre ore di coda. Impossibile, troveremo sicuramente un altro distributore aperto.
Per arrivare alla frontiera ci sono circa 40 km, e naturalmente nessun distributore aperto. Gli unici che troviamo vendono propano per autotrazione. Per fortuna che abbiamo un serbatoio grande!
Alla frontiera Tajika perdiamo un po' di tempo con una strana pratica del costo di 20 dollari, che non si capisce fino a che punto sia legale e a cosa serva, se non a rifinanziare le tasche del richiedente. In tarda mattinata siamo di nuovo in movimento: il paesaggio cambia in maniera sensibile, la temperatura scende da 36 a 25 gradi e si comincia a salire. Passiamo per un grosso centro abitato, troviamo una banca e un distributore di benzina che ha addirittura la 95 ottani: una pacchia! Tempo previsto per l'arrivo a Dushambe: circa 4 ore.
La strada è decente, si alternano pezzi quasi asfaltati a pezzi sterrati non troppo irregolari. Velocità media: circa 50 all'ora.
La valle si fa via via più stretta e si comincia a salire. Più ci avviciniamo alle montagne, più il tempo peggiora: prendiamo un primo acquazzone ma siamo fortunati, sembra che la strada serpeggi fra un temporale e l'altro e rimaniamo quasi asciutti.
Ripartiamo all'alba per Dushambe. Siamo eccitati, raggiungeremo il Pamir e visiteremo il primo fra i progetti del Cesvi che sosteniamo. Prima di partire decidiamo di fare benzina, facile a dirsi ma molto meno a farsi: giriamo almeno un'ora per Samarkand, tutti i distributori sono chiusi, meno uno che ha già una coda di 500 metri di auto in attesa. Breve calcolo: almeno tre ore di coda. Impossibile, troveremo sicuramente un altro distributore aperto.
Per arrivare alla frontiera ci sono circa 40 km, e naturalmente nessun distributore aperto. Gli unici che troviamo vendono propano per autotrazione. Per fortuna che abbiamo un serbatoio grande!
Alla frontiera Tajika perdiamo un po' di tempo con una strana pratica del costo di 20 dollari, che non si capisce fino a che punto sia legale e a cosa serva, se non a rifinanziare le tasche del richiedente. In tarda mattinata siamo di nuovo in movimento: il paesaggio cambia in maniera sensibile, la temperatura scende da 36 a 25 gradi e si comincia a salire. Passiamo per un grosso centro abitato, troviamo una banca e un distributore di benzina che ha addirittura la 95 ottani: una pacchia! Tempo previsto per l'arrivo a Dushambe: circa 4 ore.
La strada è decente, si alternano pezzi quasi asfaltati a pezzi sterrati non troppo irregolari. Velocità media: circa 50 all'ora.
La valle si fa via via più stretta e si comincia a salire. Più ci avviciniamo alle montagne, più il tempo peggiora: prendiamo un primo acquazzone ma siamo fortunati, sembra che la strada serpeggi fra un temporale e l'altro e rimaniamo quasi asciutti.
Poi cominciamo a salire decisamente: 2000, 2300, 2500 metri. La strada è diventata molto buona: la migliore da quando abbiamo lasciato l'Italia. Fino a che, improvvisamente, dopo una curva cieca, ci troviamo in un cantiere in piena attività: abbiamo di certo sbagliato strada! Un'altra curva e dietro a un enorme mucchio di ghiaia ecco il tunnel: me n'ero completamente dimenticato. Due buchi nella roccia da cui esce una specie di torrente: la galleria di destra è chiusa e si passa solo per quella di sinistra.
Ci infiliamo nel buco, siamo i primi e non abbiamo nessuno che ci faccia strada, dentro non c'è illuminazione e piove, la nebbia consente di vedere a non più di venti metri e il pavimento è coperto da un velo d'acqua di circa 10 centimetri, che copre buche molto più profonde impossibili da evitare. Ogni tanto dei mucchi di sassi obbligano a fare determinati percorsi evitando chissà quali trappole: per esempio qualche tombino mancante o qualche crollo.
A metà tunnel il senso della corrente si inverte e ci si avvia verso l'uscita. In questo buio profondo ogni tanto si vedono le ombre degli operai cinesi che lavorano qui. Raggiungiamo un camion e ci accodiamo evitando di dover litigare nei passaggi più stretti con chi procede nell'altro senso; la temperatura scende verso gli 8 gradi ma sono così teso che non me ne accorgo. E poi come faremmo a fermarci?
Alla fine, dopo un tempo incalcolabile, usciamo: anche l'uscita è inattesa, la galleria non è rettilinea e ci si accorge della luce del sole solo negli ultimo 200 metri.
Prendiamo fiato e poi ci lanciamo in discesa verso Dushambe. E qui ci becca una specie di alluvione: siamo fortunati e ci infiliamo sotto la tenda di una casa da the, ordiniamo un cay e aspettiamo che spiova. La tenda, però, è fatta molto male e non offre nessun riparo. Beviamo il nostro cay sempre più annacquato e poi decidiamo che non ha senso rimanere a bagnarci: indossiamo le antipioggia e proseguiamo.
La magia riesce, come al solito: in meno di 10 km il diluvio finisce a la temperatura sale fino a 30 gradi.
Arriviamo a Dushambe che siamo fermentati, e i ragazzi del Cesvi vengono a prelevarci mentre attiriamo la folla sfilandoci dalle tute.
Finalmente abbiamo raggiunto il nostro primo obiettivo!
www.1bike2people4aid.it
Ci infiliamo nel buco, siamo i primi e non abbiamo nessuno che ci faccia strada, dentro non c'è illuminazione e piove, la nebbia consente di vedere a non più di venti metri e il pavimento è coperto da un velo d'acqua di circa 10 centimetri, che copre buche molto più profonde impossibili da evitare. Ogni tanto dei mucchi di sassi obbligano a fare determinati percorsi evitando chissà quali trappole: per esempio qualche tombino mancante o qualche crollo.
A metà tunnel il senso della corrente si inverte e ci si avvia verso l'uscita. In questo buio profondo ogni tanto si vedono le ombre degli operai cinesi che lavorano qui. Raggiungiamo un camion e ci accodiamo evitando di dover litigare nei passaggi più stretti con chi procede nell'altro senso; la temperatura scende verso gli 8 gradi ma sono così teso che non me ne accorgo. E poi come faremmo a fermarci?
Alla fine, dopo un tempo incalcolabile, usciamo: anche l'uscita è inattesa, la galleria non è rettilinea e ci si accorge della luce del sole solo negli ultimo 200 metri.
Prendiamo fiato e poi ci lanciamo in discesa verso Dushambe. E qui ci becca una specie di alluvione: siamo fortunati e ci infiliamo sotto la tenda di una casa da the, ordiniamo un cay e aspettiamo che spiova. La tenda, però, è fatta molto male e non offre nessun riparo. Beviamo il nostro cay sempre più annacquato e poi decidiamo che non ha senso rimanere a bagnarci: indossiamo le antipioggia e proseguiamo.
La magia riesce, come al solito: in meno di 10 km il diluvio finisce a la temperatura sale fino a 30 gradi.
Arriviamo a Dushambe che siamo fermentati, e i ragazzi del Cesvi vengono a prelevarci mentre attiriamo la folla sfilandoci dalle tute.
Finalmente abbiamo raggiunto il nostro primo obiettivo!
www.1bike2people4aid.it
Galleria fotografica