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Kawasaki J300: il test
Il primo maxiscooter della Kawasaki colpisce subito per il design, che richiama quello delle supersportive Ninja, e poi convince nella guida per l'agilità e le doti del motore. Già in vendita nelle concessionarie a partire da 4.730 euro f.c. con il bauletto e quattro anni di garanzia compresi nel prezzo
Kawasaki guardava da tempo con interesse il mondo dello scooter. Dopo aver pensato di entrarci all'inizio degli Anni 90, con un avveniristico maxi scooter spinto dal twin parallelo della GPZ 500, ha aspettato fino al Salone di Milano del 2013 per presentare al pubblico il suo primo maxi scooter, il J300. Un modello nato in collaborazione con la Kymco.
Il J300 rappresenta in sostanza l'evoluzione secondo i canoni giapponesi del progetto taiwanese Downtown. Il lavoro dello staff di tecnici di Kawasaki, a cui ha collaborato anche la filiale italiana nel dare indicazioni sullo sviluppo, si è concentrato nel mettere a punto l'erogazione del motore, nel migliorare la posizione di guida, dotando il J300 di una seduta più avvolgente e confortevole ma l'obiettivo era anche quello di aumentare il livello qualitativo del prodotto.
In Kawasaki inoltre hanno realizzato tutto il design e il layout delle plastiche e ridisegnato la zona del ponte di comando. Il risultato finale è apprezzabile specie nella colorazione bicolore (SE) e anche la qualità percepita degli assemblaggi e delle verniciature del J300 è in linea con lo standard delle moto entry-level di Akashi.
Nel retroscudo poi è ricavato un vano, privo di serratura, abbastanza capiente che ospita la presa a 12V, che si rivela utile per attaccare il carica batterie del cellulare o può fornire l'alimentazione al navigatore. Il portapacchi che integra le maniglie del passeggero è di serie.
Inoltre, fino alla mezzanotte del 15 febbraio 2014 nel prezzo del Kawasaki J300 saranno compresi 4 anni di garanzia e il bauletto posteriore da 39 litri.
La posizione di guida è molto classica, con il busto eretto e le braccia che impugnano il largo manubrio. Inoltre, si può regolare la distanza delle leve dei freni e i pulsanti sono facilmente raggiungibili anche da chi ha le mani piccole. Solo quelli sulla strumentazione sono poco pratici da utilizzare.
Le gambe non si possono distendere, ma lo spazio dietro allo scudo è sufficiente anche per i piloti più alti e, seppure il tunnel centrale sia largo, i piedi riescono a trovare sempre una sistemazione sulle pedane laterali. Sotto le carene del J300 batte il collaudato motore da 299 cc e 28 CV della Kymco, cui è abbinata una trasmissione decisamente pronta, come dimostra lo scatto nelle partenze, ma un po' rumorosa e ruvida nei continui chiudi-apri imposti dalla guida cittadina.
Il "mono" spinge con decisione. Il suo scatto da fermo è più che buono e anche l'allungo ci ha convinto: basta, infatti, un breve rettilineo per viaggiare già ad una bella andatura. Quando poi si spalanca l'acceleratore il Kawasaki è in grado di superare agevolmente i 130 km/h indicati sulla strumentazione. Al di là della prestazione velocistica assoluta, sapere di poter contare su questa riserva di potenza del motore, nel momento in cui si deve affrontare un sorpasso in autostrada o tangenziale è una garanzia.
In città le dimensioni abbondanti non lo penalizzano e il J300 sgattaiola e zigzaga nel traffico senza problemi, inoltre la conformazione rastremata della pedana consente di appoggiare saldamente i piedi a terra nelle soste al semaforo. Il comfort della seduta è più che buono, mentre gli ammortizzatori posteriori non digeriscono alla perfezione le sconnessioni più marcate.
La protezione dello scudo è notevole, mentre il cupolino ripara bene il busto, ma lascia esposto il casco e non essendo regolabile in altezza per aumentare il riparo l'unica soluzione è montare il plexiglass più esteso, disponibile fra gli accessori.
Usciti dal traffico della città e lanciati su un bel misto, per essere uno scooter, il Kawasaki ci ha sorpreso: scende rapido in piega e consente di impostare le curve con disinvoltura, rimanendo stabile anche quando si alza un po' il ritmo. Anche le gomme Maxxis - di primo equipaggiamento - si sono rivelate all'altezza nel corso di questo primo test garantendo una buona tenuta anche su asfalto umido e viscido.
Il J300 si guida molto piacevolmente e invita a seguire il succedersi delle curve mantenendo un buon ritmo, in questo frangente la "schiena" del motore fa la differenza. I freni sono potenti, ma sempre dosabili e bastano appena due dita per gestire la potenza e anche l'ABS (di serie sul modello provato) è ben tarato, tanto che si avverte la sua presenza solo tirando a fondo le leve. L'ABS per ora è un optional, ma vale decisamente la spesa, anzi... l'investimento.
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