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Africa

Dall'Italia al Sud Africa: prima tappa

di Anna & Fabio
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Meno di 4000 km prima di caricare la moto sulla Transiberiana: tanta pioggia e qualche difficoltà per trovare alloggi in Russia. Ma ormai siamo in viaggio!

La partenza
Sosta in Bielorussia
Con qualche ritardo siamo partiti davvero. Dopo essere riusciti a mettere finalmente le mani sui nostri passaporti che erano in giro per l'Europa dal 10 febbraio.
L'ultimo stress ce l'ha dato l'ambasciata Turkmena di Parigi che ha ritardato la concessione del visto per una decina di giorni. Comunque, ritirati i passaporti a Roma il primo giugno, il giorno successivo siamo saliti in moto e via!
L'inizio di un viaggio è sempre il più duro: occorre abituarsi, la moto è sempre troppo carica, mancano le cose indispensabili e ce n'é a bizzeffe di quelle che non serviranno mai. In più c'è da smaltire la tensione dei mesi di preparazione.
Comunque ci avviamo: dovremo percorrere un bel pezzo d'Europa, tanto per cominciare. Visto che i nostri obiettivi sono ambiziosi e ci siamo concentrati più che altro sulla difficoltà della Mongolia, partiamo senza aver fatto un vero percorso "europeo": così lascio che sia il navigatore a pensarci. In pochi minuti ci indirizza: Milano, Venezia, Tarvisio, Vienna, Bratislava, Varsavia, Minsk, Smolensk, Mosca.
L'itinerario tracciato sembra abbastanza diretto. Per la riuscita di un viaggio come questo risparmiare la moto è essenziale: perciò viaggiamo sul filo dei 100 km/h, anche qualcosa di meno.
Arrivare a Venezia richiede il suo bel tempo, e in più le cose si complicano un po': dapprima un temporale, poi il freddo e ancora tanta pioggia fino al Tarvisio. Dormiamo lì sperando che il tempo cambi ma niente: arriviamo a Bratislava gelati, e ci fermiamo un giorno sperando che spiova. Una bella perdita di tempo considerando che il 9 dobbiamo essere a Mosca.
La sosta ci rinfranca e, con il tempo migliore, raggiungiamo Varsavia e facciamo un giro in città, dormendo in un discreto albergo.
Il giorno dopo via verso Minsk: sono meno di 600 km, ma la dogana Europea prima e quella Bielorussa poi ci fanno perdere almeno tre ore. Anche questa volta dobbiamo cercarci un albergo alla nostra portata che è già buio: non è facile, perché tutti i palazzi sembrano alberghi e quelli che lo sono hanno insegne piccole e in cirillico. Alla fine ne identifichiamo uno, perché nell'incomprensibile insegna ha tre stelle; ceniamo nel primo posto che troviamo, un saloon che risponde al nome di "Texas".
Il giorno successivo facciamo un giro in città: scarpiniamo su e giù per viali immensi pieni di bellissime ragazze, una delle poche vere attrattive di questo posto.
Il 7 giugno partiamo presto: se la dogana Bielorussa è stata faticosa, chissà quella Russa! Corriamo per 250 km in mezzo ai boschi: ogni tanto cervi e altri animali fanno capolino fra gli alberi. Poco il traffico, più che altro fatto di camion; anche l'autostrada è un po' sui generis: ogni tanto si pagano due euro (solo con monete da uno o due euro, niente spiccioli o valuta locale), oppure si attraversa un paesino con semaforo e passaggio pedonale.
Arriviamo i vista della frontiera russa nel primo pomeriggio: la precede una lunghissima coda di autotreni fermi, che superiamo pian piano, fino a giungere davanti ad un militare. Ci saluta giulivo, guarda appena i visti e ci augura buon viaggio.
I controlli saranno dopo, ci diciamo.
Dopo mezz'ora di viaggio fermiamo una pattuglia della polizia per sapere se siamo davvero in ordine: va tutto bene anche per loro. Proseguiamo verso Smolensk, e gli ultimi 33 km li facciamo su una strada secondaria piena di enormi buche; comincia anche a piovere, arriviamo in città che è semisommersa dalle pozzanghere.
Raggiunta la piazza del mercato cerchiamo da dormire: non abbiamo ancora avuto occasione di cambiare in valuta locale, giracchiamo qua e là e riusciamo ad identificare un albergo. Entra Anna e ne esce imbufalita dopo qualche minuto: allora provo io, ma il risultato è lo stesso, le tenutarie sono sospettose e continuano ed esigere i nostri documenti. Alla fine concludono che, siccome sul visto c'è scritto che è stato rilasciato dal ministro degli esteri di Mosca, dobbiamo andare a Mosca e non a Smolensk.
Alla fine prezzoliamo un taxista che per 5 euro ci porta ad un altro albergo: qui la difficoltà insormontabile è rappresentata dalla mancanza di contanti, di accettare carte di credito non se ne parla neppure. Ne troviamo un altro: è caro e abbastanza elegante e nello staff c'è una ragazza che parla inglese, accettano tutte le principali carte di credito. Chiediamo una stanza, ma ci fanno segno che non c'è posto: eppure il parcheggio è vuoto e l'albergo, pare, anche. Guardo la ragazza in silenzio e con una certa riprovazione: ci pensa un po' su, prende un po' di chiavi e va a vedere se "per caso" c'è qualche stanza libera, infine la trova. Ormai è chiaro: da queste parti i motociclisti preferiscono non prenderli. O, se ti prendono, non si sa mai se la stanza ci sarà anche per domani. Potresti comportarti male…
Serata confortevole, passeggiando troviamo anche un POS abilitato per i prelievi dall'estero: incredibile!
Il 9, come da programma ci dirigiamo verso Mosca. Ogni mattina dò un'occhiata alla moto. Olio, acqua, catena, gomme eccetera. Pare sempre tutto a posto. Nulla da segnalare fino all'ingresso in città. Poi comincia una coda indescrivibile: la superiamo tutta infilandoci fra una macchina e l'altra e ci mettiamo più di un'ora. Arrivati in cima scopriamo che si tratta di un blocco della polizia, per lasciare libera una zona della città: stiamo fermi anche lì per una ventina i minuti, poi ci danno il via ma solo per qualche chilometro, poi la storia si ripete.
Comincia a piovere ed arrivare all'albergo ci costa, in totale, quasi tre ore: siamo fradici, stanchi e piuttosto nervosi, domani dovremo anche affrontare la burocrazia russa per caricare le moto sulla Transiberiana.
E abbiamo percorso solo 3780 kilometri.
A presto!
Anna e Fabio 1bike2people4aid.it
La partenza
Minsk
Sosta con ammiratori
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