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Attualità

Voglio una vita spericolata

Redazione
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Ecco come una Harley-Davidson Street 750 può diventare la protagonista di un pomeriggio di una giorno da cani. Basta metterle un manubrio da cross e darla in pasto a una gang di tester

Le regole sono semplici. Percorrere in piena accelerazione una strip di sterrato in salita, attraverso un bucolico uliveto. Gli ostacoli? Il terreno scivoloso e sempre peggiore a ogni passaggio di ciascun partecipante, le possenti radici che man mano affiorano assieme a pietre e altri materiali, capaci di rendere il campo di gara sempre differente e man mano più impegnativo. Ultima difficoltà a fine salita, una brusca curva di 90° a sinistra, attorno a un grosso albero, oltre al quale passare sopra la spira dell’impianto cronometrico. Tutto questo sarebbe ragionevole con una snella moto da enduro, un bel quattroemmezzo racing da 110 kg, per esempio. Ma così son capaci tutti... allora perché non provarci con una settemmezzo bicilindrica come la Harley-Davidson Street 750? Ed ecco così la goliardica gara organizzata dalla Casa di Milwaukee per mettere uno contro l’altro i tester di vari media. Una meravigliosa scusa per mostrare una special realizzata andando a scavare nel passato remoto del marchio: le gare di hill climb...  

LA RICETTA MAGICA

E allora eccola qua, candida come la neve, cattiva come il peccato. Della Street restano invariati motore, telaio, serbatoio, sella e codone. Ma bastano un parafango anteriore alto e paramani per darle una faccia da moto da cross. Una cosa tira l’altra e allora ecco il manubrio Renthal con traversino, che a impugnarlo viene la libido da lottatori nel fango! Le ampie pedane off-road, belle dentellate per aggrapparsi agli stivali nella guida in piedi, si accoppiano idealmente con i tasselloni dei pneumatici Continental TKC80, che vanno alla caccia di grip sul terreno. Sono montati sui cerchi della Street Rod, la sorella più aggressiva della Street 750, da cui vengono ripresi anche forcella rovesciata e piastre. Una coppia di ammortizzatori tonici e uno scarico a canne mozze (via il lungo silenziatore stradale!) completano la ricetta. Ci siamo dimenticati qualcosa? Sì, e anche importante. Asportata di peso la trasmissione a cinghia per innestare un kit di conversione a catena. E così ecco che la Street 750 da custom si trasforma in una moto molto speciale che affonda le radici nella storia. Già pochi anni dopo la nascita nel 1903 del marchio americano, infatti, le Harley-Davidson furono impiegate in varie competizioni, tra queste molto gettonate erano le hill climb races, gare di accelerazione in salita a cronometro, su percorsi sterrati. Proprio come quello che abbiamo provato ad affrontare, “just for fun” come ci è stato continuamente ripetuto, col sorriso sulle labbra (e il cronometro in mano…).  

SALSICCE E BIRRA

Spagna, Andalusia, Antequera. E allora siamo qui sperduti nel montuoso entroterra andaluso. Le otto moto, preparate dall’officina inglese IDP Moto Limited, sono schierate una di fianco all’altra. Bianche e pulite come angioletti. Quattro gli stint in cui provare a fare il proprio miglior tempo, due le manche in cui giocarsi il tutto per tutto. Niente launch o traction control né antiwheeling, tutta abilità di polso e un po’ di fortuna nel trovare il miglior grip e la giusta linea lungo cui scalare la collina. L’assetto e il bilanciamento della moto, assieme alle gomme aiutano a scaricare a terra la cinquantina di cavalli, che se su asfalto non sono certo troppi, in fuoristrada diventano una vera mandria. Anche perché la coppia del V2 è lì, a portata di polso, ed è un attimo mettere di traverso la moto. E il boato dello scarico fuorilegge aggiunge gusto al tutto. Un antico piacere. Uno dei punti più insidiosi del percorso è proprio il passaggio a fine salita davanti alle fotocellule. Qui ci vuole un po’ di malizia, perché vi si arriva a gas spalancato e ad avantreno quasi del tutto scarico per l’accelerazione. Man mano i tempi migliorano e tra un’occhiata al tabellone della classifica e una al crono, la gara per il sottoscritto, inviato da Dueruote nella polvere andalusa, termina sul gradino più basso del podio – in gran parte a causa di una radice che ha fatto saltare il posteriore causando una brutta scodata – ma pur sempre a pochi centesimi dal vincitore. Come sempre in queste occasioni tra colleghi, alla fine finisce tutto a salsicce e birra. Lo spirito giusto. Ed è qui che ci chiediamo perché questa scramblerina non diventi una Harley-Davidson street legal, da comprare in concessionaria. Magari una piccola serie?  
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