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Woolf: come funziona il braccialetto anti autovelox

Marco Gentili, foto Marcello Mannoni il 05/07/2018 in Equipaggiamento

Evitare velox, tutor e multe non è mai stato così facile. Merito di una start up italiana e del suo dispositivo. Ma funziona veramente? Noi lo abbiamo provato scoprendo che...

Woolf: come funziona il braccialetto anti autovelox
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Un bracciale per non prendere le multe. No, non è un rimedio omeopatico né una stregoneria, ma l’intuizione di tre ragazzi italiani che hanno lanciato Woolf. Si tratta di un bracciale in pelle dal costo di 139 euro dotato di unità vibrante e collegato al cellulare via Bluetooth, che promette di trasmettere impulsi al motociclista per avvisarlo della prossimità di tutor, velox fissi e mobili e semafori con telecamera.

Un’idea nata nel 2016 e diventata realtà con il lancio in pre-ordine delle prime unità, andate a ruba. Un successo che è valso all’impresa nata nel 2016 grazie a Federico Tognetti e ai suoi soci (Matteo Bissoli e Simone Camporeale) i finanziamenti di un fondo di investimenti svizzero e l’interesse di realtà del settore (Woolf era presente al Ces di Las Vegas come una delle imprese più innovative d’Italia).

È tutto nell’app

Ma come funziona? Il segreto sta tutto nell’app (per Android e iOs scaricabile gratuitamente), che è fondamentale. L’app, dopo una veloce registrazione, si mette in pairing (ovvero si connette al bracciale) e il viaggio inizia. Prima di partire bisogna impostare ciò che ci interessa rilevare, mettendo un flag sul tipo di dispositivo di cui Woolf ci deve segnalare l’avvicinamento, e la distanza. Woolf infatti ci può avvertire di un velox o di una postazione a partire da 450 metri di distanza. Le geolocalizzazione e il continuo aggiornamento delle mappe fanno il resto.

Adesso non resta che testarlo

 

Il braccialetto è in pelle impermeabile e trattata con una lavorazione che si chiama tropicalizzazione. A prima vista l’oggetto è carino, in pelle nera con finiture gialle e chiusura a strappo e, sebbene piuttosto grande, sta tranquillamente sotto la manica della nostra giacca da moto. Basta regolare bene la chiusura - meglio non metterlo troppo stretto - e non ci si accorge nemmeno di averlo indosso.

Serve un’oretta per fare il “pieno” alla batteria, collegandolo a una presa USB con il cavetto in dotazione. Alla prova del nove non tradisce: anche se usato in sella a una moto con vibrazioni accentuate, gli impulsi vibranti al polso sono inconfondibili.

Le evoluzioni

Continuiamo con la prova. Nessun problema con l’App collegata al bracciale: la connessione avviene attraverso Bluetooth a basso impatto energetico, Woolf non consuma traffico dati e non fa andare a terra la batteria dello smartphone. Ottima anche la tenuta della batteria del bracciale, che resiste alle gite più lunghe senza bisogno di essere ricaricata. L’unico difetto è l’eccessiva prudenza: spesso segnala tutor o velox presenti su altre carreggiate. Si tratta di un problema di tolleranza che dipende dal sistema GPS installato sugli smartphone.

La tech company ha in canna un altro colpo, ossia l’implementazione del software Get Closer che permetterà di ridurre la tolleranza a meno di 8 metri (l’attuale va dai 20 ai 40). Woolf si arricchirà inoltre delle funzioni di community (come la possibilità di segnalare velox o tutor non mappati compiendo un movimento col braccio dove si indossa il dispositivo) e dell’Over Speed (un’allerta che, se impostato, farà vibrare il bracciale quando si supera il limite di velocità consentito). Tali funzioni saranno opzionali e richiederanno il traffico dati attivo. Sul fronte estetico, infine, Woolf è all’opera per lanciare prodotti esteticamente più raffinati. Tra questi, un bracciale in fibra di carbonio.

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